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Autore: Lisachan93    28/11/2018    1 recensioni
Jennifer va in gita in montagna con alcuni compagni di scuola. Raggiunto un bivio, i ragazzi si dividono in due gruppi per perlustrare la zona e Jennifer si ritrova a dover girovagare per i boschi insieme a Peter, un ragazzo solitario e introverso, conosciuto alla Clayton col soprannome di Mr. Tenebra. Jennifer è seccata dalla presenza taciturna del suo inaspettato compagno e lo diventa ancora di più quando realizza che lei e Peter si sono persi e che non vi è traccia degli altri. È notte fonda e continuare a camminare alla cieca può essere pericoloso. Per Jennifer sarà dura dover trascorrere la notte con Mr. Tenebra, ma cosa succederebbe se lui decidesse di aprirsi a lei e di rivelarle i suoi segreti più profondi?
Dal testo:
"A quell’ora sarei stata bell’e abbrustolita se avessi deciso di prendermi la tintarella al mare e invece in quel momento, tra l’acqua del fiume che mi scorreva addosso e ancora mi ghiacciava ogni singolo centimetro di pelle e i raggi del sole che cercavano di farsi spazio tra gli alberi del Lee State Wood, nulla poteva sembrarmi più perfetto".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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A MIDSUMMER DAY


Spiegai il telo di Audrey a terra e mi ci distesi sopra. La luce del sole cocente di quel giorno di mezza estate filtrava tra gli alberi e scaldava la mia pelle e il mio cuore.
«Come si fa a preferire il mare alla montagna?», chiesi a nessuno in particolare. Era più un pensiero espresso ad alta voce che una domanda vera e propria. A quell’ora sarei stata bell’e abbrustolita se avessi deciso di prendermi la tintarella al mare e invece in quel momento, tra l’acqua del fiume che mi scorreva addosso e ancora mi ghiacciava ogni singolo centimetro di pelle e i raggi del sole che cercavano di farsi spazio tra gli alberi del Lee State Wood, nulla poteva sembrarmi più perfetto.
«Hey». Un lieve sussurro mi riscosse dal tepore e lentamente riaprii gli occhi. Peter si era seduto accanto a me e si teneva le ginocchia tra le braccia.
Mi alzai e mi appoggiai a lui. Un leggero sorriso increspò le sue labbra. Girò la testa verso di me e puntò i suoi occhi nei miei. Mi chiesi se sarei mai riuscita ad abituarmi a tutto quel verde scintillante. Sbattei le palpebre più volte, perché mi resi conto di essere rimasta a fissarlo imbambolata per un minuto intero. Mi guardai intorno e le facce perplesse dei miei amici lasciarono intendere che probabilmente era arrivato il momento di dare qualche spiegazione.
«Okay, sputate il rospo. Cosa sta succedendo tra voi due?», esordì Samara puntuale come un orologio svizzero, dando voce ai pensieri di tutti i presenti.
Cercai le parole più adatte per farla semplice a tutti senza mettere in imbarazzo Peter, ma la risposta arrivò inaspettata prima che potessi formulare qualsiasi frase di senso compiuto.
«Io e Jenny stiamo uscendo», esclamò con convinzione, ma qualche istante dopo si corresse: «Cioè, voglio dire… vorrei uscire con Jenny, se lei è d’accordo», disse e si voltò verso di me. Suonava più come una richiesta di soccorso che un invito a un appuntamento, per cui scoppiai a ridere contro lo mia volontà. Cominciavo ad adorare la sua goffaggine e il suo continuo incespicarsi con le parole.
«Certo che lo voglio», gli dissi sorridendo e fissandolo intensamente negli occhi. Avrei tanto voluto baciarlo, ma ancora non mi sembrava il caso di scombussolare i miei amici più del necessario, quel giorno.
«Quindi da un sabato a una domenica, nel bel mezzo del Lee State Wood, Jennifer Anne Smith e Peter “Qualunque-Sia-Il-Tuo-Secondo-Nome” Jones hanno deciso di uscire insieme e vissero tutti felici e contenti?», chiese Audrey come se non potesse credere alle proprie orecchie. Come se Obama avesse appena dichiarato di essere sempre stato innamorato di Putin o qualcosa del genere.
«Proprio così, Audrey», risposi io, ridacchiando.
«E Adam?», chiese James, per poi battersi il palmo con un pugno e maledirsi ad alta voce per non aver tenuto chiusa la boccaccia. Peter s’irrigidì. Io articolai in silenzio con la bocca un “Fottiti, James” in direzione del mio amico. La sua empatia avrebbe quasi potuto essere proverbiale, sarcasticamente parlando.
«Sono affari miei, James», risposi acida e cercai di chiudere lì la faccenda, almeno per il momento. Sapevo che prima o poi avrei dovuto discuterne con Peter, ma sarebbe stato meglio fare le cose con la dovuta calma. Peter si rilassò un pochino, ma non potei fare a meno di notare che c’era qualcosa di diverso nella sua espressione. 'Dannato James', pensai.
I miei amici capirono che forse sarebbe stato meglio tornare a discutere di rugby e io approfittai di quella loro momentanea – e pianificata – distrazione per parlare con Peter. O, perlomeno, per iniziare ad accennargli qualcosa riguardo la situazione spinosa che James aveva fatto uscire allo scoperto con così poco riguardo verso i nostri sentimenti.
«Senti, Peter, per la questione di Adam… ne riparleremo, okay?», iniziai. Volevo che quella gita finisse nel migliore dei modi, vista la brutta piega del giorno precedente, e quindi in quel momento rimandare il discorso sembrava la cosa più logica.
«Certo, Jenny, quando ti sentirai pronta. In fondo James ha ragione, non è facile dimenticarsi di una cotta da un giorno all’altro, e il fatto che io e te cominceremo a vederci e che io sia il fratello della tua cotta… insomma, sembra l’inizio di una gag di pessimo gusto».
Come al solito la sua schiettezza mi spiazzò. Il suo modo di mettere se stesso e gli altri di fronte alla realtà era così vero, così sincero.
«Peter, io non voglio dimenticare. Adam è stata una bella parentesi nella mia vita, ma appunto… solo una parentesi. A quanto pare il destino mi ha riservato di meglio».
L’ombra di un sorriso gli spuntò all’angolo della bocca.
«Adesso parli male di mio fratello, Smith?», mi prese in giro lui con un mezzo sorriso.
«Adesso voglio solo te, Jones», risposi io.
E senza curarmi di chi potesse vederci, mi lasciai andare tra le sue braccia e lo baciai.


