La dolce vita
È così fragile e prezioso questo istante per noi
che ho paura di muovermi, di rovinare la scena.
Lasciami riprendere tutto questo perché lo possa
portare dentro di me.
(Tibe, Valido per due)
☆ QUARTA TAPPA
Luca era decisamente di buonumore quella mattina. La tappa
nell’ospedale bolognese e la colica che aveva avuto il suo compagno di viaggio
non l’avevano scoraggiato e, anzi, aveva addirittura chiesto a Vittorio di poter
guidare per qualche chilometro verso l’ultima tappa prevista dal loro tour:
Verona. Il più grande gli aveva ceduto il posto di guida giusto perché era divertente
vederlo smadonnare nel suo dialetto d’origine e, per rendere tutto ancora più
molesto, aveva addirittura iniziato a cantare a squarciagola “Take on me”
arrivando a sporgersi dal finestrino.
- MA STA’ ZITTO, STUPIDO! – urlò Luca, rimproverandolo per quel
comportamento, - Qui mi tolgono i punti dalla patente. E ho la patente da un
mese… in pratica, a me tolgono la patente perché tu devi fare un concerto!
Fallo quando guidi tu. –
- Oh, ma andiamo! Dovrebbe esserti d’aiuto… se riesci a guidare
mentre io rovino le canzoni che mi piacciono avrai un self-control invidiabile!
–
- Self-control… - Luca gli fece il verso, scuotendo leggermente la
testa.
Lungo la strada statale Vittorio, tornato alla guida della fedele cinquecento
sgangherata, aveva beccato quanto di più odioso ci fosse per un conducente: il
traffico. Probabilmente c’era stato qualche incidente, fatto sta che era
mezz’ora che erano fermi nello stesso punto, metro più o metro meno. C’erano
poche cose che potevano fargli perdere la sua pazienza biblica e tra questi figuravano quegli autisti che suonano il
clacson ripetutamente.
- Che po’ manco servisse, sona’ ‘sto clacson, - sbuffò.
- In effetti non è che il traffico diminuisce se bussano, -
considerò Luca, stringendosi nelle spalle.
Vittorio riuscì a guardare il sub dell’altro autista attraverso lo
specchietto: gli dava l’impressione di una persona poco fine, non solo
dall’atteggiamento al volante ma anche dagli occhiali da sole appariscenti.
- Secondo me è un tamarro questo, Vittò. –
- Ora ci divertiamo, - sogghignò l’altro, quasi non vedesse di
dare libero sfogo alla propria natura.
- Vittorio, no. Non farlo, non rinunciare alla tua eleganza per un
cretino del genere. –
- Cercherò di resistere ma non sarà facile, - bofonchiò l’altro,
stringendo meglio le mani sul volante.
Dopo un altro quarto d’ora passato ad ascoltare il clacson del
tipo alle loro calcagne, Vittorio aveva iniziato a dare segni di squilibrio
mentale iniziando a parlare da solo, cosa che divertiva molto Luca.
- Se, se, senti a ‘sto
burino… va’, va’, sona, sona… sona pure su ‘sto cazzo! Ah, bella, questa
ora gliela dico. –
Luca aveva iniziato a ridere rumorosamente e si era dovuto
poggiare le mani sulla pancia; aveva cercato di trattenersi, ma l’immagine di
Vittorio in versione coatta era troppo spassosa per poter resistere.
- Che te ridi?! –
- Eh, che me rido… -
sghignazzò Luca, facendogli praticamente il verso nell’imitare quel suo accento
romanesco.
Il traffico era avanzato di qualche metro e poi Vittorio aveva
nuovamente schiacciato i pedali del freno e della frizione per fermare l’automobile;
fu questione di un secondo e si sentì tamponare, tant'è che la macchina fece un
passo avanti pur restando ferma. A quel punto Vittorio tirò il freno a mano e
si sporse dal finestrino, - E ‘nnamo! - e si voltò verso Luca, che era scivolato sul
sedile di riflesso, - Tutto bene? – poi, senza neanche attendere la sua
risposta, aprì lo sportello e scese dopo aver acceso le quattro frecce. Luca si
affrettò a togliere la cintura di sicurezza e aprire lo sportello, rimanendo
però fermo vicino l’automobile nell’osservare l’altro.
