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Autore: Lost In Donbass    22/11/2018    0 recensioni
Denis è arrogante, spaccone e attaccabrighe, ma in realtà cerca solo qualcuno da amare. E che lo ami a sua volta.
Valentina è depressa e devastata, ma riesce sempre a dipingersi un sorriso sulle labbra. Per ora.
Ylja ha una famiglia distrutta, un fidanzato disturbato e gli occhi più belli di tutta la Russia. Però è tremendamente stanco.
Valerya ha tanti demoni, lo sanno tutti. Nessuno però ha mai tentato di esorcizzarla.
Aleksandra sembra essere la ragazza perfetta, anche se nasconde un segreto che non la farebbe più sembrare tale.
Kuzma tira le fila e li tiene tutti uniti, è quello che li salva. Eppure sa che non farà una bella fine.
Sono arrabbiati e distrutti. Sono orgogliosi e violenti. Amano, odiano, bevono e si sballano.
Sono i ragazzi del Blocco di Ekaterimburg e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO TREDICI: SE QUESTO E’ AMORE

Но просто, он тоже любит дым.
И так легко, как с ним.
Мне не было с другими.
Так просто, все просто.
 
(E’ solo che anche a lui piace fumare.
E con lui è tutto così semplice.
Come non nessun altro.
Così semplice, tutto così semplice)
[Мари Краймбрери - Он тоже любит дым]
 
Denis, impalato sotto il portone di casa sua, stava febbrilmente attendendo l’arrivo di Yurij. Quando gli aveva chiesto di uscire la sera, non aveva potuto credere ai suoi occhi: rimediare un appuntamento con l’uomo più sexy del Blocco, beh, mica uno scherzo. Schiacciò la sigaretta spenta sotto il tacco dell’anfibio, e si guardò intorno, nell’enorme strada deserta, malamente illuminata da tristi lampioni mal funzionanti. Si era vestito meglio che poteva, e ci aveva messo ore a scegliere che profumo spruzzarsi addosso, quali collane indossare, se mettere la camicia slacciata oppure una canottiera slabbrata di qualche band metal – nessuna preparazione era mai stata elaborata quanto quella. Ma, diamine, il palio era altissimo. Si sistemò ancora una volta i capelli, spettinandoseli ad arte, e sospirò. Come avrebbe dovuto comportarsi? Sicuramente con più maturità, non come era solito fare con i suoi amici, o con le sue scopate estemporanee. Avrebbe dovuto essere completamente adorante passivo? O più sul sensuale andante? Poteva anche tentare la tecnica del non mi importa di te per eccitarlo. Oppure …
-Pensieroso, Denis?
Il ragazzo fece un salto quando sentì la voce di Yurij, e si voltò con una giravolta imbarazzata. Illuminato dalla luce dei lampioni, con i capelli scuri portati poco sotto la mascella, i tatuaggi in bella mostra, e lo sguardo predatore, Denis pensò di non aver mai visto uomo più bello.
-Ti stavo aspettando.- sorrise, e si rese perfettamente conto che invece di aver sfoderato il sorriso assassino che si era preparato, aveva solamente prodotto quello dolce e ancora infantile. Ma non se ne pentì, perché tutto di fronte a Yurij si scioglieva e lui si sentiva un ragazzino alle prime armi.
-Allora perdonami per il ritardo.
Yurij si chinò a baciargli la guancia, e Denis fece ricorso a tutte le sue forze per non avventarsi sulle sue labbra. Profumava di colonia, di sigarette, di muschio e di qualcos’altro di dolce; e quando gli mormorò “sei bellissimo” nell’orecchio il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. Aveva una voce così vibrante e sensuale, eppure venata da quella malinconia che la rendeva unica nel suo genere. Come se fosse il pianto di un angelo lussurioso caduto dal Paradiso.
Denis ebbe la buona creanza di arrossire, perché tutto in quel momento lo stava portando a fare pensieri poco casti (anzi, direttamente pornografici). Si chiese cosa avesse Yurij per averlo fatto capitolare così; nessuno avrebbe potuto ricollegare quel Denis timido e adorante col solito capo della Banda del Blocco sfacciato e spaccone. Eppure in quell’uomo c’era più di una bellezza assassina e di una sensualità disarmante; il ragazzo aveva letto in quegli occhi d’acciaio cose segrete di sofferenze incredibili, misteri che aspettavano di essere svelati, lacrime che avrebbero voluto essere piante. C’era tanto, in Yurij, come in una bellissima matrioska tutta da svelare, e lui aveva deciso che avrebbe aperto tutte le scatole, sino all’ultima.
-Vogliamo andare?
Denis annuì e poi prese l’iniziativa, prendendolo sottobraccio.
