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Autore: ELIOTbynight    24/11/2018    3 recensioni
"Certo, in passato Sehun aveva ordinato varie volte ai membri del branco di attaccare o uccidere un nemico, ma se non si trovavano in situazioni di pericolo e prendevano un’iniziativa simile, per di più senza il consenso dell’Alfa e nei confronti di qualcuno che non rappresentava un nemico, beh, quello era un grave errore.
Perdere il controllo in un momento che non lo richiedeva, come aveva fatto Minseok quel giorno, era motivo di grande vergogna e immaturità per uno Shou."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chen, Chen, Xiumin, Xiumin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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(a spin-off from "Shou")



Quella mattina c’era qualcosa nell’aria, qualcosa di insolito. Una sensazione comune che ebbero tutti i principali membri del branco al risveglio, quando uscirono fuori dalle loro case e annusarono l’odore fresco e pungente della foresta. In qualche modo persino Jongdae, il più estraneo a quell’ambiente, percepì che quella mattina era strana, come se qualche incantesimo fosse stato lanciato sul villaggio durante la notte.
Ad aiutarlo a capirlo, in ogni caso, era l’atteggiamento degli altri Shou che lui poté notare quando uscì per sgranchirsi le gambe. Minseok non era nei paraggi, ma il sole era alto e Jongdae comprese di aver dormito a lungo, quindi pensò che magari era già in giro, indaffarato in qualche sua faccenda.

“Hey, Baekhyun!” esclamò gioviale come al solito, quando riconobbe la chioma color vino dello Shou sul sentiero e decise di salutarlo.

Quello lo riconobbe e gli sorrise, ma mentre alzava il braccio per ricambiare il gesto venne trascinato via per un braccio dal suo compagno, Chanyeol.
“Ciao, Jongdae!” esclamò intanto. “Scusa, siamo di fretta!”

L’altro non ebbe nulla da obiettare, ma non poté fare a meno di sentir scalpitare dentro la propria curiosità, così decise di seguirli. Nel mentre si guardò intorno: cercava la presenza familiare di Minseok, che sentì mancare moltissimo, ma in compenso vide che molti Shou parlavano animatamente tra loro, altri si muovevano nella stessa direzione in cui stavano andando Baekhyun e Chanyeol.
Che cos’era successo di tanto eclatante, da smuovere l’intero villaggio?

Così procedendo, Jongdae giunse a una parte della foresta che non aveva ancora visitato. Con cautela si avvicinò a quella che in lontananza sembrava una radura, al centro della quale si trovava una tenda. Fuori da essa, alcuni Shou erano radunati a parlare e Jongdae li riconobbe tutti, avendoli conosciuti negli scorsi giorni ed essendo loro compagni stretti di Minseok.
Spiccava in mezzo a tutti Luhan, lo Shou dai capelli biondi e gli occhi color del cielo, che aveva salvato la vita di Jongdae il giorno che era stato trovato e portato al villaggio. Era anche lo Shou di cui Minseok si era innamorato, ma che date molte circostanze sembrava essere legato in modo indissolubile a Sehun, l’Alfa del Villaggio del Nord.
Jongdae notò che Luhan stava sorridendo timidamente e accanto a lui Kyungsoo e Jongin stavano annusando l’aria.

“Vuoi venire anche tu?”
La voce profonda di Chanyeol spaventò Jongdae al suo fianco, facendolo sobbalzare. Lo spilungone gli stava sorridendo in modo amichevole e il ragazzo si sentì in imbarazzo per essere stato colto in flagrante, a osservare la scena da lontano come un guardone.
Con un sorrisetto modesto, annuì e si unì a lui nel raggiungere Baekhyun, qualche passo più avanti, fino a unirsi alla scena.

“Allora? Qual è la grande notizia?” esordì appunto lo Shou dai capelli color vino, infilandosi tra Jongin e Zitao.

Appena dopo averlo detto, però, Baekhyun annusò l’aria sotto gli sguardi divertiti degli amici, per poi spalancare gli occhi e la bocca e fissare Luhan con lo stupore vivo sul suo viso.

“È successo?!”

Luhan annuì leggermente e incassò la testa nelle spalle, lasciando che Baekhyun lo abbracciasse.

Jongdae assistette a tutta la scena e, in un tentativo forse un po’ stupido di comprendere la situazione, annusò l’aria con il naso all’insù, tentando di percepire un qualche odore particolare. Sentiva solo gli aromi degli alberi circostanti e l’umidità dell’inverno. Ah, e un leggero profumo di arnica montana, che spiccava in tutto quel freddo.
“Che cosa significa quello che ha detto Baekhyun?” domandò il giovane, ingenuo e ignorante com’era.

Non chiedeva la risposta di nessuno in particolare, ma il primo a spiegare fu Kyungsoo.
“Stamattina abbiamo sentito l’odore di Sehun da una grande distanza, proveniente dalla sua tenda. A Jongin è sembrato strano, dal momento che invece ieri notte è passato di qui e dice di aver percepito l’odore di Luhan in maniera molto, ma molto più intensa.”

“Ho dovuto darmi un pizzicotto, pur di non cedere alla tentazione.” ammise Jongin imbarazzato, al che Chanyeol e Zitao si misero a ridere vicino a lui.
Kyungsoo gli diede una gomitata, davanti allo sguardo sempre incuriosito e un po’ confuso di Jongdae.

“Ad ogni modo, siccome abbiamo notato questo cambiamento, siamo venuti qui a vedere se fosse successo qualcosa. L’odore di Luhan era molto più debole dei giorni scorsi, rispetto al forte sentore di arnica montana tipico di Sehun. Il bello è che qui Sehun non c’era affatto.”

Jongdae sbarrò gli occhi. “Continuo a non capire. Perché sentiamo l’odore di Sehun, se lui non c’è?”

“Perché hanno fatto l’amore!” rispose Baekhyun eccitato. “Ora Sehun e Luhan si appartengono.”

Fu una vera e propria epifania per l’unico umano del gruppo, che restò a fissare gli altri con gli occhi grandemente aperti e curiosi. Se tutti i compagni di branco di Luhan l’avevano capito solo guardandolo e solo sentendo l’odore, doveva essere stato veramente qualcosa di speciale, non un semplice atto sessuale. Forse c’entrava quella storia dei ban, quelle anime gemelle che istintivamente erano legate l’una all’altra e non potevano fare a meno di stare separate.
Jongdae non aveva mai creduto granché a favole del genere, troppo frivole e ingenue rispetto a ciò che la dura vita invece gli aveva sempre insegnato, ma quando vide lo sguardo timido e sinceramente felice di Luhan, ci credette un po’ di più, ancora più di quando gli avevano spiegato che il legame tra ban era una cosa che esisteva tra gli Shou come la cosa più naturale del mondo.

