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Autore: Abby_da_Edoras    29/11/2018    2 recensioni
Questa long fic è il racconto dettagliato del sogno che Tristan ha fatto quando era rinchiuso nella cella di villa Mikaelson. Chi segue le mie storie sa che, nella mia ff "I can hear you asking me why", Elijah aveva fatto rinchiudere Tristan, considerandolo colpevole di alcuni omicidi avvenuti a New Orleans. Tristan, di nuovo deluso e abbandonato dal suo Sire, sceglieva di accettare il suo destino e si lasciava andare, abbandonandosi a un sogno di mille anni prima. Questa ff racconterà il suo sogno: a Marsiglia, Elijah trasforma Tristan, ma poi decide di non sacrificare lui e Aurora...
Dedico questa ff ad Aliseia, che aspettava di sognare con me con questa AU medievale, e a Lilyy che con tanto affetto segue le vicende passionali e spesso dolorose di questa magnifica OTP.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La vie (sesto capitolo)

La congiura del Duca de Trevalion e del Barone de Monluc, architettata in una notte, ebbe uno svolgimento veloce, una fine tragica e un colpo di scena.

I due nobiluomini non posero tempo in mezzo. Volevano eliminare il Conte De Martel e sua sorella per creare un vuoto di potere alla Corte di Marsiglia, dopo di che sarebbero subentrati come nuovi governanti. Ma per far questo dovevano muoversi in fretta, prima che i cortigiani e il popolo si affezionassero troppo al nuovo sistema di governo. Così, quella stessa notte, si recarono in città e in una locanda dei bassifondi scovarono due loschi figuri che avrebbero fatto la parte dei sicari, diedero loro una manciata di monete d’oro e promisero che avrebbero elargito loro il doppio di tale somma a lavoro ultimato.

I due assassini entrarono alla Corte di Marsiglia sotto gli occhi di tutti, la mattina dopo, vestiti come dei domestici. Tristan, infatti, da quando era salito al potere dava continue feste alle quali partecipavano numerosi artisti, musici e poeti, pertanto necessitava di un sempre maggior numero di servi che si occupassero degli ospiti e portassero in tavola le vivande durante i banchetti.

Nessuno, dunque, notò i due sconosciuti che, al ricevimento di quella sera, si comportarono esattamente come gli altri servitori e non fecero nulla che potesse metterli in evidenza.

Il ricevimento si svolse come tutte le feste per le quali la Corte di Marsiglia stava diventando famosa in tutta la Francia e anche oltre: una cena raffinata e elegante, seguita da una serata di musica, danze, esibizioni di poeti e cantori.

Durante tali ricevimenti, Tristan e Elijah osservavano e ascoltavano attentamente, per comprendere quali, tra i tanti artisti ospitati a Corte, potesse essere degno della trasformazione e di far parte, quindi, di quella cerchia elitaria e superiore di vampiri che il Conte De Martel desiderava.

“Quel poeta potrebbe essere un candidato adatto?” propose Tristan.

“Non lasciarti incantare dalla bellezza dei suoi versi, mio giovane Milord” rispose Elijah. “La sua indole non è delicata quanto le sue poesie. Questa mattina l’ho sorpreso mentre cercava di aggredire una delle serve in dispensa, la picchiava e tentava di abusare di lei.”

“Che essere ripugnante!” replicò indignato il Conte. “Perché non gli hai spezzato il collo, allora?”

“Troppo precipitoso, Tristan” sorrise Elijah, “prima desideravo ascoltare le sue composizioni. Non è strano come da un uomo tanto rozzo e volgare possano scaturire versi così soavi?”

I due amanti ridevano insieme, quindi dedicavano la loro attenzione ad altri possibili candidati, per poi discuterne il valore.

Quando la festa ebbe termine, gli invitati ringraziarono il Conte e la Contessa De Martel per la graziosa ospitalità e si congedarono. Alcuni sarebbero tornati ai loro palazzi e castelli, altri avrebbero pernottato alla Corte di Marsiglia per ripartire la mattina seguente. Artisti, musici e poeti avrebbero alloggiato nelle locande dei villaggi vicini e soltanto i più meritevoli, quelli scelti per la trasformazione, avrebbero goduto del privilegio di rimanere a palazzo.

Il pittore Joscelin aveva trascorso tutta la serata al fianco della sua amata Contessa ed ebbe da Tristan in persona l’ambito onore di scortarla fino alla sua stanza. Tristan ed Elijah si avviarono insieme verso la camera del Conte, scherzando tra loro sull’espressione cupa che Niklaus aveva esibito per tutta la serata e in particolar modo quando il poeta, Leander, aveva declamato la sua ultima composizione in onore di Rebekah.