-Dove mi porti?- trillò, sfarfallando le lunghe ciglia da ragazza.
-Ovunque vuole la mia principessa.- rispose Yurij, ammiccando.
-E chi ti dice che io sia la tua principessa?
A questo gioco si può giocare in due, pensò Denis, cercando di fare un sorriso il più possibile scaltro.
-Allora sarai la mia zarina.- ribatté l’uomo, passandogli un braccio sulle spalle e stringendoselo a sé, con un gesto che aveva dell’erotismo e contemporaneamente dell’affettuoso, dentro.
Denis arrossì un pochino, ma dentro di sé gioì silenziosamente. Chissà cosa avrebbe pensato Sasha se l’avesse visto così. Bah, non era certo il caso di pensarci in quel momento, visto che la bionda era acqua passata, oramai. Si chiese se ci fosse rimasto tanto male di quella rottura, e in fondo aveva deciso che no, non l’aveva sofferta. Aveva trovato un degno rimpiazzo, e aveva deciso che si sarebbe giocato tutte le carte del mazzo per poter intrecciare qualcosa di più di una semplice amicizia-attrazione.
Camminavano per le strade di Ekaterimburg come fossero i padroni della città, e Denis si sentiva così potente al fianco di Yurij, come se fosse elevato a tre metri sopra al cielo. Sapeva che avrebbero potuto fare qualunque cosa e lui si sarebbe sentito perfettamente a posto con sé stesso. Come quando era con Kuzma, con la sostanziale differenza che qui lui era la principessa ribelle trascinata dal bandito nella loro Wonderland, invece di essere lo scanzonato messaggero.
-Oggi è venuta a casa nostra la tua amica Valerya.- disse Yurij, passandosi una mano tra i capelli – Doveva parlare con Marina.
-Ah sì. Ha vinto una borsa di studio per l’Università di Stato di San Pietroburgo, e cerca qualcuno che l’accompagni.- Denis sorrise, fiero della sua amica – Sai, Lera è molto intelligente, ma ha qualche problema a stare da sola. Cioè, in realtà ha qualche problema in generale, ma sembra che si fidi molto di Marina.
-Ho avuto modo di appurarlo. A parte tutto, è una ragazza molto carina.
-Non le avrai mica messo gli occhi addosso?- Denis alzò un sopracciglio.
-Ho messo gli occhi addosso a te, principessa.
Denis avvampò di piacere, anche se tentò di non darlo a vedere. Adorava essere sotto le attenzioni di Yurij, anche se era più impacciato che mai ma era proprio per quello che gli piaceva. Per la prima volta, era lui ad essere impunemente corteggiato e questo gli scaldava il cuore. Gli piaceva essere spogliato con gli occhi ma contemporaneamente essere trattato con malizia e gentilezza, senza essere precipitosi ma nemmeno troppo melensi. Guardò gli occhi grigi di Yurij e pensò che non avesse mai incontrato delle iridi più devastanti e devastate di quelle. C’era così tanto in un solo uomo da far girare la testa, eppure Denis si sentiva pronto a indagare fino all’ultimo segreto nascosto in quei tatuaggi, pronto a spogliare quel ghigno di tutto il suo sarcasmo, fino ad arrivare al nudo dolore, pronto ad ascoltare e a filtrare ogni parola che uscisse da quelle labbra, pronto a scoprire tutto quello che si nascondeva dietro a quel viso magro e a quelle mani lunghe e nervose. Non si era mai ritenuto un ragazzo particolarmente poetico né sensibile, molto più legato a cose veraci e terrene come il sesso, le dichiarazioni plateali e mielose, le canne, la vodka e la musica rock. Era volgare, allegro, superficiale, era il Denis del Blocco che tutti conoscevano e stimavano; ma, ben nascosto, esisteva anche il Denis innamorato dell’amore, perennemente alla ricerca di qualcosa che il mero divertimento non gli poteva dare, il Denis che si commuoveva di fronte a un film senza happy-ending, il Denis che sognava ad occhi aperti e che voleva disperatamente trovare la persona giusta. Poteva fingere di essere quello che non era, ma non aveva mai mentito a sé stesso: lui voleva l’Amore, ma quello con la A maiuscola, quello che ti fa battere il cuore un po’ più veloce, che ti fa arrossire per niente, che ti porta a suonare la chitarra per strada cantando i pezzi romantici degli Sleeping With Sirens come se non ci fosse un domani, che ti fa venir voglia di leggere le poesie dell’Achmatova insieme per poi dedicarsele a vicenda, che ti obbliga a lottare come un matto per quello che provi, che ti toglie il sonno e ti fa