Spazio dell'autrice
Salve a tutti coloro che si sono imbattuti in questa storia e che hanno deciso di seguirla. Vi ringrazio per la pazienza (so di averci messo una vita a concluderla, ma tra lavoro e studio non è facile gestire tante passioni insieme) e per essere giunti fino alla fine di questo cammino insieme a me. Spero che la storia, per quanto banale, vi sia piaciuta. È stata soltanto un altro dei miei innumerevoli esercizi di scrittura. Per chi non lo sapesse, studio Traduzione Letteraria e aspiro a diventare traduttrice di romanzi, oltre che docente universitaria di lingue straniere, per cui credo che esercitarmi nella buona scrittura (anche se questo comporta sviluppare temi banali) sia un ottimo incentivo a migliorarmi come futura traduttrice. Ho in serbo un'altra long story da pubblicare qui su EFP, ma fintanto non sarà pienamente sviluppata e non raggiungerò un numero accettabile di capitoli non la pubblicherò. Francamente vorrei evitare di annoiarvi con attese lunghissime e non gradite, visto che io per prima le ho sperimentate sulla mia pelle seguendo alcune aspiranti scrittrici su questo sito e devo ammettere che non è stato bello. La trama della long story che sto sviluppando si incentra su delle ragazze universitarie americane che fanno la conoscenza di un gruppo di studenti "posh" di Oxford impegnati in alcuni ricerche scientifiche a Boston e che entrano in un giro di hot party in villoni aristocratici, lusso sfrenato e auto costose. Che ne dite, vi piace l'idea? Ancora una volta voglio ringraziare non solo chi mi ha seguita, ma anche chi si è limitato semplicemente a leggere qualche capitolo e mi auguro di rivedervi presto in un'altra delle mie long story. Baci a tutti. :*
  
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