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Autore: Rexmin    26/11/2018    1 recensioni
Dal secondo capitolo:
Ho teso la corda, con la freccia verso l'alto, la punta di ferro che scintillava al sole. Sam mi aveva detto come calcolare l'angolazione in base alla distanza. Ho ripensato al mio primo tiro, mezzo anno prima, quando avevo visto la freccia fare centro prima di averla tirata. Dovevo aver visto nel futuro, come diceva Cylia. Ci ho provato di nuovo. Era la terza volta quel giorno. Ho visto la freccia volare. Le ho quasi imposto di fare centro, come quando stai sognado e ti accorgi che è un sogno, e controlli gli eventi.
'Devo crearmi il mio futuro' ho pensato.

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(La storia è ambientata prima della serie di Percy Jackson, prima che nasca Talia. Quindi non comparirà nessuno dei personaggi della serie, se non Chirone, gli dei e altri personaggi così)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo andati al padglione della mensa. Leak aveva lasciato Pluviam nella sua cabina per evitare discorsi sugli antichi romani durante il pranzo. Quando siamo arrivati c'erano già diversi ragazzi, tutti raggruppati intorno ai tavoli. Alcuni erano vuoti, altri strapieni. A un tavolo più grande sedeva Chirone (come faceva a essere seduto?) insieme ad un altro uomo grassoccio che indossava una camicia leopardata.

Leak si doveva essere accorto che lo stavo osservando. “Quello è il signor D” mi ha detto.

“Ah. E la D sta per...?”

“Emh, forse è meglio che poi te lo dice lui. Vieni”. Mi ha condotta fino a davanti il tavolo.

Chirone stava dicendo qualcosa al signor D, ma quando mi ha vista si è interrotto e ha sorriso. “Ah, questa è Shara Welling, è appena arrivata al campo” ha detto all'uomo. Quello mi ha squadrato da testa a piedi.

“Beh, benvenuta, Lara Swetting” ha detto semplicemente. Avrei voluto correggelo, ma lui ha voltato un lo sguardo verso il suo cibo. Poi ha ripreso a guardarmi con le sopracciglie aggrottate, e ho sentito un brivido. Aveva qualcosa di strano, quel tizio. Dopo un po' che mi fissava così ha alzato le spracciglie e ha fatto un “Hm!” sorpreso, ma allo stesso tempo noncurante. Dopodichè è tornato a dare l'attenzione al suo piatto.

“Puoi andarti a sedere al tavolo di Ermes, fintanto che non sei stata riconosciuta. Margaret mi ha detto che avete già fatto conoscenza” è intervenuto Chirone. Ho guardato il tavolo che mi stava indicando, e ho visto Mar, la ragazza riccioluta che avevo incontrato prima, che cercava di separare due ragazzi che facevano a botte per qualche motivo. A quanto pareva Mar era il diminutivo di Margaret.

“Va bene” ho detto. Mi sono avviata a quel tavolo. Era già pieno, e altri ragazzi cercavano ancora posto. Mi sono fermata anch'io al margine senza sapere dove mettermi. Mar, dopo essere riuscita a placare i due ragazzi, mi ha vista e mi ha fatto cenno di avvicinarmi.

“Hey, ciao” mi ha detto, spingendo alcuni ragazzi per farmi posto sulla panca. “Vedo che hai fatto conoscenza col signor D.”

“Si...” Mi sono seduta stretta stretta accanto a lei.

“È un dio” mi ha detto di punto in bianco.

“Chi?” Ho corrugato la fronte.

“Il signor D. È un dio.” mi ha spiegato semplicemente, e nel frattempo ha iniziato a organizzarsi il piatto. Una porzione di riso al churry è apparsa dal nulla.

“Cosa?” Mi sono voltata a guardarlo di nuovo. Quello era un dio? Uno degli dei?

“Si, Dioniso, dio del vino, festeggiamenti e cose varie” ha affermato. Si è voltata a guardarlo di sbieco, poi si è voltata verso di me. “Volevo fartelo sapere” ha concluso alzando le spalle.

'Ecco pechè mi dà questa strana senzazione' ho pensato. “Ma perché è qua e non sull' Olimpo o quello che è?” ho chiesto. Da come si comportava non sembrava molto felice della sua situazione.

“Zues lo ha 'messo in punizione', diciamo” mi ha risposto.