Gli venne in mente come Minseok gli avesse parlato di Sehun e Luhan insieme. Gli aveva fatto un discorso lungo e in qualche modo dolce, perché l’argomento era un fenomeno unico che rendeva gli Shou delle creature migliori. Eppure Jongdae ricordò anche quanto fossero tristi gli occhi di Minseok mentre parlava di Luhan, di come aveva desiderato saltargli addosso attratto dall’odore dei suoi feromoni e di come ironicamente era stato scoperto che la sua vita era destinata a Sehun, l’Alfa del branco, e non a lui.

“Sono contento per voi.” disse, e Luhan gli sorrise gentile e riconoscente. Jongdae provò nei suoi confronti tanti piccoli sentimenti diversi e contrastanti che pungevano nel suo subconscio e la sua reazione fu un temporaneo mutismo. Osservò Kyungsoo e Yifan fare domande al biondino, che cercava di divagare inutilmente, e decise che forse non era esattamente una buona idea rimanere lì.

“Ragazzi, qualcuno ha visto dov’è andato Minseok?”

“Ah, non era con te a casa?” domandò Jongin stupito, che intanto fece spallucce e annunciò: “Vado a cercare Sehun.”

“È andato verso il fiume.” gli rispose finalmente Zitao. “L’ho visto di sfuggita mentre venivo qui, andava dalla parte opposta.”
Jongdae lo ringraziò e mentre si allontanava aggrottò la fronte, pensieroso. Se tutti erano lì davanti alla tenda di Sehun, dopo che si erano accorti del lieto evento, perché Minseok non era con loro?







Lo trovò seduto sulla sponda rocciosa in modo scomposto, la schiena incurvata e la testa bassa. Si avvicinò saltellando tra gli scogli, ma poi fece più piano quando gli fu vicino e lui si era ormai accorto della sua presenza.

“Ehi.” mormorò Minseok atono, con gli occhi fissi sull’acqua gelida del fiume pochi metri più in basso.
Jongdae non si lasciò scoraggiare da quella premessa. Sapeva di avere un potere non indifferente su di lui, vista la sua personalità.
“Buongiorno.” gli sorrise nel suo solito modo simpatico. “C’è un gran fermento oggi …”
Non avrebbe mai osato tirare fuori la notizia del giorno senza almeno un po’ di tatto. Sapeva che l’ultima volta che avevano parlato di Luhan non era stato esattamente in modo felice, perciò si impose un minimo di delicatezza, anche se la parte più infantile di lui avrebbe voluto tanto parlarne comunque.

“Sì, lo so.”
La fredda e secca risposta di Minseok lo spiazzò in un primo momento, ma poi a ripensarci Jongdae si disse che avrebbe dovuto arrivarci. Doveva essere proprio quello il motivo per cui si era allontanato dal resto del branco.

“E così l’hai saputo?”

“Sono stato il primo.” continuò lo Shou, e stavolta si voltò a guardarlo. I suoi occhi non erano mai stati così distanti, così vicini al lupo dentro di lui più dell’umano che vi era fuori.

Jongdae non osò rompere quello strano silenzio che quella frase si lasciò dietro e mandò giù a fatica un cumulo di saliva, ma Minseok capì che con lo sguardo gli stava chiedendo delle spiegazioni e dunque sospirò appena dal naso.

“Considerami un debole, se vuoi. Ma è andata così. Non ho mai dimenticato gli istinti che ho provato quando mi sono ritrovato Luhan in calore a un paio di metri da me. Ah, se fossi uno Shou anche tu capiresti. Avresti perso la ragione, proprio come me, ed avresti cercato quella sensazione a tutti i costi, anche se è disgustosa.”

Jongdae rabbrividì mentre Minseok parlava ad occhi bassi, ma non si mosse da dove si trovava e accettò quella storia.

“Non sono riuscito a dormire stanotte. Pensavo e ripensavo all’odore di Luhan e all’alba non ho resistito. Sono andato alla tenda di Sehun … e l’ho visto uscire. Ho visto uscire Sehun.”

Fece una pausa e Jongdae dovette stringere i pugni per combattere la tentazione di chiedergli di andare avanti, mettendogli fretta.

“Lui non mi ha visto, ma sicuramente mi ha fiutato, anche se non l’ha dato a vedere. Il suo odore era forte, tanto che quasi non sentivo più quello di Luhan. Ho visto … ho visto un marchio sul suo collo … il marchio di Luhan.”

Jongdae trattenne il fiato.

“Ho subito capito che cos’è successo stanotte. Ora … ora Sehun e Luhan si appartengono.”

“Lo ha detto anche Baekhyun …” osservò l’altro ad alta voce, ma si pentì di aver parlato nel momento in cui Minseok lo fulminò con lo sguardo.

Non aveva mai sentito gelargli il sangue tanto in fretta, mentre quegli occhi canini sembravano perforargli l’anima e un ringhio basso e inquietante vibrò nell’aria, proveniente dal petto dello Shou. Jongdae non avrebbe mai pensato che una delusione d’amore, se così semplicemente poteva essere chiamata, suscitasse un tale comportamento.

“A-Ascolta.” Cercò di esordire, abbozzando un sorrisetto disperato per sdrammatizzare. “Luhan è il ban di Sehun, giusto? Significa che in ogni caso sono destinati. Magari tu e Luhan non siete fatti l’uno per l’altro, anche se il suo odore ti attrae.”

Come Jongdae trovò la forza di continuare a parlare, nonostante la durezza dell’espressione di Minseok, proprio non lo sapeva.

“E-E poi erano tutti sollevati di sapere che Luhan si è, ecco, unito a Sehun in quel modo. Magari adesso lui diventerà un capo più gentile … Già una volta Luhan ha contribuito a placare l’ira del suo Alfa, impedendo che io morissi, e potrebbe farlo ancora con i prossimi umani che incontrerà.”

A quello Minseok non aveva pensato subito e la parte più umana di lui non poté che essere d’accordo, ma in quel momento a ribollirgli nelle vene era il suo sangue di lupo, a bruciargli era l’orgoglio ferito e a fargli provare una pungente amarezza era la delusione di aver conosciuto un essere tanto buono e puro come Luhan, per poi sapere che non avrebbe mai potuto stare al suo fianco come desiderava.

“Andiamo …” continuò Jongdae, ostinato ma ottimista. “Manda via quel broncio, avanti!”

Quando ricevette quella spallata amichevole, Minseok la ricambiò istintivamente con molta più forza, facendolo barcollare e quasi cadere.
“Smettila.” sbottò con un sibilo irritato, abbassando di nuovo gli occhi.

L’altro ci rimase male, ma si sforzò di mantenere l’umore alto e contagiare Minseok.
“Ah, ho capito. Ti serve un abbraccio!” esclamò, sorridendo. “Vieni qui …”

Jongdae cercò di cingerlo con le braccia intorno alle spalle, ma proprio quando stava per toccarlo, Minseok ringhiò forte e bastò un colpo improvviso della mano per spingerlo via di nuovo, stavolta sbalzandolo indietro con violenza e facendogli sbattere la schiena contro un masso.
Il giovane si rimise seduto a fatica, stringendo i denti dal dolore, e non riuscì a tornare a sorridere quando incrociò nuovamente il suo sguardo: era quello di un lupo, impreziosito dalla scintilla animalesca più minacciosa che avesse mai visto.