“Ho veramente temuto che, ad un certo punto, tuo fratello avrebbe aggredito Leander e gli avrebbe spezzato il collo davanti a tutti gli invitati” disse Tristan, con una breve risata.

“Niklaus non è Kol, riesce a tenere a freno i suoi istinti… almeno in pubblico” replicò Elijah. “Tuttavia sarebbe saggio effettuare presto la trasformazione del povero ragazzo, prima che la scarsa pazienza del mio caro fratello si esaurisca!”

Uno dei sicari era in agguato nell’ombra, dietro l’angolo che conduceva alla camera di Tristan. La daga stretta in pugno, era pronto all’azione, ma rimase spiazzato dalla presenza di Elijah: era convinto che avrebbe sorpreso il Conte da solo, davanti alla sua stanza, cosa ci faceva lì quell’uomo? Non poteva comunque esitare e non era la prima volta che affrontava da solo due o più persone. Fulmineo, sbucò dalle tenebre, afferrò Tristan per un braccio e gli affondò più volte la daga nel petto e nello stomaco.

La presenza di Elijah, però, lo aveva obbligato a muoversi con precipitazione e così mancò il cuore del giovane Conte. Non se ne preoccupò più di tanto, pensando che il giovane sarebbe comunque morto dissanguato per i tanti colpi ricevuti. Quando si sentì afferrare dalle braccia possenti di Elijah, immaginò che per lui fosse la fine…

Non poteva certo immaginare ciò che sarebbe accaduto.

Imprigionato nella stretta d’acciaio del vampiro Originale, vide con suo grande orrore Tristan rialzarsi da dov’era caduto, sfilarsi la daga dall’addome e avvicinarsi a grandi passi: pareva che non avesse ricevuto neanche un graffio, nonostante il sangue che lordava le sue vesti. Lo sguardo del giovane Conte era terribile e il sicario, nonostante la sua ben nota fama di assassino, si sentì gelare.

“Hai tentato di uccidermi, stolto!” sibilò, fissandolo con una collera spaventosa. “Ti pentirai amaramente per ciò che hai fatto, stanne certo. Ma prima dimmi, è stata una tua iniziativa o qualcuno ti ha pagato per colpirmi?”

“Io me ne frego di te e della tua famiglia, signorino… anche se, a quanto ho visto, sei un mostro, una creatura soprannaturale, visto che le mie pugnalate non ti hanno ucciso” ribatté sprezzante il sicario. “Ma di certo non avrei rischiato la mia pelle per farti fuori se non fosse stato per un bel gruzzoletto!”

“Allora chi è che ti ha pagato per uccidere il Conte?” rincarò Elijah, intensificando la stretta e scrollando l’uomo.

“E io che accidenti ne so? Quel tizio non mi ha mica detto il suo nome. Comunque era un altro di voi, un aristocratico con la puzza sotto il naso!”

“Una congiura interna, avrei dovuto immaginarlo” disse Tristan, rivolgendosi al suo Sire. “Questa volta non si è trattato di villici in cerca di vendetta, è qualcuno che vuole impadronirsi del potere. E anche se ha fallito con questo incapace, tenterà di nuovo, ne sono sicuro. Dobbiamo dare una punizione esemplare affinché imparino a temerci e nessuno osi più puntarci un’arma contro.”

“Vuoi torturare a morte questo sicario, Tristan? Non servirà a niente e, del resto, lui è qui solo perché qualcun altro, un nobile, lo ha pagato per farlo” come sempre, Elijah cercava di riportare il suo impetuoso amante alla ragione. “Possiamo fare di meglio. Io posso soggiogarlo e indurlo a descriverci l’uomo che lo ha pagato. A quel punto potrò concedere a questo vile una morte rapida, che è più di quanto meriti.”

Tristan s’imbronciò. L’idea di farla pagare cara al mascalzone che aveva osato colpirlo era allettante, ma doveva riconoscere che Elijah aveva ragione, era molto più utile scoprire il mandante.

Sarebbe stato lui, una volta smascherato, a subire una morte atrocissima, come monito per chiunque osasse sfidare il Conte De Martel…

“Va bene” concesse dunque il giovane Conte, “fallo parlare e poi spezzagli il collo.”

Elijah stava per accontentarlo quando, all’improvviso, furono interrotti dall’arrivo del giovane Joscelin, il pittore innamorato di Aurora, affannato e sconvolto.

