Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    27/11/2018    1 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO I

RICORDAMI

 

Ottobre...

 
“Mamma, guarda che bello!” esclamò una bimba dai lunghi capelli rossi girandosi verso la donna alle sue spalle.

“E' meraviglioso! Chi ti ha aiutata a farlo?!” rispose la giovane adulta ammirando il pupazzo di neve un po’ goffo che aveva davanti ai suoi occhi.

“Emma! E’ sempre lei che mi aiuta!” disse la piccola guardandosi intorno alla ricerca della sorella, corrugando la fronte non riuscendo a notarla.

Un momento di silenzio ed ecco una principessina dai capelli biondi comparire da dietro un albero e abbracciare forte la più piccola.

“Mi hai spaventata!” rise la piccina cingendo il collo della maggiore.

La donna alle loro spalle le osservò estasiata. Sul suo volto erano visibili l’amore, la gioia, la gratitudine nel vedere le proprie bambine così legate.

Mamma Anna guardava le due perle più belle della sua vita e sperava che restassero così unite per sempre, anche da grandi.



 
“Stai ancora guardando quelle scemenze?” disse una voce.

Una ragazza di circa tredici anni interruppe la registrazione lasciando l’immagine alla tv ferma sull’abbraccio delle due sorelle.

“Emma, non sono scemenze!” si difese lei senza voltarsi indietro e iniziando a sentire divampare la rabbia.

“Invece sì, perché non siamo le sorelle che hai visto in quel filmato! L’infanzia è infanzia Ariel, non pensare che tutto torni come una volta” gracchiò ancora la maggiore prendendo di scatto il telecomando e spegnendo la televisione.

La bionda si allontanò e, sbattendo la porta d’ingresso, lasciò la casa senza aggiungere altro.

Ariel rimase immobile davanti allo schermo avvolta dal silenzio sporcato solo dal ticchettio profondo dell’orologio a cucù. La ragazza restò ferma sul divano fissando il vuoto e lasciando che qualche lacrima, silenziosa, le rigasse il volto punteggiato di lentiggini.

Ariel, quella dolce bambina un po’ cresciuta, dai setosi capelli rossi e gli occhioni azzurri, soffriva per la lontananza della sorella da sempre considerata come il suo eroe e la sua migliore amica, anche se questa ammirazione non era più corrisposta da parecchio tempo.


Emma camminava speditamente tra le vie della città guidata dal ritmo delle canzoni che rimbombavano nelle orecchie grazie alle sue cuffiette bianche e azzurre. Emma era cambiata molto in quegli anni.

La ragazza aveva 15 anni ed era nel pieno di una crisi adolescenziale…un po’ esagerata e portata agli estremi.

Da circa due anni la ragazza dolce, premurosa ed educata si era trasformata in una ribelle. Il motivo non lo conosceva nessuno, nemmeno lei! Solo una cosa era chiara nella sua mente: nella sua famiglia non si trovava bene anche se possedeva tutto. I genitori Anna e Kristoff facevano di tutto per le proprie figlie ma a lei questo non importava. Emma voleva la sua indipendenza e autonomia! Voleva smettere di andare a scuola e divertirsi ogni giorno senza dover, soprattutto, fare da balia alla sorellina di tredici anni.

Emma ed Ariel. Due sorelle.
Una diversa dall’altra.
La prima bionda, l’altra rossa.
Una ribelle e l’altra rispettosa.
Una insensibile e l’altra affettuosa.
Una di ghiaccio e una di fuoco.
Due calamite che non riuscivano più ad incontrarsi.
Due opposti, due contrari.

“Hey, bella bionda!” urlò un ragazzo alle spalle di Emma circondato da altri cinque o sei giovani dai 16 ai 18 anni.

Emma tolse le cuffiette e si girò abbozzando un sorriso. Quello era il suo clan, il suo gruppetto di amici, anche se il termine amici era un po’ azzardato. Emma li conobbe l’anno precedente, in prima superiore e non si separava mai da loro. Erano tutti maleducati, spocchiosi e ribelli, proprio come lei. Il loro compito era portare scompiglio all’interno della scuola, far paura ai ragazzi più piccoli e comportarsi, quindi, da veri e propri bulli anche se Emma non prendeva mai parte alle loro brutte azioni per paura di farsi beccare dai genitori e, soprattutto, perché non condivideva ancora a pieno quei comportamenti. A lei bastava uscire con loro, ascoltare musica di cattivo gusto e sentirsi superiore.

