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Autore: helad17    22/11/2018    3 recensioni
Non avevo mai provato una furia così cieca e quindi, non so come, caricai un gancio sul faccino dello stronzo che non so come, presi in pieno e mandandolo palesemente a quel paese e con sfida gli dissi orgoglioso: “Io diventerò un pianista e anche un cantante, non c’è modo che io cambi idea, mangerai la mia polvere, è una promessa e io non rimangio la parola data”
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Kushina Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Respiro di vita  ovvero come nacquero gli U2

Sfiorando con le dita il tessuto in velluto del mio completo, ero consapevole di essere elegantissimo.
Mia madre armeggiando intorno al mio collo tentava di  sistemarmi la cravatta, eravamo entrambi imbranati in quelle cose,  mentre mio padre, vicesindaco della cittadina, conviveva con completi red carpet  ed era l’unico che si sarebbe sentito a suo agio in quella situazione.
Mio padre era morto tre anni fa in un incidente stradale, e da allora non passava giorno che non mi sentissi  responsabile, era tutta colpa mia se lui non c’era più e che la mia vita fosse cambiata così radicalmente.

Ero con lui quel giorno e ricordo chiaramente che eravamo diretti allo stadio per la finale dei campionati di basket, io ero il capitano della squadra, Kurama di Konoha,  ed ero richiestissimo dalla folla e dai fans.
Ma pioveva ed era tardi, così senza che me ne accorgessi il mio babbo spinse un po’ di più l’acceleratore per cercare di limitare i danni del nostro ritardo.
Fu così che accadde,  una distrazione, l’asfalto bagnato e in un secondo e ci ritrovammo davanti a un auto articolato senza possibilità di scampo.  Non feci in tempo ad urlare che  mio padre, slacciandomi prontamente la cintura di sicurezza, spalancò la portiera dell’auto  e mi spinse fuori.
L’ultima cosa che vidi fu l’auto che precipitava  nel burrone mentre io venni colpito da alcuni frammenti del parabrezza finito in frantumi  e incurante del dolore fisico urlai,  urlai così tanto per poi svenire di sfinimento.

Mi risvegliai in un letto d’ospedale con due consapevolezze  la prima che mio padre fosse morto e la seconda che al momento avevo la vista compromessa. Il giorno dopo lo specialista venne a visitarmi e con suo rammarico mi confermò quella che fino a quel momento era solo una paura, non sarei mai più tornato a vedere. La carriera sportiva finita e in un secondo la mia vita completamente rovesciata.
Ero triste e arrabbiato, passavo tutte le giornate a letto, sentendo che la mia vita da quel momento in poi non avrebbe avuto più senso e tutta la mia frustrazione erano diretti a coloro che venivano a trovarmi, soprattutto i miei amici e compagni di squadra che, con il tempo, smisero di provarci e non ritornarono più, e così alla rabbia si aggiunse una profonda solitudine.

Mi era rimasta solo la mamma che le tentava tutte per farmi uscire dal baratro, mi fece imparare il braille e mi costrinse a portare avanti gli studi, ma niente di tutto questo accendeva la scintilla che c’era in me una volta e la sentivo sempre più sconfortata ma per quanto ci provassi la situazione peggiorava di giorno in giorno.
Fu anche per quello che accettai l’ennesimo invito di mia madre forzandomi in un sorriso, e pronto mi accinsi a salire il taxi che ci avrebbe portato alla Scala, uno dei teatri più importanti della Nazione.

La mamma non aveva badato a spese, pensai sedendomi sulla poltroncina di velluto. Eravamo in uno di quei balconcini che ti regalavano una bellissima vista dall’alto e avevano l’acustica migliore in tutto il teatro. Lei sapeva del mio amore smisurato per la musica insieme al basket, ma non potendo frequentare in modo efficiente entrambe le cose, fui costretto a scegliere il basket sul pianoforte perché nella squadra cittadina c’erano tutti i miei vecchi amici, pensai sospirando tristemente.

Sasuke, mi spiegò la mamma, era un ragazzo della mia età e ultimamente aveva pubblicato una track list di di dodici sinfonie che  aveva realizzato non solo migliaia di vendite, ma era stata premiata con tre dischi di platino, uno dei riconoscimenti più importanti per chi realizzava musica
Eravamo lì non solo per vedere l’opera lirica, ma anche per assistere all’esibizione di quel pianista emergente ed essa si sarebbe svolta nell’intervallo fra il primo e il secondo quadro, mentre l’intrattenimento del secondo intervallo era stato riservato a Sakura Haruno una violoncellista debuttante.
Con quell’ultima affermazione si conclusero le ultime note del primo atto della tragedia per poi avvertire un cambio di atmosfera, a momenti avremmo goduto dell’esibizione di Sasuke Uchiha. 

