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Autore: Hell Storm    24/11/2018    3 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Fuga dal Nucleus

Corri o muori.

 

 

29/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Logan/Oklahoma City/Stazione di Riverside

Ore 00:10

 

35°26'56.9"N 97°31'06.1"O

 

-Eppure io vi dico che quello era un terremoto!- Si impose uno dei demoni.

-E chi se ne frega. Tanto finché non ci vengono a prendere non lo scopriremo.- Gli ricordò il compagno.

-Si ma allora perché nessuno ci risponde?- Obbiettò l’unica donna del gruppo.

La squadra di predoni alla stazione della monorotaia stava aspettando il treno per il recupero da diversi minuti. Il contatto telefonico era ancora attivò, ma nessuno dei centralini alla T.O.S. rispondeva. L’unica cosa che potevano fare era attendere con il bottino recuperato dagli edifici in zona e porsi tutti i quesiti possibili sulle scosse sismiche avvertite all'incirca un’ora prima.

-Ah, ah. Guardate cosa sta facendo l’idiota la giù.- Disse il secondo demone indicando il devoto che si erano portati in missione.

Il devoto stava giocando come un infante con due orsetti di peluche vicino ai binari della monorotaia. Il predone doveva essersi fatto di qualche sostanza visto il modo in cui giocava. Forse del Day Tripper.

-Scommetto che dopo li lascia in qualche posizione oscena dove tutti li possono vedere come l’altra volta.- Continuò il demone.

-Se lo può scordare. Questa spazzatura vale oro sul mercato. Se quel giudeo di Dubois scopre che lasciamo anche un solo balocco per bambini ci farà mettere a spalare la merda del Recinto.-

-Rilassati Chuck! Quello che Dubois non vede, non lo può calcolare.- Gli fece notare la predona. -E poi guarda quanta roba abbiamo recuperato.-

I tre demoni si erano seduti tra un cestino con pezzi di mobili dati alle fiamme e la pila di risorse recuperate durante la loro missione di saccheggio. Con le scale che davano alla strada sottostante disseminate di mine e la certezza di essere al sicuro, non gli restava altro da fare che attendere il recupero seduti nei pressi del braciere improvvisato.

-Buona sera a tutti.- Dissi comparendo dal cuore delle tenebre e con la 10mm già puntata.

-Ma che …!?- Si chiese il demone di nome Chuck cercando di impugnare il suo fucile da combattimento a pallettoni.

-No! No! No! No! Se lo fai ti pianto una palla in testa. A te e ai tuoi amici.- Lo ammonì con tono da maestrina e portandogli il puntatore laser della pistola alla fronte.

Il devoto però non doveva essere abbastanza lucido da ascoltarmi e appena accortosi della mia presenza corse come un maniaco verso di me sguainando la sua asse di legno chiodata.

Eliminai subito la minaccia sparandogli un proiettile al piede destro per azzopparlo e altri due nel torace per freddarlo. Non servì neppure attivare il V.A.T.S..

I suoi compagni non furono altrettanto furbi e nel tentativo di estrarre le loro armi, vennero uccisi da due colpi di carabina semiautomatica sparati da Tony e Amelia. Il resto della squadra Vault si era appostato in un grande centro commerciale che si affacciava sul fiume e sulla stazione per coprirmi in caso di bisogno.

All’arrivo dei miei compagni la situazione non era mutata. L’ultimo predone era rimasto calmo e io non avevo dovuto ucciderlo.

-Prendete quanta più roba possibile.- Ordinai.

Mentre io, Atom e Spectrum continuavo a sorvegliare il prigioniero, gli altri si misero a setacciare il bottino alla ricerca di armi e altre cose utili. Spostando delle confezioni di Dandy Boy Apples, Nick trovò delle scatole di calibro 45, con le quali Amelia e Tony poterono ricaricare le loro armi. Zack, Trinity e Isaac fecero scorta di medicinali e viveri. Earl recuperò un lanciafiamme lasciato in bella vista sopra ad una cassa di legno per esplosivi piena zeppa di candelotti di dinamite, mentre Bud trovò un lanciamissili con caricatore quadruplo e sistema di puntamento automatico. Uno di quei cosi poteva centrare tranquillamente una jeep in piena corsa senza dover ricaricare. Nick però ci fece preoccupare un po tutti quando senza dire una parola si abbuffò di Mentats trovate nella pila.

-Ehm, Nick? Sicuro di non soffrire di qualche dipendenza?- Gli chiese Amelia.

-Tranquilli. Devo solo continuare a mantenere stabile la quantità di neurotrasmettitori tra le sinapsi dei miei neuroni. Più i miei impulsi nervosi saranno elevati, più resterò in questo stato. Almeno fin quando non saremmo fuori dai guai.-

Non potevamo sapere se il ragionamento di Nick fosse il risultato di una sana riflessione scientifica o la folle teoria di un meccanico sotto l’effetto di una potente droga e prossimo all’astinenza. Quindi chiedemmo conferma a Spectrum.

-È possibile.- Rispose l’eyebot.

Senza perdere altro tempo, i miei compagni finirono di saccheggiare il bottino dei predoni e scendendo le scale della stazione, tornarono alla strada sottostante. Io restai a tenere sotto tiro il predone, il quale però, restava comunque una seria minaccia per noi.

-Aspetta! Prima di uccidermi. Cos’era quel terremoto?- Mi chiese il demone intuendo che io ne sapessi qualcosa.

-Era il tuo re che moriva.- Gli risposi io un attimo prima di colpirlo in testa con l’impugnatura della pistola.

Forse avrei dovuto ucciderlo, ma un gesto simile sarebbe stato più nello stile dell’Orda. E poi avrebbe potuto parlare di quanto fossi stata misericordiosa a chiunque avesse incontrato da quel momento in poi.

Pur avendo messo in sicurezza le scale, non potei fare a meno di ricontrollarle gradino per gradino. In precedenza i predoni avevano disseminato quei pochi metri di scale con almeno una dozzina di trappole a filo e laser di prossimità collegati a loro volta a degli esplosivi sparsi lungo le pareti delle scale. Disinnescarli però non fu difficile. Le mine disseminate per tutta la strada erano state una bella seccatura invece. Quelle piccole bastarde si attivavano appena qualcosa di più grande di un topo si avvicinava a loro. Se ciò accadeva, c’erano solo due cose da fare. Premere il più in fretta possibile il pulsante al centro del disco e disattivarle, o scattare all’indietro come una lepre e sperare di non essere colpiti dalle schegge della mina. Per fortuna avevo letto un discreto numero di Duck and Cover! e dell’Elettronica di Dean, imparando così a conoscere i vari tipi di esplosivi e a disattivarli prima della detonazione. Me ne presi anche tre di quelle frammentazione, tanto per averle in caso di bisogno.

