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Autore: hermioner    21/11/2018    0 recensioni
''Quella volta l’aveva combinata grossa, lo sapeva, lo sapeva bene.
- Ogni atto porta ad una conseguenza, gradita o sgradita che sia. Come punizione per le tue azioni, perderai la tua posizione di prestigio che fino ad ora hai rivestito e sarai costretta a vivere fra gli umani sui quali vegliavi. La tua condanna sarà quella di aiutare coloro che necessiteranno delle tue conoscenze affinché l’equilibrio di Narnia possa rimanere stabile e sereno.- un ordine chiaro e netto, una consapevolezza sempre più tagliente nella testa della ragazza.
Alzò lo sguardo verso quello del maestoso e nobile Leone davanti a se e un nodo le si formò in gola. Annuì, affranta, guardando la sabbia sotto al suo corpo, pallida e fine.
Che cosa aveva fatto.''
Siria, Figlia di Ramandù, ha perso tutto ciò che aveva per colpa di un errore.
Come condanna per le sue azioni, dovrà aiutare Re Caspian X, Lucy e Edmund a ritrovare i Sette Lord di Telmar e sconfiggere la Nebbia Verde.
Il famoso Veliero avrà un nuovo membro nel suo equipaggio.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Edmund Pevensie, Eustachio Scrubb, Lucy Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO



 
Fu un attimo. L’aria intorno al suo corpo incominciò a incresparsi, a mutare, a dissolversi. 
Il vuoto si formò sotto di lei, facendole mancare la terra da sotto i piedi, facendola precipitare sempre più in basso. 
Qualcosa incominciò a bruciare dentro il suo petto, qualcosa di diverso rispetto alla fiamma che fino a quel momento l’aveva tenuta in vita. 
L’ossigeno le riempì i polmoni per la prima volta dopo tanto tempo, i suoi occhi incontrarono la luce del sole, calda e soffocante. 
I raggi battevano imperterriti su di lei, il corpo dolorante disteso sulla sabbia di quella sperduta spiaggia in mezzo all’infinito mare dell’Est del mondo di Narnia. 
La sua aurea rossa si affievolì, sparendo del tutto facendo spazio a lunghi capelli marroni. SI guardò le mani e le braccia dalla carnagione olivastra, una paura crescente dentro il suo animo.
Un lieve ruggito arrivò alle sue spalle, facendole rizzare i capelli. 
Si girò di scatto, gemendo poi per la fitta alle costole. 
Aslan se ne stava davanti a lei, la postura fiera e regale. La criniera dorata rifletteva i raggi solari e sembrava circondare il muso del felino come una corona reale. 
- Alzati, Figlia di Ramandù- la voce pacata del leone la investì, spingendola a fare ciò che il protettore di Narnia le aveva ordinato senza obbiettare. 
Quella volta l’aveva combinata grossa, lo sapeva, lo sapeva bene.
- Ogni atto porta ad una conseguenza, gradita o sgradita che sia. Come punizione per le tue azioni, perderai la tua posizione di prestigio che fino ad ora hai rivestito e sarai costretta a vivere fra gli umani sui quali vegliavi. La tua condanna sarà quella di aiutare coloro che necessiteranno delle tue conoscenze affinché l’equilibrio di Narnia possa rimanere stabile e sereno.- un ordine chiaro e netto, una consapevolezza sempre più tagliente nella testa della ragazza. 
Alzò lo sguardo verso quello del maestoso e nobile Leone davanti a se e un nodo le si formò in gola. Annuì, affranta, guardando la sabbia sotto al suo corpo, pallida e fine. 
Che cosa aveva fatto.

