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Autore: Red Saintia    27/11/2018    8 recensioni
Trovarsi in un luogo angusto e sconosciuto, vittima di un giudice potente e dalle abili mani... un destino incerto e infausto attende una giovane umana che ha osato beffarsi degli dei. Ma chi sarà la preda, e chi il cacciatore in questo sadico gioco nel quale sta per inoltrarsi?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balrog Rune, Grifon Minos, Nuovo Personaggio, Pandora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’incedere risoluto e fiero dei suoi passi e il fruscìo delle sue vesti erano gli unici rumori udibili nel perenne silenzio che regnava in quel luogo.
Lei, che da sempre non lasciava trasparire nessuna emozione, aveva gli occhi furenti e l’espressione di chi bramava vendetta ad ogni costo. Fù proprio per quel motivo che aveva deciso di recarsi personalmente nell’unico posto degli Inferi in cui venivano giudicate le anime degli esseri umani per poi essere destinate al giusto supplizio.
La prigioniera che Pandora teneva ben salda per le catene mostrava un espressione sprezzante ed infastidita, non vi era timore o paura per la sorte alla quale poteva essere destinata. Precedeva di qualche passo la sua carceriera che ogni tanto strattonava la catena legata al collo per  intimarle di camminare a passo svelto.

Giunsero dinanzi alla porta della seconda prigione, e avvertito il cosmo di Lady Pandora, colui che presiedeva quel luogo si affrettò a spalancare l’entrata per favorire l’ingresso della sua signora.
“Prova a dire una sola parola… anche solo ad emettere un fiato e giuro che vedrai la tua lingua rotolare a terra in mezzo secondo.” la sacerdotessa le sussurrò poche ed efficaci parole sperando di incuterle timore.

La giovane si limitò a sorriderle di scherno mentre veniva spintonata all’interno del silenzioso tribunale.
Rune di Barlog, che fino a quel momento aveva tenuto la testa china su di un grande libro, si alzò dal suo scranno per salutare Lady Pandora chiedendole il motivo inaspettato della sua visita.

“Ben arrivata mia signora. Visita gradita quanto inattesa, quale motivo conduce in questo luogo la sacerdotessa del sommo Hades?”
La donna spinse in avanti la sua prigioniera pungolandola con il suo tridente e costringendola in ginocchio.

“Rune, Stella malefica del Cielo Eccellente, tu rappresenti la giustizia del nostro signore in questo tribunale, ruolo al quale sei stato delegato dal sommo Minos. Ho bisogno dei tuoi servigi.”

“Parole corrette e veritiere sono le vostre mia signora, ma che non spiegano il motivo della vostra presenza, né quella della prigioniera che vedo con tanta premura legata con delle catene.”
Pandora indurì il suo sguardo, non aveva voglia di dare spiegazioni, ma doveva, non poteva esimersi. Aveva condotto personalmente quella fanciulla negli Inferi contravvenendo ad un preciso ordine del suo signore. Adesso doveva ottenere ciò per cui si era spinta così tanto oltre i propri compiti, lei che gli ordini era tenuta a farli rispettare essendo a capo dell’armata di Hades.
“Vi ascolto dunque, parlate pure.” la invitò Rune.

Non avrebbe più esitato, né permesso che futili sentimenti di rivalsa e gelosia prendessero il sopravvento. Si rivolse allo specter con l’autorità che le era propria.
“Sono qui per chiedere giustizia, e perché voglio che questa donna venga destinata al luogo che più le si addice come punizione. Sarai tu a giudicarla, tu ad emettere la sentenza. E voglio che sia implacabile e definitiva.”
Le parole di Pandora mossero la curiosità dello specter, che per la prima volta da quando le due donne erano entrate posò lo sguardo sulla fanciulla inginocchiata ai piedi della sacerdotessa.

“Alzati dunque e mostrami il tuo volto.” le disse
La ragazza esitò per un istante, poi vedendo che i presenti attendevano un suo gesto si decise ad eseguire quella richiesta. Non ebbe incertezze mostrando il suo portamento fiero ed altero, nonostante le catene la mostrassero come prigioniera.
Puntò i suoi occhi color ametista dritti in quelli di Rune incutendo non poca sorpresa nello stesso specter.
“Chi se tu? E perché sei qui?” le chiese il suo interlocutore, aspettando una risposta che tardava ad arrivare. “Mia signora, la tua prigioniera non possiede il dono della parola forse?” continuò lo specter.