Riunitami con il resto della squadra, guidai il gruppo giù per il letto del fiume prosciugato. Per raggiungere la zona sud della città, avremmo dovuto attraversare il fiume, e dato che quasi sicuramente tutti i ponti erano stati distrutti, minati o occupati da altri predoni, ci restavano solo due opzioni. Entrare nei tunnel delle fogne o della metro che probabilmente erano crollati o infestati dagli abomini più impensabili, oppure attraversare quella sottile linea di fanghiglia essiccata.

Quella del fiume fu la scelta migliore a mio parere. In soli due minuti fumo sull’altra sponda. Ebbi un po di paura però quando nella penombra di quella notte scarlatta intravidi delle strane ombre correre vicine al nostro gruppo. Anche gli altri non apprezzarono la loro presenza. Specialmente Atom, che ringhiandogli contro ad ogni occasione teneva lontane quelle creature.

-Rilassatevi. Sono solo topi mutati dalle radiazioni.- Ci tranquillizzò Spectrum, essendo l’unico a poter vedere nel buio. -Saprofaghi in cerca di carogne.-

Scoprire che quelle ombre non più grandi di Atom fossero dei ratti mutati non mi rassicurò molto.

Giunti sull’argine opposto, restammo comunque un po scoraggiati. Capitol Hill non era di certo come Bricktown, ma il business dell’edilizia aveva fatto dei bei guadagni anche in quella parte della città. Gli enormi e stretti palazzi di quella zona impedivano alla nubi rosse di illuminare le strade, i sobborghi e i vicoli di quella zona. Un bello svantaggio per noi, visto che non potevamo accendere alcuna luce.

-Doc, da qui in avanti tocca a te.-

Doc era l’unico in grado di vedere al buio. E con gli schemi della città memorizzati nei suoi circuiti per noi era diventato come una guida turistica.

-Mancano ancora sei isolati. Statemi vicini.-

Anche con l’aiuto del Dr Spectrum, camminare per le strade di Capital Hill si rivelò più arduo del previsto. Evitare gli ostacoli nell’oscurità totale era come chiedere ad un ceco di completare il percorso ad ostacoli nella caserma del P1, con l’aggiunta di radiazioni e possibili nemici nascosti dietro ogni angolo.

Dopo quindici minuti nella valle delle tenebre avevamo già colpito decine di ostacoli ed eravamo inciampati in parecchi punti della strada. Doc faceva quel che poteva, e sempre grazie a lui avevamo evitato una trappola a filo collegata a delle bombole di gas e scongiurato un incontro faccia a faccia con una mandria di ghoul ferali a caccia.

Quando due vertibird ci volarono sopra tememmo di essere presi dalle luci dei loro fari. Fu allora che ci accorgemmo dei container che trasportavano. In base a quanto scoperto da Earl, l’Orda gli usava per trasportare più truppe con un solo velivolo. Non molto sicuro, ma pratico.

Aggirare una fabbrica occupata dai predoni ci fece perdere altro tempo, ma in quelle condizioni sarebbe stato impossibile battere anche solo le loro torrette automatizzate MKVII.

Scavalcato il cofano di una Chryslus Coupe esplosa in mezzo ad un incrocio però, iniziammo ad udire dei cani abbaiare.

-I cacciatori hanno mandato i loro segugi a stanarci.- Disse Amelia scrutando la strada alle nostre spalle.

-Vorrà dire che gli daremo un bell’osso.- Scherzò Earl aprendo il gas del lanciafiamme.

Il problema era che il brusio del branco oltre a farsi più vicino, cominciava a farsi forte. Molto forte.

-Ma che …?- Chiesi senza capire se fosse l’eco del posto o proprio quello che pensavo.

-È presumibile che non si tratti di un semplice branco.- Disse banalmente Nick.

-Diavolo! È un intero canile questo! Non possiamo fermarli tutti!- Fece notare Bud.

-Accendete le luci e correte!- Ordinai attivando le tre mie e lanciandole dietro di noi.

Con la torcia del mio Pip-Boy e … qualunque cosa emanasse la luce blu di Spectrum dal suo visore, riprendemmo la marcia. Solo un tantino più veloci e più terrorizzati.

Con le luci finalmente accese potemmo scavalcare o schivare i vari ostacoli. Come le auto abbandonate, le macerie, il distruttore di Nuka-Cola rovesciato sul marciapiede e la decorazione di teschi impilati su dei lunghi tubi di ferro arrugginiti.

Ahimè però, la nostra fortuna volle abbandonarci.

Più avanti, lungo la strada, il cemento aveva ceduto e la sezione dal nostro lato era sprofondata nel terreno di almeno tre metri. Arrivati nei pressi della spaccatura provammo ad arrampicarci per raggiungere la parte di strada rimasta in alto, ma le uniche cose a cui potemmo aggrapparci forno dei cavi scoperti e dei tubi di ferro sporgenti dal cemento.

-Siamo in trappola!- Affermò Spectrum.

-E ora cosa facciamo?- Mi chiese Trinity provando a far salire il piccolo Zack.

In quello stesso istante, le mine che avevo piazzato nei pressi della Chryslus Coupe all’ultimo incrocio esplosero. Non avevamo più molto tempo.

-Squadra Vault! Assetto difensivo!- Ordinai. -Vendiamo cara la pelle!-

Pur avendo delle buone armi con noi, la superiorità numerica del nemico restava comunque uno svantaggio troppo grande per noi.

Il branco arrivò subito dopo nei pressi della nostra posizione. Le mine non avevano scoraggiato i cani, ma per qualche strana ragione il branco aspettò ad attaccarci. Lo squadrone della morte era composto da diverse specie di cani. Principalmente bastardi il cui genoma originale era andato perso in seguito a lievi dosi di radiazioni e a molteplici accoppiamenti con altri simili. Il V.A.T.S. del Pip-Boy identificò decine di cani feroci, cani d’assalto, avvizziti. C’erano perfino dei coyote addomesticati, e dei cani luminescenti entrati probabilmente a contatto con delle potenti fonti radioattive. Ma i peggiori di tutti erano i cybercani della polizia. Quei cosi erano delle vere macchine da guerra. Per qualche strana ragione però, non ci attaccarono subito. Restarono a fissarci, senza superare la crepa oltre la quale la strada si era inclinata verso il basso.