Camminando fra le strade di Telmar, l’odore di gelsomino e primule le inebriava i sensi. I fiori, sparsi qua e le fra i muri delle case, profumavano l’aria rendendola magica. 
Erano anni, secoli, che non percepiva quei profumi e quelle fragranze e, se da un lato la cosa la terrorizzava perchè andava a sottolineare il suo essere nuovamente umana, dall’altro le faceva tornare alla mente ricordi di tempi lontani e magici. 
Tempi felici. 
Passando accanto ad una taverna, il rumore dei bicchieri che si scontravano tra di loro brindando a giorni futuri e ad avventure passate, decise di entrare e prendere posto in uno dei tavoli più in disparte. 
Il cappuccio le nascondeva completamente il viso e i capelli, facendo intravedere unicamente il lieve bagliore rossastro dell’occhi castani. L’unico elemento appartenente alla vecchia sé. 
Il gracchiare e lo schiamazzare festoso degli uomini di Telmar e delle creature di Narnia cessò nel momento esatto in cui un uomo di mezza età, alto e completamente rasato entrò nella locanda. 
Il suo passo sicuro, accompagnato dal cigolare della spada legata al suo fianco, era l’unico rumore percepibile nella stanza in mattoni. 
- Capitano Drinian- un fauno si inchinò al passaggio dell’uomo in segno di riverenza, rivelando la sua identità alla ragazza. 
L’uomo chinò leggermente la testa accennando un saluto, per poi ordinare. 
Girando la testa per perlustrare l’interno del locale e i suoi ospiti con lo sguardo attento, captò immediatamente la figura incappucciata che lo stava fissando. 
Si riscosse, battendo il calice sul bancone per poi rivolgersi a tutti gli ospiti di quella umile locanda. 
Marinai e artigiani lo fissarono, incuriositi. 
- Uomini di Telmar, cittadini di Narnia. Re Caspian X mi manda ad informarvi che il Veliero salperà alla fine di questa settimana. Chiunque voglia imbarcarsi in questa avventura, si presenti domani al porto.-
Fra i mormorii incuriositi, la ragazza si alzò lentamente dalla sua sedia, il boccale ancora completamente pieno sul tavolo, dirigendosi verso l’uscita. 
Passando davanti all’uomo, chinò la testa in segno di rispetto. 
L’aria profumata di gelsomino la colpì nuovamente, lasciandola finalmente respirare e liberandole i polmoni da quell’odore acre di alcolici e testosterone.
Cambridge quel giorno era fredda e grigia. Le strade erano ancora bagnate dalla pioggia della notte precedente e Lucy non sapeva dove Edmund fosse finito. 
Si guardò intorno, notando che poco distante dal negozio di alimenti dal quale era appena uscita, un cartello indicava un ufficio dove dirigersi per arruolarsi nell’esercito britannico per servire la patria. 
Con un sospiro affranto salì gli scalini, per poi entrare nell’edificio trovandosi in una sala piena di giovani ragazzi. 
Edmund era davanti all’ufficiale incaricato, discutendo di come il nome sul suo documento, Alberta Scrubb, fosse un semplice errore tipografico. 
- Dovrebbe essere Albert A. Scrubb- aggiunse infatti.
- Edmund, dovresti aiutarmi con la spesa- affermò quindi la ragazza, calcando sul suo nome. 
Dopo una serie di battuttine ed una “Pulce” ghignato da una ragazzotto biondino e basso, i due fratelli raggiunsero la bicicletta legata alla ringhiera, tra lamentele di Edmund e del suo essere Re.  
L’attenzione della piccola Pevensie si spostò dalle proteste del fratello ad una coppia appoggiata alla colonna in mattoni del porticato. 
La giovane donna bionda si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio sotto le avance del soldato fermo davanti a lei e, quasi come reazione spontanea, Lucy la imitò sotto lo sguardo perplesso del fratello. 
- Che stai facendo?- le chiese effettivamente subito dopo con un sopracciglio inclinato. 
- Niente, andiamo- rispose prontamente lei afferrando il manubrio della bici e incamminandosi verso casa. 
Una volta dentro la poco accogliente dimora appartenente ai parenti dei due fratelli, Lucy e Edmund, dopo un inefficace tentativo di comunicare con lo zio troppo preso a leggere il giornale seduto sulla sua solita e amata poltrona, raggiunsero la camera provvisoria della ragazza per leggere la missiva di Susan appena arrivata dall’America. 
- Vorrei che fosse qui con noi, è una tale avventura! 
Ma niente a che vedere con i nostri giorni a Narnia. 
L’America è eccitante anche se non vediamo mai papa, lavora moltissimo.
Questa settimana sono stata invitata ad un te del console britannico da un ufficiale di marina 
Che per altro è molto affascinante.
Credo si interessi a me - lesse Lucy ad alta voce, sospirando per la frase della sorella, un leggero moto di gelosia nel suo cuore. 
- Sembra che a causa dei tedeschi la traversata sia sconsigliabile, sono tempi duri.
