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Autore: reggina    28/11/2018    3 recensioni
Alcuni uomini sono diventati grandi, in alcuni casi, solo perché avevano accanto questi fiori d'acciaio. Donne che avrebbero preferito essere padrone delle loro vite e invece sono finite a fare le "stepford wives".
Donne vere. Straordinarie. Con i loro pregi e i loro difetti.
Umane. Autentiche.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Indipendenza americana
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Molte donne sarebbero contente di essere al mio posto ma io mi sento una prigioniera di Stato !”

(Martha Dandridge in Washington)


1799

Dicembre seppellisce l’anno, seppellisce un secolo.

Seppellisce George.

Martha, troppo sconvolta per partecipare al funerale di suo marito, ha chiuso a chiave la loro camera da letto: non mettervi più piede è l’unico modo che conosce per andare avanti.

Passeggia lungo il viale di querce, aperte come ombrelli contorti, sullo sfondo della magione a tre piani di Mont Vernon.

Sente le ossa delle foglie morte scricchiolare sotto le sue scarpette viola di velluto; le stesse che calzava il giorno del suo matrimonio.

Quando ha conosciuto quel colonnello dal naso dritto e dagli occhi grigio azzurri era una giovane vedova, madre di due bambini morti troppo presto e di altri due da allevare nella piantagione dei Custis.

George ha amato Jacky e Patsy come se fossero stati figli suoi: coccolandoli e prodigando loro attenzioni .


Il respiro si condensa in nuvolette bianche sulle labbra. Il freddo rende l’incarnato di Martha ancora più pallido, la bocca da vermiglia si è fatta viola, come un fiore strano.

Trema, non può impedirselo.

La bella Patsy è stata strappata alla vita da una crisi epilettica, a soli diciassette anni.

Jacky, quel figlio immaturo e studente indifferente, con un animo tanto irrequieto da offrirsi volontario per diventare aiutante nel campo del suo patrigno. Fu arruolato soltanto per pochi giorni: morì di febbre tifoidea a ventisette anni .


Un sospiro si spezza in un singhiozzo soffocato.

Solleva alle labbra le mani fasciate da guanti di capretto e alita su di esse.

Valley Forge.

Un piccolo villaggio rurale tra le montagne nel sud-est della Pennsylvania.

I soldati che dormivano direttamene sulla terra nuda in baracche piccole e buie dove, a stento, entravano una dozzina di uomini.

Martha amava suo marito alla follia tanto che, quando la rivoluzione scoppiò, viaggio per dieci giorni e centinaia miglia pur di stare con lui nella casa di pietra adibita a quartier generale.

Con la sua cuffia e il grembiule con i volant visitava i soldati semplici, abbracciando la loro vita di stenti, confortandoli con thermos di thè e canzoni .


Sta crescendo il freddo. Un freddo secco.

Gli ultimi raggi di luce sono schegge di neve.

Dieci anni prima.

George Washington era stato eletto, senza nessun voto contrario, primo Presidente degli Stati Uniti d’America.

Al loro arrivo a New York, sua moglie e i loro nipoti erano stati accolti dal suono delle fanfare.

Per Martha era stata una delusione: lei voleva tornare alla vita domestica e felice che conducevano prima della guerra d’indipendenza. Ciononostante aveva svolto egregiamente il suo compito di padrona di casa intrattenendo gli ospiti e occupandosi delle formalità dei ricevimenti quando il marito era troppo preso dalle faccende politiche .


Com’è che si è fatto tardi così presto? Prima che sia pomeriggio è già arrivata la sera.

I baci, i ricordi le rimangono e ronzano nella notte cupa di dicembre.

“Questo è un debito che tutti dobbiamo pagare prima o poi!”

Un senso generale di languore, calmo, diluito lungo quel viale tracciato a carboncino sullo sfondo immutabile di un passato lontano.

La neve sonnolenta, bianca come sale, ammanta la casa come uno spettro.

   
 
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