Videogiochi > Metal Gear Solid
Ricorda la storia  |      
Autore: Liquid King    28/11/2018    1 recensioni
Era stata trovata in una FOB che Venom stesso aveva provveduto ad espugnare.
Fermò il mangianastri targato Sony, per poi riavviarlo daccapo. I pugni di Venom si strinsero.
Stava accumulando la rabbia, lasciando che il suo demone crescesse dentro di sé.
Il pilota, Pequod, non osava proferire parola. Da quello che aveva saputo, qualcuno si era permesso di infangare il proprio nome e il proprio onore di soldato.
Proprio alla persona meno indicata per fare scherzi di pessimo gusto, decisamente.
-Boss? Siamo quasi arrivati, si prepari.- Gli occhi sottili del pilota strizzarono per vedere meglio… una piattaforma petrolifera che si ergeva sullo specchio dell’acqua.
Venom spense la radio ed estrasse la cassetta... la ruppe con una precisa pressione con le dite meccaniche del suo braccio bionico.
Si alzò, prendendo il suo mitragliatore con il silenziatore e il mirino, accompagnato con la sua fedelissima Mk.II, una pistola ai tranquillanti e un fucile da cecchino, un mosin nagant con l’otturatore girevole.
Non si era portato con sé nessuna delle sue spalle: era una questione privata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Veloce premessa: Salve a tutti, la seguente storia è frutto di un mio pensiero che si è formato durante un giretto seriale in un sito di video per "signori", l'ispirazione mi è giunta vedendo uno dei tanti video in CGI e questi aveva come protagonisti Venom Snake di MGS e Cammy White di SF. Per rispetto delle regole del sito, non mi sono soffermato troppo sui particolari. Se, tuttavia, dovessero esserci problemi, siete pregati di farmelo sapere, tramite messaggio privato e/o tramite segnalazione così possa provvedere alla sua rimozione o modifica se possibile. 

Grazie per l'attenzione e senza ulteriori indulgi, buona lettura. 

DEMON

Le pale del chopper risuonavano ritmiche mentre sorvolava il mare… il pilota, chiuso nel suo abitacolo e con le cuffie gracchianti alle orecchie, osservava brevemente attraverso lo specchio retrovisore la parte posteriore della cabina, poi tornò a vedere la immensa distesa d’acqua che si perdeva a vista d’occhio.

Che cosa aveva visto? Nella penombra della cabina, vi stava seduto un uomo. Un fantasma.

Venom Snake, l’uomo fuggito dall’inferno, pieno di veleno. Il suo sguardo era freddo e vuoto come un morto, l’orecchio tagliato con una cicatrice a un lato, era chiuso da una minuscola cuffietta… ascoltava una registrazione su cassetta. 

Era stata trovata in una FOB che Venom stesso aveva provveduto ad espugnare.

Fermò il mangianastri targato Sony, per poi riavviarlo daccapo. Era la decima volta che l’ascoltava.

I pugni di Venom si strinsero: Stava accumulando la rabbia, lasciando che il suo demone crescesse dentro di sé.

Il pilota, Pequod, non osava proferire parola. Da quello che sapeva, qualcuno si era permesso di infangare il proprio nome e il proprio onore di soldato.

Proprio alla persona meno indicata per fare scherzi di pessimo gusto, decisamente.

-Boss? Siamo quasi arrivati, si prepari.- Gli occhi sottili del pilota strizzarono per vedere meglio… una piattaforma petrolifera che si ergeva sullo specchio dell’acqua.

Venom spense la radio ed estrasse la cassetta... la ruppe con una precisa pressione con le dite meccaniche del suo braccio bionico.

Si alzò, prendendo il suo mitragliatore con il silenziatore e il mirino, accompagnato con la sua fedelissima Mk.II, una pistola ai tranquillanti e un fucile da cecchino, un mosin nagant con l’otturatore girevole.

Non si era portato con sé nessuna delle sue spalle: era una questione privata.

Quiet, la sua fedele cecchina, era nella propria cella, seduta sulla brandina e attendeva il suo ritorno. DD, il cagnolone lupo si era messo all’ombra di uno dei container e mugolava di tanto in tanto sognando un osso succulento.

Il cavallo, D-Horse… era un cavallo, nello zoo si riempiva la pancia d’erba.

-Tornerò presto.- Aveva detto a loro, con un mezzo sorriso affidabile. Venom non era mai stato un chiacchierone e bastava leggergli nell’unico occhio rimasto per comprenderlo.

Ocelot aveva caldeggiato l’intervento… una pessima reputazione avrebbe solo portato discredito alla causa dei Diamond Dogs.

E in via del tutto eccezionale, propose di far intervenire l’intero esercito a supporto dell’invasione di quella piattaforma petrolifera.

