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Autore: Black Drop    28/11/2018    3 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13.Il re delle paranoie


Seduta al tavolo della cucina, Maka guardava con aria assente suo padre che richiudeva il materasso del divano letto in soggiorno. Dalla poltrona a fianco a lui, Stein lo osservava con aria divertita, intervenendo di tanto in tanto per fargli notare che stava sbagliando, senza però degnarsi di dargli una mano.
“Guarda che lo stai mettendo storto.” gli stava dicendo con un sorrisetto perfido. “Non si chiuderà mai così.”

“E allora vieni a darmi una mano, disgraziato!” sbottò Spirit, il volto arrossato per lo sforzo.
Stein fece spallucce, riprendendo ad osservare in silenzio.
“Maka, vuoi altro tè?” le chiese gentilmente Blair.
Maka scosse il capo, voltandosi poi verso Marie, seduta a tavola vicino a lei. Aveva mangiato appena, giusto un biscotto o due, mentre sorseggiava dalla sua tazza. Blair le aveva chiesto più volte se volesse qualcos'altro, ma lei aveva rifiutato.
“Non ho fame.” aveva detto con una smorfia. Sembrava stare male.
“Di nuovo nausea?” le aveva chiesto allora Maka.
Marie aveva sollevato le spalle con un piccolo sorriso.
Per il tutto il fine settimana le era parsa un po’ strana e Maka non aveva potuto fare a meno di chiedersi se non ci fosse qualcosa dietro. Appena era arrivata, si era abbuffata senza troppi complimenti e i giorni seguenti si era chiaramente sforzata di mangiare il tanto necessario, dicendo di avere lo stomaco scombussolato. Aveva avuto la nausea anche la mattina precedente e per il resto della giornata era sembrata esausta.
Avevano passato il pomeriggio fuori e avevano cenato in ristorante e Marie si era dovuta scusare in bagno spessissimo. Ad un tratto Maka aveva iniziato a preoccuparsi, ma Stein le aveva assicurato che Marie stava semplicemente avendo qualche problema di digestione e che non era niente di grave.
Ovviamente non era stato abbastanza per convincerla, era sicura che ci fosse qualcosa che le stava sfuggendo. E sapeva di non essere l'unica a pensarlo.
Maka e Spirit potevano non andare molto d'accordo, ma erano pur sempre padre e figlia. E per Maka, suo padre era come un libro aperto (non che fosse difficile neanche per gli altri, emotivo come era). Sapeva che lui era preoccupato per Marie, quanto lo era lei.
Il problema era che non aveva avuto neanche un momento per poter parlare da sola con lui nell’ultimo giorno.
Così finì in fretta la sua colazione e aspettò che Spirit terminasse di sistemare i cuscini sul divano. Guardò Marie alzarsi da tavola e offrirsi di aiutare a sparecchiare, mentre lui e Blair la invitavano ad andare a sedersi con Stein in soggiorno, prima di dileguarsi in giardino.
Maka uscì dalla porta sul retro e si guardò intorno indecisa. Aveva intenzione di chiamare Spirit lì fuori con qualche scusa in modo da poter parlare con lui dello strano comportamento di Marie.
Non fece neanche un passo, sentendo delle voci non troppo lontane discutere animatamente, e si fermò ancora sotto il portico.
“Ti dico che qua quattro metri non ci sono!” fece una prima persona, con una certa irritazione.
“Abbassa la voce!” sbottò immediatamente la seconda.
Maka rimase immobile vicino al graticcio per rampicanti. Se stava ferma in quella posizione il graticcio la nascondeva e poteva ascoltare, tendendo le orecchie al massimo. Quelle voci erano sicuramente familiari.
“Se ne metti una da tre metri non c'è lo spazio neanche per camminare.” insisté di nuovo la prima voce e Maka era sicura di conoscere la persona che stava parlando, anche se era la prima volta che lo sentiva con un tono che non fosse del tutto impassibile.
“Sì, se è tonda!  O quadrata. Le fanno anche quadrate, no?” ribatté con enfasi la seconda voce.