La mamma spera che non vi dispiaccia restare qualche altro mese a Cambridge. - concluse poi.
- Qualche altro mese? Come faremo a sopravvivere!- esclamò affranta, lasciandosi andare mollemente sul letto. 
Edmund, che fino a quel momento era rimasto in piedi contemplando un quadro presente nella stanza, raggiunse la sorella prendendole la lettera tra le mani.
- Tu sei fortunata, hai la tua camera! A me tocca stare con quel pesce lesso- si lamentò, riferendosi al cugino.
- Susan e Peter sono fortunati. Loro ce l’hanno l’avventura- 
Lucy si alzò, dirigendosi allo specchio posto vicino alla finestra. Era leggermente consunto e rovinato, con la cornice un tempo tinta di bianco e ora scorticata in più punti. Fissandovisi, si spostò una ciocca di capelli, sistemati con un semplice viola, dietro ad un orecchio, incurante del commento acido del fratello.
- Loro sono i più grandi e noi siamo i più piccoli. Noi contiamo meno di loro -
- Secondo te io ricordo Susan? -
Il fratello si alzò di scatto dal letto, fissando il quadro raffigurante il mare appeso al muro.
- Lucy, hai mai visto questo veliero?- 
- Si, sembra un veliero di Narnia non è vero?
- Si, proprio per ricordarci che siamo qui e non lì- la frase pronunciata in modo sprezzante venne interrotta dall’apertura della porta alle loro spalle e dal commento in rima del cugino, Eustace Scrubb.
La camicia bianca era coperta con un gilet color cachi a rombi viola e arancioni, i pantaloni in velluto marroni ricoprivano quasi interamente le scarpe dello stesso colore
- C’erano due orfani che annoiavano con una tiritera, sulla storia di Narnia e della sua era.- la canzoncina, seguita con una faccia divertita del ragazzino biondo, fece sbottare il più grande dei due fratelli che, rivelando quanta voglia avesse di picchiare il cugino fu fermato dalla sorella con una mano sul braccio. ​
- ​Non bussi mai tu?- esclamò poi sprezzante nei confronti del consanguineo che, con un espressione stranita dichiarò: -È casa mia e faccio come mi pare, voi siete degli ospiti.-
Osservando come l’attenzione dei due cugini fosse ritornata sul dipinto, si sedette sul letto a braccia incrociate. 
- Che ha di affascinante per voi quel quadro, è disgustoso- continuò quindi.
- Se esci da quella porta eviti di vederlo - fu il commento sarcastico di Edmund, seguito da una risata della sorella. 
Lucy fissò nuovamente il quadro facendosi incantare da esso. Sembrava seriamente che le onde spumose del mare si muovessero sotto i raggi del sole, risplendendo. 
- Dando voce ai suoi pensieri, la risposta secca e piccata dal biondo non tardò ad arrivare.
- Che sciocchezza. - gracchiò infatti -Ecco che cosa succede a leggere quei vostri stravaganti libri e quelle vostre favole.
- Un ragazzo che Eustace si chiamava, di libri ricchi di sciocchezze si beava. - cantilenò Edmund ​
​- Le persone che leggono soltanto le favole finiscono per essere un orrendo peso per gente come me anche legge libri con notizie vere. - con questa dichiarazione, Eustace portò l’attenzione le moro completamente su di se.
I due ragazzi iniziarono a litigare, incuranti del fatto che, mentre Edmund affermava di aver leccato tutte le caramelle nascoste del cugino, l’’acqua nel dipinto aveva iniziato a muoversi.
Schizzi salmastri uscirono dalla cornice, bagnando Lucy che fissava la scena incredula. 
Con un urlo distolse l’attenzione dei due ragazzi dalla lite, mettendoli al corrente di ciò che stava accadendo. 
L’acqua dell’oceano rappresentato sulla tela iniziò a strabordare dalla cornice, inondando la stanza. Il livello dell’acqua continuò a salire, incessante, e quando Eustace tentò di distruggere il quadro, la potenza delle onde riempì completamente la camera, inondandola.
I tre ragazzi si ritrovarono sommersi, i mobili della stanza che galleggiavano intorno a loro. Guardando in alto, però, si resero conto che il soffitto era stato sostituito da i raggi del sole. Si dettero una spinta, arrivando a galla e traendo profondi respiri. 
Dei brevi urli di gioia furono sostituiti da degli incitamenti a nuotare per evitare la gigantesca nave dalla vela viola che si dirigeva verso di loro. 
Lucy si sentì afferrare da dietro e quando girandosi notò la presenza di Caspian, un sorriso felice le si dipinse in volto. 
Furono portati a bordo, aiutati dagli altri elementi dell’equipaggio del veliero e, nel momento in cui Lucy si girò per vedere dove fosse suo fratello e Eustace, una presenza femminile di fianco al cugino - che nel frattempo stava sperimentando un tentativo di rianimazione bocca a bocca con Reepicheep- catturò subito la sua attenzione. 


 










 
 
   
 
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