“Ehi … M-Ma che fai?” balbettò Jongdae, spaventato.

“Ti faccio tornare al tuo posto.” Rispose Minseok, muovendosi lentamente e finendo per inginocchiarsi sulla ghiaia. “Mi hai stancato, Jongdae. Prova a nominare ancora una volta Luhan e Sehun e giuro che ti faccio a pezzi.”

Jongdae indietreggiò, per quanto possibile, e smise di respirare notando che Minseok si stava avvicinando con una lentezza terrificante, graffiando la pietra sotto le unghie.

“Sehun non cambierà mai.” sibilò lo Shou. “Potrà anche smettere di uccidere, ma rimarrà sempre il più spietato del branco. Non mi importa se è l’Alfa, non mi importa se Luhan è innamorato di lui. Sehun non lo merita.”

Jongdae non l’aveva mai sentito parlare così ed era spaventoso. In tutti quei giorni che aveva vissuto a casa sua, Minseok si era rivelato un ragazzo tenero, gentile e divertente, mentre in quel momento era l’esatto contrario. Non avrebbe mai nemmeno pensato che quella fosse la sua vera opinione su Sehun, il capo del loro branco che avrebbero dovuto rispettare e a cui avrebbero dovuto voler bene.
E Jongdae era un ragazzo testardo, che non avrebbe mai voluto credere a quello che stava vedendo, non prima che l’avessero costretto.

“Minseok, che stai dicendo?” tentò di dire, mandando giù la saliva a fatica. “Tu-Tu non dici sul serio … e se sei sincero, beh, sappi che sei un egoista! Lo sai che in fondo Sehun e Luhan fanno del bene l’uno all’altro, lo pensano tutti. Perché tu no?”

La reazione dello Shou fu un’altra spinta simile alla precedente, che fece rivoltare Jongdae su se stesso e sbattere contro un altro masso più grande, che il ragazzo non avrebbe mai potuto evitare a meno di non alzarsi e correre via.
“Stai zitto, Jongdae.” furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, e il giovane notò con orrore che gli si erano allungati i canini bianchi.

“Min-Minseok … ti prego …” sussurrò, tendendo una mano avanti per difendersi. “Calmati, non è successo nulla. Sei-Sei sicuro di non volere un abbraccio? Gli abbracci con te funzionano sempre!”

“Ti ho detto di stare zitto!”
Questa volta fu un ruggito vero e proprio e la prossima cosa che seppe Jongdae fu di trovarsi con la schiena dolorosamente premuta contro la ghiaia della riva del fiume, un peso enorme sul corpo a impedirgli di muoversi e due occhi del blu più scuro della notte puntati nei suoi che lo facevano tremare di terrore.

Minseok si era trasformato in lupo; il suo pelo ramato come le foglie autunnali faceva contrasto con la neve che li circondava, ma Jongdae pur essendo terrorizzato non aveva freddo, poiché il fiato caldo dell’altro lo scaldava. Eppure non c’era niente di rassicurante in quel dettaglio, dopotutto avere addosso un lupo arrabbiato non era esattamente in cima alla sua lista dei desideri.

“Minseok … Minseok, per favore …!”
Jongdae tentò di parlare, ma oltre a supplicarlo e a chiamarlo per nome non riusciva a fare altro. Restò immobile sotto di lui, la vista che si sfocava a poco a poco da come lucidi gli stavano diventando gli occhi e la gola sempre più stretta che gli impediva di respirare.
L’aria vibrava del ringhio continuo dello Shou, il quale sembrava aver perso completamente la testa. Per la prima volta da quando era entrato in contatto con quello strano mondo, Jongdae stava morendo di paura.

E proprio quando Minseok spalancò le fauci e Jongdae si preparava a provare un immenso dolore, il peso sul suo petto scomparve e il suo corpo tremò dal gelo.
Riaprì gli occhi che aveva chiuso per riflesso e vide un lupo dal pelo più chiaro e neutro, retto sulle zampe, che fissava un punto davanti a sé respirando forte.
Jongdae si rialzò seduto e si accorse dell’accaduto: Minseok era stato spinto via e ora era steso sulla ghiaia, al limite della sponda del fiume. Il giovane uomo indietreggiò ansimando. Aveva ancora il batticuore e non riusciva a fermarlo. Chiuse di nuovo gli occhi e prese un respiro più profondo degli altri; a riaprire gli occhi non vide più due lupi, ma due individui: uno era Minseok, dolorante al suolo, e l’altro era Chanyeol.

“Stai bene, Jongdae?” gli domandò quest’ultimo, allungando una mano per dargli una pacca sulla spalla.
Jongdae restò rigido al tocco, mentre respirava ancora in fretta per lo spavento, ma annuì appena per rassicurarlo e fu in grado di riprendersi almeno mentalmente.
Chanyeol accennò un sorriso, ma poi si rivolse all’altro Shou, senza che gli importasse della loro differenza di età. “Minseok-hyung, che cazzo fai?!”

Quello si tirò su a fatica; Chanyeol gli aveva dato proprio una gran spallata. Si tenne il capo tra le mani con espressione dolorante, come se stesse avendo un’orribile emicrania, e poi notò Jongdae. Il suo sguardo si riempì di stupore, come se lo vedesse per la prima volta, e non appena si rese conto di che cosa fosse successo, la sua espressione divenne disperata.

“Jongdae … i-io non …”

Non aveva parole per spiegarsi, per giustificarsi, per scusarsi. Minseok avvertì gli occhi blu farsi enormi e lucidi, tutto a un tratto guardare Jongdae iniziò a fargli male, tanto male, e allora si guardò intorno spaesato, confuso, impaurito.

“Che cosa ho fatto …” sibilò a se stesso, prima di tramutarsi di nuovo in lupo e scomparire dalla vista degli altri due. Corse via, scappando dai sentimenti terribili che avevano scosso il suo cuore. Stava scappando da se stesso.

Per tutto il tempo Jongdae lo fissò, spaventato ma curioso, era più forte di lui. Gli occhi di Minseok gli rimasero incisi nella mente, anche quando il batticuore era già scomparso, e Chanyeol lo riportò al branco.



*



Era calato il buio, ma Minseok non ne voleva sapere di tornare a casa. Era rimasto fermo immobile tutto il resto della giornata, con le ginocchia al petto seduto su una roccia in cima alla collina, senza toccare né cibo né acqua. Aveva avuto il volto terrorizzato di Jongdae perennemente davanti agli occhi, fisso come un incubo.
Solo quando udì il rumore di un altro animale che si avvicinava ed ebbe l’istinto di assicurarsi che non fosse niente di pericoloso, Minseok spostò lievemente il capo e si accorse di star tremando. Era arrivato l’inverno dopotutto, e pur essendo una creatura particolare avrebbe dovuto tornare a dormire in un posto caldo, prima o poi.

