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Autore: Mikarchangel74    25/11/2018    0 recensioni
Questa storia racconta un episodio della vita di Kael poco più che ventenne quando si rende conto di quanto possa esser dura la vita in solitaria nell’oceano ed ha il suo primo vero contatto con l’essere umano.
… Stava giocando con alcune chioccioline di mare che avevano scambiato la sua mano per lo scoglio e gli erano salite sul dorso, quando un'oggetto attirò la sua attenzione e uno spiacevole ricordo tornò a galla.
Si trattava di un pezzo di incerato mezzo bianco e mezzo rosso, proprio del colore del tendone di un circo .. Lo stesso circo in cui era stato tenuto prigioniero per quasi un anno dopo la fuga dal suo regno; Quando ancora non aveva idea di cosa lo aspettasse oltre i confini e di come sopravvivere da solo.
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kael the merman'
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~~La prima volta che Kael aveva visto il cielo, era stato da fanciullo insieme a suo padre. Lo aveva portato in superficie e a Kael era sembrato un posto magico. Sembrava ci fosse un oceano anche lassù, sopra le loro teste capovolto e c’erano strane creature che vi nuotavano dentro, ma quando il piccolo tritone aveva provato a saltarci dentro, non c’era riuscito, continuava a fare balzi fuori dall’acqua ricadendoci subito dentro ed era anche stato ammonito da suo padre, perché è vero, erano in un punto isolato dell’oceano senza umani intorno, ma saltando in quel modo avrebbe potuto attirare attenzioni non gradite.
Apprese successivamente che esisteva una forza di gravità sul pianeta e che ciò che aveva visto fuori dall’acqua non era oceano ma spazio e che le creature che sembravano nuotare, non erano pesci ed anziché nuotare, il loro movimento era chiamato volo.
Quanto avrebbe dato adesso per poter ammirare di nuovo il cielo.
Ciò che vedeva sempre era solo una cupola rossa e bianca, sabbia ed esseri umani. Tanti esseri umani puzzolenti. Tutto quel mondo puzzava per lui. La polvere che gli entrava nelle narici ogni volta che doveva tenere la testa fuori dall’acqua gli irritava narici e gola.
Alle volte se tenevano aperto un lembo del tendone, da dove entravano ed uscivano fiumi di persone, poteva vedere un piccolo triangolo di cielo, ma niente di più.
Il tempo in quella minuscola vasca sembrava non passare mai.
E Kael alle volte sembrò rassegnarsi a quel suo triste destino.

Col passare del tempo imparò i ritmi di quel mondo così assurdo; Il circo più o meno seguiva una specie di ciclo: ogni settimana o ogni quindici giorni il grosso tendone veniva smantellato. Ogni cosa veniva smontata pezzo per pezzo e caricata su grosse barche che non andavano sull’acqua, persino gli animali venivano caricati e stipati su questi grossi mezzi.
A Kael veniva svuotata parte della vasca per non farla straripare ad ogni scossone, lasciandogli giusto il minimo per respirare.
Una volta sgomberato tutto, i grossi mezzi si mettevano in marcia e Kael le prime volte non riusciva a resistere dal vomitare, soffrendo terribilmente il mal d’auto. Era veramente una tortura quel movimento peggio del mare in tempesta dove al massimo doveva faticare e lottare affinché non venisse trascinato via dalla corrente.
Alle volte il viaggio era corto, alle volte più lungo di due giorni, poi gli umani rimontavano di nuovo tutto e la folla ricominciava ad accalcarsi al vetro più o meno due, tre volte nell’arco della giornata.

Ognuno in quel posto aveva una sua gerarchia. L'ometto coi baffi era indubbiamente il capo, quello che comandava. Poi c'erano molte altre figure che però non aveva idea di cosa facessero, per adesso le vedeva solamente montare e smontare quella gigantesca e orribile tenda rossa e bianca e spesso sentiva giungere musica (anche quella sembrava più o meno sempre la stessa), da qualche parte oltre un grosso e spesso drappo di tessuto scuro e quando c’era quella musica c’era un gran caos, gli uomini sembravano nervosi ed agitati, si stiravano e correvano su e giù, persino gli animali venivano fatti uscire per un breve lasso di tempo e portati oltre quella grossa tenda. Chissà cosa c’era là dietro, non che poi gli importasse realmente in fondo.
Lui si domandava solamente dove stessero andando e quanto era distante l'oceano, casa sua. Chissà se mai un giorno vi sarebbe potuto tornare.