“Ecco la ragazza più bella del mondo” disse ancora il ragazzo avvicinandosi a lei. In un batter d’occhio lui la tirò contro il proprio petto ed iniziò a baciarla con foga senza farla respirare per poi staccarsi ansimante e mangiarla con occhi ardenti e desiderosi di andare oltre quel bacio.

Bacio… era quello il termine giusto? Forse “scambio di saliva” sarebbe stato più appropriato. Emma, grazie al suo fisico slanciato, i capelli mossi e dorati che le ondeggiavano lunghe le spalle e gli occhi celesti, aveva colpito e affondato Alessandro.

Alessandro era un nome dolce, delicato, motivo per cui nessuno doveva chiamarlo così.

Biff… Alessandro aveva deciso di battezzarsi come Biff, un soprannome forte, meschino, animalesco e potente.

Biff era alto, muscoloso, con i capelli castani corti e due occhi neri come la pece. Era il capo dei bulli, da sempre cacciatore di femmine. Nell’ultimo periodo si era invaghito proprio di Emma, la sua nuova fiamma, la sua preda più succulenta che mai si sarebbe lasciato sfuggire.

“Dai andiamo” salutò una ragazza dietro alla coppia ed Emma, dopo aver ricevuto una sigaretta, se la portò alla bocca ed iniziò ad inspirare profondamente per poi allontanarsi con loro. Sì, Emma fumava perché convinta che quello della sigaretta fosse il suo ossigeno e il gruppo la sua aria pulita dove poter respirare a pieni polmoni. Emma non se ne rendeva conto, ma quello che inalava con quelle persone era solo smog ed inquinamento.


In una via parallela…


Un ragazzino di circa undici anni camminava spedito per strada. Aveva dei folti capelli neri e un ciuffo cespuglioso che ricadeva sugli occhi castani, indossava una felpa a quadri blu, teneva le mani in tasca e portava una chitarra sulle spalle. Il ragazzo ciondolava, saltellava, correva e camminava seguendo il ritmo delle canzoni che invadevano le sue orecchie. Occhi chiusi e mani che dirigevano un’orchestra immaginaria quando ascoltava musica classica, passi corti e regolari per le canzoni pop e ciondolio della testa per il rock.

Michele amava la musica, anzi… la musica era la sua vita. Il ragazzo suonava la chitarra da quando aveva quattro anni e si stava dirigendo dalla persona che aveva portato alla luce il suo talento: sua nonna.

“Ciao nonna!” salutò Michele aprendo la porta d’ingresso e togliendosi le cuffiette dalle orecchie. La nonna era in soggiorno, sulla sedia a rotelle con lo sguardo vuoto rivolto verso il muro. Michele le si sedette accanto e accolse la solita routine. La nonna, infatti, lo guardò torva come se avesse davanti uno sconosciuto. Michele non parlò, ma imbracciò la sua chitarra e cominciò a suonare e a cantare una dolce melodia:

“Ripensa a me
Non dimenticarlo mai
Ricordami
Dovunque tu sarai
Lo sai che devi fare se
Non sono insieme a te
Ascolta la canzone e tu
Sarai vicino a me…”


Il volto della donna cambiò radicalmente: le guance si tinsero di rosso, un sorriso si fece largo sul suo viso sofferente e gli occhi cominciarono a vedere.

“Michele! Ciao tesoro!” disse lei accarezzandolo dolcemente. Michele ricambiò il sorriso.

Il ragazzo era abituato a quegli eventi e non ne aveva paura. La nonna aveva lottato tutta la vita contro un tumore che riuscì a tenere a bada per diversi anni grazie alla cura Hopps. Ora, però, la situazione era degenerata. La nonna perdeva costantemente conoscenza e stava dimenticando ogni cosa della propria vita. Michele era l’unico in grado di farle riacquisire, anche se per poche ore, i ricordi e il possesso della sua esistenza.