“Miei signori, miei signori, vi supplico, chiamate le guardie!” esclamò, con voce rotta dall’angoscia.

“Che ti prende? Cos’è accaduto?” lo interrogò subito Tristan, preoccupato.

“Vostra sorella, mio signore… un uomo… ha cercato di ucciderla! Io… io… l’avevo accompagnata fino alla porta della sua stanza e mi stavo accomiatando da lei quando… quell’individuo è sbucato da dietro una tenda e ha tentato di accoltellarla. Per fortuna io ero vicino e… c’era un candelabro, ho colpito quel folle alla testa… ma non so se l’ho ucciso. Vi prego, chiamate le guardie, fatelo gettare nelle segrete. La Contessa…”

A quelle parole Tristan impallidì. Dunque quel nobile non aveva attentato solamente alla sua persona, voleva fare del male anche alla sua adorata sorella… l’avrebbe pagata cara, avrebbe dovuto soffrire pene indicibili fino a vedere la morte come una liberazione.

“Elijah, tu resta qui e fai parlare quel depravato, poi uccidilo” disse, in tono tagliente. “Non c’è bisogno di guardie, ragazzo, verrò io stesso con te e mi occuperò del maledetto che ha attentato alla vita di Aurora!”

“Ma… ma… mio signore, potrebbe essere pericoloso per voi…” obiettò Joscelin, confuso.

“Lo sarà molto di più per quell’assassino” sibilò Tristan, incamminandosi in fretta verso la stanza della sorella, mentre Joscelin lo seguiva, in preda all’ansia.

Quando giunsero davanti alla porta di Aurora, però, davanti agli occhi dei due si presentò uno spettacolo inatteso.

Il sicario giaceva morto con la gola squarciata e senza più una goccia di sangue nelle vene, mentre Aurora sorrideva soddisfatta, con le labbra ancora macchiate di rosso cremisi…

“Quello sciocco credeva di incutermi timore, ma ha scelto male il suo bersaglio” disse, molto compiaciuta di sé, rivolgendosi al fratello.

“Cosa… cosa sta succedendo? Contessa… voi…” Joscelin era completamente allibito.

Tristan non poteva permettere che il ragazzo parlasse troppo. Lo afferrò per le spalle, fissò gli occhi nei suoi e usò tutta la sua potenza per soggiogarlo così come Elijah gli aveva insegnato.

“Tu non hai visto niente. Aurora sta bene e non le è accaduto nulla di male. Tu l’hai accompagnata nella sua stanza e poi sei andato a dormire” disse, scandendo bene ogni parola.

“Io… certo, è ora che mi ritiri nella mia stanza. Vi auguro una felice notte, mia signora, e anche a voi, Conte De Martel” mormorò Joscelin, poi la sua espressione si fece più tranquilla e il suo sguardo parve assonnato. Tristan lo lasciò andare e il giovane pittore si diresse a passi lenti verso le stanze riservate agli ospiti.

“Dovremo liberarci del corpo” commentò il Conte, guardando con disgusto il cadavere del sicario. “Tu stai bene, sorella?”

“Certo, benissimo, è stato molto divertente… anche se non ho capito cosa volesse da me quel volgare individuo” rispose Aurora, in tono leggero.

“E’ stato un attentato” ribatté Tristan, cupo. “Un nobile della Corte di Marsiglia ci vuole morti e ha ingaggiato due assassini per ucciderci. Ovviamente non poteva sapere della nostra nuova natura… anch’io sono stato aggredito pochi minuti fa. Elijah ha catturato l’altro sicario e adesso gli farà dire chi è il vile che lo ha pagato per eliminarci.”

“Una congiura? Proprio come nei libri? Emozionante!” commentò la ragazza. “Fratello mio, adesso sono molto stanca e, dopo questo delizioso spuntino, penso che me ne andrò a riposare.”

“Vai pure, mia cara” le disse Tristan, baciandola lievemente sulla fronte. Era contento che Aurora non fosse rimasta traumatizzata dall’accaduto. Ora tutto ciò che desiderava era scoprire l’identità di chi aveva osato un atto così turpe e punirlo in un modo che nessuno avrebbe dimenticato.

Quando Aurora si fu ritirata nella sua camera ed ebbe chiuso la porta, il giovane Conte ritornò da Elijah, sperando che il suo Sire fosse riuscito a ottenere una descrizione accurata per individuare il colpevole.

Nessuno mai più avrebbe dovuto permettersi di sfidare il Conte e la Contessa De Martel!

Fine sesto capitolo

 

 

 

   
 
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