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Autore: Antony1    19/11/2018    0 recensioni
soma ha qualcosa non che non va e crede che l'ultima scelta sia la migliore
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arato Hisako, Erina Nakiri, Souma Yukihira
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Era un altro giorno ricco di lezioni e sfide e documenti da approntare e chissà che altro lì alla Tōtsuki Cooking Accademy.

 

Due ragazze erano appena discese dall'auto che le aveva accompagnate nel cortile dell’accademia e si erano avviate verso l'edificio per seguire la prima lezione della giornata: una noiosissima lezione di storia della cucina.

 

Le ragazze benché trovassero noiosa la lezione dovevano mostrare ai propri compagni un atteggiamento e un comportamento consono all'accademia nonché alla loro posizione, quindi si sarebbero anche mostrate entusiaste della prossima lezione.

Perse nei loro pensieri si bloccarono al centro del cortile quando la loro attenzione fu catturata da un capannello di persone che urlavano incoraggiamenti a  due ragazze al centro che urlavano tra loro.

 

Arato, notato il battibecco, con aria frustrata commentò “Oh no, non mi dire che stanno continuando da ieri sera”.

L'ereditiera la guardò incuriosita chiedendole di cosa parlasse.

 

Arato alzò gli occhi al cielo, stufa delle due e rispose "eccole Rindou Kobayashi e Nene Kinokuni. Come sai ieri sera, da dopo il consiglio dell' elite 10, mi sono fermata nella sala del consiglio assieme a Kinokuni-san a sbrigare dei documenti. all'improvviso è entrata Kobayashi-san come una furia ed hanno iniziato a litigare lei e Kinokuni come delle matte.

Ho cercato di dividerle, ma ero stanca e dopo due ore di lotta sono andata via sperando che non si ammazzassero. Mi dispiace Erina, ma ero davvero stanca.

A quanto pare il litigio si è protratto fino ad ora, dalle occhiaie che hanno posso immaginare che stiano litigando da ieri sera senza sosta”.

 

Erina la fissò sbalordita dalle sue parole e ancor più dalle ragazze che stavano litigando. Per quanto conoscesse il carattere tutt'altro che mite dell'ex secondo seggio, si aspettava una Kinokuni mite, calma e quasi stoica.

 

Quindi indossò il cipiglio tipico da Erina Nakiri, direttore di Tōtsuki e si avvicinò alle ragazze.

Gli studenti vedendola subito la fecero passare creando delle ali ai lati.

 

la bionda senza degnare nessuno studente della sua attenzione gridò “Kinokuni-san, Kobayashi-san, non tollero da nessuno un simile atteggiamento nella mia accademia e soprattutto non lo tollero dall’attuale settimo seggio e dall’ex secondo seggio degli elite 10.

Ora dividetevi, andate a lezione o tornate nelle vostre stanze e non voglio sentire una parola, intesi??”

 

Le due ragazze, ormai stremate, si divisero e ognuna andò per la sua strada fuori dell’accademia.

 

 Il direttore si rivolse agli studenti rimasti e così parlò “lo spettacolo è finito andate a lezione” tutti confusi prontamente risposero “sì Erina-sama”, “sì direttore”, “buona giornata direttore” e tutti corsero via.

 

La bionda esortò la segretaria ad andare prima che iniziasse la lezione, chiedendole il motivo del litigio. Arato rispose di non conoscere esattamente il motivo, ma ne aveva una chiara idea, come tutta l’accademia del resto. Arato si chiese chi fosse più denso tra i due.

Uno era denso come un buco nero. L’altra era denso come un mattone, ma solo perché il suo passato l’aveva isolata dal resto del mondo, confinando le emozioni in un abisso da cui sarebbero uscite un giorno, forse, solo grazie ad un intervento esterno.

 

Arrivate in classe un profondo stupore si dipinse sui loro volti.

Accanto alla finestra, lì dove di solito sedevano c’era già uno studente che aveva occupato dei posti ed era in evidente attesa di qualcuno.

Uno studente che, tra l'altro, mai arrivava prima che iniziasse la lezione, se non addirittura a lezione conclusa.

Era però minimamente accigliato, molto diverso dal suo solito sé, ma appena le vide un piccolo sorriso gli tirò lentamente le labbra e disse “Ciao Nakiri, ciao Hisako, ho occupato dei posti, mi fate compagnia stamane?”

Arato con uno smagliante sorriso lo salutò “Ciao Soma, buongiorno, è bello vederti già qui” e senza chiedere ad Erina cosa ne pensasse “grazie per i posti, è proprio dove volevamo sedere.

Ti dispiace se mi siedo io vicino a te?”

“Ma certo, ne sarei felice. Prego accomodatevi” rispose il ragazzo.

 

Erina alzò il sopracciglio, era felice che Hisako si sedesse vicino a lui?

Che significava?

Lui avrebbe dovuto essere felice che lei, il direttore dell’accademia si sedesse vicino a lui.

 

Non che lei volesse sedersi vicino a lui, per intenderci, sarebbe stato solo un premio per lui.

 Le stava bene prendere le distanze.

 

Ma perché voleva vicino la sua migliore amica? Erina era inoltre stupita che, diversamente dal solito, Soma già fosse in classe, piuttosto che avesse preso dei posti per loro pensava, ma era casuale o sapeva che avrebbero seguito assieme quella lezione?

 

Lasciando vagare questi pensieri, chiese ad Arato da quando si chiamavano per nome lei e Yukihira, lo vedeva un modo così inappropriato, era una cosa così romantica legata all’essere fidanzati.

 

Erina divenne cremisi mentre parlava e non riusciva a muoversi dall’ingresso, dovevano ancora sedersi.

 

Arato sorridente cercò di calmarla “Erina, dopo lo stagiare io e Yukihira-kun ci siamo avvicinati tantissimo. Mi ha supportato durante il periodo difficile dello stagiare e mi ha fatto capire che per te dovevo essere più di un tuo servitore o di una segretaria.

Mi ha spinto verso di te come amica aprendomi gli occhi. Gli sono davvero grata per quanto ha fatto per il nostro rapporto. Durante e successivamente allo stagiare mi ha sempre chiamato Hisako ed io, lentamente, ho iniziato ad apprezzare questo suo modo di fare.