A quanto pare era diventato un qualcosa di curioso da osservare. O forse lo stavano studiando.. Non doveva fare niente per adesso in quel posto, solo sopportare la miriade di gente che si accalcava attorno alla vasca per guardarlo.
Odiava la confusione, tutte quelle voci odiose, lo schiamazzo e spesso gli esemplari più giovani continuavano a picchiare sul vetro insistentemente, o gli lanciavano oggetti dall’apertura in alto quando non visti.
Una volta era stato anche colpito da un sasso, si era innervosito e per far allontanare tutti quegli abietti bastardi aveva schizzato l’acqua fuori dalla vasca usando la sua coda e facendo fare la doccia a tutti loro. Si era divertito a guardarli correre a destra e sinistra cercando di evitare l’acqua, ma il divertimento era durato poco e gli era costato caro. La sera quando ormai tutta la gente se n’era andata ed il circo era di nuovo avvolto nella calma e nel silenzio, s’era beccato una brutta bastonata.
All’inizio le punizioni consistevano nel fargli saltare solo alcuni pasti, poi però erano diventate più severe e dolorose; Alle volte lo lasciavano fuori dall’acqua a boccheggiare fino a fargli quasi perdere i sensi, altre volte lo picchiavano, ma solo quando il circo doveva spostarsi, così che i segni sulla sua pelle avrebbero fatto a tempo a sparire. Perché ovviamente lui era una delle attrazioni più proficue.
Iniziò ad odiare veramente gli esseri umani.

Anche se non per suo volere pensò che stava infrangendo una delle leggi più importanti del suo popolo: Non avvicinarsi né farsi mai vedere da un essere umano. Ma tanto ormai era stato bandito quindi le leggi dei sirenidi potevano anche andare a farsi fottere! Si disse.
Non sempre veniva punito per aver commesso errori o per aver reagito male.
C’erano tre individui che sembravano trovare il tritone una creatura con cui divertirsi o forse provavano semplicemente diletto nel fargli spregi.
Kael non si spiegava il perché di questa loro avversione verso di lui, ma probabilmente erano esattamente come i suoi simili; Dopotutto i suoi due ‘migliori amici’ sirenidi lo avevano pugnalato alle spalle raggirandolo, ingannandolo e facendo scattare la trappola attorno a lui affinché le guardie reali lo arrestassero. Era stato poi processato su due piedi senza nemmeno avere il tempo di spiegare e difendersi perché era stato colto sul fatto ed infine imprigionato in attesa dell’orribile operazione.
Mactra … era un amico di cui si era fidato cecamente perché lo conosceva fin dall’infanzia e quando ormai adolescente s’era fatto avanti e gli aveva dato un veloce bacio sulle labbra, Kael si era aperto e aveva supposto che Mactra fosse come lui e che provasse qualcosa per lui, invece era stato tutto un imbroglio! Si era solo divertito con i suoi sentimenti, facendolo illudere, facendogli sperare in qualcosa che non esisteva e ferendolo profondamente.
Lasciò andare un sospiro a quei ricordi tristi e dolorosi cercando di scacciarli dalla mente.
Gli umani in fondo non dovevano essere così diversi a quanto pareva.
Purtroppo aveva a che fare con gli addetti agli animali due volte al giorno quando li rifornivano di cibo e pulivano le loro gabbie. Ma erano malvagi, sentiva la loro avversione anche attraverso l’acqua e ne aveva timore. Spesso e volentieri picchiavano gli animali per divertimento o solo perché non si spostavano dove volevano loro. Kael avrebbe voluto intervenire ma come o cosa avrebbe potuto fare nelle sue condizioni? Non era riuscito ancora a mettersi in contatto con nessuno di loro per apprendere il loro linguaggio e non aveva idea che fuori dall’acqua il suo corpo poteva cambiare e prendere sembianze umane in tutto e per tutto.