“Ah. Okay”

Si è voltata verso di me e ha notato che il mio piatto era ancora vuoto, a differenza di quello degli altri. “Basta pensare a cosa vuoi mangiare” mi ha detto con un sorriso. Ho eseguito, e un paio di cordonbleau con insalata di pomodori, uno dei semplici ma buoni pranzi che facevo solitamente, sono apparsi nel mio piatto. Stavo per prendere in mano la forchetta, quando tutti i ragazzi hanno iniziato ad alzarsi e avviarsi con i piatti verso il falò. Seppur confusa, li ho imitati. Arrivati lì, bruciavano ognuno una parte del loro cibo. Mar mi ha spiegato lungo la strada che era in onore degli dei. “Bruciamo un po' di cibo e lo onoriamo a qualcuno, il nostro genitore divino, o nel tua caso, Ermes che ti ospita”. Ho eseguito anche questo. Poi finalmente abbiamo iniziato a mangiare.

Dopo il pranzo Mar mi ha accompagnata alla casa 11 per posare le mie cose, vale a dire l'arco, la faretra e il mio zaino. Mi è stato assegnato un angolo di pavimento dove potevo a mala pena stare sdraiata o seduta, ma guardandomi in giro ho visto che alcuni ragazzi erano messi peggio, e mi sono accontentata.

Dopo, con tutta la casa siamo andati a fare la lezione di combattimento con le spade. Credo che fosse già il programma di quel giorno, e quindi mi sono unita.

In breve, ho fatto schifo.

La spada era pesantissima, non riuscivo a capire da che lato dovevo parare i colpi, né da quale dovevo darli. Per un po' Mar mi ha assistito, spiegandomi le basi, ma dopo è dovuta andare a aiutare altri ragazzi, e mi ha lasciato con degli esercizi da fare col manichino. Mi ha ricordato di me, quando aiutavo gli allievi di Sam con l'arco. Ora io ero una di quei ragazzi con cui perdevo le speranze perché erano proprio negati. 'Io però ho l'arco, basta e avanza. Questa mattina l'empusa l'ho battuta, anche grazie al mio 'potere'. Perchè devo avere anche una spada?'

Mentre continuavo a colpire il manichino un po' a caso, ho iniziato a immaginarmi come potevo battere altri mostri usando la mia nuova tecnica: prevedere le loro mosse e prevenirli. Mi sembrava una cosa molto sensata. Poi però mi è venuto in mente che forse non avrei più dovuto lottare contro mostri; Mar mi aveva detto che questo campo era un posto sicuro per i semidei, e di rado veniva attaccato. Ci allenavamo solo per prevenzione. Ma ho continuato a fantasticare battaglie, tanto non ci perdevo niente.

'Dovrei allenarmi a predire il futuro' pensavo. 'Dovrei riuscire a capire quanto futuro riesco a predire tipo... per conoscere i miei limiti' e nel frattempo continuavo a menare il manichino. Dopo un po' il mio braccio ha iniziato a fare male, a causa della pesantezza della spada, e ho deciso di riposarmi un attimo.

Mi sono seduta al bordo dell'arena e ho guardato gli altri ragazzi. Alcuni, come me, non riuscivano a combinare niente di buono, altri invece erano proprio bravi. Ho ammirato per un po' il modo in cui facevano rigirare la spada intorno ai manichini, attaccando di lato, poi l'altro, poi di sotto... non riuscivo proprio a capire come facessero. Alcuni ragazzi si stavano pure duellando a vicenda, e quello si che era uno spettacolo. Schivavano, affondavano, si muovevano un pò di lato e poi colpivano... ho sperato di non dovermi mai imbattere in uno scontro ravvicinato. Meglio colpire da lontano con una freccia.

Ho guardato il sole che splendeva sopra di me e mi sono distesa sul gradino. Per essere quasi estate non faceva troppo caldo, ma lì sotto direttamente un po' di calore c'era. Ho chiuso gli occhi e ho pensato a Leak. Mi stava simapatico, e anche la sua spada-ombrello. Ero felice di aver fatto da subito amicizia con qualcuno, se nò sarei rimasta sola. Avevamo anche fatto una bella coppia di battaglia, con l'Empusa. 'Forse combatteò altre volte al suo fianco ho pensato. Ho immaginato di essere in uno scontro con lui e Pluviam contro un qualche mostro, uno qualsiasi, non conoscendone molti. Poi però l'immagine si è dettegliata di più, e il mostro ha preso una forma ben definita. Aveva diverse teste ed era squamoso. Io e Leak cercavamo di proteggerci, e allo stesso tempo di uccidere il mostro, ma invano. A un certo punto il mostro si è messo in una posizione di attacco, con le teste protese in avanti. Io ho gridato qualcosa a Leak e Pluviam, e quest'ultimo si è trafrormato in ombrello. Leak lo ha aperto appena in tempo per proteggere me e lui da un ondata di fuoco che fuoriusciva dalle bocche del mostro.