C’era attesa e trepidazione mentre avvertivo chiaramente i passi leggeri del pianista avvicinarsi allo strumento a coda al centro del palco, un leggero stridio mi confermò che Sasuke si era seduto sul panchetto per poi introdurre con una leggera sinfonia il brano intitolato Sadness and Sorrow.
I miei occhi si chiusero automaticamente a quelle note nonostante la mia cecità. Ero rilassato e rapito ma allo stesso triste perché riconoscevo in quella melodia tutti i sentimenti che in quei mesi avevano corazzato il mio cuore rendendolo di ghiaccio. 

Quel momento rimase impresso nella mia memoria per tutta la vita, il mio cuore che  era stato fino a quel giorno un orologio rotto fu colto da un’improvvisa scarica elettrica  ricominciando a battere.
Prendendo una decisione improvvisa chiesi a mia madre l’ennesimo favore, portarmi nei camerini del teatro per incontrare Sasuke e chiedergli di insegnarmi pianoforte.
Lei si alzò dicendomi che avrebbe fatto il possibile e che non garantiva niente, Sasuke non rilasciava interviste e non programmava interviste, forse era un ragazzo riservato, ipotizzai.
Ero lì su quella poltroncina da un tempo indefinito quando mia madre mi prese a braccetto per portarmi nei piani interrati, dove erano disposti i camerini degli attori. Sasuke aveva accettato la mia richiesta.

Non mi aspettavo  un incontro romantico e amore a prima vista ma nemmeno questo, lo stronzo, con snobismo e spocchia ebbe la faccia tosta di dirmi che un cieco e stupido come me non avrebbe mai potuto imparare uno strumento, e sbuffando con sufficienza,  rincarò la dose  dicendo che mi restava solo di andare a casa a piangere sulla mia povera e insulsa vita.

Non avevo mai provato una furia così cieca e quindi, non so come, caricai un gancio sul faccino dello stronzo che non so come, presi in pieno e mandandolo palesemente a quel paese e con sfida gli dissi orgoglioso: “Io diventerò un pianista e anche un cantante, non c’è modo che io cambi idea, mangerai la mia polvere, è una promessa e io non rimangio la parola data”

Ancora furibondo mi apprestai verso l’uscita del teatro per chiamare un taxi e andare a casa, quando la mamma mi prese un braccio e mi sussurrò : “Io devo andare un attimo alla toilette aspettami qui, arrivo subito.” Perplesso le risposi con dolcezza:” Si però non farmi aspettare troppo!”.
Passarono si e no dieci minuti poi sentì il profumo di acqua di rose così suo passarmi fra le narici, lei era ritornata e prendendomi per mano ci avviammo verso casa.

Le successive settimane le passai al telefono cercando disperatamente qualcuno che andasse oltre alla mia cecità e mi insegnasse pianoforte, o si rifiutavano o erano dei cialtroni veri e propri.
Avevo ormai perso quasi le speranze quando si presentò in casa Kakashi Hatake, era un uomo sulla quarantina d’anni e dalla voce piacevole, aveva con se molti fogli o meglio erano spartiti musicali, in Braille. Kakashi non era preparato solo a livello musicale ma aveva conseguito dei master per l’insegnamento di diversi strumenti musicali a persone diversamente abili ed era appena diventato il mio nuovo maestro, si ricominciava a vivere.

Le lezioni di  Kakashi erano pesanti ma mai noiose, all‘inizio dovetti imparare tutte le scale musicali affinché la mia cecità non fosse un’ostacolo per me, dovevo  automizzare le mie mani per renderle un tutt’uno con il pianoforte e  di seguito il mio sensei mi consegnò un pacco di spartiti in braille da imparare a memoria per farmi una certa cultura. C’era un po’ di tutto da Beethoven a Chopin e anche musica moderna e alcuni spartiti di Sasuke. 

Io accettai tutto con piacere,  ero come una pianta rivitalizzata piena di energia e entusiasmo, fu così che passarono tre anni nei quali studiai canto e musica ritornando a frequentare i miei amici e a sorridere. 

In una giornata umida di novembre stavo esercitandomi al pianoforte ed  ero completamente immerso nella mia dimensione fatta di sentimento e note, quando venni bruscamente interrotto dalla campanello della porta d’ingresso oggi non dovevamo ricevere visite e poi mamma era a fare spese e non sarebbe tornata non prima delle prossime due ore. 

Sbuffando e perplesso mi alzai dal panchetto e schiacciando il pulsante del videocitofono [1],  seccamente dissi:”Chi è?”, dall’altra parte del cavo mi rispose una voce che conoscevo benissimo “Io, Dobe, apri si gela”, e ridendo chiesi:” E perché dovrei aprirti?” “Perché se non lo fai, prendo un’ascia e sfondo questo portone, si g.e.l.a.!!”, e così incuriosito lo feci entrare.

