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Autore: CortexiphanAddicted    19/11/2018    2 recensioni
Il mondo di The Walking Dead, come tutti lo conosciamo: ogni personaggio ha la sua storia, il suo passato, i suoi morti. Lo stesso vale per Aria, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, come Carl, Enid, Judith o Beth. L'apocalisse vista dai suoi occhi ha una colorazione diversa, si intreccia con la storia principale dei protagonisti della serie e, in particolare, alle vicende del Santuario e del suo tiranno, Negan. Ancora prima di conoscerlo,infatti, sembra che Aria fosse destinata ad amarlo per sempre...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Negan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando l’apocalisse zombie è cominciata la mia vita non aveva senso, né una direzione, né uno scopo.
Ero a scuola a seguire una lezione di scienze, ansiosa per un’imminente interrogazione quando un ragazzo fu morso nei bagni.
Il terrore si diffuse rapidamente.
Guidai i miei amici fuori da quel mattatoio giusto in tempo, prima che la polizia iniziasse a sparare su diversi ragazzini indifesi.
Non sono riuscita a salvare tutti e … questa è solo colpa mia.
Non avrei dovuto lasciare da sole delle persone, non avrei dovuto affidare il comando a chi non sapeva gestirlo.
Per salvare più gente possibile ho perso chi era più importante.
Ora ho capito di non essere una brava persona, non sono un’eroina.
Vorrei solo aver detto addio a Claire, la mia migliore amica.
Non so che fine abbia fatto, e non posso sperare che sia viva, la speranza mi ha solo deluso da quando tutto è cominciato.


Dopo quel primo episodio io e la mia famiglia ci barricammo in casa, in città ci furono sempre più zombie, sempre meno aiuto dal governo e anche se i miei genitori cercavano di nascondermelo sapevo che le cose andavano male.
La nostra casa era una fortezza, i miei erano abbastanza ricchi da potersela permettere, avevamo fatto venire tutta la famiglia, raccolto tutte le armi possibili, prelevato medicinali prima di chiunque altro e fatto provviste di cibo per mesi, forse anche per un anno, se stavamo attenti. Ma non è bastato.
All’inizio eravamo in 15: io, mia sorella Andrea, mia madre Jane e mio padre Patrick, i miei tre fratelli Ross, Peter e Mark, le mie nonne Bethany e  Cordelia, mia cugina Rachel, suo fratello Rick, sua sorella Ginny e i loro genitori Isabella e John, chiudeva il gruppo il nostro vicino di casa Francis, un ex poliziotto in pensione.
È andato tutto bene per circa tre anni, riuscivamo a proteggerci dagli zombie, le scorte bastavano, avevamo diversi giochi da tavolo e nessuno stava male, riuscivamo a ingannare il tempo, lessi persino dei libri in quel periodo, compii 17 anni ma lo ricordo a stento.
La situazione ha cominciato a peggiorare quando durante un turno di guardia mio zio John è scivolato dal terrazzo e ha battuto la testa, non ci fu niente da fare.
Da lì sembrava avessimo il mondo contro.
Una sera Francis si ubriacò e cominciò a sparare dal tetto, attirando l’attenzione di zombie e umani. Era arrabbiato col mondo e voleva farlo sapere, aveva detto.
Il cibo non bastava per tutti e noi giovani ci astenevamo dal mangiare per aiutare gli adulti e le nonne, andare a fare scorte in città era rischioso e non lo facevamo sempre, puntavamo di più sulle case dei vicini abbandonate e per un po’ ci andò bene.
Mia nonna Cordelia morì in pace, fui io a non farla trasformare e questa è una delle cose migliori che abbia fatto da quando tutto è cominciato. Lei credeva in me e io non la dimenticherò mai.  
Non passò molto, però, che la minaccia imminente non fossero più gli zombie ma gli altri sopravvissuti.
Riuscimmo a respingere qualche gruppo nascondendoci o spaventandoli, dando del cibo o pregandoli di andare via.
Era l’inverno di un altro anno quando un gruppo troppo sveglio da essere ingannato, troppo forte da essere spaventato, troppo affamato da accontentarsi e troppo cattivo da risparmiarci bussò alle nostre porte.
Mio padre provò a parlare con loro e riuscì a stento a tornare in casa, gli avevano rotto il naso e intimato di andarcene, e lui fece la cosa giusta facendoci fare i bagagli.
Avevamo due auto appena partiti, nessun piano, nessun posto dove andare.
Ma mio padre sapeva cosa fare, sa sempre cosa fare per tenerci al sicuro.
