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Autore: Anonima Italiana    26/11/2018    12 recensioni
La mia versione della storia di Ade e Persefone, una storia dark con molti momenti di luce.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Persefone, Zeus
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di un tempo lontanissimo, il tempo dei miti e delle leggende; il tempo degli dei dell’olimpo, dei signori della guerra e dei re, che spadroneggiavano sulla Terra in tumulto. Un tempo in cui la lotta per la vita era selvaggia, e spesso sia dei che uomini erano costretti a mettere da parte sentimenti come amore, amicizia, fratellanza, speranza  nel tentativo di vincere la propria lotta.
Ma proprio in questo tempo, due personaggi che sembravano incompatibili come il giorno e la notte riuscirono a trovare il vero amore a discapito del fatto di avere contro di loro non solo il mondo degli umani, ma anche quello degli Dei….
 
In una delle più belle regioni dell’ Antica Grecia vivevano Demetra, dea dell’agricoltura e delle messi, e sua figlia Persefone. Demetra era una dea molto amata dagli umani per la sua generosità e la sua giustezza, dato che raramente non concedeva raccolti abbondanti, prati, giardini e frutteti lussureggianti e raramente non veniva in soccorso degli uomini rivelando loro ogni singolo segreto delle infinite tecniche dell’agricoltura. Era molto amata anche perché spesso portava soccorso alle madri in vari momenti difficili della nascita o della crescita dei loro figli, del resto lei stessa era la madre felice di una figlia che amava molto.
Persefone era una bellissima giovinetta: i capelli color del grano che d’estate, al sole, brillavano come oro, gli occhi azzurri, vestita sempre di bianco o colori chiari e vivaci, che rispecchiavano la sua personalità. Era infatti sempre allegra e gioiosa, amava cantare, ballare, divertirsi; amava anche affiancare sua madre nelle sue missioni, soccorrere e alleviare le miserie degli umani dove poteva, e amava imparare tutto ciò che sua madre sapeva e le mostrava volentieri, permettendole di affiancarla nel suo lavoro. A tal punto che, ora che era divenuta una giovane donna, veniva ufficialmente considerata come “Dea della primavera”.
 
Un giorno Persefone era uscita di casa e, accompagnata da alcune ninfe sue amiche, aveva trascorso la mattinata in riva al lago, facendo il bagno, giocando, mangiando frutti;  poco prima che arrivasse l’ora del ritorno, decise di raccogliere dei fiori in un prato poco distante. Vi si recò da sola e comincio tranquilla a cogliere i bei fiori colorati, pensando a come avrebbe potuto usarli: se farne un mazzo per metterlo in vaso e adornare la sua stanza, o farne delle ghirlande…
Mentre coglieva i fiori canticchiando non si era accorta di una figura solitaria nascosta dagli alberi della vicina foresta, che guardava verso di lei; una figura temibile, scura, circondata da un’aura di forte mistero e inquietudine che certamente avrebbero spaventato un occhio più attento. Le sue sembianze erano umane, ma allo stesso tempo si capiva che non poteva essere un essere umano. La figura stava il più possibile nascosta dietro un albero per non farsi vedere, in modo però da potere a sua volta vedere bene nei dintorni. Ed era lì da lungo tempo…

Finito che ebbe di raccogliere i fiori, Persefone posò a terra il mazzo e si alzò, sfilandosi un nastro dai capelli per legarlo in modo da tenerlo assieme. Fu in quel momento che, guardando verso gli alberi, si accorse di qualcuno che nascosto dietro un albero stava guardando proprio dalla sua parte. Incuriosita si fece avanti: che stava facendo costui dietro un albero? Non poteva rivelare la sua presenza?
Troppo tardi l’uomo nascosto dietro l’albero cercò di ritornare nell’ombra: accortosi di essere stato visto, non gli rimase che rimanere immobile dov’era, trovandosi faccia a faccia  con la bellissima fanciulla che, senza badare al suo aspetto minaccioso, si stava avvicinando.
Per nulla intimidita o imbarazzata, Persefone lo fissò incuriosita con i suoi occhi azzurri; poi prese un fiore bianco dal mazzo che teneva in mano e lo porse con un sorriso allo sconosciuto dicendo: “Buona giornata a voi, signore. Qual è il vostro nome?”
L’altro restò interdetto per qualche secondo, poi afferrò esitante il fiore che la ragazza gli tendeva; lo fissò un attimo come si fissa qualcosa di incredibile mai visto prima, poi senza dire nulla si voltò e scomparve nel folto degli alberi, lasciando la nostra giovane dea stupita e incuriosita da quell’insolito incontro.
  
(Fine pria parte)
   
 
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