“Com’è andata a scuola? La mamma e il papà?” chiese allora la nonna premurosa.

“Tutto bene, ho imparato tante cose nuove. Mamma e papà sono in caserma, arriveranno tra un’ora a prendermi” rispose lui guardando l’orologio.

Il tempo trascorse velocemente e nonna e nipote risero e si divertirono insieme. Michele assaporava ogni singolo momento guardando affascinato la nonna e memorizzando tutti i piccoli particolari del suo volto. Le rughe, gli occhi castani come i suoi, il capo coperto da un berretto per non mostrare l’assenza dei capelli. Era tutto così bello e perfetto.

“Permesso, posso entrare?” disse un uomo alto dai capelli rossi e gli occhi verdi all’entrata dell’abitazione.

“Ciao papà!” salutò Michele rivolgendo uno sguardo al padre.

“Nick!” disse la nonna felice guardando l’uomo in divisa.

“Mamma, ti trovo bene!” aggiunse lui emozionato posando un bacio sulla guancia della madre. I tre trascorsero altri istanti insieme e Nick osservava quella calda atmosfera. Erano ormai pochi i momenti in cui sua mamma si ricordava di lui e voleva goderseli a pieno.

Dopo averla salutata e affidata alle cure delle persone addette alla sua protezione, Nick avvolse con il braccio il collo del figlio e si diresse fuori.
“La trovo bene, non trovi?” disse Michele una volta in macchina.

“Sì tesoro, io e la mamma ti dobbiamo tanto” rispose Nick tenendo la concentrazione alla guida.

“Perché? Alla fine è la medicina della mamma ad aver migliorato la salute della nonna!” domandò perplesso il figlio.

“Certo, Judy è stata capace di aiutare la nonna ma ora che sta di nuovo male e si dimentica di noi tu sei l’unico capace di farla vivere. Non so come fai, forse perché la tua musica è meravigliosa ma ritengo che tu abbia un dono.” Continuò Nick guardando la strada abbozzando un sorriso.

“Quale?” chiese ancora Michele curioso.

“Sai amare. Fin da piccolo sei sempre stato in grado di riunirci tutti. Il tuo arrivo ha rallegrato me e la mamma, ci hai fatto mantenere i contatti con gli amici visto che i loro figli hanno la tua età ma, soprattutto, hai sempre avuto un occhio di riguardo per la nonna. Hai imparato ad amarla anche quando non aveva un bell’aspetto, quando piangeva, quando si dimenticava di te. Tu la guardavi e non ti importava in che condizioni fosse. Le prendevi il viso tra le mani e la chiamavi Coco, un soprannome solo tuo che è stato in grado di stregarle il cuore. Ed ora la nostra Coco vive grazie a te”


NDA:
Eccomi di nuovo qui nel tentativo di scrivere alcune idee che mi ronzano nella testa. Come avevo già affermato nella scorsa ff, ormai mi sono affezionata troppo a questi personaggi e ho deciso di continuare a trattare le loro vicende. Premetto che, per chi avesse letto l'ultimo capitolo della precedente storia, le cose cambieranno. I bambini nominati nell'ultimo capitolo non sono gli stessi che verranno trattati in questa fanfiction. Le storie raccontate nella precedente ff sono le stesse ma cambiano, per esempio, le età dei bambini. Tutti i figli, infatti, avranno più o meno la stessa età in modo da renderli un gruppo omogeneo tranne Emma, la figlia di Anna e Kristoff avuta a 19 anni, che rimane invariata. 
Come potete vedere ho voluto inserire nuovi personaggi appartenenti ad altre storie per esempio Michele è ovviamente Miguel di Coco, personaggio che mi affascina moltissimo e cercherò di esplorare al meglio in questa storia. 
Bene, come mio solito ho già parlato troppo. Ringrazio già la mia Ivy alla quale dedico l'intera storia. E' grazie al suo supporto e la sua voglia di leggere qualcosa di mio se ora mi trovo qui di nuovo a scrivere. 
Buona lettura!

Anna

 
  
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