Maka allungò appena il collo e sbirciò a destra, verso il giardino di Soul. I signori Evans erano in piedi dietro le siepi che delimitavano il confine del loro terreno, rivolti verso il giardino di Maka, e gesticolavano animatamente. Non la vedevano da lì, ancora nascosta dietro i rampicanti, e non si erano accorti di non essere più soli.
Maka si chiese perché quella domenica mattina, i genitori di Soul fossero là fuori a discutere delle misure del suo giardino come se fosse una questione di estrema importanza.
“Non avremmo neanche questo problema se scegliessimo qualcos'altro. Qualsiasi altra cosa!” si lamentò il signor Evans, seccato. In tanti anni che Maka lo conosceva, non lo aveva mai sentito parlare così tanto. Era un uomo abbastanza taciturno, a cui non piaceva mostrare un granchè delle sue emozioni. Dopotutto, Soul doveva pur aver preso da qualcuno.
“Non avremmo questo problema se avessero fatto una lista nozze!” ribatté ancora la signora Evans, voltandosi verso il marito con le mani sui fianchi. “Ti dico che la piscina è la scelta migliore!”
A quel punto Maka capì di cosa stavano parlando. Ricordò quando qualche settimana prima Soul aveva ammesso che i suoi genitori fossero indecisi sul regalo di matrimonio per Blair e papà, e che avessero addirittura pensato ad una piscina.
Si coprì il volto con una mano, sospirando.
“Hai visto come guarda la nostra?” continuò la mamma di Soul. “Glielo si legge in faccia che non desidera altro che una piscina.”
“Non esageriamo.” borbottò scettico il marito. “L'avrà guardata con desiderio qualche volta d'estate, al massimo.”
Maka sgranò gli occhi, imbarazzata. Scherzi a parte, papà aveva davvero commentato su quanto sarebbe stato bello avere una piscina, la scorsa estate, ma non si aspettava che gli Evans l'avessero capito soltanto da come guardava la loro.
Sospirò di nuovo, sconsolata.
Iniziò a battere i piedi sul pavimento, cercando di fare più rumore possibile e poi scese gli scalini, schiarendosi la gola e fingendo di notare i vicini solo in quel momento.
“Oh, buongiorno!” salutò con un sorriso.
Gli Evans si erano zittiti appena l'avevano vista e ora le sorridevano imbarazzati.
“Ciao Maka.” le disse la signora, riavviandosi nervosamente i capelli biondi dietro le orecchie.
Il padre di Soul aveva un'aria vagamente stizzita, probabilmente per la situazione scomoda in cui si trovavano. Fissava con insistenza le siepi, come se potessero fornirgli un alibi sul perchè fossero proprio lì a discutere.
La madre di Soul doveva aver pensato la stessa cosa, perchè lanciò un'occhiata fulminea al marito, poi alle siepi e poi di nuovo a Maka. Le sorrise nervosamente poi tornò a guardare le siepi, indicandole.
“Vedi, qui? Sembra che si stia ingiallendo, chiaramente qualcosa non va.” disse con enfasi al marito. Lui annuì non troppo convinto, ostinandosi a non guardare Maka per niente al mondo, forse convinto che se l'avesse fatto si sarebbe tradito.
“Bene, allora ne parlerò con Victor.” riprese la signora Evans sforzandosi di mantenere un'espressione seria.
Victor era il giardiniere degli Evans. Era molto bravo nel suo lavoro e Maka sapeva benissimo che la siepe non era per niente ingiallita. Non sapeva se ridere o se sentirsi in imbarazzo quanto i suoi vicini.
“Allora torniamo dentro. Ciao Maka.” la salutò allegramente la madre di Soul.
Il signor Evans le rivolse un sorriso di circostanza ed un cenno del capo, poi si girò e marciò velocemente dentro casa, seguito dalla moglie.
Maka scrollò le spalle e si lasciò sfuggire una risatina sospirata.
Tutta quella storia la metteva terribilmente a disagio, ma almeno forse quell'estate avrebbero avuto una piscina. Anche se il signor Evans non sembrava troppo convinto dell'idea.