L'auto di per sé aveva riportato solo un graffio sul paraurti e
quindi sospirò, tanto più che l'autista in torto non si era neanche scomodato a
scendere.
- Ma di che ti lamenti, che a stento l'ho sfiorata la macchina
tua! - si limitò ad urlare l’altro, al che Vittorio si piantò le mani sui
fianchi e iniziò a imprecare, - Anvedi a
questo manco se scomoda! Guardi ringrazi che sono solo due graffi! –
L’altro automobilista, non
contento, ricominciò anche a suonare il clacson e urlò, - E muoviti che già c'è
traffico! –
Vittorio, come se non vedesse l’ora di poter sfogare la
frustrazione di quella giornata contro l’altro autista, mise su l’espressione più rabbiosa che
avesse assunto nell’ultimo anno e, rientrando in auto borbottò – Sona, sona sulla panza de tu' madre gravida,
coll'ossa de li' mejo mortacci tua. –
Luca, a metà tra il divertito e il preoccupato, si era messo a
sedere a sua volta e aveva lanciato uno sguardo verso l’altro, incuriosito.
- E questo che vuol dire? –
- Ah, ehm… -
- Dai, lo so che sei creativo con gli insulti. Una volta hai fatto
un dissing con quel collega tuo,
quando ero in ospedale, è stato divertente. –
- Diciamo solo che è un pesante insulto finalizzato al
coinvolgimento del maggior numero possibile di parenti vivi, morti e nascituri.
–
- Un giorno faremo un altro dissing,
napoletano contro romanesco. Noi ce ne la saremmo cavata con un “chitemmuort” semplice ed efficace. –
- Ma poco creativo, - ridacchiò Vittorio, allacciando la cintura
di sicurezza.
Quello era di sicuro il viaggio più strambo, profondo e divertente
che Luca avesse mai affrontato.
☆☆☆
Quando lo aveva conosciuto in ospedale, Vittorio gli era sembrato
uno con la puzza sotto al naso, serioso e noioso. Conoscendolo al di fuori
dell’ambiente lavorativo, invece, Luca aveva avuto la fortuna di poter ammirare
le più alte sfaccettature della sua colorita personalità. Era inopinabile il
fatto che fosse una persona responsabile, ma altrettanto sapeva come svagarsi e
far divertire anche solo con pochi elementi; allo stesso tempo era
incredibilmente interscambiabile in ogni tipo di contesto sociale, da quello
altolocato a quello dei bassifondi. Così, mentre la loro meta si avvicinava, in
quella cinquecento sfasciata e con “Hit
the road, Jack” in sottofondo, Luca sorrise e allungò una mano sulla gamba
dell’altro, accarezzandolo. Rimase, però, con lo sguardo rivolto al finestrino
mentre un lieve rossore si propagò sulle sue guance.
Vittorio si voltò per un secondo a guardarlo e sorrise tra sé e
sé. Quello del ragazzo era stato un gesto innocuo che racchiudeva la dolcezza
spigolosa del carattere di Luca e come poteva resistere ulteriormente? Come
poteva ignorare quello che il suo cuore urlava?
Semplicemente non poteva farlo, così decise di reggere il volante
con una mano sola mentre portò l’altra a stringere saldamente quella di Luca.
Non importava in quale parte del mondo si trovassero, né che fossero in un
castello sfarzoso, su una Vespa in giro per la città o in un’automobile da
rottamare che li aveva quasi lasciati a piedi su una superstrada: le loro mani
erano intrecciate, come i loro destini.
☆☆☆
☆ BONUS TRACK: VERONA (SENSUALE, TRAGICA CITTÀ)
- Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e
rifiuta il tuo nome. Ovvero, se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che
mi ami, ed io smetterò di essere una Capuleti. –
Luca si era affacciato da quel balcone mentre Vittorio, che
reggeva un caffè freddo da asporto, lo fissò divertito mentre recitava quella
scena a memoria.