Revolver Ocelot, il fedelissimo di Big Boss, era seduto alla postazione di comunicazione. Miller si era tirato fuori dalla questione, ritenendola infantile e un dispendio di risorse; ma, alla fine, chi veramente dava ascolto a quello? Storpio e cieco come era.

-Boss, non credo ci sia altro da dire, se non farti ricordare il perché siamo qui. Qualche mese fa sei entrato in possesso di una cassetta compromettente: abbiamo analizzato le impronte digitali sopra, ma non era del luogo dove lo hai reperito. Attraverso la nostra rete di spie, abbiamo scoperto che la FOB che avevi “visitato” aveva già ricevuto la cordiale visita di uno dei tuo “simulacri”. Non sappiamo se la registrazione è, o meno, una diretta sfida alla nostra base ma dobbiamo essere previdenti e accertarcene prima che sia troppo tardi.- La completa esposizione dei fatti di Ocelot ricevette, come risposta, solo un basso grugnito simile a quello di un orso.

Venom osservò il cielo prima di avviarsi all’infiltrazione. Presto quel cielo sarebbe stato pieno di elicotteri e uomini con le armi spianate pronti a fare un eccidio. E la cavalcata delle valchirie a palla in sottofondo.

Doveva raggiungere il centro di comando per affrontare l’uomo che aveva osato sfidarlo.

In circostanze normali avrebbe lasciato correre, ma ciò che aveva assistito attraverso la voce della radio, gli aveva fatto salire la bile e il veleno nel proprio animo. Gemiti di una donna violentata e senza possibilità di reagire, sottomessa alla gerarchia. La cosa che fece scattare il campanello d’allarme fu un’altra voce che si percepiva, se si faceva attenzione… era la voce di Venom Snake. Ma Venom era sempre stato alla Motherbase con loro, non si era avvicinato a nessuna donna. Dopo alcune indagini si era giunti alla conclusione che un verme s’arringava il nome del più grande combattente del 20 secolo. 

La sorveglianza era serrata, ma bastava essere cauti e silenziosi per superare le guardie e mettere fuori gioco le torrette volanti.

Qualche minuto dopo, il sangue nella base scorreva a fiumi…

“Sono finalmente arrivato… ” Solo una porta elettronica di ferro lo separava dal suo nemico.

-Boss, avrei molto da ridire sull’approccio adottato finora, ma l’importante sono i risultati. Ricorda solo che ti restano solo 20 minuti prima dell’estrazione.- Ocelot ricevette, di nuovo, un grugnito basso.

La porta si aprì da sola al suo passaggio.

Si trovò faccia a faccia con un suo uguale, stessi lineamenti, stesse cicatrici, stesso corno.

Il nostro era lungo e appuntito, mentre quello dell’uomo seduto dietro la scrivania, era tagliato e corto.

-Così sei arrivato… hai trovato il mio messaggio, quindi.- Parlò il capo della FOB, fissando con sdegno, l’invasore dal lungo corno.

Venom Snake era divenuto “Demon Snake” dopo il genocidio effettuato qualche minuto prima: mentre raggiungeva l’ufficio, aveva sparato ad ogni essere umanoide che incrociava nel suo cammino, facendo crescere il male dormiente nel suo cuore e ora, quel male si era concretizzato.

Ora era un demone… bagnato del sangue dei suoi nemici e un aura mistica di carnefice.

Demon Snake fissava con odio l’uomo seduto. Era un odio innaturale, puro.

-Quello che ho fatto non ha scusanti: è stato concepito solo per soddisfare il piacere carnale di semplici sfigati segaioli che godono nel vedere due persone fare sesso davanti ai loro occhi. Ma io non sono altro un simulacro erotico che, allo stesso modo, si fa mettere in culo dal vero big boss, o stupra a più riprese Quiet. Come un animale impazzito e senza emozioni. Ma è la legge del porno, non puoi farci nulla. Mi ucciderai, vero… ma ciò non fermerà quei malati nel vedere le mie imprese. Chi mi ha creato non sa nemmeno chi siamo noi… chiamerebbero Big Boss persino quello sbarbatello di Solid Snake, l’uomo che ci ucciderà.- La voce non esprimeva alcun rancore o vergogna, era apatica, ineluttabile. Come le azioni che aveva fatto.

Il demone strizzò l’occhio sano e strinse i denti, il disgusto era salito in lui. Non era venuto fino a qui a sentire discorsi, eppure restò ad ascoltare, come un capitano del plotone d’esecuzione di fronte al condannato a morte. 

-Perché solo ora sei intervenuto? Ho fatto di peggio… Paz, le ragazze della Motherbase… Quella donna non è nemmeno del nostro universo!- Stavolta lo disse con più calma, curioso di sentire la risposta.

È vero, perché solo in quel frangente aveva deciso di intervenire?