L’unico di noi che non restò in silenzio ad aspettare la mossa del nemico fu Atom, che per tutto il tempo non smise di ringhiare e abbaiare contro i suoi simili.

-Che stanno aspettando?- Domandò Earl.

Improvvisamente, il branco si ritirò. I primi furono i cybercani, poi toccò agli altri segugi, che scappando emisero dei mugolii traducibili in paura.

-Ma cosa … ?- Chiese Earl abbassando il lanciafiamme.

Anche Atom sembrò aver perso tutto il suo coraggio, e smettendo di ringhiare si riparò con Zack dietro a Trinity.

-Qualcosa gli ha spaventati.- Disse Spectrum.

-Del tipo?- Continuò Trinity.

-Avverto delle micro scosse sismiche con frequenza ed intensità in costante aumento.- Ci informò Nick.

Non capii ne come Nick avesse fatto a percepire quelle vibrazione, ne cosa le stesse provocando, ma poi la crepa dietro alla quale i cani si erano allineanti prima di fuggire si allargò e un’enorme mano a otto dita ne uscì, per agguantare l’asfalto e tirare su il resto del corpo. Un altro dannatissimo mutatore fece la sua comparsa in mezzo alla strada. Eravamo finiti dalla padella nella brace.

-Red?!- Mi chiese Isaac sperando in uno dei miei piani dell’ultimo momento.

Quel mutatore non era grande come il Kraken, ma le sue fattezze erano altrettanto raccapriccianti. Le dita della mano con cui si era tirato su erano delle braccia umane. Probabilmente delle vittime precedentemente assorbite. Anche i volti sulla testa del mutante accreditarono la mia teoria. Al posto di avere un unico volto, il gigante aveva le facce di almeno cinque persone sulla sua testa. Riconoscerle sarebbe stato impossibile, dato che tutto il corpo era in realtà un’immensa massa acida e i tratti estetici delle vittime erano stati eliminati quasi completamente dall’assorbimento. E in più quelle cinque facce non erano neanche composte. Ci fissavano con le loro smorfie oscene e rabbiose. Come se ognuna di esse rappresentasse l’umore del mutatore. E come se ciò non bastasse quella cosa aveva la pendenza della strada dalla sua.

A prima vista quella cosa aveva solo due punti deboli. L’altro braccio, che contro ogni logica era rimasto delle dimensioni di un normale arto umano, e la grossa palla luminosa nello stomaco del mutante, che come spiegatomi da Doc poco dopo essere usciti dall’Oklahoma City’s Arena, doveva essere il nucleo del batterio mutato dalle radiazioni.

-Bud, mira a quella cosa luminosa nella sua pancia e sparagli tutto quello che hai!- Ordinai.

L’indiano agganciò con il mirino del lanciarazzi il mutatore e subito sparò i quattro razzi nel caricatore dell’arma. Tutti e quattro andarono a segno, anche se solo due colpirono esattamente il nucleo del mutatore.

-FUOCO!!!- Ordinai.

Tutta la squadra aprii il fuoco sul mutatore, costringendo il mostro a coprirsi la pancia con la mano gigante. La fortuna sembrava favorirci, fino a quando tutte le armi iniziarono a sparare a vuoto.

-Ehm … ragazzi?- Chiesi atterrita. -Perché non ricaricate?-

-Ho finito le munizioni.- Mi informò Amelia.

-Idem.- Continuò Earl svitando la bombola del suo lanciafiamme.

-Io ho solo la dinamite.- Disse Earl guardandosi nelle tasche della mimetica. -No un momento! Chi me l’ha presa?!-

-Io. La sto usando per creare una bomba.- Disse Nick armeggiando alle nostre spalle con degli attrezzi.

-Aspetta Nick!- Lo ammonii. -Senza un banco da lavoro appropriato è troppo …-

-Finito!- Disse il meccanico mostrando a tutti la sua bomba.

La bomba di Nick era una moltitudine di candelotti a miccia corta e granate a frammentazione unite da un cavo di rame. Il meccanico regolò il timer per uova attaccato alla bomba artigianale e la lanciò contro il mutatore.

Pur essendo un magnifico lancio, la bomba arrivò soltanto ai piedi del mutatore e quando esplose proiettò pezzi di metallo e asfalto in tutte le direzioni. Ma neanche questo bastò a distruggere il nucleo del mostro, che dopo essersi ripreso e aver liquefatto le schegge conficcatesi nella sua spessa pelle, ruggì contro di noi.

Poi un boato e un oggetto non meglio identificato sfrecciò sopra le nostre teste alla stessa velocità di un proiettile. Istantaneamente, il mutatore si ritrovò con lo stomaco trapassato da parte a parte. Dove c’era il nucleo, l’aria fredda della notte trapassava il corpo del mutante senza trovare alcuna resistenza. Come una macchina che aveva perso il motore, quel colossale mix di radiazioni, tossine, acidi e materia organica riconvertita, era rimasto in piedi senza muovere un muscolo.

Della polvere e dei sassi sopra di noi caddero sulle nostre spalle, e guardando in alto scoprimmo un soldato in tenuta antisommossa completa e un fucile laser modificato per il tiro a lunga distanza.

-Il Dr Spectrum, presumo?- Chiese l’uomo.

-Si.- Rispose semplicemente Doc.

-Il maggiore e il resto del team la stanno aspettando alla base.-

Non sapevo chi fosse quell’uomo, ma vista la sua probabile collaborazione con Doc e vedendo la scaletta di metallo offertaci dallo sconosciuto, lo riconobbi come nostro alleato.

Arrivata in cima trovammo ad aspettarci tre jeep corazzate parcheggiate nel bel mezzo della strada con i fari accessi su di noi. Le due ai lati avevano delle mitragliatrici con triple canne rotanti posizionate sui tettucci, mentre quella al centro aveva un fucile gauss in versione artiglieria pesante. Immaginatevi un fucile in grado di sparare proiettili da 2mm EC, ma venticinque volte più grande. Ci credo che il mutatore era stato trapassato come se fosse di burro. Quel cannone gli aveva sparato un’intera trave d’acciaio a più di novecento metri al secondo e a meno di cinquanta di distanza.

-È il modo migliore per farli secchi.- Mi disse il soldato indicandomi il mutante defunto.

L'abominio stava iniziando a decomporsi pezzo dopo pezzo. Era ancora in piedi quando l’enorme braccio si staccò dalla spalla cadendo poi a terra emettendo un tonfo simile a quello di un frutto marcio quando veniva spiaccicato. Il resto avrebbe fatto la stessa fine entro pochi minuti.