A parer mio non è uno sfacciato, non si comporta così con tutti, ma solo con chi tiene particolarmente, credo.

 

Inoltre è da dopo il régiment de cuisine che anche noi due ci chiamiamo per nome, come due amiche e non come rapporto servitore-padrone, no? Erina è stato lui a darmi il coraggio di far evolvere il nostro rapporto”

 

Erina aveva capito il punto di vista di Arato, ma qualcosa in lei non era riuscito a scattare, riprese “Sì ma.. Ma è diverso, noi siamo amiche d’infanzia, lui lo conosci solo da due anni e, eppoi è un ragazzo” arrossì.

 

Arato sorridendo le rispose “Erina ma che dici? Innanzitutto sto uscendo con Hayama e lo sai. Tra me e Yukihira non c’è nulla di romantico, ci piace stare in compagnia come amici.

Ti posso assicurare che non vedo nulla in quel senso verso Soma.

Ma se preferisci o se ti da fastidio posso chiamarlo Yukihira in tua presenza, lui capirà, ne sono certa.

Però per favore non farlo anche tu, ho già Hayama che fa il geloso per via del mio rapporto con Soma.”

 

Erina arrossì all’ affermazione dell’amica e rispose che non voleva essere d’intralcio alla loro amicizia. Sicché si sedettero.

 

Yukihira accanto alla finestra e Arato in mezzo a lui e Nakiri.

Erina però voleva vederci chiaro e chiese del perché erano seduti così e perché Yukihira fosse felice di avere Hisako seduta vicino a lui.

 

Arato con un sorriso malizioso le chiese se preferiva sedersi lei vicino al rosso.

Nakiri prontamente negò e si zittì, concentrandosi sull’inizio della lezione.

 

Arato non le disse che s’era seduta vicino al ragazzo perché aveva notato il suo sguardo malinconico e temeva che la vicinanza dei due avrebbe portato, al minimo, a scintille.

 

La lezione era noiosa come tutti immaginavano e proseguiva lentamente, fino a quando il professore si accorse di un comportamento che reputava non consono e cambiò argomento.

 

“Oggi con noi è presente il signor Yukihira, l’attuale primo seggio dell’elite 10”.

Tutti in classe si girarono verso il ragazzo ed Erina si sentì anche lei a disagio, con tutta l’attenzione rivolta verso di loro, chissà come avrebbero commentato la vicinanza tra il direttore e il primo seggio, per non parlare tra lui e la sua segretaria.

 

Erina si girò a guardarlo e si accorse, con sorpresa, di uno sguardo triste sul suo volto, mentre guardava svogliatamente fuori dalla finestra, davanti a sé non c’era l’ombra di un foglio sul banco con cui prendere appunti.

 

Era seduto rilassato, ma accigliato, uno sguardo triste a cercar fuori chissà cosa.

 

Era così lontano dall’esuberante ragazzo gioviale che si ritrovò a preoccuparsi per lui: cos’era accaduto? Un problema familiare? Stava bene il padre? O forse la madre?

A ben pensarci, di lui, Erina non conosceva nulla, era lei a confidarsi con lui nelle sere in cui s’incontravano sulla terrazza del dormitorio Polar Star a guardare le stelle.

 

Ma lui non aveva mai fatto parola di sé. Questo pensiero affondò in lei facendo male.

 

Era l’unica a non saper nulla di lui? Di certo ne sapevano di più Takodoro, Arato, gli altri amici del dormitorio, Ikumi Mito e i fratelli Aldini.

 

Tristemente credette che tutti fossero a conoscenza di cosa gli passasse per la testa e che lei fosse l’unica a considerarlo uno sciocco.

 

Il suo primo seggio non era un idiota, né uno sciocco, assumeva dei comportamenti a volte assurdi, ma non era uno stupido, di questo ne era certa.

 

Il professore interruppe il treno dei suoi pensieri continuando “Signor Yukihira, ho notato che ha uno sguardo assente quest’oggi. La lezione non è stata di suo gradimento? Devo presumere che abbiamo discusso di argomenti di cui è già a conoscenza. Sarebbe così gentile da illuminare tutti noi? Sempre se ciò non la disturba.”

 

Il professore concluse con un risatina seguito anche da molti studenti.

 

Erina s’innervosì per l’atteggiamento mostrato dal professore e stava per alzarsi quando la sua mano sinistra fu afferrata da Hisako che le sussurrò “Erina aspetta, capisco come ti senti, ma per favore aspetta”.

 

Erina, di getto, guardò Yukihira e vide che lasciava la sua posa rilassata e allontanava lo sguardo dalla finestra per focalizzarsi sul professore.

 

Si stupì del suo sguardo serio e deciso.

 

Soma e con una voce fredda come l’artico, lontana dalla sua voce calda e confortante parlò “Professore, lei stava parlando della cucina francese del periodo pre rivoluzione francese e di come fosse incentrata sullo sviluppo di una cucina basata sulle verdure e indirizzata all’alta borghesia.

Ha accennato allo chef Audiger Ausonio. Un cuoco francese operante nella seconda metà del 1600. Uno chef che ha lavorato per Jean Baptiste Colbert, era un esperto di dessert e liquori. Un eccellente conoscitore della coltivazione di frutta e verdure, è stato il primo ad introdurre in cucina l’uso delle primizie di verdure”.

 

La classe era rimasta in un silenzio religioso ad ascoltarlo e rimasero stupiti tutti quando Soma continuò “Mi permetto di dissentire in quanto lo chef Ausonio introdusse solo i piselli quale primizia. Personalmente preferisco lo chef Antoine Beauvilliers, un cuoco vissuto a cavallo del 1700 e 1800”.

“Professore, ho risposto correttamente alla sua domanda?”

 

Il professore assieme agli studenti era rimasto a bocca aperta ascoltando la spiegazione del primo seggio, poi si ricompose e disse “Grazie messier Yukihira, la sua spiegazione è stata degna del primo seggio di Tōtsuki.”

 

Hisako si girò verso Erina e con un ampio sorriso le disse “Visto?”

 

Erina, ancora scioccata disse “Tu lo sapevi? Ma come? È apparso assente per tutta la lezione.”