“C’è sempre un limite alle cose… superarle comporta sempre una grande responsabilità e devi essere pronto a far fronte alle conseguenze” Pensò il demone che non parlava mai. 

-Sei un falso, un’ombra ancor più meschina di me stesso, non definirti Big Boss…- I muscoli facciali di Demon Snake erano contratti… i nervi del braccio sano erano in procinto di scattare da un momento all’altro. 

Il braccio bionico sembrò vibrare come un braccio vero… era questo che era definito il riflesso del dolore fantasma?

-Dov’è lei?- Demon Snake osservò la stanza, guardandosi intorno.

-Nell’altra stanza, mi sta aspettando per la seconda parte.- Il falso Snake non ci mise malizia in quelle parole, era controllato da qualcun altro e lui non era altro che un fantoccio nelle sue mani.

Certo… anche Demon Snake era una marionetta controllato da un burattinaio invisibile, eppure… era arrivato fino a qui, non guidato da nessuno, solo spinto da una forza silenziosa che aveva accompagnato il suo originale. Era rabbia? Vendetta? O giustizia?

-Ammazzami pure, se ti fa stare bene… prenditi la donna e portala con te, così verrà violentata da qualcun altro. Magari da te.- -BASTARDO!- Non lo lasciò nemmeno finire di parlare…

Un pugno secco risuonò per la stanza, sfondando la parete dietro al falso serpente… lo aveva mancato? O lo aveva risparmiato?

Il demone sorrise… aveva ricevuto un’illuminazione… aveva finalmente capito tutto.

“Ha ragione… ci saranno sempre maniaci che vorranno sempre sfogare le loro perversioni sui personaggi immaginari, ma so…” Si diede una pausa per socchiudere l’occhio, controllare la rabbia e non sprecare le forze.

“Che ci saranno sempre persone come me e come molti altri che faranno di tutto per cambiare lo stato delle cose.” Riaprì l’occhio, la sua iride sembrava brillare di una luce vermiglia.

Si allontanò di qualche metro, osservando il viso scioccato del suo falso. Stavolta non lo avrebbe mancato…

Gettò a terra il mitragliatore, rimuovendo il caricatore e il bossolo contenuto nella canna seguito dal fucile e la pistola. Voleva affrontare faccia a faccia quell’essere, far capire a lui e al mondo che ci sarebbe stato sempre qualcuno disposto a credere fermamente a valori. Può esserci il sesso ma senza amore, è solo violenza.

-Alzati.- Mentre diceva queste parole a un sorpreso “fake snake” scivolato a terra per lo shock, il suo corno si allungò ancor di più, curvandosi e addolcendosi nella forma. Sembrava il corno dell’angelo ribelle...

Fake Snake si alzò, riprendendosi dalla sorpresa e, non avendo altra scelta se non ucciderlo a mani nude, si preparò ad affrontarlo.

Si studiarono a vicenda, come era possibile uccidere sé stessi?

“Finto Snake… dimostrami di avere la ragione dalla tua parte… è vero che il sesso senza amore sarà ciò che guiderà questo mondo?” Con i pugni alzati, scattarono entrambi in avanti, come due tori alla corrida.

Un pugno venne contraccambiato con un altro, le aperture restavano lontane, difficili da raggiungere, le prese non erano salde, facilmente divincolabili… era una lotta pari, senza prevalenza da nessuna delle parti.

L’arte della madre delle forze speciali, The Boss, venne spinta al massimo delle possibilità evolvendosi a livelli mai visti prima: Tecniche nuove e reinventanti di quelle già esistenti, raggiungevano il surreale.

Il male e il falso, l’orgoglio e la ignavia…

Fake Snake comprese presto che poteva solo giocare sporco per sopravvivere. E decise di agire così.

Con un gioco di mani, afferrò un caricatore del fucile dal cinturino di Demon Snake e, con una capriola atletica, recuperò il fucile rimasto a terra per tutto il tempo.

“Lo immaginavo… sei proprio un falso… il vero Big Boss non avrebbe mai giocato sporco… Io non avrei mai pensato di fare così, perché non sono così.” Il mitragliatore era carico, il grilletto venne piegato dalla pressione…

Una raffica fu, totalmente, scaricata sul corpo del diavolo… i bossoli vuoti ticchettavano sul pavimento di ferro…

-Non è possibile…- Fake Snake udì un click vuoto. Ma non era questo a scioccarlo per la seconda volta… era vedere l’uomo di fronte ancora vivo, fumante per i proiettili ricevuti e nemmeno una goccia di sangue uscire dalla sua pelle.