Osservò per qualche secondo il cielo limpido e chiuse gli occhi, assorbendo il calore del sole di fine maggio.
Non vedeva l'ora di andare in gita, la prossima settimana.
Si stiracchiò e poi tornò nuovamente verso la porta della cucina e l'aprì. Quando infilò la testa dentro casa percepì chiaramente lo sbalzo di temperatura. Dentro c'era fresco e si stava decisamente meglio.
“Papà, puoi venire un attimo qua fuori?”
Spirit la guardò sorpreso ma la seguì in silenzio, richiudendosi la porta alle spalle.
“Che c'è?” chiese curioso.
Maka gli fece cenno di raggiungerla vicino alle siepi. Male andando avrebbero potuto riciclare la palese scusa degli Evans.
“È una mia impressione o Marie ha qualcosa che non va?” iniziò, andando dritta al punto.
Spirit si fece improvvisamente serio.
“L'ho pensato anch'io.” ammise con aria vagamente preoccupata. “Insomma, chiaramente sta male. Ma non capisco perchè non voglia parlarne.”
Maka si mordicchiò nervosamente l'interno della guancia.
“Non avrà qualcosa di grave?” fece con una vocina un po' angosciata. Non voleva essere paranoica, ma tutto quel mistero la stava preoccupando.
Suo padre la fissò con gli occhi spalancati e deglutì. Sembrava a corto di parole.
Le mise una mano sulla spalla per confortarla.
“Non ti agitare, tesoro. Sono sicuro che non è niente di grave.” Le disse, probabilmente cercando di convincere se stesso per primo. “Magari è qualche malattia imbarazzante di cui si vergogna.”
Maka gli lanciò un'occhiataccia.
“Siamo seri, per favore.” disse stizzita.
Spirit sospirò.
“Penso che non voglia farci preoccupare, anche visto che il matrimonio è fra poco.” spiegò, riavviandosi i capelli con fare nervoso. “Il che è ridicolo, perché se c’è qualcosa che non va dovrebbe dircelo senza problemi.”
Maka fece per rispondere, ma richiuse immediatamente la bocca quando sentì la porta aprirsi. Un secondo dopo Blair li aveva raggiunti e li guardava confusa.
“Che succede? Cos'è questo summit improvviso in giardino?”
Maka lanciò uno sguardo a suo padre, indecisa se parlare o meno. Lui non si fece troppi problemi.
“Riguarda quello che ti dicevo ieri notte.” spiegò, sbrigativo.
Blair scrollò il capo.
“Oh, ancora?” fece scettica. Poi si rivolse a Maka. “Sei preoccupata anche tu?”
“Certo!” sbottò lei. Come faceva Blair a non rendersene conto? “Sta male, chiaramente.”
“Non è che sta male.” Blair scosse il capo convinta.
“Sì, invece!” ribatté Maka con enfasi. “Ha la nausea da ieri, ha mangiato poco e si è pure sforzata di farlo. E penso che abbia anche vomitato. Hai visto tutte le volte che è dovuta andare in bagno ieri al ristorante.”
Blair continuava a scuotere il capo con un sorriso strano, come se sapesse qualcosa che a loro era sfuggita.
“Anche il suo comportamento è strano.” intervenne Spirit. “Non ha toccato un goccio d'alcool. Non è che di solito beva molto, ma un bicchiere di birra non l'ha mai rifiutato.”
Ovviamente lui aveva notato i particolari da pseudo alcolista.
Blair sembrava non essere per niente d'accordo, al contrario pareva divertita dalle loro parole.
“Non è malata.” ripetè sicura con un sorriso.
“Non puoi saperlo.” insisté Spirit, agitato. “C’è chiaramente qualcosa che non va.”
“Non è malata.” disse di nuovo Blair sollevando un po' la voce. “È incinta.”
Si zittirono entrambi.
Maka la fissò sbigottita. Si girò per un secondo verso suo padre, constatando che aveva la sua stessa espressione.
“Cosa?” farfugliò confusa, non sapendo che altro dire.
Blair si strinse nelle spalle.