“No di certo, la sua lingua e lunga e biforcuta. Sa usarla molto bene per ammaliare qualsiasi persona lei desideri. E’ una meretrice, una mistificatrice bugiarda.” urlò in preda ad un ira incontrollata.
La ragazza spostò lo sguardo in direzione di Pandora che la teneva a distanza puntandole il proprio tridente alla gola.

“Vi pregherei gentile signora di non darmi appellativi che non mi appartengono e che forse sono più adatti alla vostra persona, visto che per molti siete la cagna degli Inferi.”

Il volto della sacerdotessa divenne una maschera carica di furore, le sue gote si imporporarono a tal punto da renderla incontrollabile. Quell’affronto era troppo, le avrebbe strappato il cuore dal petto lì in quell’istante preciso.
“Come osi, miserabile pezzente!” sollevò il suo tridente mentre la giovane si proteggeva il volto.
Lo scagliò con tutta la forza che aveva, e di sicuro l’avrebbe colpita in pieno petto se dei fili invisibili non avessero fermato l’incedere di quell’arma scaraventandola a terra.
La rabbia di Pandora mutò in sorpresa quasi all’istante.
“Chi è stato? Chi ha osato fermare il mio colpo?” chiese agitandosi furiosamente.

Il lento ma deciso avanzare di una nuova presenza costrinse tutti a voltarsi e Rune per primo, riconoscendolo all’istante, si prodigò in un inchino doveroso verso colui che gli era superiore in grado.
“Sono stato io Pandora a fermare il vostro tridente. Il giudice che detta legge in questo tribunale.”
La lunga chioma color argento spuntava dalla sua coprente e possente surplice.

“Minos del Grifone. Sei giunto dunque.”

Il giudice si avvicinò lentamente.
“Veramente… non sapevo di essere atteso? Ero occupato con Radamanthys e Aiacos, ma pensavo che Rune potesse sostituirmi egregiamente. Mi sono sbagliato dunque?”
Lo specter cercò di trovare subito una giustificazione per quanto accaduto, sapendo bene che Minos detestava intromissioni esterne nel suo tribunale.

“Mio signore, la fanciulla condotta qui da Lady Pandora mostra una notevole reticenza nel parlare ed ammettere le proprie colpe. E per di più ha offeso milady con parole oltraggiose per un insulsa umana.”
Il giudice infernale aveva tutta l’intenzione di punire Rune per come aveva gestito quella situazione, fino a quando non posò lo sguardo sulla prigioniera.

La ragazza indossava una tunica color porpora con una corda intrecciata in vita come sostegno. Nonostante la sua veste fosse sporca e logora a causa della prigionia metteva in evidente risalto le sue generose forme ed una pelle leggermente ambrata che era così poco avvezza alla vista di chi abitava quei luoghi.
Lunghi capelli di un viola scuro le adornavano il viso ovale e uno sguardo che mostrava un carattere inaspettatamente forte per una figura dall’aspetto così delicato.
“Come ti chiami?” le chiese Minos, ignorando totalmente Pandora.

La ragazza si riprese dall’aggressione di quest’ultima e fissò il Giudice.
“Il mio nome è Nevia e vengo dall’isola di Nasso.”

“Nevia…” ripeté Minos, girandole intorno come un cacciatore farebbe con la sua preda. “Ho udito le parole di scherno che hai usato nei confronti di Lady Pandora e già per questo sarai punita. Ma ora spiegami il vero motivo che ti ha condotto fin qui.” le disse.

“Credo sia meglio che lo domandiate alla vostra sacerdotessa, visto che si ritiene oltre modo offesa.” Minos spostò lo sguardo su Pandora attendendo delle spiegazioni.

Incoraggiata dalla presenza del giudice, che di certo mai le avrebbe dato torto, Pandora esternò finalmente il suo disappunto.
“Questa stolta ragazzina si prende gioco degli dei, li deride mettendo in dubbio la loro forza. Osa paragonarsi in bellezza alle dee dell’Olimpo definendosi per sua stessa ammissione più avvenente anche della sottoscritta. Il suo peccato è la superbia, ecco perché l’ho condotta in questo luogo, i suoi bollenti spiriti andrà a raffreddarli nell’Inferno di ghiaccio del Cocito. Dove come unica compagnia troverà le ossa di coloro che l’hanno preceduta. Mostra a quegli scheletri la tua bellezza e la tua avvenenza… vedrai avranno occhi solo per te.” le disse Pandora con scherno, certa che Minos l’avrebbe appoggiata in quella ormai certa punizione.

