Veloce
premessa: Salve a tutti, la
seguente storia è frutto di un mio pensiero che si
è formato durante un giretto
seriale in un sito di video per "signori", l'ispirazione mi
è giunta
vedendo uno dei tanti video in CGI e questi aveva come protagonisti
Venom Snake
di MGS e Cammy White di SF. Per rispetto delle regole del sito, non mi
sono
soffermato troppo sui particolari. Se, tuttavia, dovessero esserci
problemi,
siete pregati di farmelo sapere, tramite messaggio privato e/o tramite
segnalazione così possa provvedere alla sua rimozione o
modifica se
possibile.
Grazie per l'attenzione e senza ulteriori indulgi, buona
lettura.
DEMON
Le
pale del chopper
risuonavano ritmiche mentre sorvolava il mare… il pilota,
chiuso nel suo
abitacolo e con le cuffie gracchianti alle orecchie, osservava
brevemente
attraverso lo specchio retrovisore la parte posteriore della cabina,
poi tornò
a vedere la immensa distesa d’acqua che si perdeva a vista
d’occhio.
Che
cosa aveva visto?
Nella penombra della cabina, vi stava seduto un uomo. Un fantasma.
Venom
Snake, l’uomo
fuggito dall’inferno, pieno di veleno. Il suo sguardo era
freddo e vuoto come
un morto, l’orecchio tagliato con una cicatrice a un lato,
era chiuso da una
minuscola cuffietta… ascoltava una registrazione su
cassetta.
Era
stata trovata in una
FOB che Venom stesso aveva provveduto ad espugnare.
Fermò
il mangianastri
targato Sony, per poi riavviarlo daccapo. Era la decima volta che
l’ascoltava.
I pugni di Venom si strinsero: Stava accumulando la rabbia, lasciando
che il
suo demone crescesse dentro di sé.
Il
pilota, Pequod, non
osava proferire parola. Da quello che sapeva, qualcuno si era permesso
di
infangare il proprio nome e il proprio onore di soldato.
Proprio
alla persona
meno indicata per fare scherzi di pessimo gusto, decisamente.
-Boss?
Siamo quasi
arrivati, si prepari.- Gli occhi sottili del pilota strizzarono per
vedere
meglio… una piattaforma petrolifera che si ergeva sullo
specchio dell’acqua.
Venom
spense la radio ed
estrasse la cassetta... la ruppe con una precisa pressione con le dite
meccaniche del suo braccio bionico.
Si
alzò, prendendo il
suo mitragliatore con il silenziatore e il mirino, accompagnato con la
sua
fedelissima Mk.II, una pistola ai tranquillanti e un fucile da
cecchino, un
mosin nagant con l’otturatore girevole.
Non
si era portato con
sé nessuna delle sue spalle: era una questione privata.
Quiet,
la sua fedele cecchina,
era nella propria cella, seduta sulla brandina e attendeva il suo
ritorno. DD,
il cagnolone lupo si era messo all’ombra di uno dei container
e mugolava di
tanto in tanto sognando un osso succulento.
Il
cavallo, D-Horse… era
un cavallo, nello zoo si riempiva la pancia d’erba.
-Tornerò
presto.-
Aveva detto a loro, con un mezzo sorriso affidabile. Venom non era mai
stato un
chiacchierone e bastava leggergli nell’unico occhio rimasto
per comprenderlo.
Ocelot
aveva caldeggiato
l’intervento… una pessima reputazione avrebbe solo
portato discredito alla
causa dei Diamond Dogs.
E
in via del tutto
eccezionale, propose di far intervenire l’intero esercito a
supporto
dell’invasione di quella piattaforma petrolifera.
Revolver
Ocelot, il
fedelissimo di Big Boss, era seduto alla postazione di comunicazione.
Miller si
era tirato fuori dalla questione, ritenendola infantile e un dispendio
di
risorse; ma, alla fine, chi veramente dava ascolto a quello? Storpio e
cieco
come era.
-Boss,
non credo ci sia
altro da dire, se non farti ricordare il perché siamo qui.
Qualche mese fa sei
entrato in possesso di una cassetta compromettente: abbiamo analizzato
le
impronte digitali sopra, ma non era del luogo dove lo hai reperito.
Attraverso
la nostra rete di spie, abbiamo scoperto che la FOB che avevi
“visitato” aveva
già ricevuto la cordiale visita di uno dei tuo
“simulacri”. Non sappiamo se la
registrazione è, o meno, una diretta sfida alla nostra base
ma dobbiamo essere
previdenti e accertarcene prima che sia troppo tardi.- La completa
esposizione
dei fatti di Ocelot ricevette, come risposta, solo un basso grugnito
simile a
quello di un orso.