“Ho notato anch’io tutto quello che avete notato voi e ho messo insieme i pezzi.” spiegò con semplicità.
Spirit la guardava con la fronte corrugata e una smorfia sulla labbra, e Maka spostava lo sguardo dall'uno all'altro, a corto di parole.
Blair ridacchiò di nuovo, prima di iniziare ad elencare sulle dita tutti i particolari.
“Ha la nausea, non ha bevuto alcolici, è molto stanca. E va in bagno di continuo, ma non per forza a vomitare.” spiegò con semplicità, sorridendo. “Le donne incinte fanno pipì più spesso.”
Maka la fissava stupita. Tornava tutto perfettamente, perchè non ci aveva pensato?
“Il primo giorno stava bene, quindi ha mangiato tranquillamente.” aggiunse ancora Blair, alzando di nuovo le spalle, rivolgendosi poi a Spirit. “Probabilmente tutta quella fame, che tu hai molto elegantemente sottolineato, era dovuta alla sua condizione.”
Lui non parve considerare molto quel commento, ancora sul punto di rimuginare su quella storia a dire dall’espressione corrucciata che aveva.
“Quel bastardo non mi ha detto niente.” disse all'improvviso, indignato.
Maka fece per parlare, ma suo padre si mosse prima che potesse dire qualsiasi cosa. Attraversò il giardino in due falcate, affrettandosi alla porta.
“Dove vai?” gli chiese Blair, seguendolo confusa.
“A chiederlo a lei!” rispose lui come se fosse ovvio.
Maka vide gli occhi di Blair quasi uscirle dalle orbite come nei cartoni animati.
“No!” gli gridò subito. “Non puoi chiedere una cosa del genere!”
Spirit non l'ascoltò, già superando la soglia. Blair gli corse dietro immediatamente e anche Maka li seguì dentro casa.
Quando arrivarono in salotto, Spirit era già seduto a fianco a Marie e la stava scrutando con una faccia serissima. Sembrava quasi che dovesse darle una terribile notizia e Maka alzò gli occhi al cielo.
“Marie, come ti senti?” le chiese con una cautela che sorprese sia Maka che Blair.
Marie lo fissava confusa e vagamente allarmata.
“Bene.” rispose lentamente, lanciando un'occhiata confusa a Stein.
“Che succede?” chiese lui, guardando Spirit come se gli fosse cresciuta un'altra testa.
Blair si girò da Maka, agitata. Non sapeva cosa fare, chiaramente.
“Oh, per la miseria!” esclamò Spirit d'un tratto. “Sei incinta?”
Regnò il silenzio.
Marie lo fissava con gli occhi sgranati senza dire nulla. Si girò a guardare un momento Stein e lui scrollò le spalle con una smorfia.
Maka vide suo padre osservarli entrambi con occhi da folle, mentre scuoteva appena il capo.
“Perché l’unica spiegazione plausibile per gli ultimi giorni è che sei incinta, o hai qualche malattia terribile di cui non vuoi parlarci per non farci preoccupare.” sputò fuori tutto d’un fiato, con un’espressione quasi angosciata.
Maka si coprì il viso con una mano.
Spirit, che di secondo nome faceva Paranoia, Albarn ne aveva sparata un’altra delle sue, con la sua tipica delicatezza da elefante. Ammesso e non concesso che anche lei era preoccupata, di certo non avrebbe mai affrontato la situazione in quel modo.
Al suo fianco, Blair si mosse nervosamente, probabilmente indecisa se prendere a colpi di pantofole il suo fidanzato o se soffocarlo direttamente con un cuscino mentre chiedeva scusa agli ospiti, il tutto accompagnato dalla tipica risatina con cui pareva riuscire ad affrontare qualsiasi situazione scomoda.
Prima che potesse fare qualcosa però, Stein e Marie si scambiarono un’occhiata veloce e scoppiarono entrambi a ridere con Spirit che li guardava ancora con aria stranita.
Maka si rese conto di essere stata tesa quanto papà, in fondo, perché vedendoli ridere si sentì all’improvviso sollevata.
Blair doveva aver ragione, a quel punto.