ballare sui tetti fino alle quattro del mattino, aspettando di vedere l’alba insieme. Denis cercava quello, e si chiedeva selvaggiamente se Yurij sarebbe stato quello giusto. Aveva cercato per anni quell’Amore, inutilmente. Non l’aveva trovato in Sasha, né in nessun’altra ragazza, o ragazzo, incontrati a scuola o nei locali del Blocco. Forse era abilmente dissimulato nel sorriso di Kuzma, ma non era mai così sicuro, perché Kuzma sarà anche stato il suo migliore amico ma era un dannato indovinello irrisolvibile. Forse si nascondeva in una persona lontanissima da lui. Oppure, era nei tatuaggi di Yurij che avrebbe trovato quello che cercava da sempre. Si era perfettamente reso conto che quello che li univa era più che semplice attrazione sessuale, c’era una componente misteriosa che non vedeva l’ora di risolvere. Si erano riconosciuti come gente simile, entrambi con una facciata da mantenere ma con un’anima più complessa di quello che la gente potrebbe pensare. Cos’erano, dopotutto? Un diciottenne scapestrato a capo di una squinternata banda di teppisti e un trentenne che faceva il tatuatore con molti più segreti di quanto volesse ammettere. Cos’erano? Erano quello, erano gente del Blocco e forse proprio perché lo erano avrebbero avuto più semplicità a finire insieme. Potevano capirsi, perché erano nati sotto quei cieli infiniti, avevano subito le stesse violenze, avevano vissuto la stessa vita sul baratro, avevano distrutto le stesse cose. Essere del Blocco di Ekaterimburg era una cosa della quale non ti saresti mai liberato. Ce l’avevi tatuato nell’animo, e non c’era modo per potersene staccare.
-Vieni, Denisoch’ka, vediamo come te la cavi a ballare.
Yurij gli sorrise e lo trascinò dentro a un locale buio, illuminato a sprazzi da luci violette e vermiglie. Denis non c’era mai stato e una scarica di adrenalina gli percorse la spina dorsale. Strinse più forte la mano di Yurij quando cominciarono a farsi largo tra la folla che si agitava ai ritmi di musica elettronica a tutto volume, e nel frattempo si guardò intorno, cercando di capire in che strano posto fossero finiti. Si rese conto di non conoscerlo, ma non aveva paura, finché era con lui. Rise, di un riso liberatorio e felice, spintonando una massa di persone strafatte che ondeggiavano come mille cloni in trance, e si ritrovò tra le braccia di Yurij, inspirando ancora il suo profumo tossico. Sorrise, mordendosi il labbro inferiore, e cominciò a muovere il bacino, come gli aveva insegnato Sasha. Nessuno, nella Banda, aveva potuto risparmiarsi le incessanti lezioni di ballo della bionda, nonostante gli improperi di Kuzma e le lagnanze di Valya. Beh, Denis non le sarebbe mai stato abbastanza grato per tutte le ore passate a “fare dubbi movimenti pelvici, agitando le braccia come indemoniati”, come diceva sempre Kuzma. Avvolse le braccia attorno al collo di Yurij, godendosi le sue mani strette sui fianchi magri e sfarfallò le ciglia in maniera sensuale, come solo lui sapeva fare.
-Apri la bocca, principessa.- gli sussurrò Yurij nell’orecchio e Denis non ebbe nemmeno modo di reagire razionalmente che la spalancò, tirando appena fuori la lingua. Forse aveva capito cosa stava per succedere. Forse …
Aveva capito.
Yurij gli fece scivolare sulla lingua una pillola azzurra, con un sorriso diabolico, e Denis ingoiò volentieri la pasticca di ecstasy, o quello che era, perché voleva sballarsi, voleva dimenticare, voleva fare tutto.
-Bravo bambino.- gli mormorò ancora nell’orecchio Yurij, afferrandogli le natiche e stringendogliele, mozzandogli il fiato.
Denis prese un profondo respiro, e poi decise di buttarsi, buttando all’aria tutta la sua mascolinità e la sua poca credibilità. Approfittando del fatto che fosse partita quella canzone dei Kazka che andava tanto di moda e che era così dannatamente sensuale, cominciò a strusciarsi addosso a Yurij pesantemente, facendo scontrare i loro bacini, le fronti poggiate le une alle altre e gli occhi famelici almeno quanto le loro bocche che però erano ancora ben lungi dal toccarsi. Ma Denis aveva deciso che avrebbe tirato più che poteva quel piacere, approfittando del buio del locale e della massa di gente che li circondava. Poteva giocarsi quella carta e voleva farlo.