Ho spalancato gli occhi e mi sono tirata a sedere. Quello che avevo appena visto non era frutto della mia immaginazione. Era più come un ricordo o un sogno. O forse...

“Hey, non ti alleni?” mi ha detto Mar raggiungendomi, interrompendo i miei pensieri.

“Eh? No, è che mi faceva male il braccio e pensato di riposarmi un attimo...” ho risposto.

“Mi sa che la spada non fa per te” ha detto con un mezzo sorriso.

“Eh, si... preferisco l'arco” ho affermato.

“Poi lo dico a Jacob, che ti unisci alla sua lezione”

“Chi è Jacob?”

“Il capocabina della casa 7, quella di Apollo. E anche un gran scocciatore” ha sospirato all'ultima frase.

“Perchè?” ho chiesto.

“Apparte il fatto che ha la testa più montata di suo padre, ha pure una cotta per me. E in combinazione col primo difetto, ogni volta che mi vede fa tutto il ragazzo perfetto e strafigo” mi ha spiegato, facendo le virgolette con le dita sull'ultima definizione. “Io comunque lo ignoro se non si deve discutere di roba da capocabina. Quindi, vabbè”

“Ah. Ok” ho detto, cercando di immaginarmi questo Jacob.

“Devi continuare ad allenarti comunque, però” mi ha detto Mar indicandomi. “Se ti faceva male il braccio vuol dire che stavi facendo muscoli, e questa è sempre una cosa buona, che tu impara a usare la spada o no. Quindi su!” ha ordinato, e nel frattempo mi ha tirato in piedi.

“Ok, ok...” ho detto sorridendo. Forse perché mi ero alzata troppo velocementeHo ripreso la spada e sono tornata al mio manichino.

Finalmente, poco prima il tramonto, abbiamo finito l'allenamento, e tutti i ragazzi sono andati ai bagni per farsi la doccia prima della cena. Anch'io la volevo fare, ma sono rimasta un po' indietro, così che per arrivare al mio turno ci sarei stata un eternità. Allora ho deciso di sciaquarmi solo un po' la faccia e le braccia ad un lavandino, e sono andata a cercare Leak. Ho chiesto ai suoi fratelli se sapevano dov'era e mi hanno detto che verso metà pomeriggio era andato verso il laghetto. Mi sono avviata verso di là.

Una volta arrivata ho sentito una familiare voce metallica gridare: “ No! Devi parare cosi, sennò ti taglieranno le mani! ”

E un altra voce familiare rispondere: “Va bene, va bene, ma abbassa la voce!”

“Non preoccuparti, a Marco Sergio gliene hanno messa una di ferro ed è riuscito comunque a vincere più battaglie di quante tu possa mai sognare di vedere!”

“Sicuro...”

Sono andata verso la provenienza delle voci e ho visto Leak che si allenava con la spada Pluviam, mentre lui gli dava indicazioni. Sono rimasta per un pochino a guardarlo. Non mi sembrava che andasse troppo male, ma Pluviam ad ogni mossa lo rimproverava.

Dopo forse cinque minuti mi sono decisa a farmi notare da Leak. “Heylà” ho detto, avvicinandomi.

Lui si è girato di scatto sorpreso, enche un po' in panico, ma ha tirato un sospiro di sollievo quando ha visto che ero io.

“Oh, Shara, ciao... Pensavo fosse qualcun'altro” ha detto con un mezzo sorriso.

“No no, solo io” ho ribattuto sorridendo. “Nessuno ha scoperto che Pluviam parla”

“Il fatto che io parli non dovrebbe essere così segreto!” ha protestato la spada dorata. “Potrei guidare legioni, se solo questo stolto non si sentisse imbarazzato da me! Tsk tsk”

“Non esistono più legioni, Pluv!” ha sospirato Leak, scocciato.

“Perchè ti alleni qui da solo?” gli ho chiesto io.

