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Autore: DhakiraHijikatasouji    28/11/2018    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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Un alieno in classe


La scuola. Un luogo che molti definiscono una prigione, un posto in cui nessuno vorrebbe mai andare, al quale nessuno vorrebbe recarsi la mattina presto con stress e brutti momenti programmati come in un tabellone. Ansia, tristezza, rabbia...ma anche felicità, divertimento e distrazione. La scuola spingeva a sognare, spesso di andarsene, ma ugualmente apriva la mente a qualcosa di nuovo, ad un nuovo mondo. Non per tutti era così. Per molti la scuola rimaneva la stessa e autentichissima merda. Non un semplice fastidio, ma proprio una realtà insopportabile: che sia per le persone, o per l'ambiente in sé, non vedevi l'ora che tutto fosse finito. Poi invece c'era quella piccola percentuale di persone che si comportava come se non ci fosse. Un fantasma, esattamente. Un individuo che nessuno vede, che nessuno sente o calcola. Ed è bello? E' brutto? Beh, nemmeno la persona in questione lo sa. La verità è che chi è un fantasma è perché ha scelto di esserlo, e ne è consapevole. Non contano le emozioni, non contano gli sguardi, non conta più nulla quando sai che il tuo tempo sta per scadere.

***

Un altro patetico anno era cominciato nella scuola superiore di Loitsche. Un gymnasium nella media: non per cervelloni ma nemmeno per nulla facenti. A Tom andava benissimo. I suoi voti erano buoni, non erano né eccellenti né pessimi, ma giusti. Tom non la riteneva importantissima, dato che dopo avrebbe scelto l'università di musica, ma tanto era l'ultimo anno e poi avrebbe finalmente abbandonato tutto. Certo, si era creato delle amicizie come con Gustav e Georg. Tutti lo conoscevano in quella scuola, per il suo look per di più. Felpone e pantaloni XXL, la fascia sui dread legati in una coda che passava per un cappellino con visiera. Non gli importava se lo fissavano, lui stava comodo così. Gustav e Georg erano amici fin da quando erano piccoli. Praticamente all'asilo era iniziato tutto con una lotta di supremazia tra Tom e Georg, mentre un Gustav se ne stava tranquillo e seduto con il suo lecca lecca enorme che almeno una volta alla settimana portava nel suo zainetto. Sua sorella maggiore viaggiava parecchio, e siccome il piccolo era molto goloso, non mancava di portargli dolci quando tornava. Alla fine di quella insulsa lotta, avevano stretto amicizia perché nonostante il labbro spaccato e i vestiti logori si erano divertiti tantissimo a darsele di santa ragione. Sì, leggermente strano, ma da quel momento il rasta se li era portati dietro fino alle superiori, e non si erano mai separati. Credevano di non aver bisogno di nessuno, perché semplicemente stavano benissimo così. Si adagiavano sugli allori, non volevano cambiare la loro vita. Non perché non ne avessero la forza o la voglia, semplicemente perché mancava quell'incentivo che li spingesse a farlo, e così ogni giorno era sempre uguale al precedente. Una monotonia da tagliarsi le vene.
Poi ci fu quella prima mattina, dove le campanelle suonarono imperterrite e gli studenti si incamminavano già fiacchi ancor prima di iniziare. Le aule si riempivano lentamente, gli armadietti chiusi con poca gentilezza rimbombavano nei corridoi e nessuno poteva dire di essere davvero felice di questo. La scuola è un luogo che al massimo può renderti contento fino a quel 75%. Il 100% della felicità è difficile da raggiungere. E' quella felicità che non ti fa capire più niente, che dura un attimo, ma un attimo che sembra durare ore e che vorresti non passasse mai. 
C'era a chi quella felicità mancava e chi non l'aveva ancora provata. Ma c'era anche chi quella felicità sapeva di non poterla provare mai.
Gli alunni presero il loro posto tra i banchi ancora pieni di scritte nonostante fosse passata un'intera estate, ma questo poco importava. In fondo le scritte sono un'impronta, che significa che tu, alunno infame, sei passato di lì e che ti era capitata molto probabilmente l'ora di religione, così, poco interessato, ti sei messo a scarabocchiare e disegnare sconnettendo il cervello come fai nella maggior parte della tua esistenza a scuola. 
Tom aveva lanciato con malagrazia la cartella accanto alla sua sedia spostandola leggermente, e con un sospiro si lasciò cadere sullo schienale stiracchiandosi liberamente, fregandosene degli sguardi indiscreti che se beccava ricambiava con superbia. Lui non si faceva mettere i piedi in testa, proprio no. La campanella suonò nuovamente e la professoressa entrò dando il buongiorno. Tom non si era alzato, non aveva voglia. Piuttosto si era guardato un po' in giro, accorgendosi successivamente che non era stato l'unico a non essersi degnato di alzare il culo dalla sedia. Un ragazzo...o forse una ragazza, con i capelli corvini e una felpa grigia, se ne stava seduta al banco, con la testa china e usando il cappuccio alzato per nascondere il volto del quale si riusciva solo ad intravedere il colore della pelle: candida come la neve dell'Everest. Impressionante. Tom non seppe davvero come sentirsi in quel momento. Una persona così lo aveva un po' spiazzato...