Marie riuscì a calmare un po’ le risate e poggiò una mano sul braccio di Spirit.
“Per future evenienze, non fare mai domande del genere.” gli disse, con un sorriso divertito. “A nessuno.”
Stein stava ancora ridendo. Ogni volta che sembrava sul punto di calmarsi un po’, guardava l’espressione ancora preoccupata di Spirit e riniziava.
Marie sospirò e sorrise, voltandosi poi a guardare anche Maka e Blair.
“Volevo aspettare fino a dopo il matrimonio per dirvelo, ma…” iniziò con un’alzata di spalle, prima di portarsi una mano sul ventre e annuire. “È vero, sono incinta.”
Maka la fissò a bocca aperta.
Notò Blair sorridere compiaciuta, mentre subito dava i suoi auguri.
Maka era sorpresa. Le sembrava quasi incredibile. Ma non per Marie, no. Era da Stein che non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.
Spostò lo sguardo su di lui. Ormai aveva placato le risate e si stava guardando le mani con un sorriso divertito.
“Lo sapevo che non sarebbe riuscita a tenervelo nascosto.” disse, sistemandosi gli occhiali sul naso. Poi si rivolse di nuovo a Spirit, sghignazzando. “Ma questa volta ti sei davvero superato. È assurdo quanto tu possa diventare cafone, quando ti ci metti.”
Maka era pienamente d’accordo.
Spirit sembrava ancora intontito dallo stupore e non reagì, se non corrugando di più le sopracciglia.
Maka scosse il capo, tornando a guardare Marie, ancora stupefatta. Avrebbe avuto un bambino! E per la sorpresa non si era ancora congratulata con loro, porca miseria!
Proprio mentre apriva la bocca per parlare, suo padre si risvegliò improvvisamente dalla trance in cui era caduto in quell’ultimo minuto.
“Sei matta?” sbottò all’improvviso, rivolto a Marie. “Un figlio con lui? Hai idea di cosa gli farà?”
Blair emise un risolino nervoso e gli mollò una pappina sulla nuca, mentre Stein scoppiava nuovamente a ridere.
“Ho una nuova cavia. Che c’è di male?” commentò divertito. Blair gli lanciò uno sguardo inorridito, sciogliendosi poi in una risatina nervosa come per convincersi che fosse stata soltanto una battuta.
Maka ridacchiò, avvicinandosi a Marie per abbracciarla.
“Congratulazioni!” esclamò, andando poi ad abbracciare il suo padrino.
“È per questo che hai smesso di fumare.” fece ancora papà, senza tono interrogativo.
Stein si strinse nelle spalle.
“Avreste dovuto dircelo.” iniziò Blair preoccupata. “Con tutto quel cibo che abbiamo preparato, magari c’era qualcosa che ti ha peggiorato la nausea.”
Marie scosse il capo.
“Oh no, non preoccuparti. Ormai è raro che non mi venga.” spiegò con una smorfia. “Per quello il primo giorno ho mangiato in quel modo. Stavo bene e ne ho approffittato.”
“Adesso, con la scusa di stare mangiando per due, può tranquillamente spazzolarsi via un tacchino intero da sola.” spiegò Stein con un sorrisetto, prima di ricevere una cuscinata alquanto violenta da parte della moglie.
Anche Spirit si beccò una botta, visto che le era sfacciatamente scoppiato a ridere in faccia.
Maka e Blair sorrisero nervosamente, non azzardandosi a commentare ulteriormente.
A quel punto Spirit si alzò con un sorriso, andando a mollare una pacca sulla spalla di Stein.
“Comunque, congratulazioni!” esclamò finalmente. Alla buon’ora sembrava aver digerito la notizia. “È davvero una cosa bellissima. Inaspettata, ma bellissima.”
Tornò da Marie per abbracciarla con un sorriso. Prima di scostarsi del tutto, le strinse i gomiti con una strana smorfia.
“Per favore non farlo diventare come lui.” le disse con tono grave. “Uno è già troppo.”
Stein esplose in un’altra risata, come sempre divertito dalle preoccupazioni dell’amico.
