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Autore: diphylleia_    20/11/2018    0 recensioni
"Da che avesse memoria, Scarlett non aveva mai provato vere emozioni, o un solo brivido che le scuotesse il cuore e le portasse gioia [...] Il suo spirito somigliava di più a un giorno d’autunno dal cielo grigio e pesante, in cui la pioggia non si mostra e tutto resta uguale a se stesso, in attesa." Nel tentativo di superare il proprio disagio esistenziale, Scarlett si getta a capofitto in attività edonistiche; proprio quando è a corto di idee per provare emozioni forti, la sua migliore amica Sky la invita in campeggio con dei suoi amici, dove le conoscenze che Scarlett farà la porteranno ad esplorare nuovi lati di se stessa.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Max, Scarlett, Sky, Trent, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Durante la notte della festa, Courtney dormì poco e nulla. Appena chiudeva gli occhi le immagini della serata trascorsa tornavano a infestarle i sogni, costringendola a svegliarsi di soprassalto; neanche stare sveglia la rilassava, perché non appena apriva gli occhi nell’oscurità, il suo cuore cominciava a correre fino impedirle di respirare. Cambiò anche posizione più volta, ma a nulla valsero i suoi tentativi di riprendere sonno, che si esaurivano puntualmente in una crisi di pianto.
La latina aveva delle questioni con cui fare i conti: la sua relazione con Duncan e la sua amicizia con Gwen, che si erano pericolosamente intrecciate, mentre lei si sfogava con Alejandro.
 
Gwen era arrivata a passo di marcia, con i pugni serrati e lo sguardo basso, davanti all’ingresso del campeggio, seguita dal castano che procedeva apprensivamente; la giovane rivolse un’occhiata spaventosamente penetrante alla mora, ancora abbracciata al suo ex, come se stesse prendendo la mira. Infine ordinò, lanciando uno sguardo perentorio alle sue spalle: - Alejandro. Cody. Lasciateci sole. -
I due ragazzi furono talmente colpiti dal tono duro della gotica da non opporre resistenza: Alejandro lasciò andare Courtney, rivolgendole un ultimo sorriso d’incoraggiamento, per poi avvicinarsi a Cody, che lo seguì dentro il camping.
Calò un lungo silenzio. L’ispanica sentiva la tensione suonare un fandango sulle corde del respiro affannoso di Gwen. La dark non sembrava intenzionata a parlare, quindi la sua amica attaccò bottone tentennando: - Gwen! Cosa ti è...? -
- Stai zitta. - Sibilò lei, mentre si faceva pericolosamente avanti. Con la stessa velocità con cui si era mossa prese la mora per il colletto della maglietta e sollevò finalmente lo sguardo: le iridi color ebano di Gwen erano conturbate da un velo di lacrime, che la ragazza cercava di trattenere entro l’orlo delle sue palpebre. Per due volte cercò di dire qualcosa, ma l’articolazione dei suoni si condensò in una smorfia grottesca.
Incapace anche in una circostanza simile di parlare così duramente alla sua migliore amica, Gwen lasciò andare Courtney, che si ritrasse leggermente. Ciò non impedì alla gotica di separare i loro sguardi; al contrario, il contatto visivo tra le loro pupille l’incoraggiò a dare inizio al suo discorso: - Courtney, io mi sono stancata. Davvero. -
Fece una piccola pausa. La latina non osò rompere il silenzio, come ipnotizzata dalle iridi lacrimose della sua interlocutrice.
- Perché a causa tua io finisco sempre per soffrire. Davvero, Courtney. Sono sempre lì a sostenerti, a consolarti, e a pararti il culo, visto che alla fine prendo sempre tutto lo schifo che dovresti prendere tu. Vuoi negarlo? Succede sempre con Duncan. Se litigate, è sempre colpa mia. Se lui fa commenti su di me, è colpa mia. -
La gotica sospirò e si passò una mano tra i capelli. Sembrava in difficoltà nel trasformare i suoi sentimenti in parole.
- E così è sempre stato per... qualsiasi cosa, a dire la verità. Ti sono sempre stata accanto perché ti voglio bene, e qualunque cosa accada non potrà mai essere diversamente. Ma... -
A quel punto, sul corpo di Gwen calò l’ombra di una confortante rassegnazione, che sciolse i suoi nervi e lasciò finalmente scivolare le lacrime lungo le sue gote. Pur mostrando le sue debolezze, la giovane appariva più fiera che mai.
Alla fine la gotica si accostò di nuovo alla latina, che prese gentilmente per le spalle. - ... d’ora in poi non potrò più esserci per te. Non posso continuare a farmi del male per te. -
Courtney squittì debolmente: - Cosa? -
Gwen annuì e distolse lo sguardo. Sembrava non avere niente da dire, ma non tolse le mani dal corpo della latina. A un certo punto sollevò gli occhi, inalò il profumo degli aghi di pino accarezzati dall’umidità serale, come se cercasse nella brezza estiva la forza di raccontare cosa le fosse accaduto.
- Ho un’ultima cosa da fare, prima di andarmene. Tutto sommato, te lo devo. - La gotica riportò dunque lo sguardo su Courtney, ammutolita dal pianto. - Questa sera, mentre non c’eri, Duncan ed io abbiamo litigato davanti a tutti, al falò. Era convinto che io avessi fatto qualcosa per mettervi l’uno contro l’altra... cosa che, lo sappiamo entrambe, è fuori da ogni logica. -
La mora si sentì stringere il cuore.
- A un certo punto si sono intromessi anche Heather e Cody... la situazione è degenerata e io sono scappata. Duncan mi ha seguita. Era ubriaco... mi ha... - Fu come se la lingua di Gwen si fosse aggrovigliata, con le parole congelate sul fondo della trachea.
Courtney capì e sbarrò gli occhi, incapace di realizzare: - No... non è vero... -.
- Sì, lo è, Courtney. Il tuo ragazzo mi ha... mi ha molestata. - Ammise finalmente la dark, concedendosi qualche altra furtiva lacrima. - E sarebbe potuta finire molto peggio, se non fosse intervenuto Cody all’ultimo secondo. -
A quel punto Gwen lasciò andare la ragazza prima che potesse reagire e si voltò di scatto. Voleva chiaramente evitare di trovarsi di fronte alla maschera di desolazione che aveva preso possesso del viso di Courtney. - A me non interessa più niente. Appena saremo tornati da questo stupido campeggio, non ho intenzione di vedere più nessuno dei due. Però se vuoi accettare un ultimo consiglio spassionato... lascia Duncan. -
 