 

Arato sorridendo le spiegò “Soma predilige, come te, la cucina francese, anche se preferisce una fusion con la cucina giapponese. Più che assente era perso nei suoi pensieri.

Ma lui è il primo seggio che tu hai nominato, dagli un po’ di credito”.

 

Subito dopo, per fortuna di tutti, suonò la campanella annunciando la fine delle lezioni, almeno per Erina che doveva dirigersi nel suo ufficio per occuparsi di documenti relativi alla gestione dell’accademia.

 

 

La giornata trascorse tra pile di documenti, quando entrò nell’ufficio Arato per andar via. Lasciarono l’ufficio e attraversarono i corridoi per raggiungere la macchina nel cortile.

 

Camminando con eleganza, Erina dava uno sguardo ai dintorni, per controllare che tutto filasse liscio nella sua accademia, annoiata dagli sguardi di venerazione che tutti le davano.

 

Prima era felice di quegli sguardi, lei era la principessa di Tōtsuki, la detentrice del palato di Dio, ed era destinata alla magnificenza e a regnare sull’universo culinario, le dovevano rispetto e venerazione e gli amici erano un peso di cui non aveva bisogno.

 

Ma le cose erano cambiate dall’incontro con qualcuno che non l’ha mai venerata, ma che l’ha  trattata sempre come una ragazza qualunque, una semplice ragazza incontrata a scuola.

 

Successivamente era successo troppo perché lei potesse affrontarlo da sola, era grata di avere degli amici che l’apprezzassero, che apprezzassero Erina per chi era e non per ciò che rappresentava.

Era felice di avere al suo fianco la fidata segretaria, ma soprattutto la sua amica Hisako.

 

Erina spesso è stata attanagliata da un dubbio: dietro quei cambiamenti, quella rivoluzione che aveva interessato lei e l’accademia c’era una sola persona?

 

Quella persona era la sua nemesi? Nemesi davvero? O lui era il suo alter ego?  Una vocina dentro di sé, in stile Alice, le sussurrava ‘alter ego’, ma non sapeva se ascoltarla o scacciarla.

 

Arrivata nel cortile vide l’auto per loro parcheggiata ad attenderle ed appoggiata ad essa, con aria noncurante, le mani affondate nelle tasche, camicia bianca e giacca poggiata sulle spalle c’era lui.

Lo sguardo rivolto ai suoi piedi.

 

Lo sguardo del direttore si posò su di lui e, tra i suoi pensieri chiese “strano. Innanzitutto che ci fa lì? E poi è strano fin da stamattina, sembra depresso, ne sai nulla Hisako?”

 

Hisako si fermò, immaginando che la spiegazione sarebbe stata più lunga del previsto in quanto avrebbe coinvolto anche la situazione su cui erano incappate al mattino e disse “Ci sta aspettando, mi ha chiesto un passaggio per tornare al dormitorio, per sfuggire a delle situazioni” parlò Hisako.

 

“Situazioni? Oddio che altro ha combinato quello stupido?” chiese Erina

 

Arato capì che era arrivato il momento di vuotare il sacco, emesso un minimo sospiro, si fermò ed iniziò “Erina hai presente il litigio di stamane tra Kobayashi e Kinokuni? Bè ecco, era per lui”

 

Erina iniziò ad arrabbiarsi “Cosa gli ha fatto? Ancora quelle ricette che prevedono marmellata e calamari o peggio?”

 

 

Hisako con aria triste le rispose “Non fraintendere. Litigavano per chi avesse il diritto di sfidare o comunque stare al suo fianco."

 

Nakiri con la mascella a terra e gli occhi sgranati come piatti chiese "Per lui non intendi Yukihira vero? Chi vorrebbe trascorrere del tempo con quello stupido? E addirittura litigare per lui non è eccessivo?"

 

Hisako emesso l’ennesimo sospiro della mattinata rispose "innanzitutto per rispondere alle tue parole ti ricordo  che a te piace trascorrere del tempo con lui.

E prima che neghi, parlo delle serate che trascorrete assieme sul terrazzo del dormitorio”

 

Erina sgranò gli occhi verso Hisako “tu, tu, co-co..”

 

Hisako rispose “sì ne sono a conoscenza, non vi spio, semplicemente un paio di sere mi è capitato di venirti a cercare, non ti ho trovato nella tua stanza e passando vicino alle porte del terrazzo vi ho visto parlare, parlare educatamente, senza gridare ed anche sorridendo.

 

Non so da quando va avanti e non ti chiedo alcun dettaglio ma, a mio parere, anche tu ti rallegri e giovi della sua vicinanza.

 

Certo tu Erina, ora, non sei da litigare con qualcuno per lui, ma molte ragazze non la pensano così”

 

Erina sempre più sbalordita “molte? Cosa intendi per molte? Vuoi dire che oltre Kinokuni-senpai e Kobayashi-senpai c’è qualcun’altra interessata lui?”

 

Hisako guardò la sua amica, osservando come le informazioni che le aveva appena dato la stessero colpendo.

 

Si chiedeva se fosse una gelosia in erba o una turba emotiva verso un aspetto del suo amico che non aveva mai considerato.

 

Arato, compassionevole, le rispose “Erina, Soma dagli eventi del regiment de cuisine, nonché dall’essere stano nominato primo seggio, è diventato molto popolare.

Soprattutto tra le matricole che lo adorano avendo sentito solo parlare di lui.

 

Insomma tra le matricole è una leggenda vivente, un po’ com’è stato suo padre per te.

Le ragazze lo attendono per accompagnarlo in classe e all’uscita delle lezioni.

Credo che accada anche perché ha sempre una parola buona per tutti, è gioviale, ha il sorriso in ogni situazione e pare che nulla riesca a rattristarlo.

È la fonte della forza e del buonumore per i suoi amici, è sempre pronto ad aiutarli e si fionda lì per loro senza paura. Non arretra mai di fronte ad una sfida e, in effetti,  lo invidio davvero, vorrei essere proprio come lui.

Cerca sempre di non farsi accompagnare dalle ragazze per evitare problemi, anche con i ragazzi invidiosi della sua popolarità.

Così solitamente attende Tadokoro per avviarsi”.

 

Erina non sapeva se era più turbata dalla notizia della recente popolarità del ragazzo o dal fatto che attendesse di essere accompagnato da Tadokoro.