La creatura che si era avvicinata era un lupo dal pelo che aveva in sé tutti i colori dell’autunno, alto e possente, ma quando Minseok notò la coda variopinta dei più svariati colori, capì di chi si trattasse e tornò a chiudersi nella sua posizione rannicchiata. Lui era proprio l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.
Il lupo fece qualche lento passo verso di lui, fermandosi ad annusare l’aria un paio di volte, e poi si sedette a qualche metro dalla roccia, sul tappeto di foglie secche a lato del sentiero. Minseok non lo degnò di uno sguardo, puntando gli occhi sulla piccola radura abbandonata illuminata dalla luce della luna e delle prime stelle notturne.
Si accorse che era tornato alla sua forma umana solo quando lo sentì parlare.

“Te lo meriti.”

Minseok si accigliò, ma non si mosse. “Cosa?”

“Questo senso di colpa.”

Solo a quel punto si voltò a guardarlo: anche Sehun aveva gli occhi rivolti alla radura, in particolare allo spiazzo centrale su cui probabilmente nei giorni passati era anche stato acceso un fuoco da qualcuno. L’espressione era come al solito fredda e apatica, i suoi capelli erano sempre più colorati e vivaci del suo atteggiamento.

“Che ne sai tu, dei sensi di colpa?”

Minseok riversò su Sehun la sua frustrazione, perché non aveva più incontrato altra creatura vivente dal brutto episodio di quella mattina, ma soprattutto perché attribuiva inconsciamente a lui parte della sua infelicità. Non gli importava delle conseguenze, quella sera non aveva proprio voglia di mostrarsi gentile e accomodante solo perché lui era l’Alfa del suo branco.

“Hai ragione.” mormorò Sehun, muovendosi un poco per mettersi a gambe incrociate. “Dopotutto sei tu a sentirlo talmente tanto forte che ti si contorce lo stomaco.”

Lo Shou dai capelli rossicci lo fulminò con gli occhi e ringhiò appena, ma non protestò per il semplice fatto che aveva detto la verità: per tutto il giorno Minseok aveva avuto dentro un tremendo malessere che non gli aveva permesso di pensare ad altro, né fare altro.

“Però con le mie colpe ho fatto i conti. Le ho superate.” continuò Sehun, senza cambiare minimamente tono di voce, sempre basso e piatto.

L’altro continuò a guardarlo male, notando anche nella notte i segni sul suo collo del marchio di Luhan, quel marchio da cui quel giorno aveva cominciato a sentirsi uno schifo. “Davvero?” fece ironico.

“Io ho risparmiato la vita del tuo essere umano. Tu stavi per togliergliela.”

La brutalità di quell’affermazione, verissima anche questa, fu ancora più fastidiosa e bruciò talmente che Minseok ebbe un brivido, in contrasto al gelo invernale della notte.
Naturalmente Sehun aveva saputo ed era andato a cercarlo forse per farlo tornare a casa, ma soprattutto per dargli una lezione. Minseok, emotivamente fragile com’era, non poté accettarlo: ringhiò forte mostrando i denti e si sporse dal masso su cui era seduto, puntando le unghie canine sulla pietra con una mano e minacciando di ferirlo con l’altra.

“Minseok-hyung, non ti facevo così impulsivo.” fu l’unica reazione di Sehun, il cui unico movimento fu della testa per ricambiare finalmente lo sguardo dell’altro Shou.

Quando si sentì chiamare “hyung”, Minseok si bloccò. Se un tipo come Sehun usava quel modo per rivolgersi a lui, probabilmente aveva buone intenzioni. Non valeva la pena di scaldarsi troppo e rischiare di addossarsi un’altra colpa insieme alle altre che stava sopportando, quindi tornò al suo posto e sospirò dal naso, chiudendosi di nuovo in se stesso ma con una postura un po’ meno rigida.

“Se proprio devo dirtelo, è stato Luhan a farmi cambiare. Non provo più il desiderio di uccidere tutti gli umani che incontro. Non provo più il desiderio di uccidere da un po’ di tempo, in realtà.”

Minseok notò che lo sguardo di Sehun era sempre rivolto alla radura davanti a sé, ma le linee del suo volto erano rilassate e neutre, non particolarmente ostili. Cercava davvero un dialogo pacifico, dunque.

“L’ho provato solo nei confronti di chi aveva rapito Luhan. Questo dovrebbe far riflettere anche te.”

In fondo l’intento di Sehun era semplice da comprendere. Era il suo dovere di Alfa tenere a bada i suoi Shou e rimproverarli in caso sbagliassero nel seguire i loro istinti animali. Certo, in passato Sehun aveva ordinato varie volte ai membri del branco di attaccare o uccidere un nemico, ma se non si trovavano in situazioni di pericolo e prendevano un’iniziativa simile, per di più senza il consenso dell’Alfa e nei confronti di qualcuno che non rappresentava un nemico, beh, quello era un grave errore.
Perdere il controllo in un momento che non lo richiedeva, come aveva fatto Minseok quel giorno, era motivo di grande vergogna e immaturità per uno Shou. Tuttavia, proprio per questo, era quasi impossibile da ammettere.

“Per te è facile parlare, Sehun. Tu sei l’Alfa, non c’è altro Shou che sappia controllare il proprio lupo meglio di te. E poi Luhan è il tuo ban … Sapere quando attaccare un nemico per istinto di protezione dovrebbe essere molto più naturale.”

Sehun compì un’azione che gli fece accapponare la pelle: distese le labbra di lato per un secondo, accennando una piccola risata amara. Dopo tutti gli anni in cui non l’aveva mai più visto sorridere, Minseok credette che fosse stata un’allucinazione e spalancò le orbite dallo stupore.

“Se mai troverai il tuo ban, capirai allora quanto possa essere spaventoso.”

Minseok non comprese quella frase enigmatica, ma non fece domande e si strinse un poco nelle spalle, mandando giù la saliva a fatica. Gli mancò il fiato per un attimo, quando Sehun sollevò lo sguardo in sua direzione per continuare a parlare.

“Ad ogni modo, Minseok-hyung, non si tratta di avere un ban al proprio fianco. Per poter fare i conti con il lupo dentro di te, devi fare i conti con i tuoi sentimenti.”

Sehun era sempre stato un giovane freddo e dai modi diretti e bruschi, ma soprattutto era molto intelligente. Sicuramente aveva capito che Minseok nutriva un particolare interesse per Luhan. E se avesse saputo che Minseok aveva cercato di saltare addosso a Luhan e farlo suo mentre era in calore? Come avrebbe potuto stargli vicino senza l’impulso di aggredirlo per gelosia, per marcare il territorio intorno al suo ban? Perché invece continuava a guardare dritto davanti a sé con quei lineamenti spigolosi, eppure ora così rilassati?
Minseok non disse una parola e impallidì, in preda al panico, e preferì lasciarlo continuare a parlare.