-Dentro! Forza!- Ordinò il soldato alla mitragliatrice della jeep a sinistra. -Infetti in avvicinamento da est.-

Senza perderci in chiacchiere, iniziammo ad entrare nelle jeep. Io, Nick, Isaac e Trinity con Zack, salimmo nel mezzo con il cannone gauss, mentre gli altri entrarono nella jeep parcheggiata a destra.

Quando il convoglio partì, facemmo un’incredibile scoperta. Anzi. Due.

-Benvenuti nella Resistenza ragazzi.- Disse il soldato al volante.

Finalmente gli avevamo trovati. O meglio, loro ci avevano trovati. I membri della Resistenza ci avevano appena recuperati, e senza farci neppure il terzo grado, ci avevano offerto perfino un passaggio sicuro per la loro base.

Ma ad incuriosirci fu anche la voce del soldato alla guida. Una voce calma, ma sicura. Segnata da un bizzarro accento asiatico. Quando il soldato si tolse il suo elmetto da tenuta antisommossa, quasi non credemmo ai nostri occhi.

-Mr B?!- Chiesi restando con gli occhi sgranati.

-BAATAR!- Esclamarono tutti gli altri sui sedili posteriore del blindato.

Zack spiccò perfino un salto dalle gambe di Trinity per abbracciare il suo mentore dato per morto. Il pilota non si sottrasse all’affetto del piccolo ghoul, ma la guida del mezzo richiedeva pur sempre una certa attenzione.

-Sei vivo!- Disse Zack lasciando Mr B e tornando a sedersi sulle gambe di Trinity.

-Ma all’ora non ti anno ucciso.- Fece notare Isaac.

Ad Isaac erano venuti gli occhi lucidi per la gioia. Buon segno viste le sue condizioni la sera precedente.

-Sono riuscito a scappare mentre ero legato ad una delle loro sedie per gli interrogatori. Poi mi sono intrufolato nel loro sistema di ventilazione, ho raggiunto la loro stazione, sono saltato su uno dei loro treni e arrivato alla prima fermata ho usato un cartello pubblicitario per aggrapparmi e scendere. Dopo la Resistenza mi ha trovato e fornite le mie generalità mi hanno accolto tra loro.-

-Quei cattivoni mi avevano fatto credere che eri morto.- Lo informò Zack.

-Sicuramente per demoralizzarvi e non dover ammettere di essersi lasciati sfuggire un prigioniero da sotto il naso.- Gli rispose Baatar.

-Aspetta. Sei scappato da solo? Dalla torre?- Chiesi schioccata.

Anche gli altri erano rimasti senza parole. Noi ne eravamo usciti per miracolo, mentre il disertore tibetano aveva soltanto dovuto strisciare nell’ombra.

-Come hai fatto a non farti beccare?- Domandò Trinity.

-Ho imparato un paio di trucchetti mentre stavo con una soldatessa dei Crimson Dragoons.-

-Wow! Davvero?- Gli chiese Isaac. -Non me ne avevi mai parlato.-

-Beh in verità, lei mi usava più come suo scalda letto.-

-Oh oh oh. Mr B, sei un ruba cuori.- Mi complimentai.

-E mi condivideva con il resto della sua camerata.-

-Come scusa?- Chiesi pensando di aver capito male.

-Lei e un’altra decina di donne specializzate nell’infiltrazione e nel sabotaggio mi usavano ogni notte per dare sfogo alle loro perversioni. Dicevano che ero carino e dolce. Dicevano anche che se non le avessi soddisfatte tutte quante mi avrebbero denunciato per diserzione o tradimento.-

Baatar era rimasto in un stato catatonico. Come se un trauma del passato fosse tornato a perseguitarlo.

-Baatar. Sospetto che tu sia stato vittima di molestie sessuali.- Intervenne Nick. -Ti consiglio di affrontare la cosa con un terapeuta specializzato.-

Stavo per chiedere a Baatar dove ci stavano portando, e magari anche cosa ci potesse essere di male nell’essere condiviso da un intero plotone di donne bramose di possederlo, ma dall’alto un stormo di radbat piombò sul cofano della jeep. Ancor prima che potessimo reagire, la metà morì scontrandosi contro il mezzo, mentre l’altra metà volò via. Solo tre di quei piccoli viscidi mostri rimasero a graffiare e a leccare il parabrezza antiproiettile macchiato dal sangue dei loro fratelli morti. Zack ne rimase un pizzico spaventato, mentre io invece usai la torcia del Pip-Boy per arrostirli. I pipistrelli mutanti provarono a resistere per qualche secondo, ma appena sui loro corpi iniziarono a formarsi delle orribili pustole blu scure decisero di battersela in ritirata. Baatar si fece scappare una breve risatina.

-Uno stormo di quelli mi ha quasi fatto la pelle durante la mia fuga.-

-OCCHIO!- Urlò Isaac.

Come se i radbat non fossero già abbastanza, cinque piccoli robot simili a dei ragni atterrarono sempre sul cofano della nostra macchina per poi picchiettare con i loro artigli d’acciaio sul parabrezza.

-Tranquilli. I liberatori sono l’esatto opposto dei vostri eyebot. Sono stati creati più per la propaganda che per il combattimento.- Spiegò Baatar. -State a vedere.-

Baatar effettuò una brusca sterzata a sinistra, facendoci colpire un bidone dei rifiuti ai margini della strada. L’impatto ci fece rimbalzare tutti, e lo stesso fu per i robot comunisti sul cofano. Questi si frantumarono in decine di pezzi quando ricaddero sul mezzo. L’ultima cosa che vedemmo di loro furono dei volanti propagandistici con una stella rossa davanti ad una bandiera americana a pezzi con la scritta: RICOSTRUIRE IL FUTURO PER UNA NAZIONE ROTTA.

-E io che credevo di essermela lasciata alle spalle questa spazzatura.- Commentò Baatar.

-Baatar? Qualche problema?- Chiese un altro soldato alla radio.

-Niente di che. Voi più tosto guardatevi intorno.-

-Niente anche per noi, ma sta in guardia per i DIAVOLO!!!-

La jeep davanti a noi sterzò senza alcun preavviso a sinistra, mentre un branco di esseri bioluminescenti gli cadde sopra lanciandosi dal terrazzo di un caffè al secondo piano di un edificio sulla destra. Anche Baatar fu costretto a fare la stessa manovra, ma fortunatamente la jeep non si scontrò con altri ostacoli e non investì nessuno di quegli esseri. Due di loro riuscirono ad aggrapparsi a degli appigli sulla fiancata destra del mezzo davanti a noi, dove il mitragliere sul tettuccio non poteva colpirli.