Venom
osservò il cielo
prima di avviarsi all’infiltrazione. Presto quel cielo
sarebbe stato pieno di
elicotteri e uomini con le armi spianate pronti a fare un eccidio. E la
cavalcata delle valchirie a palla in sottofondo.
Doveva
raggiungere il
centro di comando per affrontare l’uomo che aveva osato
sfidarlo.
In
circostanze normali
avrebbe lasciato correre, ma ciò che aveva assistito
attraverso la voce della
radio, gli aveva fatto salire la bile e il veleno nel proprio animo.
Gemiti di
una donna violentata e senza possibilità di reagire,
sottomessa alla gerarchia.
La cosa che fece scattare il campanello d’allarme fu
un’altra voce che si
percepiva, se si faceva attenzione… era la voce di Venom
Snake. Ma Venom era
sempre stato alla Motherbase con loro, non si era avvicinato a nessuna
donna.
Dopo alcune indagini si era giunti alla conclusione che un verme
s’arringava il
nome del più grande combattente del 20 secolo.
La
sorveglianza era
serrata, ma bastava essere cauti e silenziosi per superare le guardie e
mettere
fuori gioco le torrette volanti.
Qualche
minuto dopo, il
sangue nella base scorreva a fiumi…
“Sono
finalmente
arrivato… ” Solo una porta elettronica di ferro lo
separava dal suo nemico.
-Boss,
avrei molto da
ridire sull’approccio adottato finora, ma
l’importante sono i risultati.
Ricorda solo che ti restano solo 20 minuti prima
dell’estrazione.- Ocelot
ricevette, di nuovo, un grugnito basso.
La
porta si aprì da sola
al suo passaggio.
Si
trovò faccia a faccia
con un suo uguale, stessi lineamenti, stesse cicatrici, stesso corno.
Il
nostro era lungo e
appuntito, mentre quello dell’uomo seduto dietro la
scrivania, era tagliato e
corto.
-Così
sei arrivato… hai
trovato il mio messaggio, quindi.- Parlò il capo della FOB,
fissando con
sdegno, l’invasore dal lungo corno.
Venom
Snake era divenuto
“Demon Snake” dopo il genocidio effettuato qualche
minuto prima: mentre
raggiungeva l’ufficio, aveva sparato ad ogni essere umanoide
che incrociava nel
suo cammino, facendo crescere il male dormiente nel suo cuore e ora,
quel male
si era concretizzato.
Ora era un demone… bagnato del sangue dei suoi nemici e un
aura mistica di
carnefice.
Demon Snake fissava con odio l’uomo seduto. Era un odio
innaturale, puro.
-Quello che ho fatto non ha scusanti: è stato concepito solo
per soddisfare il
piacere carnale di semplici sfigati segaioli che godono nel vedere due
persone
fare sesso davanti ai loro occhi. Ma io non sono altro un simulacro
erotico
che, allo stesso modo, si fa mettere in culo dal vero big boss, o
stupra a più riprese
Quiet. Come un animale impazzito e senza emozioni. Ma è la
legge del porno, non
puoi farci nulla. Mi ucciderai, vero… ma ciò non
fermerà quei malati nel vedere
le mie imprese. Chi mi ha creato non sa nemmeno chi siamo
noi… chiamerebbero
Big Boss persino quello sbarbatello di Solid Snake, l’uomo
che ci ucciderà.- La
voce non esprimeva alcun rancore o vergogna, era apatica, ineluttabile.
Come le
azioni che aveva fatto.
Il
demone strizzò
l’occhio sano e strinse i denti, il disgusto era salito in
lui. Non era venuto
fino a qui a sentire discorsi, eppure restò ad ascoltare,
come un capitano del
plotone d’esecuzione di fronte al condannato a morte.
-Perché
solo ora sei
intervenuto? Ho fatto di peggio… Paz, le ragazze della
Motherbase… Quella donna
non è nemmeno del nostro universo!- Stavolta lo disse con
più calma, curioso di
sentire la risposta.
È
vero, perché solo in quel frangente aveva deciso di
intervenire?
“C’è
sempre un limite
alle cose… superarle comporta sempre una grande
responsabilità e devi essere
pronto a far fronte alle conseguenze” Pensò il
demone che non parlava
mai.
-Sei
un falso, un’ombra
ancor più meschina di me stesso, non definirti Big
Boss…- I muscoli facciali di
Demon Snake erano contratti… i nervi del braccio sano erano
in procinto di
scattare da un momento all’altro.
Il
braccio bionico
sembrò vibrare come un braccio vero… era questo
che era definito il riflesso
del dolore fantasma?
-Dov’è
lei?- Demon Snake
osservò la stanza, guardandosi intorno.