Il resto della giornata passò abbastanza velocemente, tra il pranzo e le chiacchiere sulla buona notizia.
Era ancora presto per sapere il sesso del bambino, perciò non avevano ancora deciso un nome. Spirit e Blair ne approfittarono per offrire qualche suggerimento ridicolo che, Maka ne era sicura, Marie non avrebbe mai nella sua vita preso in considerazione, non importava quanto Stein sembrasse divertito.
Durante il pranzo Blair si premurò anche di invitare Marie al suo addio al nubilato, nonostante sembrasse dispiaciuta per il fatto che non avrebbe potuto bere.
Maka strinse la mano di Marie come fosse la sua unica ancora di salvezza.
“Sì, per favore, vieni anche tu!” la pregò. Sarebbe stato l’unico caso in cui poteva sperare di uscirne ancora sana e priva di ulteriori traumi.
Marie la scrutò perplessa, ma accettò comunque l’invito.
Nel pomeriggio, la coppia aveva caricato la macchina con i loro bagagli prima di salutarli.
Marie aveva abbracciato forte Maka e le aveva dato un bacio sulla guancia.
“Se hai bisogno, lo sai, puoi chiamarmi quando vuoi.” le aveva sussurrato all’orecchio.
In quei tre giorni, si era resa conto che l’aveva osservata attentamente, probabilmente per assicurarsi che quella situazione non fosse troppo dura per lei.
Maka si sentiva quasi invasa dal calore, quando ci pensava. Non un calore fastidioso, come quello dell’imbarazzo. O neanche come quello di eccitazione che provava ultimamente quando passava le notti da Soul. Era più il tipo di sensazione che sentiva quando da piccola sua madre si coricava a letto con lei e le leggeva un libro prima di dormire.
Maka l’aveva stretta e sua volta, mormorando un ringraziamento.
“Allora ci vediamo fra due settimane!” avevano salutato, prima di salire in macchina e partire. In casa era tornata la tranquillità e Maka stava ancora cercando di assimilare con calma la notizia della gravidanza di Marie.
Ripensando al weekend appena trascorso, ricordò poi gli stravaganti racconti sulla professoressa Gorgon e decise di provare a chiamare Crona.
Era la prima volta che parlavano al telefono. Da quando si erano scambiati i numeri avevano giusto parlato qualche volta per messaggio.
“Ti andrebbe di andare a mangiare un gelato insieme, uno di questi giorni?” propose Maka, cercando di porre la questione in maniera più leggera possibile, per non mettergli pressione. “Giusto per vederci fuori da scuola, per una volta.”
Crona sembrò rimuginare sulla proposta.
“Mi piacerebbe un gelato, ma ho dei compiti da finire per mercoledì e non riesco a fare questi esercizi.” mugugnò con aria cupa. “Non so proprio come gestire i compiti e il gelato insieme.”
Maka lanciò un’occhiata alla sua scrivania, quasi completamente ripulita dal mostro creato dal suo studio sfrenato per gli esami finali. Gliene mancava soltanto uno ormai, e aveva già finito di studiare. Un giorno in meno per ripassare non avrebbe fatto un granché di differenza.
“Se vuoi posso aiutarti io coi compiti.” disse, sperando di non peggiorare il suo disagio. “Vediamo insieme cosa non va e così possiamo anche mangiare il gelato.”
“Sei sicura?” fece Crona con voce incerta. “Non voglio disturbarti.”
Maka gli assicurò che non ci fosse alcun problema. Al contrario, le avrebbe fatto piacere aiutarlo e magari risparmiargli qualche ramanzina di Medusa.
Dopo aver fissato l’impegno, Maka salutò Crona e tornò ad aiutare Blair e papà con le pulizie.
Mentre era fuori a buttare la spazzatura, la motocicletta di Soul raggiunse il giardino dei vicini e salì su per il vialetto. Maka aspettò un po’ che il ragazzo uscisse dal garage e lo salutò, mentre si avvicinava a lei, con uno zaino sulle spalle. Aveva l’aria di non aver chiuso occhio.
