Film > X-men (film)
Ricorda la storia  |      
Autore: emmevic    30/11/2018    2 recensioni
Cit. Abitare in una scuola per mutanti aveva insegnato a Erik molte cose, soprattutto che non bisognava mai, per nessun motivo, abbassare la guardia. Gli imprevisti erano all’ordine del giorno. C’era chi faceva un buco nel pavimento perché aveva spento con troppa violenza la sveglia e c’era chi starnutiva con eccessivo entusiasmo e frantumava la finestra davanti al proprio letto con uno scoppio agghiacciante. C’era anche chi appiccava sbadatamente incendi e si ritrovava per caso a bruciare armadi. O un armadio nello specifico. Il suo.
⤷ Ambientata in quel “ridente-universo-che-non-esiste” in cui Erik, dopo gli avvenimenti di Parigi e il quasi assassinio del presidente, ha deciso di cambiare rotta e tornare al fianco di Charles, assieme al quale gestisce la scuola a tempo perso. (Charles è sulla sedia a rotelle).
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, John Allerdyce/Pyro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Forse'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
rey rey rey



IMPORTANTE: questa one-shot è una what-if ed è ambientata in quel “ridente-universo-che-non-esiste” in cui Erik, dopo gli eventi di Parigi (quindi dopo Giorni di un futuro passato) passa dalla parte di Charles e, seppellita l’ascia di guerra, gestisce con lui la scuola a tempo perso. (Charles è sulla sedia a rotelle).



Armadio




Abitare in una scuola per mutanti aveva insegnato a Erik molte cose, soprattutto che non bisognava mai, per nessun motivo, abbassare la guardia.
Gli imprevisti erano all’ordine del giorno. C’era chi faceva un buco nel pavimento perché aveva spento con troppa violenza la sveglia e c’era chi starnutiva con eccessivo entusiasmo e frantumava
con uno scoppio agghiacciante la finestra davanti al proprio letto. C’era anche chi appiccava sbadatamente incendi e si ritrovava per caso a bruciare armadi. O un armadio nello specifico. Il suo.
Ma sicuramente si è trattato di un errore, non è stato volontario
, sarebbero state di certo le parole di Charles, se solo si fosse degnato di esprimersi al riguardo, ed Erik cercava di calarsi nella medesima ottica, o almeno ci provava, per quanto gli riuscisse difficile ignorare la sensazione che quell’avvenimento in particolare non fosse affatto accidentale.
Il signore del magnetismo aveva preso allora un respiro profondo, perché doveva calmarsi. Non aveva mai amato particolarmente il fuoco, ma questa non era una buona ragione per strozzare un ragazzino. Non poteva nemmeno fargli esplodere tra le mani il maledetto Zippo con cui suddetto moccioso si ostinava a giocherellare durante le lezioni, perché poche erano le regole da seguire nella Scuola per giovani dotati e ancora meno erano quelle da non infrangere in nessuna occasione, ma “non traumatizzare gli studenti” era la prima della lista. La più importante.
Sarebbe stato anche poco professionale e, probabilmente, gli sarebbe valso un biglietto di sola andata per il Pentagono, dove per i suoi gusti aveva già soggiornato a sufficienza. Grazie, ma anche no.
La situazione, quindi, era ben diversa da quei tempi d’oro in cui, per affrontare Shaw, gli era stato permesso di motivare le sue reclute con i metodi alla Erik e Charles gli aveva lasciato carta bianca, senza pronunciarsi sulle sue strategie. Intuizioni ottime, peraltro, oltre che estremamente memorabili.
Lanciare Banshee dalle finestre della X-mansion rimaneva uno dei ricordi più cari di quel periodo, assieme ai flirt con Charles e ai baci rubati. E forse, col senno di poi e tutto quanto, il fatto che avesse già provato a defenestrare i suoi allievi e ci fosse anche riuscito lo classificava come potenziale peggior professore di sempre, certo, ma, se fino a quel momento Erik era riuscito a trattenersi dal prendere a pugni il fautore dell’incendio, magari come professore era solo potenzialmente il peggiore. Forse, in fin dei conti, non era poi così male. O almeno, non come Charles lasciava intendere.
Non aveva ancora ucciso nessuno, dopotutto, nemmeno Pyro che continuava a vagare per la scuola facendo danni a destra e a manca col suo dannato accendino.
Ma l'armadio, l'armadio era un problema. Uno vero.
Non aveva più niente e bisognava trovare una soluzione veloce ed efficace. Fu così che le sue mani, a quel punto, si erano ritrovate a frugare frenetiche nella cassettiera di Charles, nella speranza che tra le dita apparisse magicamente qualcosa della sua taglia. Una camicia, un maglione, qualsiasi cosa pur di togliersi di dosso il lupetto che indossava da tre giorni di seguito (inammissibile!) per colpa di quel teppista di Pyro. E di Xavier.
Quattro giorni prima era stato lui a dirgli di, testuali parole, “non essere troppo duro con il nuovo arrivato” e questi erano i risultati. Ogni cosa di valore era ormai cenere, dagli abiti ai ricordi, ma Erik avrebbe dovuto capirlo da quel finto sorriso che il moccioso gli aveva rivolto quattro giorni prima, non appena era entrato nell’Istituto: l’aveva guardato con un'aria da sfida che gli aveva fatto serrare la bocca in una linea retta, quel Pyro. Così aveva detto di chiamarsi, il ragazzino. Pyro era il suo nuovo nome da mutante.
Bah.
“Ho qualcosa per te” lo sorprese all’improvviso la voce di Charles alle spalle, riportandolo nel presente. Era disturbante quanto il telepate fosse diventato silenzioso nel muoversi in carrozzina. Se avesse voluto, avrebbe potuto sorprendere gli studenti amoreggiare in bagno. Non che ci tenesse a farlo, per fortuna, perché sarebbe stato imbarazzante per tutti, ancora di più di quanto non fosse ignorare i loro pensieri.
Erik si girò, lasciando ricadere pesantemente le braccia attorno ai fianchi e fissando il mutante innanzi a lui: aveva una brutta, brutta sensazione.
Charles?” fu la naturale reazione dell’uomo, che era stanco, arrabbiato e cercava di ignorare il motivo per cui, nel mucchio di vestiti che l'altro gli stava porgendo, svettasse anche un’orrida cravatta rossa, decorata da grosse, grasse papere gialle.
Il telepate sorrise.
“Sono certo che gli studenti apprezzeranno. Magari farà loro dimenticare come hai fatto volare dalla finestra uno dei banchi solo perché qualcuno ti ha risposto male al suo primo giorno di scuola”.
Erik, a quel punto, non poté fare altro che rimanere in silenzio.

Forse il suo armadio era stato incenerito per un motivo.





Prompt 17: Una cravatta con le paperelle. Parole:800 e giù di lì. Storia scritta per l'iniziativa 4 DAYS organizzata sul forum Torre di Carta (a chi interessa: abbiamo sempre molte iniziative carine carine, passate pure). Ringrazio infine Mokochan per avermi aiutato a capire cosa non andasse nella prima versione di questa OS e spero che questo secondo tentativo vada meglio. <3  è sempre una grandissima emozione tornare a scrivere sul Professor X e Magneto. (P.S. Questa storia si inserisce all'interno di questa serie.)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: emmevic