“Se sarai in pace con le tue emozioni, il tuo lupo collaborerà.” sentenziò l’Alfa. “Saprà quando restare a riposo e quando risvegliarsi. Saprà quando e chi uccidere … e saprà quando e chi proteggere.”

Ogni preoccupazione fu sostituita da quelle parole. Sehun non stava parlando tanto per dire, stava davvero impartendo una lezione al suo sottoposto, a un membro del suo branco, come farebbe un bravo Alfa. Oltre a questo, Minseok era stupito di come Sehun stesse riuscendo a trasmettergli proprio quell’insegnamento, che tanto aveva a che fare con le emozioni. Forse Sehun era uno Shou meno freddo di quanto sembrasse, e non nella semplice misura di un Alfa che governa il suo branco … ma come un giovane capo che cerca di restare alla pari con i suoi compagni.

Sehun seppe che il messaggio era arrivato, quando Minseok decise anche stavolta di non parlare, ma era seduto ora su quella roccia con i nervi più sciolti e i muscoli del corpo piacevolmente distesi. Sehun chiuse gli occhi e si concentrò sull’aria gelida che pungeva sulla sua pelle, dentro la quale poteva percepire i battiti del proprio cuore.
“Anche questo l’ho capito grazie a Luhan.” aggiunse, con voce molto bassa e gli occhi socchiusi.

Minseok sospirò e si arrese. Il suo Alfa, molto più giovane di lui, gli aveva impartito una lezione molto preziosa e gli aveva anche fatto cambiare idea su molte cose che aveva detto a Jongdae quella mattina. Accecato com’era stato a concentrarsi su Luhan e la sua capacità di aiutare le persone, non si era accorto che l’aveva fatto anche e soprattutto con Sehun, l’Alfa tenebroso in cui ora stava germogliando però uno spiraglio di luce. Quel fenomeno incredibile era accaduto sotto i suoi occhi e lui l’aveva rifiutato come un idiota immaturo, lo stesso idiota immaturo che aveva permesso al proprio lupo di prendere il sopravvento in una situazione del tutto sbagliata.

“Devo affrontare Jongdae, vero?”

Minseok lo disse quasi a se stesso, comprendendo i propri errori e accettandoli. Non si sarebbe creduto capace di ciò, invece aveva lasciato che succedesse. Per fortuna fu più facile intuire come avrebbe potuto risolvere la situazione.
Sehun, dal canto suo, aveva sempre avuto fiducia in Minseok su questo, perciò non sentì il bisogno di dire più nulla. Si alzò in piedi e gli rivolse un ultimo sguardo, uno sguardo in fondo al quale Minseok per una volta vide qualcosa. Si sentì fremere dalla determinazione e lo imitò, tirandosi in piedi. Percepì le ginocchia assestarsi e le ossa dolere appena, ma non appena avrebbe cominciato a correre lungo la foresta dietro al suo Alfa, per tornare a casa, Minseok sapeva che si sarebbe sentito di nuovo vivo e forte.

Questa sensazione, tuttavia, non era destinata a durare a lungo.

Minseok tornò a casa sua, poi visitò quella di Kai e Kyungsoo, quella di Baekhyun e Chanyeol e infine la tenda di Sehun e Luhan. Fece un salto al villaggio, alla locanda, nella piccola piazza principale …
Ma nulla.

Jongdae era scomparso.



*



“L’avete trovato?”

Junmyeon fu l’ultimo tra loro a scuotere la testa, prima di tornare nella sua forma umana e rivolgere un’occhiata preoccupata a Minseok.
Quest’ultimo aveva gli occhi che stavano per uscirgli dalle orbite. Prese un respiro profondo, l’ennesimo, e prima che potesse dire o fare qualcosa di avventato Kyungsoo gli circondò il corpo con le braccia e gli accarezzò lievemente una spalla.

“Se-Se gli fosse successo qualcosa, io-”

“Non dirlo.” lo interruppe Luhan, che si era unito subito al gruppo nelle ricerche, nonostante fosse notte fonda. “Jongdae è un tipo particolare, ma sono certo che tornerà.”

Minseok annuì appena e si morse il labbro inferiore fino quasi a farlo sanguinare, pur di non dire ad alta voce quanto avesse paura, quanti scenari catastrofici si erano proiettati nella sua mente. Non riuscì nemmeno a sorridere di fronte a Luhan, perché nella testa aveva Jongdae, solo Jongdae, ed era atrocemente doloroso.

Gli Shou esplorarono il loro territorio ancora per grandi distanze per tutto il resto della nottata, senza successo. Jongdae non si trovava più e che fine potesse aver fatto era un vero mistero. Dopo che Chanyeol l’aveva riaccompagnato alla casa di Minseok, dopo il loro spiacevole episodio, nessuno l’aveva più visto. Minseok si sentiva corrodere dal senso di colpa ancora più di prima, finendo sul punto di scoppiare in lacrime più di una volta e imponendosi con la forza di resistere.

All’alba le speranze cominciavano a spegnersi insieme alle ultime stelle. Erano di nuovo tutti riuniti davanti alla casa di Minseok, stanchi e giù di tono. Lui non aveva neanche un filo di sonno, nervoso com’era, ed era uno spettacolo orribile.
Sehun stava per proporre di andare a cercarlo altrove, oltre i confini del loro territorio fino ad arrivare alla città, quando sulle loro teste qualcosa attirò l’attenzione generale. Un corvo cominciò a gracchiare e a volare in circolo, inosservato in un primo momento, ma ora era proprio insistente e Sehun iniziò ad avere uno strano presentimento.
Tuttavia fu Luhan a capire prima di lui di cosa, o meglio, di chi si trattasse.

“Leo!”

Il corvo planò fino a poggiarsi sul ramo più basso di un albero lì vicino. Sotto gli occhi sorpresi di chi ancora non lo aveva conosciuto, lo Shou tornò nella sua forma umana, rannicchiato e appoggiato al tronco.

“Luhan, mi dispiace rivederti in un’altra occasione poco felice.” salutò Leo timidamente, chinando il capo non appena seppe di avere gli occhi di Sehun, l’Alfa del branco, su di sé.
Sehun non fece una piega e lasciò che fosse Luhan a parlare con quello che ormai, viste le circostanze, era diventato suo amico. Come gli aveva promesso, aveva piena fiducia nel proprio ban e compagno, anche se colui che si era presentato a loro adesso era membro di un branco nemico.

“Leo, cosa sei venuto a fare da queste parti?” domandò Luhan, avvicinandosi e osservandolo dal basso. “Per caso sai … sai che cosa sia successo a Jongdae?”

“Se si tratta dell’umano che ho trovato legato in una caverna nei pressi della tenda della mia Alfa, allora temo di sì.”