“Allora, come mai sei qui?” “Come vanno gli studi?”,  esclamammo contemporaneamente e al primo imbarazzo venne un fiume di parole e sorridendo iniziammo a conoscerci davvero per poi diventare amici, amanti e subito dopo compagni.
Di Sasuke imparai ogni cosa, ogni vibrazione della voce, quando era felice o quando era arrabbiato e soprattutto l’odore della sua pelle quando facevamo l’amore o quello di pino silvestre del suo  shampoo, quando nei momenti d’intimità passavo minuti, ore ad accarezzargli i capelli.
Ero felice, sempre sorridente e un po’ sulle nuvole e ciò non passò inosservato e un giorno mia madre gelida sussurrò a Sasuke: “Se provi a farlo soffrire, io ti ammazzerò nel modo più macabro che mi verrà in mente”, a Sasuke venne la pelle d’oca e i sudori freddi lo sentii chiaramente,  dopodiché mamma sorprendentemente lo stritolò in un abbraccio mortale e lo dichiarò il suo secondo figlio. 

La mamma mi disse che aveva capito subito che Sasuke era interessato a me, perché era stato lui a lasciarle il numero del mio sensei, spiegandole che non aveva il tempo materiale per farmi da maestro. Avvertii chiaramente l’imbarazzo del mio ragazzo e sorrisi beffardo facendolo arrabbiare. Vennero le feste e poi la primavera, io e Sasuke ci trasferimmo in una casetta bifamiliare con mia madre che si prese la taverna seminterrata, mentre noi abitavamo al piano di sopra in un trilocale le cui stanze matrimoniale e la sala del pianoforte le cui pareti erano state ricoperte da materiale isolante.
 Un giorno il postino mi portò una raccomandata, toccandola con i polpastrelli avevo già capito che era stata tradotta in braille e così presi un coltello dalla cucina per aprirla. Era una convocazione da parte dalla Uchiha Music per un Audizione. Ero arrabbiato e telefonai subito a Sasuke per sbraitargli contro :”Sei stato tu? Io non voglio favoritismi”, “Si sono stato io, ma ascoltami, Zio Madara ha consentito di sentirti dopo che gli ho fatto ascoltare un tuo mp3, non ho fatto pressione, te lo giuro, accetta e se ti dovessi accorgere di qualche favoritismo sarai libero di andartene” esclamò Sasuke, quindi ancora dubbioso, acconsentii.

Il 23 marzo ero davanti all’entrata della Uchiha Music, indossavo un paio di jeans ed una camicia blu slacciata sui primi bottoni, outfit scelto appositamente dal mio fidanzato ed ero nervoso, molto nervoso. Lui lo avvertii e mi prese per mano, era uno dei momenti più importanti della mia vita.

Entrammo in un ufficio che sapeva di pulito e ordine e mi sentivo scrutato severamente lo sentivo chiaramente mentre aspettavo diligentemente una sua mossa. Non potei evitare di sobbalzare quando il signor Uchiha Madara  con tono perentorio iniziò a parlare:” Ho ascoltato il tuo file con i miei collaboratori e siamo giunti alla conclusione che sei un tipo interessante, ma permangono dei dubbi, il primo è che abbiamo bisogno di ascoltarti in qualcosa di tuo in live, mio nipote ha detto che hai degli inediti, vero? “ Annuii leggermente, mi sentivo confuso al momento “E secondo voglio sapere in quanto tempo riesci ad abituarti in un nuovo ambiente per muoverti il più naturale possibile. “
Il presidente dopo una piccola pausa proseguì il suo discorso “Ti porteremo in una sala d’audizioni di grandi dimensioni e ti lasceremo dieci minuti per esplorare l’ambiente, dopodiché ti faremo uscire e rientrare dopo un’ora,  per constatare quanto hai memorizzato della sala audizione, superata questa prova procederemo ad ascoltare il tuo inedito, se tutto va bene abbiamo un contratto quinquennale con un progetto già pronto, cosa hai intenzione di fare?” Mi chiese ironicamente, “Sono pronto signore, quando vuole” risposi serio, “ Allora cominciamo immediatamente.”concluse Madara.

La sala audizioni era più grande di quanto immaginassi, notai parecchi cavi e ne memorizzai la posizione più avanti c’era un palco a cui si accedeva con una piccola scala a gradini, al centro un pianoforte a coda.Mi presi tutto il tempo a disposizione concessomi e l’ora dopo superai l’esame brillantemente, l’unica incertezza era stata  solo quei tre maledetti gradini.
Madara non mi disse niente,  mentre il mio fidanzato mi prese per mano sussurrandomi  all’orecchio che ero stato bravo ma quel silenzio durò poco perché interruppe subito dopo quel bel momento per ammonirmi “Ora vai sul palco e fammi sentire questo inedito, poi parleremo”.
Mi sedetti sul panchetto del pianoforte  e sospirai per alimentare la mia attenzione sui sentimenti che volevo trasmettere con quella canzone che parlava di depressione e di rinascita.