Il giudice tornò ad osservare Nevia ed avvicinandosi a Rune gli sfilò la frusta dalla mano destra. Con l’impugnatura di quest’ultima sollevò il viso della ragazza sfiorandole il collo.
“E così, sciocca ragazza, osi deridere coloro che dovresti adorare. Ti ritieni superiore in astuzia e bellezza? E’ così?” Nevia non rispose tenendo lo sguardo dritto in quello di Minos.
Stanco delle reticenze della prigioniera il Grifone fece vibrare la frusta di Rune ghermendo le spalle della giovane che accennò appena un grido di dolore quando il colpo le lacerò le spalline della tunica scoprendole leggermente i seni.
“Saresti un avvenente marionetta nelle mie abili mani, saprei come farti contorcere mia cara… in pose che neppure immagini.” le sussurrò tra i capelli respirando a fondo il profumo della sua pelle. “Parla dunque, ti concedo quanto meno di provare a giustificarti prima di decidere della tua sorte.”

Pandora sorrise soddisfatta, Minos avrebbe punito quella stolta come si conviene e gli umani avrebbero compreso finalmente il loro reale posto nel mondo. La sacerdotessa già pregustava la sua vendetta, ma la prigioniera non avrebbe ceduto tanto facilmente.

“Vi aspettate che mi giustifichi per crimini e offese che non ho commesso. Sono una semplice ragazza, orfana di entrambi i genitori che cerca di sopravvivere come può. La bellezza e una discreta istruzione sono doni che gli stessi dei mi hanno concesso, che male c’è allora se ne faccio buon uso?”

Il giudice l’ascoltò con attenzione e capì subito il motivo per il quale tutti rimanevano incantati da quella fanciulla.
“La stoltezza di voi umani vi perderà un giorno. Ti è concesso usare le tue armi di seduzione per ottenere ciò che vuoi giovane fanciulla, non lo è invece paragonarti a coloro che ti sono superiori e ai quali devi obbedienza e rispetto. Visto che ti ritieni tanto erudita conoscerai senz’altro il mito di Cassiopea la cui arroganza e superbia verso gli dei venne punita da Poseidone in persona.”

“Conosco i miti e le leggende dell’antica Grecia signore, non occorre che me li ricordiate. Ciò nonostante non ritengo di aver arrecato offesa a nessuno. Se la vostra sacerdotessa si sente punta nell’orgoglio è solo per una sua insicurezza personale.”

Furono le ultime parole che le avrebbe concesso. Pandora tirò la catena stretta al collo di Nevia e per poco non glielo spezzò di netto.
“Adesso ne ho abbastanza. Darò la tua testa in pasto a Cerbero e quegli occhi impudenti e arroganti diverranno cibo per gli avvoltoi.”
La ragazza provò ad allentare la presa con le mani fallendo miseramente.

“Sommo Minos, Lady Pandora lasciate che sia io ad occuparmi di questa donna. La sua insolenza non merita il vostro tempo, le darò la punizione che le spetta. I suoi occhi arroganti non si poseranno più su di voi.” Rune si sentì in dovere di prendere la parola dimostrando, soprattutto davanti al suo signore, di essere capace di svolgere il compito assegnatogli.

“Sta zitto Rune. Ricordati invece chi è il Giudice supremo dei vivi e dei morti in questo luogo. Piuttosto… sii cortese e accompagna Lady Pandora alla Giudecca, sento il cosmo del sommo Hades molto vicino vorrà sicuramente dei ragguagli sui piani di battaglia. Non vorrete farlo attendere vero… Pandora?”

La sacerdotessa non comprese le intenzioni del Giudice. Di certo aveva ragione dicendo di avvertire il cosmo di Hades, eppure le sembrava anche una scusa per allontanarla deliberatamente da quel luogo.
“Non intendo andarmene finché non saprò questa donna sulla soglia dell’Ade.” rispose.

“La mia parola dovrebbe bastarvi, vi assicuro che giustizia sarà fatta. Nessuno esce indenne dal mio tribunale, il mio Cosmic Marionation non lascia scampo, e con questa giovane e maliarda fanciulla ho intenzione di divertirmi… e molto.”
Pandora si soffermò ad osservare Minos, qualcosa nel suo comportamento non la convinceva. Restare però, avrebbe significato non avere fiducia nelle parole di un Giudice infernale e anteporre la propria vendetta personale agli ordini del sommo Hades. Cosa fare dunque?