-Nell’altra
stanza, mi
sta aspettando per la seconda parte.- Il falso Snake non ci mise
malizia in
quelle parole, era controllato da qualcun altro e lui non era altro che
un
fantoccio nelle sue mani.
Certo…
anche Demon Snake
era una marionetta controllato da un burattinaio invisibile,
eppure… era
arrivato fino a qui, non guidato da nessuno, solo spinto da una forza
silenziosa che aveva accompagnato il suo originale. Era rabbia?
Vendetta? O giustizia?
-Ammazzami
pure, se ti
fa stare bene… prenditi la donna e portala con te,
così verrà violentata da
qualcun altro. Magari da te.- -BASTARDO!- Non lo lasciò
nemmeno finire di
parlare…
Un
pugno secco risuonò
per la stanza, sfondando la parete dietro al falso serpente…
lo aveva mancato?
O lo aveva risparmiato?
Il
demone sorrise… aveva
ricevuto un’illuminazione… aveva finalmente capito
tutto.
“Ha
ragione… ci saranno
sempre maniaci che vorranno sempre sfogare le loro perversioni sui
personaggi
immaginari, ma so…” Si diede una pausa per
socchiudere l’occhio, controllare la
rabbia e non sprecare le forze.
“Che
ci saranno sempre
persone come me e come molti altri che faranno di tutto per cambiare lo
stato
delle cose.” Riaprì l’occhio, la sua
iride sembrava brillare di una luce
vermiglia.
Si
allontanò di qualche
metro, osservando il viso scioccato del suo falso. Stavolta non lo
avrebbe
mancato…
Gettò
a terra il
mitragliatore, rimuovendo il caricatore e il bossolo contenuto nella
canna
seguito dal fucile e la pistola. Voleva affrontare faccia a faccia
quell’essere, far capire a lui e al mondo che ci sarebbe
stato sempre qualcuno
disposto a credere fermamente a valori. Può esserci il sesso
ma senza amore, è
solo violenza.
-Alzati.-
Mentre diceva
queste parole a un sorpreso “fake snake” scivolato
a terra per lo shock, il suo
corno si allungò ancor di più, curvandosi e
addolcendosi nella forma. Sembrava
il corno dell’angelo ribelle...
Fake
Snake si alzò,
riprendendosi dalla sorpresa e, non avendo altra scelta se non
ucciderlo a mani
nude, si preparò ad affrontarlo.
Si
studiarono a vicenda,
come era possibile uccidere sé stessi?
“Finto
Snake… dimostrami
di avere la ragione dalla tua parte… è vero che
il sesso senza amore sarà ciò
che guiderà questo mondo?” Con i pugni alzati,
scattarono entrambi in avanti,
come due tori alla corrida.
Un
pugno venne
contraccambiato con un altro, le aperture restavano lontane, difficili
da
raggiungere, le prese non erano salde, facilmente
divincolabili… era una lotta
pari, senza prevalenza da nessuna delle parti.
L’arte
della madre delle
forze speciali, The Boss, venne spinta al massimo delle
possibilità evolvendosi
a livelli mai visti prima: Tecniche nuove e reinventanti di quelle
già
esistenti, raggiungevano il surreale.
Il
male e il falso,
l’orgoglio e la ignavia…
Fake
Snake comprese
presto che poteva solo giocare sporco per sopravvivere. E decise di
agire così.
Con
un gioco di mani,
afferrò un caricatore del fucile dal cinturino di Demon
Snake e, con una
capriola atletica, recuperò il fucile rimasto a terra per
tutto il tempo.
“Lo
immaginavo… sei
proprio un falso… il vero Big Boss non avrebbe mai giocato
sporco… Io non avrei
mai pensato di fare così, perché non sono
così.” Il mitragliatore era carico,
il grilletto venne piegato dalla pressione…
Una
raffica fu,
totalmente, scaricata sul corpo del diavolo… i bossoli vuoti
ticchettavano sul
pavimento di ferro…
-Non
è possibile…- Fake
Snake udì un click vuoto. Ma non era questo a scioccarlo per
la seconda volta…
era vedere l’uomo di fronte ancora vivo, fumante per i
proiettili ricevuti e
nemmeno una goccia di sangue uscire dalla sua pelle.
“Sciocco…
non hai capito
che era una guerra persa in partenza? Non hai tenuto conto
che… sei nella mia
storia? Mia la storia, mie le regole. Non sei nel tuo regno…
il tuo destino è
scritto…” Il suo occhio
s’incupì…
“Ed è scritto che devi morire.”
Alzò il braccio bionico e sferrò un pugno secco
alla mascella, facendolo così cadere all’indietro.