“I tuoi zii sono già partiti?” le chiese, non vedendo la macchina.
Maka annuì. “Qualche ora fa. Hai dormito?” fece a sua volta, vedendolo sbadigliare.
Lui fece una smorfia e scosse il capo.
“Ero da Black star.” spiegò, accennando allo zaino.
“Siete di nuovo rimasti svegli tutta la notte per giocare a playstation?” domandò Maka, con tono piatto.
Soul si strinse nelle spalle, senza guardarla. “Volevamo finire il gioco.”
Maka alzò gli occhi al cielo.
“Siete incredibili.” esalò, iniziando a tornare verso la porta. Si girò a guardare Soul, che era rimasto fermo. “Vuoi entrare?”
Soul sembrò soppesare l’idea.
“Prima vado a farmi una doccia.” rispose, facendo qualche passo all’indietro. “Vengo fra mezz’oretta, ok?”
Maka annuì e tornò dentro casa.
La mezz’oretta di Soul si rivelò essere in realtà quarantacinque minuti, ma comunque arrivò e, ignorando le occhiatacce di Spirit, la seguì in camera sua.
Si sentì un lamento ovattato dal piano inferiore che somigliava molto ad un “La porta dovrebbe stare aperta!”, seguito da una risata sguaiata di Blair, ma sia Maka che Soul lo ignorarono. Erano abbastanza abituati a quel genere di commenti.
Soul sembrava più sveglio di prima, ma pareva ancora un po’ stanco.
“Senti, devo chiederti una cosa.” disse, dopo essersi schiarito la gola ed essersi accomodato sul suo letto. Non sembrava particolarmente serio, quindi Maka non si allarmò più di tanto.
“Ok?” fece lei, seduta al suo fianco.
Soul aveva l’aria di uno indeciso su come porre la domanda.
“È successo qualcosa coi miei genitori stamattina?” chiese infine.
Per poco Maka non scoppiò a ridere. Invece emise un suono strozzato non meglio definito e si schiarì la gola, facendo finta di niente.
“Non proprio…” mormorò, in difficoltà. Non voleva metterlo in imbarazzo per via dei suoi genitori.
Soul le rivolse un’occhiata penetrante, chiaramente non credendole.
“Stavano litigando.” iniziò a spiegare. “Mio padre accusava mia madre di averlo ficcato in non so che situazione e di avergli fatto fare una figuraccia. Hanno continuato a scaricarsi la colpa a vicenda per un po’, poi sono riuscito a captare il tuo nome.”
Maka si coprì il volto con una mano. Da una parte le veniva da ridere, ma allo stesso tempo si sentiva a disagio.
Soul le si avvicinò e le afferrò il polso, spostandole la mano e scrutandola con sospetto.
“Lascia stare.” sospirò Maka, con un sorriso nervoso. “Non è niente di che.”
Soul non era per niente convinto. Provò ad insistere ma Maka scosse il capo con una smorfia, tenendo le labbra saldamente chiuse.
“Ti ho detto che non è niente di che!” sbottò ad un tratto, prima di serrare nuovamente la bocca e girare la testa dall’altra parte. Si sentiva tanto come quando era bambina e non voleva ammettere qualche cosa di stupido o di cui si vergognava. Il problema era che Soul ricordava benissimo come farle sputare il rospo.
Le lasciò andare il braccio e le mise le mani sui fianchi. Maka capì troppo tardi cosa voleva fare e, prima che potesse provare a fermarlo, lui aveva iniziato a farle il solletico e lei gli si era accasciata contro, ridendo come una folle e dimenandosi senza successo.
Quando riuscì a tirargli una cuscinata in faccia, lui la lasciò andare per ripararsi dai colpi e Maka gli si gettò addosso, cercando di bloccarlo. Ignorò le sue lamentele sul suo presunto mancato controllo della forza, mentre cercava di avere la meglio su di lui in quella strana lotta che ormai si stava trasformando in una sorta di incontro di wrestling improvvisato sul letto.