- Quest'anno abbiamo un nuovo compagno con noi: Bill, verresti qui per favore?- Ormai dal nome tutto quell'80% della classe era riuscito ad indirizzare il proprio cervello sulla parola "maschio" riguardo quel tale, che adesso si stava alzando lentamente e si stava dirigendo con le mani nelle tasche davanti a tutti. Non osò volare una mosca, quel tipo sembrava come la morte: che tutto faceva tacere. Ovunque passasse, la gente diventava pietra, peggio della Gorgone di Medusa. Nemmeno Tom riuscì ad emettere un fiato. - Ehm...Bill, potresti gentilmente toglierti il cappuccio dalla testa?- Domandò con gentilezza la prof, come se in un certo senso capisse quel misterioso ragazzo, ma lo invogliasse comunque a fare la cosa idonea all'ambiante in cui era. Bill sospirò togliendoselo con un gesto lento delle mani, e la sensazione che Tom provò fu una suspance assurda. Inspiegabilmente non vedeva l'ora di vedere il suo viso, e quando ci era finalmente riuscito, aveva quasi sussultato. Quegli occhi...ma ne esistevano così? Il tratto orientale era abbastanza marcato per essere tedesco, l'ambrato scuro donava quel mistero e bellezza mistica, ed inoltre quel trucco nero lo rendeva...strano. Sì, ad un primo attrito strano. Solo dopo Tom si accorse che era la cosa più sexy che avesse mai visto in tutti quegli anni che stava sulla Terra; sì, perché quello non poteva essere di quel pianeta. Voleva nome di universo, dimensione e settore, se lì poteva trovarne altri identici a lui! - Puoi cominciare pure- Azzardò la professoressa, forse già stanca di avere una specie statua di sale in classe. Bill si guardò un po' le scarpe, come se fossero stati i Cosmo e Wanda della situazione e potessero suggerirgli delle parole.

- Ciao a tutti- Iniziò. La voce era delicata, e improvvisamente quel metro e ottanta era diventato molto meno non appena aveva aperto bocca. Era piccolo piccolo davanti ai suoi compagni. Sforzò un sorriso. - Mi chiamo Bill Trümper, e...e mi sono appena trasferito in questa città da..Magdeburgo che sta un po' più giù- Era arrossito un po'. Non sembrava un tipo molto socievole. Alcuni stronzi avevano cominciato a ridacchiare, e Tom si irritò. Lui lo aveva trovato davvero adorabile il fatto che si stesse sforzando.

- Bill- Uno alzò la mano. Gli occhi dell'alieno furono subito su di lui. - Perché ti sei trasferito?- Tom avvertì quella domanda come un tabù, perché Bill ebbe un fremito interiore. Si morse il labbro massaggiandosi un po' il braccio con una mano.

- Motivi familiari- Aveva concluso così. Due paroline e si era salvato. Tom aveva inarcato un sopracciglio. Vedeva in Bill qualcosa di strano. Beh, a parte i capelli disparati, il trucco e la sua bellezza stratosferica...riusciva a percepire altro, ma quel qualcosa di astratto, nascosto nel profondo del cuore. - Posso...posso tornare a sedere...se nessuno ha altre domande?- Chiese alla professoressa che stette per accordargli il permesso, prima che una mano si levasse inaspettatamente. Bill si voltò e vide per la prima volta Tom, il quale, con quegli occhi puntati addosso, non era più tanto sicuro di voler chiedere, ma azzardò comunque.

- Ti piace la musica?- Tutti si guardarono come se gli avesse chiesto la teoria della relatività di Einstein. Ma Bill no. Bill rimase un po' fermo, chinò la testa di lato per poi lasciar trasparire un leggero sorriso dalle labbra carnose.

- Sì...e a te?- Il fatto che avesse rigirato la domanda, lasciò perfino la professoressa interdetta. A parte il comportamento timido del ragazzo che aveva acquistato sicurezza, non potevano di certo mettersi a fare conoscenza nell'ora di lezione! Tuttavia le sembrava anche una cosa carina, e lasciò fare.

- A me molto; che musica ascolti?- Gli sguardi tornarono sul moro.

- Non ho un genere preciso, ma i miei artisti preferiti sono i Green Day, David Bowie, Aerosmith, Nena, Coldplay, Keane...e Britney- Aggiunse con tono fiero, di chi la sapeva lunga. Tom rise un po' sconcertato.