“Ti pare che potrei allenarmi insieme agli altri ragazzi, con questo ombrello petulante?” ha detto ironico, ammiccando a Pluviam.

“Io non sono petulante!” è intervenuto lui.

“Vero, hai ragione...” ho ammesso.

“Vedi?”

“Intendevo che Leak ha ragione” ho specificato con una risata. Anche Leak ha riso.

“Tu invece? Questo pomeriggio la casa 11 aveva scherma, o sbaglio?”

“Non sbagli. Ma ti giuro, la spada non fa per me” ho detto alzando le mani.

Abbiamo chiaccherato un po', tanto per conoscerci meglio, seduti ai piedi di un albero. Leak mi ha spiegato altre cose su come funzionava il campo, e qualcosa sulla vita che conduceva con sua madre. Non era il massimo, mi ha detto: a scuola andava male essendo dislessico (a quanto pareva quasi tutti i semidei lo erano), e non aveva molti amici essendo un po' timido. Però con sua madre stava bene, e maggiorparte del tempo lo passava con lei. Parlando di questo si è rattristito un po', ma Pluviam lo ha tirato su di morale raccontando delle battaglie fantastiche condotte da imperatori romani orfani. Parlando si era ritrasformato in ombrello, perché in questa forma poteva aprirsi o chiudersi, riuscendo a muoversi autonomanente; in forma di spada invece non poteva.

An'chio ho raccontato della mia vita passata, anche se mi pareva di gran lunga più felice di quella di Leak: io avevo avuto degli amici, un buona famiglia, e parlando di scuola, non mi sembrava di essere dislessica. Però raccontando ho cercato di sminuire, per non farlo sentire peggio.

Quando il sole era ormai scomparso, ha suonato il corno della cena, e siamo andati al padiglione della mensa. Come a pranzo, io mi sono seduta al tavolo di Ermes e lui a quello di Efesto, e abbiamo sacrificato un po' di cibo agli dei. Alla fine del pasto, tutti i ragazzi si sono riuniti attorno al falò, chi chiaccherando, chi cantando. Mar ad un certo punto mi ha fatto segno di avvicinarmi.

“Ho detto a Jacob che usi l'arco. Puoi andare alla sua lezione domani mattina” mi ha detto.

“Okay, grazie” le ho rispsto.

“Non c'è di che” ha sminuito. “Devi farti trovare al poligono del tiro con l'arco alle 9” mi ha detto poi, ed si è alzata per andare a vedere cosa combinavano alcuni dei suoi fratelli accanto al falò, tutti con delle facce complici. Niente di buono probabilmente.

Quando è suonato il copri fuoco tutti i ragazzi sono andati nelle loro capanne. Io mi sono andata a mettere nel mio angolino di pavimento, e come prima cosa ho controllato che tutti i miei beni fossero a posto: Leak mi aveva detto che Ermes è anche il dio dei ladri, e quindi di stare attenta ai suoi figli. Lui stesso aveva sperduto alcune delle sue poche cose, quando alloggiava lì. Per mia fortuna non mi mancava niente, vestiti, arco e quaderno per i disegni (che non avrei mai lasciato a casa) erano tutti ai loro posti. Ma sarei duvuta stare attenta per il futuro.

Finalmente sono andata dormire. Era stata una giornata lunghissima, mi sembrava impossibile che solo quella mattina mia madre mi avesse abbracciato salutandomi. Solo quella mattina avevo lottato contro quelle Empuse, e avevo conosciuto Leak.

Mi sono addormentata con questi pensieri.

 

L'indomani mi sono svegliata verso le 8, e c'era già molto movimento. Sono stata in bagno e mi sono data una sistemata ai capelli: li avevo lisci e biondi, ma si creavano sempre un sacco di nodi, forse anche perché mi piaceva tenerli sciolti.

Dopo la colazione sono andata col mio arco, faretra e guanti all'allenamento, e ho fatto conoscenta con Jacob. Era più alto di me e sicuramente più grande, aveva gli occhi azzurro chiarissimo e teneva i capelli biondi ricciolini in un ciuffo tutto da un lato. Aveva sempre quel sorriso da 'si lo so, sono il migliore', il che dava un po' fastidio.