- Giulietta non ti crucciare troppo, - rispose l’altro, attirando
le attenzioni di tutti gli altri turisti, - A Romeo piace Mercuzio! –
I passanti risero a quella battuta, almeno quelli italiani, e
alcuni gli diedero perfino ragione sostenendo che la tragedia sarebbe stata
meno fatale se i risvolti fossero stati quelli.
- CRETINO, - lo rimproverò Luca ridendo, - Mi hai rovinato la
scena! –
Il ragazzo, fingendosi indispettito, girò anche il viso in
un’espressione di finto sdegno.
- Scendi, forza, che magari ci si dà un bacio, ci si prende un
gelato e poi si va in albergo a… -
- Scendo, scendo, ma non c’è bisogno che fai sapere i fatti nostri
a tutto il condomino, - ridacchiò l’altro.
Vittorio sembrava essere divertito da quella reazione e fece l’ultimo
sorso dal bicchierino, per poi gettarlo nel cestino dei rifiuti lì presente.
Quando Luca uscì dal palazzo cercò subito l’altro con lo sguardo
e, una volta trovato, corse verso di lui e l’abbracciò forte.
- Però ho recitato egregiamente! –
- Certo, sei stato bravissimo! Sono sicuro che Shakespeare ti
avrebbe subito dato la parte, - lo schernì l’altro.
- Non so se mi stai prendendo in giro o se sei serio. –
- Uhm, con quale delle due ipotesi evito di rischiare la vita? –
- La seconda. –
- Allora ero serissimo. –
- Sei un paraculo. –
- Beh sì, me la cavo, - ridacchiò Vittorio, passando una mano tra i
capelli dell’altro. Poi, totalmente a caso, si chinò per dargli un bacio, senza
smettere di tenerlo stretto. La sua mano si muoveva sicura tra i capelli di
Luca che, spinto dal desiderio, appoggiò le proprie mani sul suo petto, per poi
farle risalire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel
punto il bacio divenne tenero e Luca non riuscì a non sciogliersi per quel
contatto, tanto da arrivare a stringersi a lui con più convinzione.
- Senti un po’, - farfugliò Luca mordicchiandogli le labbra, - Ma…
se saltassimo la parte del gelato e andassimo direttamente in hotel a fare l’amore?
– chiese, infine, a voce bassa contro il suo orecchio. Vittorio si finse
pensieroso nel ricambiare quel bacio, infine si staccò per dei secondi e arricciò
le labbra, - Che dici, ci smaterializziamo? –
- Magari, - disse l’altro, staccandosi da lui e prendendogli la
mano.
I due si scambiarono un sorriso eloquente prima di scambiarsi un
altro bacio e incamminarsi per le stradine di quella città, teatro di tante
storie d’amore come la loro.
Nel frattempo, una turista che fotografava il muro con delle
lettere, posizionò l’obiettivo su una di queste: “Da Napoli a Verona, ammirando le bellezze italiane posso dire che
quella più incantevole era seduta al mio fianco. – V.”
☆☆☆
☆ NOTE A MARGINE ☆
Eccomi qui con la conclusione di
questa minilong per la challange “Freedom” del gruppo Boys love. Devo dire che
quando ho scritto la prima parte di questa storia, ossia Si sta come d’autunno
sugli alberi, non mi aspettavo di certo che Vittorio e Luca potessero
ricevere una simile accoglienza e invece mi sono dovuta ricredere.
Per questo motivo voglio
ringraziare tutte le admin del gruppo, che attraverso queste challange mi hanno
permesso di esprimere al massimo la mia creatività!
Spero che la storia vi sia
piaciuta e attendo un parere, una critica, un “fai schifo” o un “sei bravissima”
a vostro piacimento. Se, invece, preferite restare in silenzio vi si vuol bene
ugualmente.
Volete saperne di più su di me?
Consultate la mia pagina
facebook!
☆ CREDITS ☆
Valido per due – Tibe
Roma nun fa la stupida stasera –
Rugantino
Firenze (canzone triste) – Ivan Graziani
Verona – Romeo & Giulietta:
ama e cambia il mondo