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Autore: svalkyria    29/11/2018    0 recensioni
"Poi uscì, lasciandolo solo nella stanza che puzzava di fango, sangue e sudore e ora anche di sapone al muschio bianco."
La vita non continua durante la guerra, anche se può sembrare così. Nulla può essere come prima, non ci si può aspettare che lo sia.
E quando qualcuno ha bisogno del tuo aiuto, non puoi negarglielo, anche se quel qualcuno potrebbe essere il nemico.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, Ambra si alzò presto per non perdere troppo tempo al mercato. Comprò della verdura e una gallina per fare il brodo con cui avrebbero mangiato per un paio di giorni. Comprò del sapone, che stava per finire e anche qualche asciugamano in più. Le lenzuola non si sarebbero più pulite dal sangue del soldato, perciò decise di comprare della stoffa per farne di nuove. Spese un pò troppo denaro, ma era tutto ciò che le serviva.

Si fermò a prendere dell’avena dal mulino e anche delle mele, che avrebbe preparato per la colazione. Avrebbe avuto bisogno di tante altre cose… ma era tutto ciò che poteva permettersi. Rincasata, cominciò a preparare la colazione, mentre anche sua sorella si svegliava. Sua madre era andata già a lavorare, per controllare che il bucato steso la sera precedente si fosse seccato. Aveva accettato in silenzio il fatto che ancora una volta uno straniero occupasse un posto nella casa, medicandolo e preparandogli da mangiare come se fosse una persona del posto, un conoscente. Il padre aveva reagito nello stesso modo. La prima volta che un soldato aveva occupato la loro casa, non era stato per niente semplice farglielo accettare. Sbuffava, si alzava e se ne andava ogni volta che erano nella stessa stanza. Poi, un giorno, chiamarono tutti gli abitanti in piazza, e maltrattarono un poveretto che si era ribellato perché il soldato assegnato alla loro casa guardava un pò troppo sua figlia. Dopo quell’evento, sopprimeva il disgusto e la rabbia, cercando di darlo a vedere il meno possibile.

“Questa mattina vengo con voi alla lavanderia”, Debora si sedette a tavola e cominciò a mangiare l’avena con qualche pezzo di pesca. “ Io rimango qui, devo tenere controllato… Robb”. Non era facile pronunciare il suo nome, come se fosse una persona qualsiasi. “E’ quello il suo nome?”

“Si. Si è presentato ieri. Quando sono entrata nella stanza stava sussurrando delle preghiere nella sua lingua. Forse qualcuno lo ascolterà, prima o poi” Non era per niente sicura che si dovesse cercare aiuto in Dio. Lei non ci aveva mai creduto. Come può un essere così potente come lui, permettere che i suoi figli, le sue creazioni, si distruggano l’un l’altra? No… lei credeva più che altro nel Destino. Se doveva succedere, succederà, non possiamo fare niente per cambiarlo, pensava.Finirono di fare colazione, poi Debora uscì per andare alla lavanderia, e Ambra rimase in casa da sola. Da sola, con  Robb. Controllò l’orologio appeso al muro della cucina, e vide che erano appena le sette di mattina. Aveva messo a bollire il brodo, e aveva cominciato a scaldare l’acqua per fare l’unico bagno della settimana. Dopo qualche secondo, decise che doveva assolutamente andare nella sua stanza da letto.

Era così incuriosita da quel nuovo ospite. Voleva sapere dove era stato, cosa gli era successo, da dove proveniva, come stava adesso. Erano diversi, lui era sicuramente più grande di lei, ma sotto quel fango l’unica cosa che riuscì a distinguere furono i suoi occhi blu. Sapeva, però, che nel profondo dovevano essere uguali. Anime giovani cresciute troppo in fretta, che supplicavano per la libertà da questo peso della guerra che incombeva sulle loro spalle, la liberazione dalla paura di morire a causa delle bombe che cadevano dal cielo, oppure in un campo di battaglia, con una pallottola nel cuore. Lei non sopportava di pensare neanche un solo istante che sarebbe dovuta morire lì, così giovane. Non lo sopportava proprio, questo pensiero.

Si avvicinò alla porta, ed accostò l’orecchio. Non sentiva neanche un rumore. Il letto non cigolava come faceva di solito, e non si sentiva neanche il suo respiro. Ebbe un attimo di panico: e se fosse morto? Magari aveva perso così tanto sangue e non ce l’aveva fatta. Eppure, quando era andata a portargli da mangiare la sera prima, aveva un colorito abbastanza… vivo. Aprì la porta, spaventata anche solo dal pensiero di dover avere un cadavere in casa. La luce che filtrava tra le tende, anche se chiuse, invadeva la stanza. La finestra era stata aperta tutto il giorno precedente, ma ancora l’odore di morte non se n’era andato. Si avvicinò lentamente al letto, tenendo lo sguardo fisso sul petto del ragazzo. Dopo qualche istante, si sollevò, e Ambra ringraziò il cielo che non fosse morto. Notando che il ragazzo era pesantemente addormentato e non minacciava di svegliarsi, uscì. Prima di chiudere la porta, notò che si era pulito il viso. Sembrava così giovane, ora. Le lentiggini, prima invisibili, ora si notavano e sembravano come delle spruzzate di vernice sul viso candido del giovane. Le sue labbra erano secche, come se non bevesse da giorni, cosa che molto probabilmente era accaduta. Ambra sospirò, come per liberarsi di pensieri stupidi, e si diresse nell’altra stanza.