Un giorno il padrone del circo dovette allontanarsi, anzi, lo faceva spesso quando non c’erano le visite della gente, e gli animali rimasero soli con quegli esseri umani bastardi che decisero di prendere di mira il sirenide.
Mentre Kael si stava controllando la coda fuori dall’acqua su una specie di piattaforma di plexiglass posta a metà parete della vasca, perché un ragazzino per assicurarsi che fosse vero gli aveva tirato via alcune squame, venne afferrato di peso e gettato a terra senza delicatezza, prendendolo di sorpresa alle spalle.
Dopo lo sbigottimento iniziale, Kael cercò di difendersi con l’unica arma che aveva a disposizione, sferzando la coda in aria e cercando di intimorirli puntellandosi con i palmi a terra per bilanciarsi e calibrare meglio i suoi colpi. Ma era in svantaggio, lo circondarono in cinque e non sembravano minimamente spaventati da lui. Due gli bloccarono subito le braccia e uno la coda, Kael si dimenò cercando di liberarsi. Lo ribaltarono sulla schiena mentre un altro tizio senza tante cerimonie gli infilò due dita nella tasca uro-genitale. Kael spalancò gli occhi, sobbalzò e il respiro gli si bloccò in gola per qualche secondo. Che diavolo volevano fare?!
“Dove hai l’uccello? Ce l’hai non è vero? Tiralo fuori! .. Oh! Eccolo qui!!” Disse continuando a rovistare all’interno della sottile apertura che si trovava all’altezza dell’inguine del sirenide (come tutti i mammiferi marini i loro genitali sono retrattili e chiusi in una specie di membrana all’interno del corpo).
Kael si contorse e si dibatté furiosamente era una cosa orribile quella che stavano facendo.
In quel periodo aveva permesso già troppo a quelle creature, ma questo…  Avrebbe voluto urlargli di lasciarlo e che gli stavano facendo male, ma dalla sua gola uscirono solo suoni striduli o gorgoglianti, la sua lingua sconosciuta agli esseri umani.
Quando finalmente poco dopo le dita vennero estratte Kael gemette e singhiozzò pensando che la tortura fosse finita ed invece dietro a quell’uomo se ne avvicinò un altro che reggeva un tubo di gomma, quelli che si usano nei giardini per innaffiare, aprì e diresse il forte getto d’acqua proprio in quel punto, sull’apertura della sacca.
Kael gridò di dolore impaurito perché adesso gli facevano tutto ciò?! Si contorse selvaggiamente ma quegli uomini lo tennero a terra bloccandogli fermamente i polsi con i piedi e le suole crudeli penetrarono nella carne quasi lacerandola e rischiando di spezzargli anche le ossa carpali con il loro peso, mentre l’uomo con il tubo di gomma si sedette in fondo alla coda a cavalcioni continuando a dirigere il getto d’acqua nel suo punto sensibile. Kael ruotava la testa a destra e sinistra strizzando gli occhi e serrando i denti, impolverandosi tutti i capelli nella sabbia, lottando senza possibilità di vittoria.
Ma il movimento dell’acqua ebbe un effetto imprevisto sul sirenide, col passare dei minuti il suo sesso reagì alla stimolazione continua ‘No… Oh no!’ Gemette, non poteva venire, sarebbe stato orribilmente umiliante. Come poteva eccitarsi in una situazione come quella?! Non poteva cedere. No, non voleva, ma il corpo sembrava non essere d’accordo e si comportava autonomamente.
Cercò di concentrarsi e bloccare tutto, il suo corpo iniziò a tremare ed i suoi muscoli inguinali ebbero alcune contrazioni, ma poi successe l’inevitabile non riuscì più a trattenere l’orgasmo e rilasciò il liquido seminale direttamente all’interno della membrana, singhiozzando, tremando per tutto il turbine di sensazioni che lo stavano avvolgendo in quel momento che nemmeno lui riusciva a spiegare a se stesso.
Ovviamente il suo comportamento non sfuggì ai suoi aguzzini.
“Hey! È venuto! Guardate!” Disse uno alla vista dello sperma chiaro, semi-trasparente e lattiginoso che aveva iniziato a colare all’esterno della sua fessura.
Gli altri trovarono il tutto molto esilarante.
“Il pesciolino è arrapato! Ti è piaciuto è?!” Continuarono a prenderlo in giro anche se lui non capiva niente di ciò che gli veniva detto, ma poteva immaginare… Gli sembrò proprio la stessa scena di scherno che era accaduta dopo il bacio dello scandalo. Tutti i suoi compagni lì intorno a ridere di lui o guardarlo con disprezzo.

Quando infine dopo un tempo che a Kael era parso infinito, lo avevano lasciato e se n’erano andati, lui era rimasto per un’altra ora buona lì sul pavimento plastificato polveroso nella stessa posizione, piangendo e tremando, tra l’angoscia, l’umiliazione e la vergogna.
Gli uomini erano molto più crudeli di ciò che veniva raccontato.
Infine si trascinò nella sua vasca lasciandosi cadere sul fondo e si raggomitolò. Rimase così per giorni.. Per Kael fu un’esperienza traumatica e per molto tempo tremò terrorizzato ogni volta che qualcuno si avvicinava alla vasca, smise di mangiare anche quel poco che fino a quel momento era riuscito a buttar giù, perché comunque c’era sempre stata una scintilla di speranza, un qualcosa che lo aveva spronato a lottare per sopravvivere ed andare avanti. Ma dopo quell’esperienza anche provandoci, lo stomaco si chiuse e ciò che inghiottiva veniva poi rigettato.
Il direttore ignaro di ciò che era accaduto e pensando fosse malato lo lasciò stare per un po’, ma poi non potendo esibirlo alla gente in quel modo e rifiutandosi di lasciarlo morire, chiamò un esperto di cetacei per farlo visitare.
Le analisi mediche furono un altro trauma per il tritone; Afferrato, tirato fuori dall’acqua, messo su un tavolo e legato, perché ovviamente lui si dimenava per la paura.
Il suo corpo venne esplorato da mani e strumenti a lui sconosciuti, non un centimetro di pelle fu risparmiato e Kael si agitò a tal punto che il medico decise di fargli un’iniezione con una buona dose di diazepam per metterlo ko e farlo dormire perché era a rischio d’infarto tanto il suo cuore galoppava.
Così Kael sprofondò di nuovo nell’incoscienza e dormì profondamente per quasi mezza giornata.

   
 
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