“Che cosa?!” fu la reazione impulsiva di Minseok, che fu quasi sul punto di riempire a parole il corvo, ma si trattenne in tempo. Non sarebbe stato di alcun aiuto.
Intorno a lui, anche gli altri membri del branco restarono stupiti di apprendere quella notizia. Luhan lanciò un’espressione allarmata verso il suo Alfa. “Sapevo che non potevamo fidarci di lei.” gli disse duramente, ma Sehun preferì accelerare i tempi e non soffermarsi su quel dettaglio.

“Perché sei venuto a dircelo?” chiese a Leo, il quale restò rannicchiato con soggezione, ma comprese il motivo di quella domanda.

“Perché è stato lui a chiedermelo. La mia Alfa non sa niente e se avessi provato a liberarlo, mi avrebbe punito.” rispose il corvo, cercando anche gli occhi del suo amico Luhan. “Non ho potuto ignorare la sua richiesta d’aiuto, non appena ha detto che la sua casa è questo villaggio.”

Quella rivelazione fece crescere a dismisura qualcosa nel petto di Minseok. Jongdae aveva definito il loro villaggio come “la sua casa” e di quella casa faceva parte anche lui. Lo Shou non dimostrò quindi alcuna esitazione.
“Portami da lui.” fece, ma prima che Leo potesse rispondere, una mano ferma di Sehun si posò sulla spalla di Minseok.

“No. So dove si trova attualmente la tenda di Seunghwan. Leo deve tornare laggiù prima di noi, per non destare sospetti.” spiegò l’Alfa.

“Grazie, amico.” disse Luhan con un leggero sorriso, per congedare e ringraziare Leo dell’aiuto.
Il corvo si tramutò nuovamente nella sua forma animale e prese il volo in fretta, temendo per la sua vita.

Minseok si voltò ansioso verso Sehun, supplicandolo. “Sehun …”

“Verrò con te.” sussurrò l’altro, serio e risoluto. La sua voce era come al solito fredda come il ghiaccio, ma nei suoi occhi magenta si intravedeva il calore di un Alfa che agiva per il bene del proprio branco.

“Baekhyun, Chanyeol, anche voi come rinforzo.”
I due annuirono e fecero un passo avanti, determinati a partecipare all’impresa.

“Vengo anch’io.” si avvicinò Luhan, sfidando non solo Sehun e la pericolosità della situazione, ma anche i propri istinti da Omega che lo spingevano a restare nell’ombra del suo Alfa.
“Non posso rimanere a guardare. Voglio essere al tuo fianco.”

Sehun sapeva benissimo che sarebbe bastato poco per rimettere Luhan al suo posto. Era pur sempre un Omega e lui il suo Alfa, ma Luhan era anche il suo ban, e soprattutto la persona a cui aveva deciso di donare la sua assoluta fiducia e fedeltà. Lo guardò profondamente e, nonostante fosse evidente la sua volontà di dissentire, non ostacolò la sua scelta.

“Stammi vicino.” gli ordinò con un mormorio intransigente, e Luhan gli sorrise.

Minseok assistette a tutta la scena e li invidiò. Non aveva mai provato tanta invidia nei confronti di chi aveva già trovato il proprio ban e poteva esserne legato così tanto da sentirlo nel sangue. Non capì come Sehun avesse potuto descrivere il legame tra ban come qualcosa di spaventoso, ma non era certo quello il momento di pensarci, anzi. Presto avrebbe voluto guardare in quel modo qualcun altro.

“Andiamo, non c’è tempo da perdere!”

Minseok si tramutò in lupo e si gettò in avanti per andare a sud, instancabile anche dopo tutta la notte insonne. Fu seguito prontamente da Chanyeol e Baekhyun, senza nemmeno salutare il resto del branco. Dopotutto era in gioco la vita di quello che stava pian piano diventando uno di famiglia.

“Kai, ti affido il branco finché non torno.” Fu l’ultima frase dell’Alfa, prima di ottenere un cenno di approvazione da lui e lanciarsi all’inseguimento degli altri, con Luhan fedelmente al suo fianco.



*



Forse non era maturo neanche questo, ma in fondo a Minseok non importava perché Jongdae si trovasse prigioniero in territorio nemico. Ciò che contava era che andava liberato e portato a casa, al sicuro. Doveva rivederlo e chiedergli scusa in ginocchio per quello che aveva fatto, per averlo intimorito e traumatizzato. Se ci pensava, si sentiva ancora un verme.
Ci stava pensando anche mentre davanti a lui Sehun aveva iniziato a parlare con Seunghwan, l’Alfa del branco rosso, dopo essersi introdotti nella sua tenda senza essere visti dagli Shou di guardia.

“Non pensavo che ti smentissi tanto presto.”

“Che cosa intendi, Sehun?”

“Pensavo che fossi diversa da tuo fratello.”

“Sono diversa, ma non stupida. Quando i miei Shou hanno sentito l’odore del tuo branco su quell’umano, ci ho pensato due volte prima di lasciarlo passeggiare liberamente nel mio territorio.”

Luhan era stupito, ma ancora tremendamente sospettoso. “Non l’hai rapito?”

Seunghwan alzò le spalle sotto i capelli lunghi e chiari, rimanendo sulla difensiva. “Perché avrei dovuto? Non sapevo della sua esistenza, finché non me lo sono trovato tra i piedi.”

Minseok si sentì mancare il fiato all’improvvisa realizzazione che Jongdae era finito in territorio nemico perché aveva vagato per la foresta fino ad arrivarci per sbaglio. Non era stato portato via, era stato lui ad andarsene.
Se n’era andato dopo che Minseok l’aveva spaventato quasi a morte, rischiando di divorarselo dalla rabbia.
Il senso di colpa tornò a chiudergli la gola e a fargli bruciare gli occhi, ma con i pugni chiusi e le spalle rigide si impose di lasciarsi andare solo quando avrebbe di nuovo avuto Jongdae con sé.

“Consideratelo come un favore.” continuò Seunghwan, accennando un ghigno. “Chissà che cosa gli avrebbero fatto i miei Shou, se io non li avessi fermati.”

“L’avrebbero ucciso e noi ti avremmo dichiarato guerra, e sarebbe stato molto sconveniente per te.” replicò Sehun serafico e spietato.

Luhan accanto a lui le rivolse la stessa espressione di sfida. “Lascialo andare!”

Seunghwan cercò in tutti i modi di non darlo a vedere, ma Luhan e Sehun insieme erano molto più temibili di quanto avesse mai immaginato e dalla sua posizione tremò appena.
“Non lo farò.” decise. “A meno che tu, Sehun, non mi aiuti in qualcosa che interessa a entrambi, e cioè che i nostri branchi restino il più lontani possibile.”

“Che intenzioni hai?”

“Convinci tuo zio a farmi rimanere nei paraggi.”

“Mai.” decise Sehun altrettanto in fretta. “Se vuoi essere accettata in questa regione dal branco più forte, dovrai guadagnartene il diritto con il tuo sangue e il tuo sudore.”