“Sciocco… non hai capito che era una guerra persa in partenza? Non hai tenuto conto che… sei nella mia storia? Mia la storia, mie le regole. Non sei nel tuo regno… il tuo destino è scritto…” Il suo occhio s’incupì… 

“Ed è scritto che devi morire.” Alzò il braccio bionico e sferrò un pugno secco alla mascella, facendolo così cadere all’indietro. Si sedette, sopra di lui e, con il pollice, premette sull’unico occhio rimasto del suo avversario ormai stremato. Un grido s’udì per la stanza, mentre il dito del diavolo scavava all’interno della cavità oculare, fino a rompere una parte del cervello.

Era morto… non respirava più. Venom Snake si concesse di prendere fiato, sudato e la mano lercia di rosso, sbuffò pesantemente mentre si pulì la mano sulla coscia. Osservò la maschera di sangue del morto e poi alzò l’occhio d’azzurro verso l’alto. Come se qualcuno potesse vederlo.

-Sei contento, ora?- Poi sorrise, non poteva di certo rispondergli.
Si alzò e riprese le proprie armi, diede un ultimo sguardo al cadavere di se stesso… pensò...

“Forse un giorno finirò così… fa un effetto strano vedere la propria morte.”

Lasciandolo così, si voltò verso la porta e lo aprì: Non mostrò alcuna emozione, se lo aspettava.

-Hmm… Va tutto bene, ti portiamo a casa, nessuno ti toccherà più.- Demon Snake avvolse in un panno il corpo nudo della donna bionda…

-Povera Cammy…- Sussurrò mentre lasciò la stanza.

“Corrotta attraverso il sesso animalesco… distrutta mentalmente tanto da non provare più emozioni durante l’amplesso… è una situazione che spesso coinvolge anche i militari durante la guerra… indifferenza e sottomissione al pericolo. Spero che Ocelot sappia come fare per farla riprendere e permetterle una vita normale.” Il viso della donna dormiva sul suo petto caldo… Mentre lasciava quella FOB, camminando tra i cadaveri e il sangue ancora fresco, la sua forma demoniaca andava scomparendo.

Arrivarono gli elicotteri dei suoi compagni, fu portata una tavola di ferro dove trasportare la vittima e, mentre gli uomini gestirono la situazione nelle altre piattaforme circostanti, Venom s’accorse che lì era giunto anche il giovane Eli.

-Eli… Osserva bene… e non dimenticare… Noi tutti non siamo predestinati per sempre ad essere fissi in una forma, è ciò che scrivono di noi che definiscono chi siamo. Nasciamo dalle idee e dal ingegno di un dio… nulla è al caso, tutto è scritto. La “libertà” che abbiamo non è altro che una fottuta bugia… qualcosa di già deciso e che, inconsapevolmente, andiamo a compiere. Siamo eroi e siamo malvagi dalla fantasia di chi ci guida attraverso l’arte, la scrittura, il disegno, l’animazione.- Venom s’accese il proprio sigaro elettronico.

-Quello che è stupendo dell’essere prodotti di una materia grigia è quella di essere vivi… di essere malleabili, a volte sono un mostro, a volte sono un santo. Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni che gli altri danno di noi e noi, non siamo altro che il prodotto di un idea concepita da chi ci ha dato il soffio della vita.- Dopo queste parole si addormentò nell’abitacolo, ormai stanco della vicenda appena affrontata.

Aveva fatto il suo dovere, ora non restava altro che aspettare che qualcuno avesse preso il controller, la matita o la penna e svegliarlo per portarlo a rivestire un nuovo ruolo.

Eli, il bambino terribile, inarcò il sopracciglio. Era ancora troppo giovane per capire il senso degli insegnamenti di Venom.

“Bah…” Con il suo portamento strafottente, Eli raggiunse l’elicottero dove era in loco il corpo della giovane donna bionda.

“Così è questo quello che è successo… uh?” Il ragazzino si accomodò sulla panchina del velivolo, osservando il viso della donna.

Quasi d’istinto, senza farsi notare troppo, le strinse la mano che sporgeva dalle coperte.

-Cosa? Dove sono?- La voce, flebile e stanca, sorprese il giovane. Era sveglia?

Cammy si era svegliata al tocco.

-Va tutto bene… è stato solo un bruttissimo sogno.- Il ragazzino che, in futuro, sarebbe diventato l’uomo che avrebbe portato il mondo alla rovina le accarezzò la chioma. Tutto mentre sullo sfondo del oblò dell’elicottero si poteva vedere una spaventosa pioggia di fiamme lanciate dagli uomini di Venom, con i lanciafiamme e lancio bombe al napalm. Era uno spettacolo surreale…

-Davvero?- -Sì, dormi.- Elì poggiò le sue labbra screpolate sulla fronte…

-Abbiamo fatto il nostro dovere.- Cammy s’addormentò di nuovo con il sorriso sulle labbra.   

FINE

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Metal Gear Solid / Vai alla pagina dell'autore: Liquid King