“Lascia Duncan”. Erano due parole ma pesavano ciascuna come una pietra. Due macigni che l’ispanica si era trascinata nello stomaco fino all’alba, combattendo con l’insonnia e la nausea. Courtney reagì con insofferenza alle prime luci del giorno, che si rincorrevano lungo il suo volto come stavano facendo con Scarlett nello stesso momento. Realizzato che non avrebbe preso più sonno, la giovane si mise seduta, si stropicciò gli occhi e si allungò per prendere un pacco di sigarette e dal proprio borsone.
Prima di sgattaiolare fuori dalla tenda, la mora si girò un attimo a osservare il materasso di Gwen, rimasto vuoto per quella notte.
 
La tenda delle due ragazze non era lontana da quella di Duncan e Max: mentre Courtney percorreva il tragitto verso il falò, incrociò la figura di Scarlett che faceva capolino dal giaciglio dei due amici. Non era difficile capire cosa fosse successo. L’ispanica si avvicinò con un sorriso stanco: incontrare la rossa era come rinfrescare il ricordo di un sogno, perché come tale aveva vissuto la presenza dei suoi compagni di comitiva, la sera precedente, eccezion fatta per il suo ragazzo e per Alejandro.
- Ehi. E’ bello vederti qui. - Sussurrò la mora con aria assetata di gentilezza.
- C-c-ciao. - Bofonchiò l’altra, che teneva gli occhi fissi per terra per l’imbarazzo. Teneva le braccia incrociate al petto, in modo che le mani potessero aggrapparsi alle sue spalle: non si capiva se sentisse freddo o se fosse preoccupata.
Courtney rimase qualche secondo in silenzio, un po’ perché era rimasta delusa dalla risposta evasiva di Scarlett, un po’ perché non le veniva in mente niente d’intelligente da dire.
- Io vado. - La liquidò allora la rossa, che aggirò la latina e corse alla propria tenda senza degnare di uno sguardo la sua interlocutrice.
Abbandonata alla propria solitudine e incapacità di connettersi con gli altri, Courtney indossò un’espressione di disappunto e si diresse al falò con aria mesta e lo sguardo perso nel contenitore di cartone, a contare distrattamente le sigarette rimaste.
Arrivata a pochi passi dal cerchio di pietre che custodiva le ceneri della sera prima, la sua attenzione fu catturata dal suono di una profonda esalazione. Sollevò gli occhi dai propri pensieri e individuò una figura maschile, quasi impalpabile nella luce rosata dell’alba.
L’uomo, seduto per terra, teneva in alto la testa, come se volesse fondersi con il cielo variopinto che gli si stagliava sopra. Il suo viso era avvolto in una nube di fumo grigia, tuttavia l’ispanica riuscì a distinguere una chiazza verde, resa pallida dal bagliore color pesca, e il luccichio di alcuni piercing di metallo.
Il ragazzo si accorse in fretta della presenza della mora: ruotò leggermente il collo e lo sguardo in modo da inquadrarla, mentre la nuvola scura si diradava, rivelando il volto che Courtney aveva imparato tanto ad amare quanto ad odiare.
- Sei tu... - Mormorò Duncan. La sua voce era più roca del solito e le sue cornee contaminate da un lieve rossore.
La latina si rese conto una manciata di secondi dopo di trovarsi in presenza del punk. Accarezzò con lo sguardo il suo corpo in torsione, mentre si trascinava verso di lui. Una parte di lei avrebbe voluto picchiarlo: nella sua mente vorticavano confusamente i ricordi del litigio della sera prima e le immagini che la sua immaginazione andava intessendo della sua aggressione ai danni di Gwen. Eppure, più i suoi occhi confrontavano il giovane che gli stava davanti con le sue azioni, più la sua ira andava assopendosi. La ragazza, conosciuta per essere combattiva e spregiudicatamente sincera, si sentì sconfitta davanti al disastro umano che entrambi erano.