 

Erina non capiva perché fosse infastidita, pensava di essere l'unica a trovarlo interessante. aspetta, Cosa? Lei non lo trovava interessante.

 

Anche se l’aveva colpita la profonda risposta che aveva dato all’insegnante quella mattina.

 

Sì apprezzava le sere trascorse a guardare le stelle, ma erano le stelle ad essere belle.

 

Aveva apprezzato il lavoro che aveva fatto con quel tempura don in cui aveva immaginato una ricetta con uova congelate solo per ridarle la gioia di cucinare, ma solo perché probabilmente, anzi sicuramente era una ricetta di suo padre.

 

Sì, era geniale e coraggioso, lottava per i suoi ideali e per evolversi e per difendere gli amici. Ma perché ci stava pensando ora?

 

Hisako la trasse dai suoi pensieri rivolgendosi a Yukihira “Soma vuoi un passaggio per il dormitorio?”

 

Soma con un sorriso accennato “Yo Nakiri, ciao Hisako. Vorrei un passaggio se per voi non è di troppo disturbo. Giusto perché anche voi siete dirette lì, vero?”

 

Erina rimase di stucco. Mai gli aveva parlato così, con deferenza e senza che sul suo viso trasparisse il suo luminoso sorriso sfacciato .

 

Era rimasta più che colpita, era impressionata, ed era certa che stava succedendo qualcosa.

 

Entrarono in macchina con Nakiri e Yukihira distanti, vicino ai finestrini e Arato, seduta di fronte a loro, era in evidente stato d’imbarazzo causato dal loro silenzio.

 

Yukihira commentò, parlando quasi più se stesso “Pensavo che non è la prima volta che siamo nella stessa macchina eh Nakiri? Eppure anche stavolta rimaniamo in silenzio, un imbarazzante silenzio per te. Sì, il destino è davvero ironico.”

 

Erina ascoltò basita quanto diceva non trovando un appiglio dove intromettersi nel discorso. A ben pensarci non credeva che imbarazzante era la giusta scelta del termine.

 

Prima che potesse in qualche modo rispondere erano arrivati al dormitorio, scesero dalle auto, Yukihira ringraziò le ragazze del passaggio e si avviò in cucina.

 

 

Erina subito si rivolse all’amica “Hisako non è sembrato strano anche a te? Non ha fatto alcuna battuta su come ci avesse stupito in classe, anzi si è rammaricato che fossimo in silenzio in macchina prendendosi la colpa.

Per quanto mi riguarda la colpa non era di nessuno, ma se avesse detto qualcosa gli avrei dato io la colpa. Di solito è lui che da il via ai discorsi.”

 

Hisako sorrise al commento della bionda, si stava preoccupando per Yukihira, era evidente, ma non provò e farglielo notare per evitare di sentirla gridare.

Le rispose parlando d’altro “Erina entriamo in casa, dai avremo modo di parlare con Soma più tardi”.

 

Il ragazzo intanto arrivato in cucina, notato che era da solo, pensò di cucinare, ma qualcosa lo bloccava.

 

Sentiva il cuore che si stringeva sempre più, era arrivato ad una decisione sofferta che lo stava distruggendo, una decisione amara gli divorava le interiora, ma ormai pensava che la decisione fosse presa.


Era sera al dormitorio, ed era il turno di Megumi di cucinare, la ragazza aveva preparato per tutti della semplice zuppa di miso con radice di ginseng energizzante accompagnata da tempura di pesce spada e radice di loto.

 

I ragazzi del dormitorio mangiavano e lodavano la sua cucina che li abbracciava, li coccolava e li rafforzava alla fine della giornata.

 

Megumi era davvero la Demetra giapponese della cucina.

Eppure tutti si girarono verso una figura grigia a un lato del tavolo. Di fronte a Nakiri e di fianco ad Arato era seduto un ragazzo silenzioso, perso nei suoi pensieri, uno zombie lontano dal ragazzo gioioso e vigoroso che era stato Yukihira Soma.

 

Finito di mangiare si alzò e si avviò verso la porta, sulla soglia ringraziò Takodoro del pasto e le rivolse un sorriso.

 

Nakiri non riconobbe quel sorriso come suo, era freddo e falso e l’amico che conosceva,

il SUO amico, non avrebbe mai dato a nessuno un sorriso del genere.

 

Ricordava che anche a suo padre aveva rivolto un sorriso più caloroso, ricco di aspettative e di forza, non freddo e vuoto come questo.

 

Salì pochi minuti dopo, uscendo sulla terrazza notò che era sola e che la serata era piuttosto fresca, così si diresse nella sua stanza la 304, la stanza di fianco a quella di Soma.

 

Hisako, salì anche lei, ma era preoccupata per il suo amico e si diresse verso la sua stanza per parlargli. Anche Hisako aveva riconosciuto quel sorriso falso che aveva dato prima a Takodoro e che era così lontano dal suo solito sé.

 

Cosa stava accadendo a Yukihira?

 

Mentre pensava ciò entrò nella sua stanza, lo vide seduto sul letto e subito gli chiese perché fosse così falso con i suoi amici.

 

La guardò con un mezzo sorriso seppur amaro “ Ecco Hisako la migliore amica di Erina”

 

Hisako s’innervosì al commento “Soma sono anche tua amica, forse non sono la tua migliore amica, ma non trattarmi così.

Tengo a te e ti voglio bene, quindi per favore, è palese che c’è qualcosa che non va.

Sei freddo con tutti, a tavola non hai detto una parola e sei andato via con quel sorriso falso sul volto. Pensi che gli altri non se ne siano accorti?”

 

Yukihira, allora, le fece cenno di entrare e chiudere la porta, poi sempre seduto, si passò la mano destra nei capelli cremisi, tornò a guardare il pavimento e con una voce sommessa e delusa parlò

 

“Hisako ho preso una decisione. Domani lascerò Tōtsuki.

 

Ma non farne parola con gli altri, preferisco che lo sappiano da me, lo farò domani.”

 

Hisako era scioccata e rimase a bocca aperta, appoggiandosi al muro per sostenersi, mentre Yukihira continuava

 

“Il nostro attuale direttore aveva ragione a non volermi qui, non sono degno di essere un vostro compagno.