-Che cosa sono quelli?! Ghoul luminescenti?!- Chiesi notando le fattezze umanoidi dei mostri.

-Ghoul infetti. Sono entrati in contatto con le secrezioni prodotte da un mutatore e da adesso seguono la sua volontà come dei soldati.- Mi spigò Baatar.

-Esiste qualche speranza di arrivare al sicuro senza dover incontrare tutta la catena alimentare di Dakota City?!- Protestò Isaac.

-Baatar! Potete uccidere questi autostoppisti?- Chiese alla radio lo stesso soldato di prima.

Baatar premette un pulsante della console sul cruscotto della jeep e da quello che fino ad un attimo prima avevo scambiato per il vano porta oggetti, uscì un monitor.

-Usa i comandi sulla sinistra per puntare e fare fuco Red.- Disse Baatar indicandomi la manopola sul bracciolo sinistro del mio sedile.

Manovrare il cannone non fu per niente difficile. I comandi erano stati ideati per essere usati anche da soldati nuovi alluso delle armi teleguidate. Un po come per gli APC e i carri armati.

Muovendo la manopola udii la torretta sopra alle nostre teste muoversi rumorosamente, fino a che il puntatore elettronico non inquadrò perfettamente i due ghoul infetti aggrappati alla jeep. Quando premetti il grilletto, le due creature esplosero in mille pezzi, e lo stesso fece un povera cassetta delle lettere posta vicino all’entrata di un edicola trenta metri più in la di dove eravamo noi.

-Diamine! Questo mostro potrebbe distruggere un carro armato.- Commentai stupita.

-E non hai visto … ma cosa?- Si chiese Baatar vedendo la jeep davanti rallentare e poi svoltare a sinistra.

-Cambio di programma. C’è una mandria di infetti sulla principale. Prendiamo la panoramica e proviamo a raggiungere la base attraverso l’ingorgo.-

Seguendo la jeep in testa, Baatar guidò il mezzo verso la strada che dava sui giardini pubblici di Capitol Hill. Riuscii comunque a buttare un occhio sull'immensa mandria di ghoul infetti che ci aveva appena tagliato la strada.

-Non potevamo investirli o colpirli con le mitragliatrici?- Chiese Isaac.

-Se i ghoul sono stati infettati dallo stesso gene dei mutatori, è probabile che il loro sangue sia diventato una miscela altamente corrosiva che quasi certamente scioglierebbe la corazza dei blindati.- Gli rispose Nick.

Osservando meglio la fiancata della jeep in testa dove i ghoul si erano aggrappati, mi accorsi che il metallo si era lievemente corroso. Subito mi annotai mentalmente che far esplodere un ghoul infetto poteva causare schizzi acidi.

-Appunto. Hey, quand’è che Nick è diventato così colto.- Domandò Baatar. -E perché ti sei tinta il ciuffo Red?-

-Lunga storia. Nick si è bevuto … come hai detto scusa?- Gli chiesi pensando di aver capito male.

-Hai un ciuffo bianco.-

Incuriosita usai lo specchietto retrovisore per guardarmi la testa, e con sorpresa scopri che una striscia dei miei amati capelli rossi era diventata bianca.

-Oh no. Oh no. Oh per pietà no!- Dissi strofinandomi i capelli sperando che fosse soltanto un residuo di polvere portatomi dietro dalla Dakota City’s Arena.

Ma i capelli rimasero di quel colorito. Bianchi.

-Sono vecchia!- Pensai.

-Temo che lo stress delle ultime settimane abbia avuto un pessimo impatto sulla tua chioma Red.- Mi informò Trinity.

-Red, dovresti prenderti un periodo di vacanza per rilassarti e recuperare le forze. Ciò gioverebbe alla tua cute.- Mi consigliò Nick.

-Oh, ma certo Nick! Stavo giusto per prenotare la suite presidenziale del Luky 38 a Las Vegas quando il mondo è bruciato, l’Orda ha sterminato migliaia di persone, dei lucertoloni hanno provato a mangiarci, noi siamo quasi morti in una cacchio di arena e adesso quei bastardi ci stanno alle COSTOLE!- Risposi allarmata.

-Wow calmati sorella.- Intervenne Isaac. -L’Orda non sa neppure dove siamo.-

-NO SONO DIETRO DI NOI! SUL TRENO!!!-

Numerosi proiettili di diverso calibro investirono la nostra jeep. Baatar non pote fare molto visto che la panoramica era una strada stretta con un vuoto di trenta metri sottostante. Anche il mitragliere sulla jeep in testa dovette rientrare per non farsi colpire.

-Tunner è stato ferito alla spalla!- Affermò qualcuno alla radio.

-Gli d’ho uno dei miei stimpak.- Disse Earl nella jeep dietro di noi.

-Red sei l’unica che può colpirli! Fermali prima che ci forino la corazza.-

Riattivando i comandi del cannone Gauss puntai l’arma verso il treno della monorotaia. Il treno era composto da ben sette vagoni, più quello del conducente, e in ognuno di essi, dovevano essersi piazzati almeno dieci predoni. Questi ci stavano sparando con armi balistiche e ad energia di tutti i tipi. E visto che la monorotaia continuava parallela alla panoramica ancora per un miglio e mezzo, una di quelle armi avrebbe potuto sventrarci il motore e farci esplodere ancor prima di arrivare poco oltre la metà del percorso restante.

Senza perdere tempo e sperando che un proiettile non andasse a colpire il sistema idraulico del cannone o la sua ottica, guidai l’arma fino al vagone in testa, e dopo aver mirato dove presumibilmente si trovavano i predoni, sparai tre colpi in rapida successione. I proiettili trapassarono le lamiere del vagone come se fossero di stagnola, e lo stesso fecero gli altri quattro, ma il nemico non sembrava essere intenzionato ad abbandonare la corsa.

-È come tirare delle frecce ad un gigante di carta pesta.- Commentai.

-Prova a mirare alla ruote.- Mi consigliò Baatar. -Forse riesci a bloccarlo.-

Ascoltando il suggerimento del pilota ghoul sparai ben cinque colpi alle ruote del treno, ma il cemento dei binari che le proteggeva era troppo resistente e i proiettili riuscirono soltanto a scheggiarlo.