“Quanto lo odio” Realizzò tra sé e sé con un sospiro rassegnato. “E quanto lo amo... ancora.” L’altra parte di sé s’identificava nella bruttezza morale di Duncan, e da essa voleva sentirsi avvolta e assorbita. Attratta dalla disarmonia del punk come da un magnete, l’ispanica si strascicò fino al giovane, si buttò seduta al suo fianco ed estrasse finalmente una sigaretta dal pacchetto. Courtney si portò l’oggetto alle labbra e Duncan l’accese spontaneamente, avvicinandosi con l’accendino alla sua estremità, con estrema naturalezza, come aveva sempre fatto.
- So cosa è successo. - Cominciò lei in tono remissivo. Inalò il fumo e lo spinse fuori con uno strano impeto, come se stesse soffocando un colpo di tosse. - So cosa hai fatto. -
- Courtney... - Cercò di giustificarsi il verde. Non riusciva a guardarla in faccia, quindi si concentrò sulla combustione che andava divorando la carta bianca della propria sigaretta tra le dita tozze. - Ero ubriaco e nervoso. -
- No. Eri solo un coglione e lo sei ancora. -
- Lo so, davvero, e mi dispiace. -
- Non sono venuta qui ad elemosinare le tue scuse. - Sibilò la giovane, riportando lo sguardo gelido sul suo interlocutore. Il tono della sua voce si era fatto teso e tagliente come quello di Gwen, quando si era sfogata all’ingresso. Duncan percepì la voce della gotica riecheggiare nelle parole della sua ragazza e un brivido di terrore gli attraversò la schiena. - Per colpa tua ho ferito un sacco di persone a me care. Ho fatto stare male Gwen e l’ho abbandonata. Non hai fatto altro che rovinarmi con il tuo carattere ed io ti sono andata dietro come una stupida.
Non voglio più vederti, Duncan. A partire da quando saremo tornati a casa io non ci sarò più. Mi farò dei miei amici e tu starai con i tuoi. Devi uscire dalla mia vita. -
Il punk era impassibile. Dopotutto se lo aspettava.
- Un’ultima cosa: quello che hai fatto alla nostra amica ieri sera è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. - Commentò aspramente la castana dopo aver preso altri due abbondanti tiri. Non sapeva dire se la sua gola bruciasse per la nicotina o per le parole che andava sputando. - Tu mi hai fatto una marea di torti. Mi hai rovinata. Per quello che mi riguarda, sei uno stronzo e lo sarai per sempre. -
Duncan non rispose, come se stesse elaborando lentamente il discorso di Courtney. Si portò la sigaretta alla bocca e tirò tutto quello che conteneva, per poi esalarlo adagio. Infine la spense schiacciandola contro un sasso con il pollice. Nel suo gesto non si specchiava alcuna rabbia.
- Ascolta un po’, principessa. - Esordì con sarcasmo. - Va bene, ti starò lontano. Avevo capito che non mi avresti perdonato nel momento in cui ho messo le mani addosso a Gwen. Sarò pure stronzo, ma sono sveglio. - Si alzò e iniziò a dirigersi verso la propria tenda; mentre dava le spalle alla ragazza, concluse: - Però fai un piacere ad entrambi e non addossarmi la colpa se hai un carattere di merda. Tu distruggi tutto quello che hai attorno perché hai sempre voglia di litigare e non sai darti una regolata. La tua amicizia con Gwen sarebbe finita anche se non ci fossi stato di mezzo io, perché non sei una brava amica: non ascolti, non sei gentile e non capisci i bisogni degli altri. Ti ho rovinata? Peccato, visto che di base eri già marcia. -


(( Ciao! Sono di fretta quindi scriverò poco. Come avete letto, il capitolo di oggi tratta della situazione tra Gwen, Duncan e Courtney vista dal punto di vista di quest'ultima; qui si chiude anche la loro sottotrama. Il cerchio delle varie storie si sta stringendo attorno alla questione irrisolta con Scarlett: insomma siamo in dirittura d'arrivo.
La canzone di oggi è Strip my mind dei RHCP! All'inizio avevo pensato a Don't forget me della stessa band ma ho deciso di tenerla in serbo per un progetto futuro (oppure no? Boh ma comunque la canzone che ho scelto ci sta meglio)
Ascoltate la canzone, fatemi sapere che ne pensate e restate aggiornati! )
   
 
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