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Autore: Iuno    18/11/2018    2 recensioni
Ti ho persa, o meglio, tu ti sei persa in questa stanza buia e disordinata. Hai soffocato sotto il cuscino del tuo letto ogni desiderio, hai lacerato con le unghie laccate tutta la voglia di vivere, hai brutalmente assassinato la giovane te per ricrearti. Peccato che hai finito solo per uccidere la tua identità, ed ora sei un nulla, un contenitore senza contenuto, una bottiglia di plastica.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho un ricordo vivido nella mia mente, del tuo sorriso, di questa ragazza finta bionda che corre e canta per queste strade poco illuminate, gli occhi che brillano e la mente sempre a pensare ad altro, un movimento continuo, senza stancarsi mai. E adesso sto sovrapponendo questo ricordo con la te che ho qui davanti. Sei tornata mora, il tuo colore naturale, ma non ti dona molto. Il sorriso è rimasto, però è completamente finto, perché gli occhi ti si sono ingrigiti, e la testa cerca riposo. Ora che siamo sedute qui, l’una di fronte all’altra, con la schiena appoggiata alla parete, nella tua stanza semi-buia, solo ora l’ho capito. Ti ho persa.
Non canti più per queste strade, ti accontenti di guardarle dall’alto del tuo appartamento questa Tokyo notturna mentre fumi l’ennesima sigaretta che rende l’aria irrespirabile. Il silenzio anche è logorante, bello, per carità, ma annulla completamente la realtà. A parte te che aspiri e espiri il fumo con un ritmo costante non percepisco nient’altro, non c’è nulla fuori di qui, non c’è niente tranne noi. Vorrei provare a tirar fuori qualche parola, ma non mi viene in mente nulla, e penso di starti più vicina ascoltandoti respirare piuttosto che dialogando con te.
Ti ho persa, o meglio, tu ti sei persa in questa stanza buia e disordinata. Hai soffocato sotto il cuscino del tuo letto ogni desiderio, hai lacerato con le unghie laccate tutta la voglia di vivere, hai brutalmente assassinato la giovane te per ricrearti. Peccato che hai finito solo per uccidere la tua identità, ed ora sei un nulla, un contenitore senza contenuto, una bottiglia di plastica.
-Ho imparato a suonare la chitarra- bisbigli mentre spegni la sigaretta e la posi nel portacenere sulla scrivania.
Io annuisco e accenno un sorriso.
-Da autodidatta? –chiedo con un filo di voce. La voce non esce dopo lunghi silenzi.
-Sì, più o meno. Un po’ da internet, un po’ da qualche libro…- prendi la chitarra da terra e te la metti sulle gambe. Cominci ad accordarla accarezzando volta per volta ogni corda.
-Ho scritto qualcosa, ti va di sentire? – “No, non ho voglia di sentire le tue canzoni” penso “non ho voglia di sentire quale emozioni vuote e prive di perché che provi adesso”.
Cominci ad accennare i primi accordi. Non ti ho risposto. Cominci a cantare.
E io ti ascolto, cos’altro posso fare. Ma me ne pento all’istante. Dici di essere sola, dici di essere ferita, dici non ricevere carezze ne’ attenzione. Dici che nessuno mai ti sentirà cantare.
-Io ho a che fare con questa canzone? –chiedo dopo che sbuffando hai riposto la chitarra sul letto. Sorridi e non rispondi. Ci accendiamo un’altra sigaretta. Per un attimo torna il silenzio, poi dal nulla, inizia un applauso.
La gente urla “Brava”, qualcuno chiede il bis, fuori dalla tua finestra affacciata su questo vialetto di periferia centinaia di persone battono le mani. Butti la sigaretta e corri a vedere.
Appena la tua sagoma si affaccia il pubblico va in delirio. Ti incita a cantare altro a scendere per strada con loro. Io dal mio posto guardo il tuo volto illuminato dalle luci gialle dei lampioni e in questa atmosfera blu buia, in mezzo al fumo, dopo tanto ti vedo sorridere. Ti vedo sorridere veramente, come ai vecchi tempi.
-Ti rendono felice? –ti chiedo alzandomi in piedi. “Sì” gridi “loro sì”, il pubblico non pagante esulta sentendo la risposta.
-Ma loro non ci sono mai stati per te, loro non ti hanno mai consolato ne’ abbracciato. Non ti hanno mai visto bionda…- mi metto il cappotto.
-Loro mi capiscono- dici sbracciando per farti scrutare da tutti quegli occhi entusiasti che invadono Tokio.
-Loro non ti conoscono- controbatto uscendo dalla stanza –credono che in te ci sia qualcosa-.
-Si indentificano nel mio stesso vuoto- dici con voce seria mentre riprendi in mano la chitarra e scavalchi la finestra.
-Voi non avete il vuoto, voi siete il vuoto- mi sono girata prima che tu sparissi giù da quella gente.
Non volevo vederti cadere.
 
   
 
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