“Vorrà dire che a versare sangue e sudore saranno i tuoi Shou, quando darò l’ordine di uccidere quell’umano.”

Era impressionante come la giovane Alfa del branco rosso restasse ferma e rigida nell’avanzare quelle minacce, proprio come faceva Sehun. Luhan lo trovò inquietante, Minseok lo trovò inaccettabile.

Fu proprio quest’ultimo a rompere l’immobilità di quel momento e tramutarsi in lupo prima del previsto, anche se tutti sapevano che sarebbe presto successo. Minseok si lanciò ad attaccare Seunghwan, ma due Shou robusti dal manto castano spuntarono alle sue spalle, entrando nella tenda, e gli impedirono di avvicinarsi. Cercarono di morderlo sul collo, ma quello si dimenò abbastanza da allontanarsi con un balzo.

A difenderlo apparvero alle spalle del gruppo anche altri due Shou: Chanyeol e Baekhyun, che in forma animale si unirono alla battaglia. Ferendo i due Shou nemici, riuscirono ad attirarli fuori dalla tenda e a distrarli, sfruttando la loro agilità per evitare i loro attacchi.
Era difficile fermare gli istinti di un lupo in lotta, una volta che si risvegliava.
Una volta capito che Sehun aveva portato con sé più compagni di quanto si aspettasse, evidentemente in via precauzionale, tentò di coglierlo di sorpresa accanendosi su di lui. I due, che presero forma canina in un battito di ciglia, cominciarono a lottare, nel tentativo fisico di prevalere sull’altro e convincerlo a desistere nelle sue intenzioni. Sarebbe bastato che uno dei due si distraesse e cadesse al tappeto, per decretare una vittoria o una sconfitta.

Luhan, prima di trasformarsi in lupo a sua volta per aiutare il suo Alfa, si rivolse in fretta a Minseok che era rimasto in disparte a decidere cosa fare e chi aiutare in battaglia.
“Vai a cercarlo.” disse, e prima che al suo posto comparisse un bellissimo lupo bianco, Minseok approfittò dello scompiglio creato per allontanarsi e localizzare la caverna dove Jongdae poteva trovarsi.

Con sua grande sorpresa, non fu difficile localizzare l’odore di Jongdae. Non era forte come quello dei suoi compagni Shou, ma avendolo con sé a casa quel particolare si era ormai insediato nei suoi ricordi. Corse fino a superare la collina su cui si trovavano e senza indugio si infilò in una grotta scavata nella roccia, buia e umida.

“Chi è?” chiese una voce preoccupata che Minseok subito riconobbe.

Corse fino al fondo e in mezzo al buio, visibile solo grazie alla lontana luce del sole proveniente dall’esterno, vide Jongdae legato in un angolo che sussultò a vederlo.

“Min … Minseok!”

La sua voce tradiva un sorriso di gioia, ma il lupo restò a guardarlo come se fosse stato un miraggio.

“Minseok, sei venuto a prendermi … Sono felice di vederti!” continuò Jongdae, dimenandosi nelle corde ma senza smettere di sorridere.

Lo Shou si bloccò e lo guardò per un secondo. Era felice, così felice di vederlo anche lui, ma qualcosa dentro di lui gli impediva di tornare in forma umana per parlargli. Era bloccato.
Come poteva meritare di avere accanto una persona come Jongdae, che nonostante i loro trascorsi era ancora così felice di vederlo? Possibile che non avesse visto il mostro che si celava dentro di lui?
Tutto ciò che Minseok riuscì a fare fu avvicinarsi e abbassare il muso, mugolando un po’. Jongdae dapprima non capì quella reazione, ma bastò finalmente incrociare il suo sguardo per farsi un’idea. Era lo stesso sguardo con cui lui era scappato, dopo averlo aggredito.

“Minseok … avanti, aiutami con queste corde …”

Il lupo si avvicinò e con i denti non fu complicato strappare via le corde che tenevano legato Jongdae. Quando egli fu libero, si alzò in piedi pronto ad andarsene, ma esitò quando udì Minseok che ancora mugolava e lo guardava con i suoi enormi occhi blu.
Era felice di averlo trovato sano e salvo, ma non si sentiva in grado di parlargli, di presentarsi a lui in forma umana. Non era in grado di affrontarlo.

“Oh, Minseok …” sospirò, abbassandosi sulle ginocchia per guardarlo meglio. “Mi dispiace. Non guardarmi in quel modo, per favore.”

Senza alcuna esitazione, in completa contrapposizione rispetto a com’era andata esattamente un giorno prima, Jongdae si avvicinò al lupo che aveva di fronte e, con sua grande sorpresa, gli accarezzò le guance con entrambe le mani. Le passò sulla testa, in mezzo agli occhi, e anche sotto il mento. In tutto ciò, continuò a parlargli.

“Scusami, Minseok. Non dovevo allontanarmi e farmi catturare da un branco nemico come uno stupido. Devo averti fatto preoccupare …”
Sospirò e lo guardò tristemente.
“Non sentirti responsabile per quello che hai fatto. È vero, non è stato affatto piacevole, ma avrei dovuto anche comprendere i tuoi sentimenti. Lo sai che ho avuto più paura questa notte senza di te, rispetto a ieri? Ho avuto seriamente paura di lasciarci la pelle, ma non per me, perché sai che me ne importa poco … Ho avuto paura di perderti e non rivederti mai più.”

Minseok sollevò appena il capo e lo guardò negli occhi. Jongdae appoggiò brevemente la fronte alla sua e la sentì calda e morbida. Non aveva mai toccato il pelo di Minseok e pensò che gli sarebbe piaciuto farlo prima.

“Una cosa è certa, però. Io non ho paura di te. Mettitelo bene in testa, ok?”

Lo Shou lasciò sfuggire un basso mugolio e riavvicinò nuovamente la fronte al volto di Jongdae per un istante. Era strano e bello sapere che per risolvere i loro problemi aveva dovuto parlare solo uno dei due, che non era nemmeno della sua stessa specie.

“E adesso portami via di qui.”

Sentire quella frase e vedere allo stesso tempo il sorriso ampio e luminoso di Jongdae, anche nel buio di quella inquietante caverna, fu una boccata d’aria fresca per il cuore di Minseok. Carico di una nuova energia, si mosse finché Jongdae non si trovò comodo a salirgli sulla schiena.

Quando si ricongiunsero al gruppo, Seunghwan era fuori dalla tenda ed era stata messa al tappeto insieme ai suoi Shou. Non fu difficile per l’Alfa del branco rosso capire che non avrebbe dovuto seguire Sehun e gli altri per un’altra sfida, vista l’inferiorità di tipo numerico e fisico. Per fortuna aveva capito di dover stare al suo posto, almeno per il momento.



*



Dopo molte ore fuori al freddo, fu piacevole per Jongdae raggomitolarsi sul letto di Minseok con una coperta sulle spalle e una zuppa calda a scendergli giù nello stomaco.