Non sono degno di far parte di Tōtsuki. Sono un plebeo che non sa nulla di perfezione!”

 

Arato era sempre più scioccata dalle sue parole, cadde in ginocchio con le lacrime che le uscivano e balbettò “Cosa? Ma perché? Tu sei il mio amico, non puoi lasciarmi sola.

È palese a tutti che sei il migliore.

 

Erina ti ha nominato suo primo seggio per un motivo!

Hai un talento indiscusso e sono arci sicura che la parentela con il leggendario Asura non c’entra, saresti stato grande comunque.

 

Sei la colonna del dormitorio, sei la colonna dell’accademia e sei il pilastro cui aggrapparsi per tutti coloro che, come me, possono definirsi tuoi amici.”

 

Mentre lunghe lacrime scendevano sul volto di Hisako e i singhiozzi le bloccavano le parole, continuò “Prima non eravamo così. Allo stagiare siamo stati assieme e ci siamo conosciuti e ogni giorno ho ringraziato Kami per avermi affiancata a te.

 

Tu hai ricostruito il mio rapporto con Erina. Tu hai fatto sì che avessi fiducia nelle mie capacità anche dopo aver perso nelle lezioni d’autunno.

Tu non mi hai mai deriso, tu sei stato un amico forte e leale per me.

Tu hai sconfitto la centrale e il regno di Azami.

Tu ci hai salvato dall’espulsione.

Tu hai salvato Erina da suo padre.”

 

Yukihira rispose, girando la testa da parte a parte, con uno sguardo di ghiaccio “la vostra amicizia era già consolidata, avevi solo bisogno di vederla.

Hisako sei un ottimo chef ed ora stai uscendo con chi ti ha battuto all’elezioni d’autunno, non ho fatto nulla per te.

Nel regiment abbiamo vinto solo perché avevamo Erina dalla nostra, senza di lei non ci sarebbe stata storia.

Abbiamo affrontato Tsukasa e Kobayashi ed abbiamo vinto nonostante la mia presenza.

 

Erina è stata davvero grande in quell’occasione, ha sconfitto tre chef. 

 

Soma continuò “per Erina non ho fatto nulla, lei si è salvata da sola, più che altro le è bastato sapere che dietro di lei c’era mio padre, il suo idolo,

non ha mai avuto bisogno dell’aiuto del suo stupido figlio.”


Il silenzio gravò sulle ultime parole.

 

Arato continuava a piangere non accettando di perdere il suo amico “Soma ti prego non è così, guarda in faccia alla realtà. Perché tutta questa negatività ora?

Pensa a quella bella figura che hai fatto stamattina col professore di storia della cucina”

 

Soma, scosse la testa ridendo di sé “A lezione ho risposto come ci si aspettava dal primo seggio, non potevo umiliare Nakiri con qualche risposta stupida.

 

Non voglio restare qui sapendo di essere solo un cuoco di secondo livello.

Non sono riuscito a superare mio padre.

Non sono all’altezza di Nakiri che mi ha nominato primo seggio.

Con Nakiri  ci siamo affrontati al Blue ed ho perso contro di lei, che razza di primo seggio per Tōtsuki posso essere?

Credo che mi ritirerò nel mio ristorante come sous-chef di mio padre.”

 

Arato frastornata, con voce sommessa ma arrabbiata “no, non puoi lasciare, tu che ti sei battuto sempre contro tutti, tu che fin dal primo anno ti eri posto l’obiettivo di arrivare alla vetta dell’accademia, tu che hai fatto tanto per tutti noi tuoi amici.

Cosa c’è davvero?

Dimmi la verità Soma-kun, cos’è successo?”

 

Soma guardandosi i piedi “forse sono come mio padre, lui lasciò Tōtsuki perché si sentiva vuoto restando qui, ed io lascio perché.... bè per lo stesso motivo.”


Yukihira si alzò dal letto, prese dei fazzolettini, aiutò Arato ad alzarsi e le asciugò le lacrime e disse “Hisako sono stanco.

Per favore va a letto e mi raccomando non dire nulla ai ragazzi, ci penserò io domani. Grazie”

 

e così si congedò da lei.

La stanza rimase al buio, con la pallida luce della luna che la illuminava tristemente.

Si stese sul letto sulla schiena, il braccio destro che gli nascondeva gli occhi e il cervello che percorreva i giorni passati a Tōtsuki,

momenti di gioia che s’intrecciavano con la tristezza legata alla decisione di andar via.

 


Nonostante le parole che aveva detto a Arato cercando di convincerla, sapeva che andar via era sbagliato. Ma lo era anche restare lì.

 

Soma sapeva che avrebbe voluto parlare chiaramente, ma tutti i segni attorno a lui dicevano di non farlo, che sarebbe stata una delusione ancora più grande, e allora? Allora sceglie di fuggire.

 

Fuggire come soluzione? Che razza di vigliacco era diventato!

Suo padre gli aveva insegnato di non fuggire di fronte a nulla.

 

Ma la situazione attuale non aveva via d’uscita e il dolore che provava era troppo grande ormai.


Arato una volta uscita dalla stanza di Soma rimase a contemplare la porta chiusa, non sapendo come agire.

Avrebbe voluto parlare con Takodoro che poteva avere parole di conforto per lui, farlo ragionare e fargli vedere la realtà delle cose.

Ma gli aveva promesso di non dirlo a nessuno fino al mattino dopo e tornò in camera.

 

Ma sulle scale che portavano al piano di sopra si fermò.

 

Soma le aveva detto di non dire nulla ai ragazzi, intendeva i ragazzi del dormitorio.

 

Lei ed Erina non erano del dormitorio, erano rimaste a dormire lì, dopo la caduta di Azami, solo per restare più vicine ai nuovi amici.

 

E poi la promessa fatta a Yukihira non poteva scavalcare la profonda amicizia con Erina, lei era la sua migliore amica.

Guardò ancora la 303, chiedendosi se il suo amico sarebbe riuscito a dormire quella notte e bussò alla porta della 304.

 

“Entra” disse una voce e Arato entrò, chiuse la porta e vide una bionda figura, in camicia da notte azzurra, sdraiata sul letto a leggere il suo manga shojo preferito.