Se ti chiudi dentro te e non ti accendi più
al fuoco di un amore
se hai voglia di andar via per non tornare mai
se la malinconia con tutti i suoi ghiacciai
ti paralizza il cuore se tutti questi se
li senti dentro te hai voglia di morire.

Ero così prima di conoscerti Sasuke un guscio svuotato che tu hai riempito con il tuo amore e con la tua musica. Ti amo per questo, stavo sprecando la mia vita nell’autocommiserazione e tu hai saputo darmi le spinte giuste per ripartire da capo e ricominciare a vivere. 

Ma se un giorno incontri lei
che invade gli occhi tuoi
e tu non sai che dire non ci saranno ma
l'amore ucciderà la voglia di morire.
 
Teme, riesco a vederti e a sentirti in ogni passo ci sei tu, il tuo profumo e il tuo amore sono miei compagni. E i tuoi ammonimenti e rimproveri mi fanno da sprono a migliorarmi di più tanto da incominciare a fare piccoli concorsi, ho paura di questa audizione perché non vorrei mai deluderti e in queste poche note ho cercato di trasmetterti tutto questi miei sentimenti e il mio amore e spero di esserci riuscito.

Con le ultime note terminai la mia canzone e la stanza si riempì di un silenzio irreale, io ero sempre più nervoso, speravo che il pezzo fosse piaciuto perché era importantissimo per me, ma rimasi inattesa aspettando il giudizio di Madara-Sama e i suoi collaboratori.

Fu Kakashi a stemperare l’atmosfera :”È andata bene non è vero Madara-Sama?” “Andiamo nel mio Ufficio” mugugnò il presidente “Dobbiamo discutere dei dettagli del contratto”. Mi vennero le lacrime agli occhi a quelle parole e il mio ragazzo mi baciò teneramente sulla tempia conscio di quanto fosse importante per me quel contratto,

I giorni successivi passarono in fretta, tra l’incisione del disco promozioni ed interviste mi sentivo come dentro in un caleidoscopio pieno di emozione e di energia, i miei amici erano orgogliosi e si erano prenotati tutti la prima fila dove avrei debuttato il 23 luglio nel festival internazionale di musica.
Era un festival molto particolare perché dava la possibilità ai musicisti e ai cantanti  di esibirsi in contaminazione di genere, il che faceva il caso mio.

Mentre ero in trepida attesa Sasuke mi sfiorò le mani con le dita e mi rilassai immediatamente, nel mentre  il presentatore  annunciava la successiva esibizione: “ Ed ora gli U2!!! [2], fate un bell’applauso a questi coppia di  artisti emergenti”. Era il Nostro turno.

Il palco non era molto grande e al centro erano sistemati i due pianoforti a coda uno di fronte all’altro, c’era solo una differenza nel mio era stato installato un microfono, io avrei cantato mentre Sasuke mi faceva da seconda voce con il suo pianoforte.
 Ci sedemmo nei rispettivi panchetti, Sasuke mi accompagnò al centro del palco con naturalezza  e sono sicuro che nessuno si sarebbe accorto della mia cecità se non ne fosse stato a conoscenza.
Entrambi prendemmo un grosso respiro per poi urlare:“Scateniamo l’inferno”.
La prima esibizione degli U2 era cominciata così come la loro carriera.
Sorrisi giungendo ad una conclusione non  importa come andrà a finire e se diventeremo famosi  l’importante è che la mano di Sasuke non lasci mai la mia, perché lui è il mio respiro di vita.

[1]Naruto è cieco, ma sua madre no perciò il videocitofono è più sicuro a mio avviso.
[2] U2 Uchiha Uzumaki, so chi sono gli U2 per chi avesse dei dubbi.

Dedico questa shot ad Akiho per il Secret Santa, e ad Iky perché le sia di conforto, sono consapevole di non essere brava come voi, ma spero che accettiate questo dono. Esso fa parte di una challenge ma ci tengo tanto a questa one shot  sia per il tema trattato che per l’impegno che ci ho messo, spero apprezziate. Correggetemi tutto quello che c’è da correggere, una correzione,  un miglioramento.
Buon Natale ragazze!! Akiho visto che ho tempo ti farò avere un secondo regalo entro dicembre.

Menzione speciale ad AivyDemi che mi ha tirato in ballo a questa challenge che mi ha impegnato tantissimo e lo considero uno dei lavori migliori.









  
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