“Ho temuto il peggio … ma per fortuna è arrivato quel corvo ad aiutarmi.”

“Già. È stato anche merito di Luhan: se Leo non fosse diventato suo amico, non avremmo mai saputo dove trovarti.”

Jongdae esitò e si soffermò su quell’osservazione, mentre posava la scodella vuota sul tavolino. “Luhan, certo. È davvero unico.” commentò con un sorriso modesto.

Ma per una volta, Minseok non voleva parlare di Luhan. Non era neanche troppo presente nei suoi pensieri.
Si sedette accanto a Jongdae e sospirò profondamente, pronto ad affrontare lui e se stesso.

“Senti … ti chiedo scusa. Non posso definirmi un uomo, né un lupo, né uno Shou per quello che ti ho fatto.” esordì con il capo umilmente abbassato.
Jongdae voleva dirgli che non aveva bisogno di scusarsi, ma rispettò la sua volontà di farlo e lo ascoltò.

“Non mi era mai capitato di provare un tale ammasso di emozioni negative che mi spingessero a perdere il controllo, anche nei tuoi confronti. Ho riflettuto e so di essere stato molto immaturo. Non riuscivo ad accettare che Luhan e Sehun, beh … detto in parole povere, fanno proprio una bella coppia.”
Ridacchiò per smorzare la tensione e Jongdae lo imitò, ma poi Minseok tornò serio mentre sollevava gli occhi per guardarlo. Il blu delle sue iridi non era mai stato tanto profondo.

“Ma ora i miei sentimenti sono cambiati. Io sono cambiato. Ora c’è qualcun altro … qualcuno che vorrei proteggere e avere accanto.”

L’ingenuità di Jongdae lo spinse a chiedersi chi mai potesse essere questa persona tanto fortunata, ma poi capì e trasalì dalla sorpresa, sentendosi arrossire.
“Oh, ma … sono io?!” esclamò, suscitando le risate di entrambi.

Non era mai stato così bello esternare i propri sentimenti. Tutti e due sentirono un piacevole calore dentro che dissolse ogni loro paura o preoccupazione. C’erano solo loro adesso, nella tenue luce della sera, a sorridersi e a scambiarsi pensieri.

“Minseok?”

“Sì, Jongdae?” rispose lo Shou con voce bassa e dolce.

“P-Posso … posso baciarti?”

Nessuna parola avrebbe potuto rispondere in modo adeguato a quella domanda, quanto invece riuscirono a fare le labbra di Minseok che lentamente si posarono sulle sue. Fu più naturale e tranquillo di quanto pensassero, almeno finché Jongdae non ricambiò il bacio con energia. Minseok aveva delle labbra tanto tenere e morbide, che la curiosità di assaggiarle crebbe e crebbe, finché non si ritrovò ad aggrapparsi alle sue spalle con il fiato corto e qualche lieve gemito a sfuggirgli dalla gola.

“Ehi, vacci piano.” lo dovette interrompere Minseok, divertito. “Non sei tu il lupo tra i due.”

“Perdonami.”
Jongdae lo fissò e gli sorrise, completamente perso. Era completamente perso per lui da un po’, forse.

“È strano.”

“Che cosa?”

“Non so … provo il forte desiderio di mangiarti di baci. È un istinto che mi sento ribollire dentro.” spiegò Jongdae incantato, a un soffio dalle sue labbra. “È una cosa da umani o da Shou?”

Minseok sorrise. “Non ha importanza.”

Il lupo riuscì definitivamente a tappare la bocca di quel chiacchierone baciandolo di nuovo. Percepì il suo sorriso sulle labbra e piano piano cinse la sua vita con le braccia, infilandosi sotto la coperta che teneva sulle spalle. Jongdae si lasciò racchiudere in quell’abbraccio e sciolse tutti i muscoli del corpo, abbandonandosi a lui.
Non capì come finì a un certo punto con la schiena sul morbido letto di Minseok, con lui a sovrastarlo e a riempirlo di dolci attenzioni, ma non era mai stato meglio e continuò a baciarlo finché non sentì le labbra molli e umide. Ma Minseok non ne ebbe mai abbastanza, e scese a lasciare una scia di baci sulle sue guance, dietro l’orecchio e poi sul collo. Diede anche qualche morsetto con i suoi lunghi canini da lupo, accarezzando poi la pelle con la lingua per attutire un qualche dolore. Ma Jongdae stava bene, benissimo, e gemeva un po’ più forte ogni volta che sentiva male.

Non era facile per uno Shou trattenere i propri istinti. Non solo l’istinto omicida o l’istinto di attaccare un nemico per proteggere, ma anche l’istinto che provava ora nei confronti di Jongdae e del suo corpo. Minseok dovette fermarsi a pensare ad ogni suo gesto, per comprendere il limite tra dolore e piacere, tra umano e Shou. Gli aveva detto che non aveva importanza definire dove finisse uno e cominciasse l’altro, ma in effetti l’unica cosa che non aveva un limite simile era il sentimento che li teneva uniti.
Per il resto, con molta cura e pazienza, i due impararono a conoscersi nel modo più intimo che ci fosse, con estrema dolcezza e attenzione, definendo dei confini in cui la loro natura poteva essere espressa liberamente.

Seppero di esserci riusciti quando si ritrovarono sotto le coperte, nudi e abbracciati, guardando negli occhi ciò che di più prezioso esisteva per loro al mondo.



~ Fine ~




Iniziativa: Questa storia partecipa a “Howling in the dark” a cura di Fanwriter.it.
Numero Parole: 8.039
Prompt/Traccia: 15. "Non ho paura di te."

Amici e amiche, salve! Le challenge di Fanwriter.it sono sempre un toccasana per la mia ispirazione. Mi tengono allenata.
Ho sforato un po' con la scadenza di questa, ma ormai avevo deciso... il tema erano lupi mannari e io, grande sostenitrice di Shou, non ho potuto non pensare a uno spinoff dedicato alla mia coppia preferita che ahimé, nella storia originale è stata sviluppata poco.
Siccome l'autrice di Shou non si è mai più fatta viva, né ha dato suggerimenti su come avrebbe potuto proseguire la storia, ho deciso di scrivere io un ipotetico sviluppo perlomeno concentrato sugli xiuchen. Non mi sono soffermata moltissimo sugli hunhan che erano i protagonisti, né su altre coppie, né su altre cose più massicce di trama, perché avrebbero sviato appunto dal mio proposito di concentrarmi su Xiumin e Chen. Tuttavia, spero comunque che quello che ho scritto vi sia piaciuto. <3

Continuerò a scrivere sugli EXO, probabilmente, come ho fatto già da un bel po' ormai - mamma mia se mi hanno fatto scrivere parecchio, li amo troppo. TwT
Grazie in ogni caso per aver letto e niente, buon proseguimento. Un bacio,

Eliot ;D
   
 
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