4# — Ninnananna dell’Anima
Paura:
ecco il termine con cui ti descriveresti, se qualcuno dovesse
chiederti chi sei — cosa
sei.
Da
quando convivi con l’altro,
l’hai sentita nascere e montare insieme alla rabbia,
insinuarsi
rapida e costante nelle relazioni, cambiare il modo di vedere il
mondo e sentire gli altri, fino al momento in cui è divenuta
la
prima percezione.
La
gente è cauta, sempre un passo distante da te, pronta a
fuggire e a
lasciarti solo; non si chiede che cosa tu debba provare quando la
distruzione lascia il posto alla consapevolezza, se e quanta
sofferenza ci sia nel tuo animo, quale desiderio di
normalità e
pace. Ma, alla fine, va bene anche così: se tutti sono
lontani, non
puoi far loro del male né ricoprirti di nuove colpe.
Perché una cosa è certa:
difficilmente tu porti il bene senza prendere nulla in cambio, e il
nome di eroe — di salvatore, protettore — non ti
apparterà mai
veramente.
Paura, dici… e tuttavia, lei
non ti descriverebbe mai così; no, per il suo cuore sei
tutto,
fuorché qualcuno dal quale aspettarsi dolore.
La mano di
Natasha è
delicata, ti sfiora la pelle per scivolare fin nell’anima con
gentilezza; non inganna, non forza, giunge a pacificare e si ritira
appena lo ha fatto, lasciando dietro di sé la quiete e il
desiderio
di un lungo contatto — proprio come hanno sempre fatto gli
oggetti
sconosciuti che fin dall’infanzia hanno incrociato il tuo
cammino.
Spesso, quando il mostro si
ritira e permette all’uomo di riemergere, la vedi fissarti; e
nei
tuoi confronti non c’è ipocrisia, ma quella
dolcezza che non
credevi più possibile. All’inizio l’hai
ritenuta una semplice
devianza delle sensazioni, una risposta inattesa ma non
necessariamente veritiera; tuttavia, invece di distanziarsi, con il
tempo lo sguardo di Natasha non ha fatto altro che dimenticare la
diversità, in silenzio e grazia.
E se legarsi vuol dire
comprendere quando abbassare le difese e lasciar entrare
l’altro,
riconoscere le molteplici connessioni che collegano le esistenze,
allora ciò è iniziato in quegli attimi: quando la
rabbia ha smesso
di essere l’unica emozione, quando qualcuno ha deciso di restarti
accanto. È
qualcosa di più profondo di un semplice scambio
d’oggetti, come
hai scoperto accadere tra voi, e che porta il nome
dell’empatia; è
una richiesta di futuro che riguarda entrambi.
Ci sono cose che non riesci
più a vedere in te, ma che lei può ancora
sfiorare; quindi perché
non trovare il proprio posto l’uno vicino
all’altro, essere la
ninnananna dei rispettivi timori?
Anche i mostri possono amare;
e se è così, vuol dire che niente è
ancora finito, né perduto.
ANGOLO DI MANTO
Si
ringrazia il mio
impareggiabile maestro e compagno di scleri Ghido,
primo fanboy della coppia, per tutto il supporto, le risate e le
riflessioni che mi ha dato durante la creazione di questa raccolta.
Il lavoro è interamente
dedicato a te.