Si girò, facendo aderire la sua schiena al petto di Yurij, e cominciò a sfregarsi abbondantemente contro il bacino dell’altro, e gioì segretamente quando sentì il suo respiro farsi appena più pesante. Vai così, Denisoch’ka, si disse, sei una dannata bomba di sesso.
Gli poggiò la testa sulla spalla, ruotando gli occhi all’indietro, e incatenandoli con quelli di Yurij, un sorrisino appena accennato sulla labbra che presto si tramutò in un mugolio di sorpresa e piacere quando Yurij gli infilò prepotentemente la mano in mezzo alle gambe, toccandolo al di sopra della stoffa degli skinny jeans.
-Non te l’aspettavi, vero, Denisoch’ka?
-Non t’aspettavi questo, vero, Yuroch’ka?
Di colpo, Denis si voltò, gli afferrò il viso tra le mani e lo baciò. E quando lo baciò, si rese perfettamente conto che forse aveva trovato l’Amore. Fu un bacio passionale, tutto lingua, morsi, labbra succhiate, ma il ragazzo si sentì meglio di quanto si fosse mai sentito in vita sua. Fu come se ogni cosa brutta, ogni pensiero fastidioso, ogni dolore scomparisse dentro quegli occhi grigi e in quelle labbra che sapevano di fumo e di menta. Non si era mai sentito così bene dai tempi in cui sua mamma era ancora viva e gli cucinava i bliny raccontandogli le leggende di Vassilissa e la Baba Yaga. Non c’era mai stato più nulla in grado di farlo sentire totalmente in pace con sé stesso, e pensò che momenti come quello se li sarebbe ricordati fino alla fine. Si sarebbe ricordato le mani che vagavano nei capelli di Yurij, si sarebbe ricordato il calore del suo abbraccio e le sue mani sui fianchi, si sarebbe ricordato le labbra che si prendevano e mollavano in un gioco violento e desideroso. Ma si sarebbe anche ricordato quella malinconia di fondo che filtrava anche in mezzo a un bacio tutto lingua e a una semi erezione che premeva contro i jeans, il dolore che entrambi tenevano rinchiuso per paura che potesse portarli all’autodistruzione, la passione cercata per soffocare i demoni che li perseguitavano. C’era tantissimo, in quel momento apparentemente sporco, c’era un ragazzo che cercava l’Amore e un uomo che aveva perso ogni speranza di trovarlo. C’erano due giovani vittime del Blocco che volevano vivere talmente a fondo fino a farsi male, perché sapevano che se giocare col fuoco era pericoloso, loro ci si sarebbero buttati dentro ricoperti di benzina, perché volevano ardere fino a rimanere cenere.
Anche mentre inciampavano nel bagno lercio del locale, intenti a slacciarsi i jeans e a divorarsi il collo e il viso di baci, Denis sapeva che non sarebbe finito tutto lì ma che ci sarebbe stata una storia che avrebbe giustificato quella passione sfogata e devastatrice. Lo pensava mentre Yurij gli tirava giù i jeans e i boxer, lo pensava mentre lo prendeva in braccio, lo pensava mentre gli slacciava la camicia, mordendolo e baciandolo come mai in vita sua, lo pensava mentre Yurij spingeva dentro di lui con forza, mentre lui strillava tutto il suo piacere, cercando un contatto sempre più profondo, chiedendogli di andare più veloce, di scoparlo con violenza, lo pensava mentre urlava il nome di Yurij, tirandogli disperatamente i capelli, lo continuava a pensare mentre sentiva l’orgasmo sempre più vicino, mentre Yurij ansimava il suo nome e lo faceva andare fuori di testa. Lo pensò con sempre più convinzione quando vennero travolti dall’orgasmo, e la situazione poteva anche essere squallida, in un bagno sporco, sesso veloce, una voglia disperata di soddisfarsi, ma quando posò i piedi per terra e Yurij lo rivestì lui, con calma, con un mezzo sorriso ancora allucinato, accarezzandogli il viso sudato e baciandolo castamente sulla labbra, sulla fronte e sulla punta del naso, come fosse un bambino, fu lì che Denis capì perfettamente che forse aveva trovato l’uomo giusto per lui. E si ripromise che avrebbe lottato per un Amore che era pronto a sbocciare, si sarebbe fatto in quattro per conoscere Yurij sin nel profondo, per capire la sua malinconia, per fare amicizia con i suoi demoni. Sì, decise il ragazzo del Blocco, intrecciando la mano con quella tatuata dell’uomo di fronte a lui, era pronto a sacrificarsi per iniziare una storia che avrebbe potuto essere violenta, verace e di periferia, ma che sapeva che gli avrebbe riservato la felicità che fino a quel momento aveva fatto così tanta fatica a trovare.

 
  
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