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Autore: fotone    26/11/2018    0 recensioni
Alberto è un giovane razionale, freddo e nichilista; Rossella è la sua migliore amica idealista, dolce e sentimentalista. Si amano, ma Alberto si trova sul punto di buttarsi da un tetto - e le parole di Rossella, che cercano di infondergli speranza con la filosofia, non bastano a dargli la forza di restare. "Ti amo" sono le ultime parole che le concede, l'ultima confessione che le dedica, prima di buttarsi verso la placida morte che attende.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Vedo, nell’espressione facciale di Rossella, un impercettibile cambiamento, un lieve movimento delle sopracciglia. Questo, mi porta a pensare a quel libro che troneggia – non finito – sul mio comodino: dall’atomo all’io. Quel libro mi fa sentire, anche solo dal titolo, che – nonostante sia innegabile che la nostra esistenza non è indispensabile e necessaria per il corretto funzionamento fisico dell’universo, che le stelle non collasseranno e che le particelle elementari non evaporeranno, se io ora mi butto – forse c’è qualcos’altro, qualcosa che non viene spiegato dal mero riduzionismo che ha sempre, per me, descritto l’intero universo. “Andrea… non buttarti, ti prego” mi implora Rossella, i cui occhi sono ormai piuttosto umidi. La guardo tristemente. Vorrei dirle qualcosa, vorrei farle capire cosa il mondo è per me, cosa la vita è per me, cosa io sono per me; ma so che le mie parole non basteranno. Niente mai basterà ad esprimere i miei dubbi, il terrore che mi atterrisce, la rabbia che mi divora dentro, la sofferenza che mi blocca e mi spinge ad un’inazione controproducente ed autodistruttiva. La mia vita è ormai niente più che un circolo vizioso, che una discesa a spirale verso l’inferno, verso la distruzione totale di ogni aspirazione. Vorrei solamente poter ottenere ciò che desidero senza alcuno sforzo, ma il dubbio che ogni sforzo potrebbe rivelarsi vano mi blocca da muovere anche solo un dito. Ho il terrore di non poter avere quel talento artistico di per cui tanto mi hanno elogiato, perciò non posso provarci… non posso. Sono bloccato. Come il protagonista de I Dolori Del Giovane Werther, non riesco più a dipingere nemmeno una linea, seppur per diverse ragioni. Non riesco più a scrivere nemmeno una riga. Non riesco a suonare, non riesco a cantare, non riesco a comporre, non riesco a dipingere, non riesco a scrivere. Non riecco a fare nulla di ciò che amo, seppur per ragioni diverse dal Werther. Ciò mi atterrisce in realtà più di qualunque catastrofe, in quanto mi lascia solo una triste prospettiva di una vita senza arte. Sento che il mio talento non è sufficiente. Se lo fosse, farebbe uscire naturalmente capolavori dalla mia mente, li farebbe sgorgare fuori dalla realtà, senza che facessi il benché minimo sforzo, senza che avessi la benché minima difficoltà. E, invece, mi trovo a passare mesi sul mio letto, immobile, a guardare il soffitto, a iniettarmi droghe di ogni tipo in vena e a domandarmi perché dovrei sforzarmi di alzarmi dal letto. Proverò a dire questa sola e semplice frase, riassuntiva di tutta la bufera di pensieri che ho dentro di me: “…Perché non dovrei?” Rossella lascia scendere una lacrima, ma non mi impietosisce. Non voglio che osi avvicinarsi neanche un centimetro, o mi butterò; penso lo abbia capito, perché rimane immobile, come paralizzata. Apre la bocca e dice: “Albi, ti ricordi la teoria della potenza e dell’atto? Eravamo seduti vicini, quando l’ha spiegata. Devi diventare la cosa che sei destinato ad essere. Tu sei destinato ad essere un artista, un genio; so che, certi giorni, è difficile, ma un senso c’è. Il motivo per cui devi provarci è che non puoi sprecare le potenzialità che hai. Non puoi permettere che ciò che potevi diventare non esista mai. Non puoi permettere che altri libri di storia dell’arte siano scritti senza il tuo nome!”. Ormai, fredde lacrime rigano le sue guance. Non posso pensare ai suoi sentimenti, ora che i miei sono in bilico. Peccato che non mi è mai interessata filosofia. Davvero, peccato. Mi volto e la guardo triste. “Ti amo.” le dico, prima di lasciarmi cadere all’indietro, di buttarmi di testa verso l’inesistenza, mentre sento Rossella urlare e scoppiare a piangere. Presto, sarò lontano da tutto questo dolore.
   
 
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