- La Spears?- Bill annuì timidamente. - Già non andiamo d'accordo- Disse con tono ironico, ma Bill sembrò quasi dispiacersene. Non lo dimostrò apertamente, ma rimase a guardarlo con un sorrisino forzato, forse sperando che continuasse la conversazione, ma visto che non stava arrivando più niente, rivolse un ultimo sguardo alla classe prima di tornare a posto e rimettersi il cappuccio una volta sedutosi. Tom per tutto il tempo lo aveva guardato con la coda dell'occhio sperando per la prima volta in vita sua che la campanella si muovesse a suonare. Voleva parlarci ancora. Appena successe, si trattenne dall'alzarsi subito. Non voleva sembrare un esaltato, quindi fece tutte le mosse ben calibrate. Si mise in piedi con svogliatezza stando un po' sulle sue, mentre Bill era seduto con un quadernino intento a scrivere qualcosa. Tutta la classe era vuota, perfino la prof si era tolta dalle scatole per scendere al bar e prendersi un caffè. - Ciao- Cominciò piano ma deciso. Bill sollevò lo sguardo da quello che stava facendo.

- Ciao..- Rispose un po' titubante. Tom afferrò una sedia a caso, mettendosi seduto al contrario. Rimase a fissarlo per qualche secondo, dove Bill non sapeva esattamente cosa fare...

- Che fai?-

- Ehm..?- Tom indicò con un cenno del viso il quadernino che tentava di nascondere. - Nulla di importante- Si affrettò a rimetterlo via, poi sospirò incrociando le braccia sul banco. - E tu saresti?-

- Oh, scusa. Io sono Tom, Tom Kaulitz-

- Tom Kaulitz...- Ripeté piano Bill guardandolo dritto negli occhi. -...quello che odia Britney- Tom scoppiò a ridere, ma Bill era serio.

- No, dai, non la odio. Non è proprio il mio genere ma...- Si avvicinò pericolosamente al suo viso fino a farlo arrossire. - Per te posso fare un'eccezione- Bill rimase un po' interdetto, ma alla fine si fece coraggio e si fece più vicino anche lui.

- Ah sì? Tu piuttosto? Cosa ascolti di così...eclatante?-

- Samy Deluxe- Rispose incrociando le braccia al petto. Bill divenne un punto interrogativo.

- E chi sarebbe?- A Tom le braccia caddero letteralmente. Nono, non poteva diventare amico di una persona simile. Idolare Britney era un conto, ma non conoscere nemmeno il caro Sammy era un crimine! Cercò di ricomporsi nel momento che vide Bill un po' incerto sul da farsi, dato che praticamente Tom sembrava non dare più segni di partecipazione.

- Non preoccuparti, se non lo conosci..non è un problema- Disse nervosamente.

- E' per lui che ti vesti così?-

- Eh?- Bill retrocedette nuovamente avendo paura di essere stato un po' invadente, ma decise comunque di ritentare.

- Ho notato il tuo look...un po' da rapper...Samy Deluxe è un rapper, giusto?- Bill si era salvato in corner. Tom annuì. - Ah, perciò...ti piace il rap?-

- Esattamente, ma anche tutti quelli che hai detto prima...a parte Britney- Bill rise per il tono in cui lo aveva detto. Così spontaneo ma senza avere l'intenzione di ferire nessuno. La sua risata, anche se breve, era bellissima. Tom avrebbe voluto registrarla e risentirla...e altro che Samy Deluxe! Quella era musica!

- A parte Britney Spears..- Ripeté in un sussurro abbassando lo sguardo, che Tom si affrettò a riportare su di sé.

- E tu?-

- Cosa?-

- Perché ti trucchi?- La buttò lì, aspettandosi che Bill rispondesse con la sua stessa superficialità, ma non fu così.

- Non...non c'è un motivo- Disse piano. Tom la trovò un po' strana come risposta.

- Ti piacciono gli uomini?- Azzardò. Voleva scoprire sempre di più, ma non si stava rendendo conto del disagio di Bill che stava cominciando a strusciare le gambe insieme.

- A me...io..non lo so...- Questa volta il tono fu così basso che Tom udì la risposta a fortuna. - Voglio dire...a me non importa...tanto nessuno starebbe mai con uno come me-

- E perché no?-

- Perché li farei soffrire..- Tom non prese la cosa seriamente e ci abbozzò un'altra risata.

- No, dai, adesso non facciamo i preziosi eh- Disse ridacchiando.

- I preziosi?-

- Sì, nel senso che fai l'angelo bello e dannato della situazione...su, che hai capito- Bill lo guardava confuso e leggermente boccheggiante, ma prima che potesse emettere anche solo un suono, la campanella trillò segnando la fine della ricreazione. - Beh, ci vediamo Britney- Lo salutò rimettendosi al suo posto. Bill rimase con la stessa espressione sconcertata. Gli aveva dato del prezioso che recitava all'angelo bello e dannato...non gli rimaneva che sorridere.

Se solo Tom avesse saputo che quella non era una recita...

 
   
 
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