-Non funziona!-

-Usa la Forza Red. Usa la Forza.- Disse qualcuno con tono teatrale.

-Cosa?! Chi ha parlato?!- Chiesi guardandomi intorno.

-Io. Spectrum. Alla radio. Ricordi che siamo nella jeep dietro di voi?- Mi chiese Doc alla radio. -Accumulando l’energia, le armi Gauss generano più forza. Mi sono spiegato?-

-Ah, si scusa. Mi sono dimenticato di dirti che tenendo pigiato il grilletto della manopola prima di rilasciarlo fai più danni.- Spiegò Baatar.

Pur avendo una gran voglia di dare a Mr B il premio per il miglior istruttore di tiro dell’Oklahoma, tornai a concentrarmi sul treno nemico.

-Sbrighiamoci con questo treno, siamo quasi all’ingorgo!- Disse uno dei soldati nelle altre jeep.

Tenendo premuto il grilletto, udimmo un suono elettrico e un voltmetro analogico ai margini del monitor che prima non avevo neppure notato iniziò a caricarsi, fino a che la sua lancetta non raggiunse il cento per cento.

A quel punto lasciai il grilletto e una potente cannonata partì dalla torretta sopra alle nostre teste.

La jeep barcollò poco in confronto all’energia sprigionata dall’arma montata su di essa, mentre il vagono in testa al treno volò via. Nel vero senso della parola. Squarciato a metà e con una buona dose di cemento armato sollevato con esso dal proiettile, il vagone si alzò in volò per più di tre metri e finì col piombare nel parco sottostante, trascinandosi con sé il resto del treno.

Non potemmo fermarci a guardare il luogo dello schianto, ma era ovvio che nessuno potesse sopravvivere ad una cosa simile.

-SIII! BECCATEVI QUESTA!- Esultò Isaac.

-Non male.- Si complimentò qualcuno alla radio.

-Datemi un cannone e farò deragliare qualunque cosa.- Scherzai.

-Ecco. Siamo arrivati.- Disse Baatar facendo fermare il mezzo.

Appena la jeep fu ferma scendemmo tutti e davanti a noi trovammo l’ultimo ostacolo. I restanti cento metri della panoramica erano stati occupati da un vero ingorgo di auto rimaste bloccate. Oltre, il Quartier Generale Regionale della Vault-Tec attendeva di essere raggiunto.

-E adesso che facciamo?- Chiesi ai soldati della resistenza.

-Continuiamo con il piano B.- Mi rispose lo stesso che dopo aver ucciso il mutatore ci aveva aiutati a salire.

-Questa strada è l’unica alternativa che abbiamo per raggiungere la base.- Mi spiego Baatar.

-E i blindati?- Chiese Bud riunitosi con noi.

-Li lasciamo qui. Non ci servono più.-

-Ma è uno spreco assurdo!- Obbiettò l’indiano.

-E non hai ancora visto niente soldato. Forza muoviamoci.-

Avanzare tra le auto non fu tanto facile quanto avevo pensato. Alcune erano troppo grandi per scavalcarle velocemente, mentre altre erano così vicine che neppure Zack o Atom riuscirono a passarci in mezzo. Solo il Dr Spectrum non ne risentì essendo l’unico in grado di poter volare.

Arrivati davanti ad un grosso camion cisterna però, iniziammo a percepire delle vibrazioni.

-È un terremoto? Un mutatore?- Domandò Amelia.

-No. Solo un mezzo esercito di devoti abbastanza adirati.- Disse uno degli altri soldati indicando la direzione dalla quale eravamo giunti.

All’inizio della panoramica, erano comparse delle ombre. Poi quelle ombre divennero un muro e in men che non si dica quel muro divenne un fiume di predoni urlanti ed indemoniati, che in poco tempo avrebbe invaso l’intera panoramica e travolto chiunque gli si fosse parato davanti.

-Muovetevi!- Ordinò uno dei soldati.

-Datemi un dollaro per ogni volta che l’ho sentito dire in questi mesi.- Ironizzò Tony.

Continuammo ad avanzare saltando e camminando sui veicoli civili. A meno di venti metri dalla fine dell’ingorgo e della panoramica i predoni avevano già raggiunto le jeep e l’inizio dell’ingorgo. Meno male che senza le chiavi i blindati e le loro armi erano del tutto inservibili.

Ma come tutti sanno, tutto può andare storto in un istante. Dal cielo rosso cremisi arrivò una raffica di mitragliatrici, e prima che chi fosse stato colpito cadesse a terra, un vertibird passò sopra di noi in volo diagonale per poi continuare la sua picchiata in direzione del parco sottostante.

-Qualcuno è stato colpito? Qualcuno è stato colpito?!- Chiese Bud.

-Io ho del sangue addosso, ma non mi ha colpito.- Rispose uno dei soldati della resistenza.

-Io credo di essere stata colpita.- Affermò Trinity.

-Merda! Ha preso anche Meiners.-

Guardandomi intorno, scoprì che uno degli altri soldati era stato colpito e che l’infermiera giaceva nel vano di un Pick-R-Up con una ferita al polpaccio sinistro e Zack li vicino. La poca luce generata dalle nubi rosse nel cielo non mi permise di vedere i dettagli, ma ero sicura che almeno due proiettili delle potenti mitragliatrici montate sul velivolo nemico avevano fatto saltare la testa e mozzato la gamba destra del soldato a terra.

-MALEDIZIONE!- Imprecò uno dei suoi compagni chinandosi sul corpo per recuperare le piastrine identificative.

-Trinity! Non morire!- Pregò Zack tenendo la mano dell’infermiera.

-Tranquilli. Non è grave. Mi ha presa di rimbalzo.-

-Ti aiuto io, piccola.- Disse Nick chinandosi e prendendo in braccio Trinity.

Il nuovo Nick era diventato anche un vero duro d’azione. Quello vecchio sarebbe scoppiato a piangere sapendo che la sua amichetta fosse stata colpita. E tanto meno non avrebbe avuto la forza per prenderla in braccio e correre in mezzo a quel casino.

-Dobbiamo sbrigarci! Veloci!- Ordinò un soldato.

-Qualcuno aiuti Zack.- Disse Trinity.

-Ci penso io.- Risposi prendendo in braccio il piccolo ghoul.

Mancava pochissimo per raggiungere la nostra meta, ma al tempo stesso, il vertibird dell’Orda sarebbe tornato a colpire e i predoni alle nostre spalle si stavano avvicinando sempre di più. E io che pensavo che la morte del loro leder gli avrebbe demoralizzati.