Il suo ruolo le imponeva dei vincoli, e mostrare mancanza di fiducia verso coloro che avrebbe dovuto comandare poteva costarle inimicizie che non le era consentito permettersi in tempo di guerra.
“Come preferisci Minos, lascio questa esaltata al tuo giudizio. Non voglio che abbandoni mai più questo luogo, ricorda il rispetto e l’obbedienza che devi a me ed al sommo Hades.”

“Non potrei mai scordarlo mia signora, lasciate pure la prigioniera alle mie cure non ve ne pentirete.” le rispose.
La sacerdotessa rivolse un ultimo sprezzante sguardo in direzione di Nevia, poi le voltò le spalle accingendosi a lasciare quel luogo.
“Và con lei e assicurati che arrivi in Giudecca senza ripensamenti. Dopo raggiungimi nei miei alloggi.” disse rivolgendosi a Rune.

“Sì signore, subito.” lo specter raccolse la sua frusta e seguì Pandora silenziosamente lasciando Minos e Nevia confrontarsi in un gioco di sguardi.

“Bene… sembra che la tua vita sia nelle mie mani adesso. Sono proprio curioso di vedere fin dove ti spinge tutto questo ardore che ti porti dentro.”

Il Grifone si avvicinò alla fanciulla che impossibilitata nei movimenti dalle catene cercava di indietreggiare il più possibile.
“Sta ferma non muoverti.” con un gesto veloce della mano Minos spezzò quei vincoli di ferro, liberando quella che ormai considerava a tutti gli effetti una sua preda.

Nevia rimase sorpresa toccandosi finalmente il corpo libero da quella costrizione. Dopo un iniziale smarrimento per quel gesto la giovane cominciò a guardarsi intorno cercando in qualche modo una via di fuga da quel luogo.
“Non pensarci nemmeno.” il giudice aveva intuito perfettamente le sua intenzioni ma la faniulla provò lo stesso a scappare.
Corse con uno scatto felino credendo di aver colto di sorpresa il suo aguzzino. Ma così non fù. Minos le si parò davanti bloccandole la strada.
“Stolta e incauta.” la colpì con uno schiaffo in pieno viso che la scaraventò a terra. Nevia si toccò il volto dolorante guardando lo specter con occhi carichi di rabbia.

“Se dovete uccidermi fatelo subito. Io non sono un giocattolo e non soddisferò la vostra insana follia, preferisco la morte piuttosto.” un impeto e una foga non certo comuni per una donna. L’interesse del Giudice nei suoi confronti crebbe ancora di più.

“Dimmi… sono tutte come te le donne dell’isola di Nasso?”

“Dipende cosa intendete?” rispose rialzandosi in piedi.

“Così irruente e battagliere.” specificò il Giudice

“Beh, direi di no. Io sono la peggiore.” e con un gesto sfilò lentamente dalla scollatura della propria tunica uno stiletto sottile ed appuntito puntandolo dritto alla sua gola. “Sono io l’artefice del mio destino, il gioco finisce qui.” Esclamò chiudendo gli occhi.
Sapeva che non sarebbe uscita viva da quel luogo, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di torturarla.

“Oh no mia cara…il gioco è appena cominciato. Cosmic Marionation!”
Dalle mani di Minos partirono dei sottili fili invisibili che si strinsero intorno al corpo di Nevia facendole cadere lo stiletto a terra.

“Maledetto!” esclamò

Lo specter avanzò verso di lei come un abile burattinaio stringendo ed allentando la stretta di quei fili per il suo divertimento personale. Nevia cominciò ad agitarsi rendendo il dolore ancora più insopportabile, il sangue cominciò a fluire dalle innumerevoli ferite.
“Che indomita marionetta… sei uno spettacolo per gli occhi.” le disse il Giudice.
Altre al suo posto avrebbero implorato pietà, lei invece lo guardava imperterrita senza mostrare cedimenti.
“Di tutti gli umani che ho ucciso tu sei l’unica per cui provo dispiacere. Sei davvero incantevole Nevia… anche sporca di sangue e priva di qualsiasi volontà non vuoi cedere. Un vero spreco sarebbe spezzare un così avvenente trastullo.”