È iniziata la lezione, e visto che sapevo già come fare, Jacob mi ha assegnato un bersaglio e poi se ne è andato a fare altro lì intorno. Ho fatto un paio di centri dalla prima linea di 10 metri, una cosa abbastanza facile: vedevo bene il mio bersaglio e conoscevo alla perfezione le imprecisioni del mio arco, per esempio il fatto che tendeva a colpire un po' più a destra di dove miravi. Alcuni altri ragazzi stavano già tirando da più lontano, ma qualcuno non riusciva neanche a prendere il bersaglio dai 10. Per essere la nuova arrivata forse avrei dovuto essere al loro livello, ma in tiro con l'arco non ero una nuova arrivata. Ho iniziato ad allontanarmi sempre di più dal bersaglio facendo sempre centro. Alcuni dei ragazzi più bravi iniziavano a guardarmi tirare, e devo ammettere che mi sentivo un po' orgogliosa di essere già brava come loro. Sono arrivata ai 30 metri. Poi ai 40, 50. Ora iniziava ad essere più complicato, nussuno degli altri ragazzi tirava da lì. A questo punto Jacob mi ha notato, ed è rimasto ad osservare come facevo un bel centro, tracciando una circonferenza in aria, dai 50 metri. Mentre andavo a recuperare la freccia, mi ha raggiunto e si è congratulato con me (specificando che anche lui sapeva tirare in quel modo; essere bravi col tiro con l'arco era una caratteristica dei figli di Apollo).

Quel pomeriggio ero libera, e l'ho passato a disegnare nella casa 11 e fare conoscenza con alcuni dei miei compagni non riconosciuti o figli di Ermes.

 

Così sono passati alcuni giorni; mi sono abituata alla routine del campo: svegliarsi, allenamento, pranzo, allemanto, cena, e andare a letto, con ovviamente eccezioni. Partecipavo maggiormente alle lezioni di arco, l'arrampicata (dove un paio di volte avevo rischiato di farmi veramete male), lotta con la spada (dove non miglioravo minimamente) e altre attività. Durante il tempo libero, se non ero con Leak o gli altri ragazzi del campo che stavo conoscendo, mi trovavo un posto appartato, e provavo a prevedere il futuro: avevo capito più o meno come fare, dovevo solo chiedermi da sola qualcosa sul futuro e immaginare una risposta, che si rivelava sempre esatta. Però riuscivo a prevedere cose piccole, come quale foglia sarebbe caduta da quale albero, niente di straordinario, come cosa sarebbe successo tra qualche giorno. Quando provavo una cosa del genere mi veniva il malditesta e non riuscivo più a concentrarmi. La cosa più elaborata che ero riuscita a prevedere era cosa avrebbe deciso di mangiare la persona seduta accanto a me quel giorno. E durante le lezioni di tiro con l'arco provavo sempre a prevedere il tragitto della freccia.

In quei momenti dove non ruscivo più esercitarmi invece, mi tornavano in mente mia mamma e Buck, Sam, Cylia e i miei altri compagni di scuola, le maestre... tutta la mia vita passata. Alcuni ragazzi restavano al campo tutto l'anno, perché nel mondo mortale era troppo pericoloso. Forse anch'io sarei dovuta rimanere lì tutto l'anno, e in quel caso non avrei più rivisto i miei “vecchi” amici, o i miei genitori. Ma forse, anche se sarei tornata a casa, Buck non lo avrei più visto...

Tutti questi pensieri tristi però venivano scacciati via quando Leak e Pluviam venivano a farmi compagnia. Non gli avevo detto niente del mio potere, non volevo ancora. Preferivo tenere questa cosa per me, anche perché tra tutti i semidei con “poteri speciali” che avevo conosciuto nessuno sembrava avere qualcosa come me, quindi non doveva essere normale.

Tutto filava liscio, fino a quando, mentre io e Leak scherzavamo con Pluviam, è scattato uno degli allarmi anti-mostri. Proprio accanto a noi.

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Angolo Autrice: Buongiorno, buonasera, e scusate tantissimo se pubblico questo capitolo dopo così tanto tempo. Ma è iniziata la scuola e sono stata molto ipegnata, spero mi capiate.
Comunque... mini cliff-hanger, ehehe... almeno deve succedere qualcosa. In più, in tutto questo tempo in cui non ho potuto scrivere, ho lavorato molto alla storia generale, facendomi milioni di note sul telefono. Ma non faccio spoiler...
E vabbè, spero di poter aggiornare presto (che tra un pò ci sono le vacanze).


 

   
 
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