Il primo gruppo che abbiamo incontrato aveva un accampamento in un centro commerciale. Avevano ripulito molti piani e recintato il perimetro. Sembrava sicuro, lo sembrava davvero. Ci stavamo abituando a una nuova normalità, ma una mandria di zombie non la pensava così. Siamo dovuti fuggire prima che il soffitto ci crollasse in testa. C’erano brave persone in quel posto, che ora non ci sono più. Abbiamo perso anche Francis lì, rimasto a sparare a raffica nella hall, voleva affondare con la nave evidentemente.
Abbiamo raggiunto un secondo accampamento, a piedi stavolta, agli inizi dell’estate. Questo sembrava ancora più sicuro, era un aeroporto abbandonato, con un gruppo ancora più numeroso, di circa 70 persone. Lì mia sorella incontrò Alex, un ragazzo della sua età, solo, senza una famiglia e abituato alle cose brutte, e i due si innamorarono. Quando c’erano troppe bocche da sfamare e si verificavano episodi di violenza quasi ogni giorno a causa di questo, fu lui a proporci di fuggire. Mio padre non era d’accordo, lui voleva migliorare quel posto, farlo funzionare, ma si rese presto conto che non era possibile. Ce ne andammo prima che lo vietassero, anche lì c’erano brave persone, ma meno del primo gruppo, la fame rende crudeli.
Era passato un altro anno e facendo il conto da quel primo giorno, agli inizi di settembre, durante l’ora di scienze quando quel ragazzo fu morso ad oggi, sono passati cinque lunghi stressanti, folli, sanguinosi anni.
Quanti zombie ho ucciso? Non ho tenuto il conto.
Quante persone ho ucciso? Solo una, mia nonna.
Perché? Perché lei non voleva trasformarsi, non voleva diventare un mostro e non lo è diventata.
Quante persone avrei voluto uccidere? Troppe, ricordo i loro volti e li maledico.
Maledico quegli stronzi che ci hanno allontanato dalla nostra casa, maledico quegli idioti che sono morti trasformandosi in zombie e hanno distrutto il centro commerciale, maledico i sopravvissuti che non reggono la fame e che vogliono lo stesso comandare, maledico me stessa per non essere stata capace di dare un contributo effettivo alla mia famiglia.
Ma se c’è una cosa che sono in grado di fare è essere forte, e lo sarò, a costo di dimenticare chi ero, tutto pur di proteggere chi amo.
Penso a questo mentre la fame corrode le pareti del mio stomaco, mentre camminiamo in cerca di un rifugio.
Aiuto mia nonna Bethany a camminare, è da tanto che lo facciamo anzi mi sembra che non facciamo altro.
Siamo stanchi, siamo affamati, siamo arrabbiati, siamo indeboliti.
Ed è nel momento esatto in cui ho dubitato di farcela che abbiamo trovato il Santuario e i Salvatori.
Questo è il mio presente, questo è il mondo in cui vivo.
Questo nuovo accampamento è grande, protetto, organizzato. Ma gli altri abitanti ci dicono che a capo c’è un violento tiranno psicopatico che mio padre (dopo solo un giorno dall’arrivo) pretende di incontrare. Il motivo? Chiedere di andare via.
Sente strane voci su questo posto e anche io non mi fido di nessuno. Abbiamo lasciato che ci aiutassero solo perché non potevamo ribellarci, e perché mia nonna aveva bisogno di riposare, ma ora basta.
Ci sono troppe voci su questo Negan, questo dittatore pazzo poligamo, che se ne va in giro con una mazza da baseball chiodata e avvolta dal filo spinato.
Mio padre torna dopo qualche ora, piegato in due dal dolore, con la faccia piena di lividi e il labbro spaccato. Siamo bloccati qui e ci dicono di trovare un’occupazione.
Mia nonna e mia madre vengono portate nelle cucine, mia zia nella zona smistamento dei beni, mia sorella e i miei cugini a coltivare, mio padre e i miei fratelli a fare la guardia al perimetro, Alex a fortificare il recinto … e io?
Cosa dovrei fare in un posto dove non mi trovo a mio agio?
Mi sembra che anche respirare sia sbagliato e ho paura di fare una fine peggiore di mio padre, ho paura, davvero tanta, troppa.
In giro si dice che quel Negan abbia persino bruciato delle persone vive e mi sembra che anche stare nell’appartamento che condivido con mia sorella a riflettere sulla mia prossima mossa possa compromettermi.
Decido perciò di chiedere consiglio a mia nonna e vado nelle cucine, la incontro per caso nel corridoio e lei mi dice di aspettarla in una stanza lì vicino.
E io da brava bambina vado, perché è così che si comportano le brave bambine, fanno quello che le persone più mature dicono loro di fare.
E io voglio proprio essere brava in questo momento, mi sento persa e ho bisogno di un consiglio.
Chi si immaginava, invece, che avrei trovato ben altro.
   
 
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