 

Più tardi, verso l’ora di pranzo, sua mamma e sua sorella erano già tornate. Mentre aspettavano che anche il padre rincasasse, Ambra e Debora si recarono sul campo posteriore alla casa. Andavano lì molto spesso, soprattutto quando il tempo era buono. Parlavano, giocavano, si rilassavano. Era il loro luogo di pace in un mondo dove la pace non esisteva nemmeno sul vocabolario. Raccolsero alcuni fiori, si fecero delle coroncine di margherite con il fil di ferro, e portarono grandi mazzi di fiori in casa. Entrarono e ne lasciarono un mazzo nel vaso in mezzo al tavolo. Mentre passava davanti alla porta della sua camera da letto, esitarono per un momento. Si scambiarono un’occhiata.  Entrambe volevano entrare nella loro camera da letto, ma non sapevano se sarebbe stato opportuno.

Ambra decise di entrare. Aprì la porta con la coroncina di margherite tra i capelli bruni sciolti sulle spalle. Ancora una volta, controllò che il ragazzo steso sul letto respirasse, ed emise un sospiro di sollievo quando si accorse che ancora viveva. Debora rimase fuori dalla stanza, esitante sulla porta, guardando i movimenti della sorella mentre cercava di aprire le ante dell’armadio senza fare troppo rumore. Ambra aveva depositato il mazzo di fiori sul comodino che fino a qualche giorno prima era suo. Debora la vide dare un’occhiata al viso del giovane, per poi rivolgerlo al pavimento. Non capiva cosa stava succedendo nella mente della sorella, però era sicura che qualcosa era cambiato in lei, in questi ultimi giorni. La ragazza si diresse verso la porta e la chiuse alle sue spalle, senza dire una parola.

Debora fissò la sorella per qualche istante, cercando di cogliere un pensiero sul suo volto ma Ambra non fece trasparire nulla e si diresse verso il bagno per cambiarsi il vestito.


A tavola parlarono di cosa farne del soldato che occupava la loro camera, ma l’unica opzione fu chiamare un medico dal paese più vicino per farlo medicare, anche se sapevano che prima di una settimana non sarebbe arrivato. “E durante questa settimana cosa facciamo?” chiese Ambra, che sembrava molto interessata all’argomento. “Lo aiuteremo e cercheremo di farlo sopravvivere. I punti che gli ho dato dovrebbero bastare, la ferita non era infetta quindi è già abbastanza fortunato così” disse sua madre chiudendo il discorso. Ambra si accasciò sulla sedia, finito di mangiare e poi tutti si ritirarono per dormire.

 

La giornata seguente Ambra andò in lavanderia presto mentre tutti erano ancora a letto. Cercò di pulire il lenzuolo dal sangue del soldato, ma non funzionò. Allora stirò qualche vestito e li consegnò ai proprietari entro le otto, infine si diresse a casa. La famiglia l’aspettava per colazione, e nessuno parlò se non della messa che ci sarebbe stata a breve. Si era dimenticata che era domenica, ma non aveva voglia di sentir parlare quella mattina, quindi decise di rimanere a casa a godersi la giornata. Aspettò che tutti fossero usciti per entrare nella sua camera con la colazione per il soldato. Ci aveva riflettuto tutta la mattina: era una cosa giusta cercare di essere gentile con lui, oppure doveva tenersene lontana?

Non avrebbe mai avuto una risposta, pensò.

Lo trovò già sveglio concentrato sulle tende muoversi con il vento che entrava dalla finestra socchiusa. “Ti ho portato la colazione” disse Ambra sorridendogli e lui ricambiò il sorriso mentre si sedeva. Ambra appoggiò il vassoio sulle sue gambe, il caffè quasi strabordava dalla tazzina.

“Immagino che tu non sia abituato a questo tipo di colazione, però è meglio di niente,no?” Robb guardava il cibo come se non avesse mai visto nulla di più gustoso, e poi cominciò a mangiare.

Ambra si accomodò sulla sedia della sua scrivania, anche sapendo che avrebbe dovuto andarsene ma era incuriosita dallo sconosciuto…

“Da dove vieni?” gli chiese mentre lui sorseggiava il latte con foga. Lui si fermò di mangiare, e la guardò “Francoforte. In Germania” , e affondò il viso nella tazza. “Da quanto sei in Italia?” continuò lei, cercando di saperne di più. “Tre anni. Sono stato reclutato da giovane” e le sorrise, e Ambra fu stupita della sua scioltezza nel parlare l’italiano. Ci fu un attimo di silenzio, Robb finì la sua colazione e le consegnò il vassoio.

“Grazie… per la colazione, era deliziosa.” Ambra annuì, e si avviò verso la porta per continuare le sue faccende. “Adoro quei fiori.In Germania passavo tutto il giorno nei campi a raccoglierli...Erano le mie giornate preferite.” le ultime parole quasi le sussurrava, trasmettendo tristezza anche se non parlava bene la lingua.

“Li ho raccolti qui dietro. Quando starai meglio… posso mostrartelo”,parlò piano come se quello che gli aveva proposto fosse un invito romantico, intimo, ma proibito allo stesso tempo.

Robb la guardò per un attimo con occhi che lasciavano trasparire tutto quello che gli passava per la mente, poi annuì distogliendo lo sguardo subito dopo, arrossendo. Ambra rise ed uscì dalla stanza, lasciando la porta aperta, questa volta.

Entrambi, una volta separati sorrisero, sentendosi patetici.

E forse questa volta Ambra aveva trovato la risposta.

 

Si, era giusto.

 
   
 
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