Maka si ritrovò sopra di lui, a qualche centimetro dal suo viso, e nel momento di calma che seguì rimasero immobili a guardarsi in silenzio, mentre riprendevano fiato. Vicino com’era, sentiva il suo respiro sul volto e pensò che avrebbe potuto contare le sue ciglia.
Soul deglutì, gli occhi sempre fissi sui suoi, e si mosse appena. I loro nasi si sfiorarono e Maka si rese conto che il cuore le stava martellando nel petto. Si chiese se Soul riuscisse a sentirlo.
Le tornò in mente Blair che le diceva, convinta, quanto lei piacesse a Soul, e si sentì improvvisamente andare a fuoco.
Poi, come se fossero momentaneamente entrati in un altro universo, tornarono improvvisamente alla realtà quando dal corridoio si sentirono dei pesanti passi e le voci di Blair e Spirit.
Senza pensarci due volte, Maka si scansò velocemente e si allontanò quanto possibile senza rendere la situazione sospetta. Soul intanto si era raddrizzato e guardava fisso il pavimento ad occhi sbarrati. Sembrava vagamente irritato, ma Maka non ebbe molto tempo per ragionarci, perché la porta si era spalancata e Spirit stava entrando dentro con il petto gonfio e uno sguardo truce in direzione del ragazzo. Maka notò che Blair lo stava tenendo per un braccio, tirandolo verso il corridoio. La vide farle un sorriso nervoso e sillabare la parola ‘scusa’ senza voce.
Si sentì di nuovo invadere dal calore, questa volta per l’imbarazzo. Prima di tutto, perché Blair finiva sempre per assumere che tra lei e Soul stesse succedendo chissà cosa, poi perché si rese conto che forse quella volta aveva ragione.
“Sono venuto a dire a mia figlia che fra poco la cena sarà pronta.” annunciò Spirit, mentre Soul gli mostrava un sorrisetto divertito.
La loro cena sarebbe stata semplicemente un insieme degli avanzi di cibo accumulati quel fine settimana.
Maka scrutò suo padre con aria di sfida e colse la palla al balzo. Si piazzò nuovamente a fianco a Soul e allacciò il braccio intorno al suo.
“Soul può cenare con noi?” fece con un sorriso innocente falsissimo, guadagnandosi un’occhiata stranita da parte del ragazzo in questione. “Tanto abbiamo cibo a volontà.”
Spirit fece una smorfia, ma non riuscì a mantenerla per molto davanti al sorriso di Maka. Sbuffò, seccato.
“Insomma, non è come se non avesse una casa enorme proprio qua a fianco.” bofonchiò sottovoce, prima che Blair gli mollasse uno scappellotto e lo trascinasse fuori dalla camera.
“Certo che puoi rimanere a cena, tesoro!” fece lei, ammiccando in direzione di Maka e Soul. “Se scendete, iniziamo ad apparecchiare.”
Dopo di che, sparirono in corridoio. Sentirono qualche lamento indefinito da parte di Spirit e Blair che cercava di consolarlo.
“Wow.” commentò Soul sottovoce. “C’è qualcun altro oltre a te a cui da retta.”
Maka lo guardò pensierosa. Effettivamente Blair riusciva a gestire Spirit molto bene.
“Già.” mormorò.
Mentre soppesava quell’informazione si sentì un po’ come Crona. Non sapeva come sentirsi a riguardo.










Note:
Finisce sempre che a Spirit faccio dire le cafonate peggiori, ma in un certo senso è lui stesso a offrirmele spontaneamente (può considerarsi normale parlare di personaggi fittizzi come se ti suggerissero cosa scrivere?). Mi sono chiesta se il fatto che né lui né Maka capiscano subito che Marie è incinta fosse un po' stupido, ma mi sono convinta perché, sinceramente, vedendo una mia parente/conoscente stare male io non andrei subito a pensare ad una possibile gravidanza, soprattutto se è sposata con uno come Stein, ma forse sono io quella lenta. In questo caso, perdonate se ho reso i personaggi un po' addormentati. Ahaha
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. Grazie di cuore per la lettura e per i commenti che mi lasciate sempre! <3

A presto :p
  
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