 

La ragazza finì di leggere e si girò a vedere chi fosse. Sapeva che si poteva trattare solo di Hisako, tutti gli altri sarebbero entrati e subito si sarebbero annunciati, eccetto il rosso di fianco a lei che sarebbe entrato dicendo buffonate o la sua amica che avrebbe atteso la fine della sua lettura.

 

Appena vide Hisako, Erina si preoccupò, non che fosse una conoscitrice esperta delle emozioni umane, ma la sua amica aveva lo sguardo triste e le guance bagnate come se avesse pianto di recente, preoccupata subito  

“Hisako che succede? Hai pianto? Chi è stato?”

Hisako riuscì ad articolare solo “Yukihira”

“cosa ha fatto quel plebeo” Erina stava gridando ormai “io lo ammazzo, resta qui vado io”

“no Erina fermati, aspetta” disse e le prese un mano per fermare la bionda ormai colma di rabbia. “Yukihira non mi ha fatto nulla. Sono stata nella sua stanza per parlargli, per capire cosa non andava oggi e…”

Hisako si bloccò mentre i singhiozzi si mischiavano alle lacrime sul viso

“Hisako allora cos’è successo? Dimmi mi sto preoccupando”

Hisako rispose “mi ha detto di non farne parola con gli altri, ma il nostro rapporto è diverso, tu sei la mia migliore amica e vieni prima di tutti qui”

Erina annuiva e silenziosa aspettava che Hisako le dicesse tutto.

Hisako fece un sospiro, inspirò a lungo e lentamente espirò e poi, con una calma solo apparente parlò.
“Se ne va.”

Erina la guardò con aria interrogativa, confusa le chiese chi andava via.

 

Hisako sospirò di nuovo e amareggiata “Soma Yukihira ha deciso di lasciare la Tōtsuki”.

 

Erina era più infastidita che arrabbiata o delusa “che razza di scherzo è questo? I calamari gli sono arrivati al cervello alla fine? Hisako non puoi averlo preso sul serio, è sempre il solito idiota”

 

Hisako continuava a piangere “non è uno scherzo, è deciso, vuole farlo davvero. Anche se non ho capito per quale ragione. Ha detto che domani andrà via.

Gli ho chiesto perché e mi ha risposto di non sentirsi all’altezza di Tōtsuki, che è solo un cuoco plebeo.”

 

Erina sussultò a sentire quelle parole, per tanto tempo lo aveva chiamato plebeo e cuoco di seconda categoria.

Ma non era vero, se ne era reso conto subito e pensava che lui lo sapesse, lo aveva dimostrato così tante volte. In effetti era solo uno scontro giocoso tra loro due. “non è così, è il primo seggio perché è il migliore. È secondo solo a me. Io ho vinto il blue laureandomi miglior cuoco del mondo, lui è il secondo miglior cuoco del pianeta.

Solo io posso chiamarlo plebeo, ma solo perché…” Erina non finì la frase.

Avrebbe voluto dire che era solo un modo affettuoso per lei di chiamarlo così, un termine concesso solo a lei e nessun altro, ma Hisako avrebbe frainteso.

“vado da lui”

“Erina no. È molto depresso, mi ha raccontato di come si senta inferiore a te e a suo padre. Ha parlato tutto il tempo con uno sguardo gelido e senza mai sorridere. Mi ha fatto paura per come si è comportato, forse domani si sentirà meglio e potremo parlare più rilassati.

Ora vado a dormire, sono molto stanca. Avrò modo di riflettere e affrontare meglio la situazione domani”.

 

Erina annuì alla sua amica e la salutò per la notte.

Si sdraiò chiedendosi cosa fosse successo a Yukihira l’invincibile.

Quel sorriso capace d’illuminare una stanza buia e d’infondere fiducia in chiunque s’avvicinasse.

Poi si chiese ‘Tōtsuki può sopravvivere senza di lui ora?’ i pensieri la stancarono e si addormentò.

 

Era una notte tranquilla con la luna piena, la cui luce vellutata accarezzava il dormitorio.

 

La notte fu squarciata da un urlo lanciando tutti i residenti nel panico.

 

Una persona, col sudore sulla fronte, spalancò la porta della stanza cercando l’aggressore.

 

Non vide nessuno se non la donna rannicchiata nelle coperte che piangeva con gli occhi chiusi.

 

Altri arrivarono correndo nella stanza, ma una figura tranquilla dallo sguardo risoluto li invitò a lasciarli soli, avrebbe pensato a risolvere la situazione.

Ancora una volta era in una stanza buia e fredda, seduta sul pavimento freddo e piangeva “no padre sarò buona, lo butto come dici tu. La tua bambina ha capito, ha sbagliato. Ora sarò buona fammi uscire, non buttare anche me, papààà

Lentamente iniziò a sentire del calore sulle braccia nude, ma era ancora nel buio,

sola, abbandonata da tutti.

Piangeva “Non andate via, non lasciatemi sola, sarò una brava bambina. Farò tutto quello che volete”.

Il calore si stava espandendo anche al suo viso e sentiva qualcosa, una voce che sussurrava. Una voce calma, gentile, forse conosciuta
“-ina”
“Erina”
“Erina torna da me”


Lentamente l’oscurità s’iniziò a diradare, vide una tiepida luce intorno, ancora oscurità fuori dalla finestra, era ancora notte?

Sentiva anche il calore più forte sulle braccia e sulla guancia.

Una volta sveglia si accorse che era con la testa su qualcosa di caldo e le braccia venivano sfregate da qualcosa di caldo.

Un attimo dopo si accorse che veniva abbracciata, la testa era su di un petto e le braccia venivano massaggiate da calde mani.

Una voce suadente le parlava “Erina non preoccuparti sei qui con me.

Erina sei al sicuro, ci sono io per te”.

 

Alzò la testa e le vide, pozze d’oro che la accarezzavano, ma uno sguardo preoccupato.

 

Era preoccupato per lei? “Yukihira perché mi chiami per nome?”

 

“oh sei sveglia? Ti senti meglio? Nakiri scusa, ero molto preoccupato per l’urlo allucinante che hai emesso e ti ho chiamato per nome senza pensarci.”

 

“Ho urlato? Io?”

 

“immagino che hai avuto un incubo.

Strano, da quando tuo padre è andato via non ne avevi avuti più. Cos’è successo?”