L’ultimo vero ostacolo che si presentò fu un rimorchio pesante rovesciato davanti all’entrata per il piazzale della Vault-Tec. Quello era stato sicuramente usato per difendere la struttura dagli attacchi provenienti dalla panoramica, rendendo quel passaggio quasi inutilizzabile per degli assalitori. L’unica pecca di quel muro improvvisato, era che noi ci trovavamo dal lato sbagliato.

-APRITE!- Ordinò un membro della Resistenza.

Come risposta, il rimorchio iniziò a spostarsi rumorosamente a sinistra, permettendoci così di passare uno alla volta nello stretto passaggio formatosi tra il retro del rimorchio e la colonna ornamentale posta al margine destro dell’entrata al piazzale.

Provai un senso di sicurezza quando vidi che ad attenderci nel piazzale c’erano diversi membri della resistenza. Sicurezza che però svanì istantaneamente quando il vertibird nemico ricomparve dal lato del parco.

Il velivolo si spostò lateralmente verso il ponte in volo stazionario per mantenere le armi puntate su di noi. Una manovra che gli avrebbe permesso di colpirci senza dover rischiare di essere agganciato e al tempo stesso di defilarsi rapidamente in caso di contrattacco.

-Ora morirete nemici della America!- Esultò il pilota predone agli alto parlanti del velivolo.

L’ultima cosa che feci prima che la luce dei proiettori sul vertibird ci illuminasse per favorire la visuale al pilota, fu gettarmi a terra e proteggere Zack con il mio corpo.

Qualcuno aprì il fuoco, ma non fu il pilota dell’Orda. Quello precipitò con il suo velivolo proprio sulla panoramica dove ormai i predoni a terra erano quasi arrivati all’entrata del piazzale. Io riuscii soltanto a scorgerlo un’istante prima dell’impatto e vedere che il colpo partito dalle vicinanze aveva fatto esplodere il rotore destro del velivolo, causandone lo stallo e l’impatto sulla strada sospesa della panoramica. Il meglio però, fu quando il reattore del vertibird esplose generando una reazione a catena che colpì tutti i veicoli parcheggiati sulla panoramica. Ognuno di quei mezzi era dotato a sua volta di un motore a fusione, il che rese ogni singola detonazione, una micro esplosione termo nucleare con un raggio d’azione leggermente minore in confronto a quello generato da una mini nuke.

Quando mi rialzai per sedermi a guardare lo spettacolo, le macchine più lontane dovevano ancora esplodere. Me ne accorsi sia per il frastuono delle esplosioni, sia per i flash abbaglianti talmente potenti da illuminare il cielo quasi come se fosse giorno. Le macchine avrebbero bruciato per tutta la notte, ma tanto ormai non c’era più nulla che potesse morire. Tutti i predoni che malauguratamente si erano spinti oltre le jeep che noi avevamo abbandonato all’inizio dell’ingorgo, erano sicuramente morti. Plasma, radiazioni, onde d’urto … neppure un’armatura atomica con la corazza in titanio sarebbe potuta resistere a quel casino.

Poi udii delle vibrazioni sempre più forti, accompagnate dal suono emesso da dei servomotori West Tek in movimento, e voltandomi mi ritrovai davanti un’armatura X-01 con un’arma pesante appoggiata sulla spalla destra. Non so cosa fosse, ma quello sputa fuoco aveva eliminato un vertibird con un solo colpo. E l’uomo o la donna dentro quell’armatura doveva essere un ottimo tiratore.

-Fai ancora a botte con i bulletti di scuola, piccola cowgirl?-

Quella voce. Quel modo di parlarmi. L’altoparlante del casco ne aveva modificato il tono, ma quella voce mi diceva qualcosa. Qualcosa di molto … familiare.

-No! Aspetta! Non può essere!- Pensai credendo di aver intuito l’identità del soldato.

Il soldato sollevò l’arma dalla spalla, la appoggiò a terra tenendo la canna rivolta verso l'alto con la mano destra e con la sinistra si tolse il casco.

La testa rasata. I folti baffi alla chevron. La piccola cicatrice sotto al mento. L’aurea da paladino che la sua figura emanava.

-Papà!- Esclamai cercando di rialzarmi.

-Avanti! Rientriamo tutti!- Ordinò mio padre.

Sotto la protezione della Resistenza, ci rifugiammo dentro il palazzo della Vault-Tec. Attraversata la reception e l’area espositiva del palazzo entrammo tutti nei tre ascensori che portavano ai piani alti. Mi sarebbe piaciuto rivedere l’esposizione del Vault modello, ma tanto i progetti di costruzione e i canoni estetici del P1 erano gli stessi.

Nell’ascensore due eravamo io, mio padre, Zack, Atom, Trinity, Nick, Isaac e Doc. Oltre l’ascensore non avrebbe retto il peso.

-Credevo che fossi morto da qualche parte per le radiazioni!- Dissi estasiata.

Dopo aver scoperto che mio padre era sopravvissuto, tutto per me era cambiato. Non mi sentivo più sola e sull’orlo di un dirupo. Solo la sua presenza mi aveva ridato forza e coraggio. Quasi scoppiai a piangere quando ebbi chiaro che non si trattava di un fantasma.

-Avevo ancora un lavoro da portare a termine.-

Il sarcasmo di mio padre era un suo tratto distintivo. Di tutti i soldati che avevo conosciuto, lui era forse il più comico di tutti. Perfino nelle situazioni peggiori, era in grado di sorridere. Che si trattasse dell’incidente fatto con la macchina anni addietro o di un’apocalisse nucleare, non era in grado di perdere il suo caratteristico buon umore.

-Come sei finito qui?- Gli domandai.

-Eravamo tutti qui durante la Grande Guerra. Alcuni sono arrivati più tardi, ma in linea di massima facciamo tutti parte del progetto. Ti sei tinta i capelli?-

-Lunga storia.- Risposi per sviare l’argomento del mio invecchiamento precoce.

-Salve signor Earp.- Lo salutò Nick.

-Oh, ciao Nick.- Gli rispose papà, che fino a prima non aveva potuto salutarlo come si doveva. -Mi fa piacere vederti sano e salvo. Ti vedo parecchio in forma.-

Nick non aveva smesso per un secondo di tenere in braccio Trinity, come l’eroico personaggio della saga letteraria di Tæles of Chivalrie. Lei ne approfittò per farsi coccolare dai bicipiti del meccanico grandi il doppio rispetto al normale. Lui invece continuava a fissare mio padre con il suo sguardo da pensatore.