Si sedette, sopra di lui e,
con il pollice, premette sull’unico occhio rimasto del suo
avversario ormai
stremato. Un grido s’udì per la stanza, mentre il
dito del diavolo scavava all’interno
della cavità oculare, fino a rompere una parte del cervello.
Era
morto… non respirava
più. Venom Snake si concesse di prendere fiato, sudato e la
mano lercia di
rosso, sbuffò pesantemente mentre si
pulì la mano sulla coscia. Osservò la
maschera di sangue del morto e poi alzò l’occhio
d’azzurro verso l’alto. Come
se qualcuno potesse vederlo.
-Sei
contento, ora?- Poi
sorrise, non poteva di certo rispondergli.
Si alzò e riprese le proprie armi, diede un ultimo sguardo
al cadavere di se
stesso… pensò...
“Forse
un giorno finirò
così… fa un effetto strano vedere la propria
morte.”
Lasciandolo
così, si
voltò verso la porta e lo aprì: Non
mostrò alcuna emozione, se lo aspettava.
-Hmm…
Va tutto bene, ti
portiamo a casa, nessuno ti toccherà più.- Demon
Snake avvolse in un panno il
corpo nudo della donna bionda…
-Povera
Cammy…- Sussurrò
mentre lasciò la stanza.
“Corrotta
attraverso il
sesso animalesco… distrutta mentalmente tanto da non provare
più emozioni
durante l’amplesso… è una situazione
che spesso coinvolge anche i militari
durante la guerra… indifferenza e sottomissione al pericolo.
Spero che Ocelot
sappia come fare per farla riprendere e permetterle una vita
normale.” Il viso
della donna dormiva sul suo petto caldo… Mentre lasciava
quella FOB, camminando
tra i cadaveri e il sangue ancora fresco, la sua forma demoniaca andava
scomparendo.
Arrivarono
gli
elicotteri dei suoi compagni, fu portata una tavola di ferro dove
trasportare
la vittima e, mentre gli uomini gestirono la situazione nelle altre
piattaforme
circostanti, Venom s’accorse che lì era giunto
anche il giovane Eli.
-Eli…
Osserva bene… e
non dimenticare… Noi tutti non siamo predestinati per sempre
ad essere fissi in
una forma, è ciò che scrivono di noi che
definiscono chi siamo. Nasciamo dalle
idee e dal ingegno di un dio… nulla è al caso,
tutto è scritto. La “libertà”
che abbiamo non è altro che una fottuta bugia…
qualcosa di già deciso e che,
inconsapevolmente, andiamo a compiere. Siamo eroi e siamo malvagi dalla
fantasia di chi ci guida attraverso l’arte, la scrittura, il
disegno, l’animazione.- Venom s’accese
il proprio sigaro elettronico.
-Quello
che è stupendo
dell’essere prodotti di una materia grigia è
quella di essere vivi… di essere
malleabili, a volte sono un mostro, a volte sono un santo. Non ci sono
fatti,
ma solo interpretazioni che gli altri danno di noi e noi, non siamo
altro che
il prodotto di un idea concepita da chi ci ha dato il soffio della
vita.- Dopo
queste parole si addormentò nell’abitacolo, ormai
stanco della vicenda appena
affrontata.
Aveva
fatto il suo
dovere, ora non restava altro che aspettare che qualcuno avesse preso
il
controller, la matita o la penna e svegliarlo per portarlo a rivestire
un nuovo
ruolo.
Eli,
il bambino
terribile, inarcò il sopracciglio. Era ancora troppo giovane
per capire il
senso degli insegnamenti di Venom.
“Bah…”
Con il suo
portamento strafottente, Eli raggiunse l’elicottero dove era
in loco il corpo
della giovane donna bionda.
“Così
è questo quello
che è successo… uh?” Il ragazzino si
accomodò sulla panchina del velivolo,
osservando il viso della donna.
Quasi
d’istinto, senza
farsi notare troppo, le strinse la mano che sporgeva dalle coperte.
-Cosa?
Dove sono?- La
voce, flebile e stanca, sorprese il giovane. Era sveglia?
Cammy
si era svegliata
al tocco.
-Va
tutto bene… è stato
solo un bruttissimo sogno.- Il ragazzino che, in futuro, sarebbe
diventato
l’uomo che avrebbe portato il mondo alla rovina le
accarezzò la chioma. Tutto
mentre sullo sfondo del oblò dell’elicottero si
poteva vedere una spaventosa
pioggia di fiamme lanciate dagli uomini di Venom, con i lanciafiamme e
lancio
bombe al napalm. Era uno spettacolo surreale…
-Davvero?-
-Sì, dormi.-
Elì poggiò le sue labbra screpolate sulla
fronte…
-Abbiamo
fatto il nostro
dovere.- Cammy s’addormentò di nuovo con il
sorriso sulle labbra.
FINE