 

“Yukihira Soma sei un bugiardo. Mi hai appena detto che sono al sicuro perché ci sei tu, che mi sei vicino, che ci sarai sempre ma non è vero”

 

Soma guardò confuso il suo cipiglio, non capendo di che stava parlando, ma Dio quanto era adorabile con quel broncio e le sopracciglia corrugate.

 

“Hai detto a Hisako che vuoi andar via. Non incolparla di nulla, è venuta a raccontarmi tutto perché era preoccupata. Anche se non capisco perché mai qualcuno dovrebbe preoccuparsi di un profondo idiota come te.

Comunque ho sognato di essere lasciata sola di nuovo, lasciata nella spazzatura.

 

Non voglio sentire le tue inutili ragioni, tu devi sentire le mie.

 

Nella mia vita tutti volete abbandonarmi. Perché? Perché non vi ubbidisco?

Perché non mi considerate alla vostra altezza?

Capisco tuo padre, il mio idolo, il genio indiscusso, ma quel rifiuto di.di. di Azami, e tu.

Non ho bisogno di te. ”

Erina parlava e piangeva di nuovo, si era scostata da Soma, era seduta sul letto e lui era a terra ad ascoltarla.

La sua attenzione era tutta rivolta a lei, che la prese.

 

Erina continuò lo sfogo “L’affetto di mio padre mi ha abbandonato subito.

Ho perso un padre che avrebbe dovuto amarmi da quando mia madre non c’era più, per scoprire un aguzzino che mi ha segnato a vita.

E quando mio nonno è riuscito a strapparmi alle grinfie di mio padre, quando il danno era già stato fatto, ho conosciuto tuo padre.

Lui mi ha fatto amare il cibo, ma come è apparso così è comparso, e non l’ho più rivisto per dieci anni.
E poi sei arrivato tu.

 

Mi hai sfidato, mi hai resa tua amica quando nessuno te lo aveva chiesto.

 

Di tua iniziativa mi hai salvata dal ritorno di mio padre e mi hai sostenuto.

 

Ora che ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a crescere, ad affrontare la vita, a risollevarmi, te ne vai? Non puoi lasciare Tōtsuki, non puoi lasciare me!

Non vedi quanto ho bisogno di te?

Sei uno stupido!
Sei un idiota!

Non sei plebeo, non sei un cuoco di secondo livello. Sei un maledetto stupido. Sei un idiota. Baka. Baka. Bakahira” Erina iniziò a piangere.

Soma non sopportava di vederla piangere, men che meno di vederla piangere per causa sua.

 

Si alzò e la abbracciò, poi si sedette sul letto mentre la abbracciava e iniziò ad accarezzarle la testa.

Le diede un bacio sulla testa mentre le accarezzava le ciocche miele.

 

“hai sempre detto che sono un plebeo, e l’ho dimostrato in tutti gli shokugeki contro di te, anche al Blue”

 

“Idiota. Al blue sei arrivato secondo, hai perso solo contro di me.

Hai battuto chef del calibro di Tsukasa.

Hai battuto Asahi, il miglior chef di mezzanotte, che è riuscito a battere anche tuo padre. Battendolo è come se avessi sconfitto tuo padre, rimango solo io.

Ma sapevi dall’inizio che sarei stato l’ostacolo più duro.

Sei lo chef numero due al mondo, ma sei l’idiota numero uno.

Perché sei così strano, cos’è successo davvero? È successo qualcosa a Saiba-sama o a tua madre?”.

 

Per la prima volta quel giorno Yukihira sorrise, un sorriso sincero e parlò
“A mio padre non è successo nulla, l’ho sentito qualche giorno fa, è a Dubai per lavoro e ci resterà per un altro mese.

Neanche a mia madre è successo nulla, riposa in pace già da undici anni”

 

Erina lo allontanò e lo guardò “che significa? Dov’è tua madre?”

 

Soma guardò di lato tradendo uno sguardo di tristezza, emise un sospiro che non sapeva di avere e iniziò

“Mia madre è morta quando avevo sei anni.

I miei genitori erano entrambi chef girovaghi.

Eravamo ad Istanbul per un catering, io e la mamma eravamo usciti per commissioni.

La nostra auto finì in mezzo ad una sparatoria, mia madre si sdraiò su di me per proteggermi. Quando il rumore degli spari cessò mi sentivo tutto bagnato.”

 

Yukihira fece una pausa, il volto triste, gli occhi spenti e si asciugò una lacrima che correva lungo il viso “vidi che era una sostanza rossa. Ero bagnato del sangue di mia madre.

Con l’ultimo fiato rimasto mi disse ‘Ti Amo, sii sempre forte e affronta tutto con coraggio’.

 

Credo di averle risposto con le mie azioni fin ora.

 

In quella situazione mi procurai la cicatrice sull’occhio, ferito dai vetri rotti che mi erano finiti addosso ed uno mi colpì al sopracciglio. Il suo corpo fu portato in Giappone e ora riposa vicino casa.

Dopo quel fatto papà cambiò il suo cognome in Yukihira per onorare la sua memoria.”

 

Le rivolse un tenero sorriso “Sei l’unica a conoscere questa storia, è la prima volta che la racconto” fece un grosso sospiro come se fosse stanco.

 

“Da allora mio padre mi ha insegnato ad affrontare le sfide qualunque esse siano. Non importa se vinci o perdi perché imparerai sempre. Ma ora sono di fronte a una sfida per cui non ho alcuna preparazione.

Non è una sfida di cucina per cui saprei come fare in qualche modo”.

 

Yukihira raccolto il coraggio le prese delicatamente il volto tra le mani e continuò

 

“Quindi ho catturato tutto il mio coraggio per dirti che sei il volto che cerco tra la folla,

la voce melodiosa che mi porta il vento, il sorriso che mi spazza l’anima,

la donna che voglio raggiungere .

Allora te lo dico perché una sfida va affrontata anche quando sai che sei in perdita”.

Erina deglutì a secco ormai affamata di ogni singola parola, gli occhi aperti, un delicato rossore che in contrasto con la pella alabastro la rendeva ancora più bella, il cuore martellante e lo stomaco salito in gola.
 
Guardaqndola negli occhi, la cercò nelle sue ametiste, lo sguardo scese per un attimo sulle labbra delicate e si avvicinò.