Detto questo Minos allentò la morsa del suo colpo lasciando libera la ragazza. Nevia cercò di riprendere fiato. Provò ad intuire le prossime mosse del giudice ansimando per il dolore e per la sua sorte ormai segnata, comprese in un attimo che con un essere del genere non avrebbe avuto via di scampo.
“Che significa questo?” chiese. Minos le si avvicinò sfiorandole la spalla sporca di sangue.

“Il mio compito è quello di punirti. Hai offeso la sacerdotessa del dio degli Inferi e ingiuriato gli dei. Eppure…”
Più lui le si avvicinava più lei restava immobile. La figura del giudice la sovrastava eppure non ne era intimorita, anzi… percepiva un insana attrazione verso di lui, era una sfida per lei che non voleva perdere. Pochi uomini riuscivano a tenerle testa, tutti attratti e storditi dal suo fascino e dalla sua astuzia. Minos però, non era un uomo qualunque.
Stava giocando con lei come il gatto con il topo, ma quel gioco la intrigava e terrorizzava allo stesso tempo.
“Ti concedo due possibilità. Puoi avere una morte veloce, qui adesso per mia mano, e la tua anima vagherà in eterno nella valle dell’Ade. Oppure…”

“Oppure?” ripeté la ragazza accorciando maggiormente le distanze e sfiorando quasi con il suo corpo la surplice dello specter.

“Oppure restare qui con me. Ti proteggerò dall’ira di Pandora e in cambio tu mi giurerai fedeltà eterna… dentro e fuori dal mio letto. Non ho mai incontrato una donna come te e credo che potresti tornarmi molto utile.”

Nevia rimase immobile per qualche istante. Poi… allungò le mani sfilando l’elmo del giudice per poterlo osservare bene in viso.
“Non che mi lasciate molta scelta mio signore?”

“Credo di averti concesso più di quello che speravi.” rispose

La voce di lei perse la sua iniziale arroganza divenendo calda e suadente. “Sono tutte così spesse e robuste le surplici di voi Giudici infernali?”   
                      
“La mia lo è in modo particolare…”

“Capisco.”

Se a Minos piaceva giocare con le proprie vittime, Nevia era una maestra nell’arte del sopravvivere. Non aveva fatto altro da quando aveva imparato ad essere autonoma. Nonostante la sua ragguardevole altezza dovette alzarsi sulle punte sostenendosi alle ampie spalle dello specter.

Era un azzardo quello che si accingeva a fare, ma per lei era una risposta più che eloquente. Sfiorò appena le labbra di Minos, che pur essendo sorpreso da quel gesto, non si mosse di un solo passo. Quando la fanciulla si accorse che poteva osare di più si fece maggiormente audace accompagnando il braccio dello specter dietro la sua schiena, lasciandosi accarezzare con la punta delle dita.
Il tocco morbido e soave di quelle labbra fecero sorridere Minos in modo malizioso pregustando già i piaceri che la giovane gli avrebbe concesso.
“Presumo che tu accetti la seconda opzione come tua scelta?”

“Diciamo che scelgo il male minore.” gli disse

“Credo che in te sia racchiuso davvero un qualche potere giovane Nevia è per questo che Pandora ti teme tanto da volerti morta.”

“Sta a voi scoprirlo mio signore…” disse, accarezzando i lunghi capelli di lui e lasciando che le mani dello specter scoprissero lentamente il suo corpo ad ogni minimo tocco.

“Sei pericolosa e la cosa mi intriga… ma ricordati che i fili di questo gioco li manovra il sottoscritto.”

Lei sorrise appena, lasciando che il calore del suo corpo fosse percepito da Minos. Calde labbra si avvicinarono al viso del Grifone affinché le sue parole fossero udite in modo chiaro.
“Voi manovrate pure i fili… al gioco ci penso io.” rispose con fare maliardo



Ben trovati a tutti coloro che hanno avuto piacere nel leggere questa one shot. Allora... Minos del Grifone, giudice inflessibile, crudele e anche un po' sadico. Ma è pur sempre un uomo e quindi non è immune al fascino femminile. Siccome gli abbinamenti per gli altri giudici sono più che scontati, per lui ho creato questo nuovo personaggio, l'astuta e maliarda Nevia... esperta nell'arte della sopravvivenza e abile seduttrice. Direi che insieme c'è li vedo proprio, e voi? 
Spero che la storia vi piaccia, grazie e un saluto. Alla prossima

 
 
   
 
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