-Il marchio che ha sul torace. L’ho visto il due gennaio del sessantanove su un giornale. Parlavano di un gruppo di agenti governativi specializzati in operazioni ombra.-

Mio padre rimase impressionato dalla memoria di Nick. Lui ancora non sapeva della pozione miracolosa creata dal padre di Bud. Io invece non capii il significato del marchio inciso con un perfetto taglio laser sul torace in titanio dell’armatura atomica di mio padre. Un teschio rosso trapassato, dalla parte alta del cranio alla bocca mezza aperta, da una saetta nera.

-Però Nick. Hai una buona memoria.-

-È merito del mio subconscio. Lui ha memorizzato nel dettaglio ciò che ho visto in passato e grazie al mio potenziamento sinaptico, ora posso accedere a quei ricordi. L’articolo però era piuttosto vago, quindi solo lei può rispondermi.-

-Beh comunque non siamo più vincolati dal giuramento, quindi posso dirvi tutto. Negli ultimi venticinque anni, io e un ristretto numero di professionisti, abbiamo operato con l’FBI, l’FFR, il BADTFL, l’USSA, l’UAF, la DIA, i Servizi Segreti e altre agenzie governative per proteggere la nazione e il popolo americano. Ci facciamo chiamare: Blade Thunder.-

-Aspetta.- Pensai. -Dove ho già sentito questo nome?-

Nello stesso istante l’ascensore arrivò a destinazione e dopo l’annuncio dello speaker ne uscimmo tutti insieme.

L’ambiente era molto simile ad un ospedale. Mi sembrò strano che la Vault-Tec usasse questo genere di arredamenti per una struttura logistica. Anche se parecchio grande.

Contemporaneamente a noi, arrivarono anche gli altri. Uscendo dall'ascensore alla nostra destra, Bud ed Earl mi si avvicinarono con delle strane facce. Una via di mezzo tra incredulità ed eccitazione.

-Blade Thunder!?- Chiese sconvolto Bud. -Tuo padre è un Blade Thunder?!-

-Ho controllato le sue credenziali.- Gli rispose una voce a noi tutti famigliare nel corridoio più avanti. -Il maggiore Jacob Earp è il comandante del plotone Blade Thunder. Un’unità segreta del governo dedita ad operazioni ombra di spionaggio, controspionaggio, ricognizione, sabotaggio, ricerca e distruzione, salvataggio, assassinio, caduta di governi, analisi tattica, e tante altre belle cose.-

Rita Ross e Lopez si erano riuniti con noi nella zona degli ascensori. La donna aveva con se anche i membri della sua squadra. La Aries. Fu bello scoprire di non essere i soli ad essere arrivati alla Resistenza.

-Rita. È bello vedervi.- Dissi facendole pugno.

-Il sentimento è reciproco.- Mi rispose la soldatessa battendomi il pugno.

-Dove sono Roberts e Wood?- Gli chiese Tony esaminando la squadra Aries.

Rita gli rispose con un cenno della testa negativo e un’espressione cupa.

-Roberts si è fatto sbranare da dei ratti giganti del cazzo, e Wood è stato preso da un mutatore.- Spiegò uno dei membri della Aries.

-Sapete qualcosa degli altri?- Chiesi ai due caposquadra.

-Ti abbiamo sentita per tutto il tempo grazie al trasmettitore nascosto nel tuo cinturone. Appena vi hanno scoperti, Wright ha fatto ritirare tutti eccetto noi.- Mi spiegò Lopez. -Spire e Coyote avevano provato a sfondare un muro di auto per entrare in città, ma dopo averlo demolito ne è uscita una marea di ghoul senza fine.-

-Si, li abbiamo sorvolati.- Aggiunse Isaac.

-Loro si sono trovati nei guai quasi subito, quindi non hanno avuto molta scelta. Iris e Lynx hanno portato a termine la mappatura della città già a mezzo giorno. Almeno di quello che hanno visto. Poi Wright ha preferito farli ritirare. Anche la loro posizione era diventata troppo calda. Restiamo solo noi.-

-Bene, allora … no fermi tutti!- Ordinai prima che qualcuno mi distraesse di nuovo. -Papà! Io credevo che tu fossi un semplice soldato o qualcosa di simile.-

-Ti chiedo scusa tesoro, ma la mia situazione in passato era troppo complicata.-

-In effetti con quello che facevano, la segretezza era da considerarsi la loro migliore amica.- Disse Rita. -All’UAF erano considerati i migliori agenti per la cattura degli agenti comunisti. Dei miti.-

-UAF?! Quello non è niente in confronto a quello che abbiamo combinato.-

Sempre dal corridoio più avanti, un altro gruppo di soldati giunse per conoscere i nuovi arrivati.

-Vi presento gli ultimi Thunder Blade.- Ci annunciò mio padre. -Jace Reed, corpo dei marine. Dominic Gutierrez, divisione robotica. Oliver “Mad” Cook, armi pesanti. Cora Sullivan, pilota dell’aviazione americana. Ed ultimo, ma non per importanza, Tariq Al Madani.-

-Tutti gli altri o sono morti, o hanno preferito starsene dalla parte sbagliata.- Aggiunse Reed.

Il soldato era l’unico ad avere il volto coperto da un elmo. L’armatura dei marine era l’unica armatura standard i cui parametri di difesa e resistenza alle radiazioni, erano pari o superiori alle armature atomiche. Un bel completo da indossare.

-Credevo che foste solo un mito. È vero che avete salvato New York da un attacco terroristico?- Chiese Earl.

-Fu solo una fuoriuscita di refrigerante dal nucleo della centrale. Assistemmo solo alla squadra di riparazioni.- Gli rispose Gutierrez. -L’amministrazione di quel tempo ingigantì la cosa per assicurarsi la vittoria alle elezioni.-

-E poi noi abbiamo partecipato ad azioni più eclatanti.- Continuò Reed. -L’affondamento della corazzata cinese Peng. L'assassino del dittatore Nicolás Blanco in Venezuela. L'evacuazione dell’ambasciata a Tel Aviv nel sessanta. La battaglia di Fort Horizon sul monte Malapert.-

-Mala … che?- Chiesi.

-È sulla Luna. Quando l’IA che controllava i sistemi della colonia di Shackleton si è ribellata, abbiamo raggiunto Horizon su un razzo della USSA, difeso la fortezza e riconquistato il sito un settore alla volta.-

-Basta con le lezioni di storia.- Si intromise mio padre. -Se volete delle risposte, è meglio se prima venite con noi.-

   
 
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