 

Con delicatezza le sfiorò le labbra con le sue, le sue labbra erano morbide e calde,

 

Erina le apprezzò subito e si sciolse.

Rimase interdetta quando lui si allontanò, voleva indietro quel calore.

 

Yukihira la guardò negli occhi, le sorrise con quel sorriso caldo e tenero che scioglieva i ghiacciai perenni, tenendole ancora il viso tra le mani delicatamente le disse

 

“Ti amo!”

 

Erina rimase zitta, cosa aveva detto? Non capiva.

Nel suo stomaco una mandria di bufali correva in giro e il suo cuore stava esplodendo.

Soma continuò “È stato palese verso la fine del regiment. Nello shokugeki contro Tsukasa ero troppo preso da te, dalla tua vicinanza, dal tuo sorriso, dai movimenti perfetti, dall’eleganza con cui ballavi in cucina e ho incasinato. Per fortuna tu sei favolosa ed abbiamo vinto.

 

Godo di ogni sguardo che mi dai, adoro il tenero broncio che hai, vivo nel tuo sorriso, muoio se piangi e amo ogni attimo in cui mi rivolgi la parola”

Erina lo ascoltava e sorrideva


“ma so di non essere all’altezza di Erina Nakiri, la lingua di Dio, il direttore di Tōtsuki.

 

So solo che devo andare via perché non posso più guardarti, parlarti e sapere di non poterti avere.

Preferisco scappare avendoti nel cuore piuttosto che assistere al giorno in cui arriverà qualcuno bello, ricco ed elegante e ti porterà via.

 

Sono un vigliacco e non riesco più a soffrire così senza avere la forza per conquistarti.

So che non provi nulla del genere per me.”

Una risatina amara lasciò la sua bocca “non mi vedi nemmeno degno di parlarti.

 

Erina Ti Amo.

 

Continua a restare la roccia per i tuoi amici e non soffrire per il passato”.

 

Erina lo afferrò per la maglia con entrambe le mani, lo guardò negli occhi

“Sei il più grande stupido che abbia mai conosciuto.

 

Non puoi baciarmi con quelle labbra calde e tenere, dirmi che mi ami, che ti piaccio e poi dire che te ne vai.”

 

Lo tirò a e lo baciò, prima teneramente come aveva già fatto lui, poi si leccò il labbro inferiore invitandolo ad entrare.

Le lingue si intrecciarono e danzarono nelle loro bocche. Da un bacio tenero e gentile si trasformò in pura passione che li travolgeva.

 

Stavolta si allontanò Erina e gli disse “Anche io Ti Amo Bakahira. Amo i tuoi sorrisi stupidi,

amo i tuoi shokugeki al limite e le ricette assurde che crei solo per terrorizzare gli studenti,

 

amo le tue braccia che mi avvolgono così teneramente,

amo le tue labbra cui ho dato il mio primo bacio.

 

Non aspetto nessun ragazzo ricco che mi porti via, ho trovato già uno stupido che mi ha rubato il cuore.”

 

Soma la guardò teneramente, la strinse ancora a sé e la sommerse di piccoli teneri baci sulle guance, sulle labbra, in testa, sugli occhi e sulle mani.

 

Mentre le accarezzava le guance e le mani parlò “è stato anche il mio primo bacio e sono felice di averlo condiviso con te.

Erina vuoi essere la mia fidanzata? Voglio poterti abbracciare, baciare, tenere per mano ed avere appuntamenti con te.”

 

Erina gli sorrise ed ancora rossa in viso e le labbra tumide “Forse se non abbandoni Tōtsuki.

 

Ma non voglio che tutti sappiano, magari piano piano, un po’ alla volta, ecco…”

Soma la tenne a sé  “non preoccuparti amore mio, sarò una tomba”

 

“Soma allora resterai in accademia, resterai con me e con tutti gli amici che ti amano?

 

Ma se ti vedo parlare o addirittura flirtare con una ragazza, l’espulsione sarà l’ultima delle tue preoccupazioni, ti ucciderò e farò in modo che il tuo corpo non sia più ritrovato.”

Soma sorrise, il sorriso malizioso che le faceva venire le farfalle allo stomaco e le rispose

“ma non puoi dirmi che no posso più parlare con Hisako o Megumi o Ikumi o Ryoko o Yuki o Alice o...”

“basta!” esplose Erina “Hisako va bene, le altre sembrano avere una simpatia per te che va anche oltre l’amicizia” e da quando le chiami tutte per nome? Anche mia cugina?”

“Erina mi fa piacere che tu sia gelosa, ma ho già fatto la mia scelta.

L’unica donna che amo, la donna che mi ha rubato il cuore, la donna per cui voglio cucinare donandole tutto il cibo che preparo sei tu.

 

Voglio stare solo con  te.”

 

Erina lo guardò sciolta, gli chiese di sdraiarsi sul suo letto per dormire assieme, cullata da quelle amorevoli braccia. Gli si sdraiò addosso avvolta dalle sue braccia e con la testa sul petto disse “Soma resterai qui con me? Anche io è da tempo che mi sento così con te.

 

Sento come mi guardi, come mi proteggi, anche se mi prendi sempre in giro”.

 

Soma sorrise alle sue parole che gli riscaldavano il cuore, cuor che batteva forte come un tamburo e veloce come un aereo

 

“Erina resterò qui e andrò ovunque tu vorrai. Sento il bisogno di proteggerti perché ti amo.

Mi piace affogare nei tuoi profondi e seducenti occhi.

Perdonami se ti prendo in giro, ma amo tutte le tue espressioni, sono felice ogni volta che riesco a strapparti un’emozione, fosse anche quell’irresistibile broncio.

 

Tutto perché Ti amo, ma anche perché sei così bella, solare, seducente…”

“pervertito, baka, è tardi sarà meglio dormire ora.”

“come vuoi mi piccola principessa. Erina Ti Amo, buonanotte.”

 

“buonanotte Soma.”

Con un sussurro che sperava che non udisse Erina disse “ti amo anch’io bakahira

Soma sorrise, la baciò sulla testa e le accarezzò i capelli miele, soffici come la seta, finché non si addormentarono entrambi.
 
 

 

   
 
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