Estetica
Scorpius Malfoy non poteva dire di essere amico di
Rose Weasley. Non dopo tutte le angherie e le derisioni a cui l’aveva
sottoposta in sette anni di venerabile carriera scolastica, nonostante l’ombra
sempiterna del suo migliore amico a supplicarlo o minacciarlo, in fasi
alternate e a seconda dell’umore del momento, di smetterla. A dirla tutta,
dall’esterno, qualcuno avrebbe potuto obiettare che, considerate le
circostanze, sarebbe stato quanto meno normale
se si fosse messo a ridere a sua volta come tutti gli altri eccetto uno –
neanche a dirlo, il suddetto migliore amico, che continuava piuttosto a
lanciare occhiate al vetriolo a chiunque gli capitasse a tiro -.
Eppure, stranamente, qualcosa era andato in modo
diverso dinanzi all’ennesima presa per i fondelli.
Forse era stato il modo in cui la Weasley era
arrossita tanto impietosamente, o l’aria umiliata, o gli occhi umidi...
Scorpius non ne aveva la benché minima idea, ma ad un tratto vederla circondata
da un covo di serpi che la deridevano senza alcuna remora, non era poi così
divertente come si sospettava. Al contrario, era persino imbarazzante.
Li avrebbe inceneriti con lo sguardo ad uno ad uno,
se solo non avesse avuto ogni attenzione riserbata alla ragazza che,
mortificata, si avviava goffamente verso l’uscita con il capannello di fischi a
seguirne la scia.
“Che imbarazzo quella Weasley.” Sospirò al suo
fianco Regina Spencer che, aggrappata al suo braccio quasi ne andasse della sua
stessa vita, non sembrava neppur aver notato l’improvvisa catalessi nella quale
era stato risucchiato l’erede dei Malfoy. “Non ha un briciolo di senso
dell’estetica. Neppure mia nonna possiede un vestito del genere nell’armadio.”
Beh, essendo un esteta per natura, Scorpius doveva
ammettere suo malgrado che la ragazza non aveva tutti i torti. Neanche nei suoi
incubi peggiori la Weasley aveva mai indossato un obbrobrio del genere. Certo
era sempre stata kitsch per vocazione al punto tale da far ringraziare a più di
qualcuno l’esistenza della divisa scolastica, ma da lì ad indossare uno
straccio come quello ce ne correva di acqua sotto i ponti.
Ciò nondimeno vedere come la guardavano – quasi fosse stata un fenomeno da baraccone da
deridere e umiliare, nell’ordine – e sentire le parole cattive con cui la
ferivano tanto gratuitamente, gli faceva montare su una tale irritazione che
avrebbe potuto buttar giù un muro con la forza dei suoi cazzotti, senza neppure
sfiorare la bacchetta.
Era semplicemente vergognoso, vergognoso.
“Scorpius, ma che hai?” Gli domandò sbattendo le
lunga sopracciglia Regina, gli occhi verdissimi incollati sul suo viso con
orgoglio.
Non ci voleva certo un esperto per sapere che era
fiera di essersi fatta accompagnare alla festa di Natale dal ragazzo più ambito
di Hogwarts. Non aveva fatto altro che sottolinearlo tutta la serata,
occhieggiando in continuazione e sghignazzando ad ogni sua parola con aria
compassata. Senza contare che il suo braccio, ormai, era divenuto parte
integrante del corpetto di Regina, tanto lo stringeva con forza al suo petto,
incurante della sconveniente vicinanza con le sue forme prosperose.
Normalmente Scorpius avrebbe trovato eccitante tutto
quello ma in quel momento, voleva soltanto uscire da quella maledetta stanza
prima di menare le mani ed incorrere in una strage assicurata.
E così, lo fece.
Si divincolò dalla presa artigliata di Regina e
scivolò verso la porta, incurante della bocca spalancata della ragazza o di
darle spiegazioni in merito al suo repentino cambio d’umore.
Era un Malfoy, dopotutto. Non chiedeva, non spiegava
e non si scusava. Prendere o lasciare, erano sempre stati questi i patti.
Una volta arrivato nel silenzio surreale del
corridoio, con la musica di poco prima appena in sottofondo oltre l’alta porta
alle sue spalle, Scorpius si guardò attorno, soppesò la scelta e si avviò verso
destra. Sapeva perfettamente dove
dirigersi.
≈♦≈♦≈♦≈
“Quella vipera!” Singhiozzò Rose rannicchiata sulla
tazza del water, stanca persino di attutire il macello di mascara che le colava
sulle gote.
In tutta la sua vita non si era mai sentita tanto
umiliata come in quel momento. Non che non fosse avvezza alle continue
battutine che le tiravano dietro, specie quelle quattro galline starnazzanti
che facevano capo all’oca numero uno, Regina Spencer. Ma aveva sempre tirato
avanti a testa alta, lasciandosi scivolare addosso ogni parola che sapeva
sempre troppo di invidia. Adesso che persino Mirtilla Malcontenta aveva alzato
un sopracciglio dinanzi al suo aspetto, però, non poteva fingersi di essere
ancora superiore a quel genere di cose.
Al pensiero di come avevano riso tutti di lei, le veniva da piangere di più!
Quasi fosse stata un pagliaccio, l’animazione della
serata. Avrebbe dovuto dare retta al suo sesto senso e rimanersene nella sua
stanza a leggere un libro, invece di farsi convincere dagli occhi supplici di
suo cugino e scendere in pista. Per modo di dire, visto che non era neppure
entrata che già erano piovuti giù i fischi.
Che poi, c’era cascata come una stupida! Si
professava tanto intelligente e dove si perdeva? Ascoltare i consigli di Regina
Spencer? Che diavolo le era saltato in mente? Era caduta davvero, davvero in
basso a dar retta ad una...
“Stronza!”
“Vacci piano con queste parole, Weasley.”
Rose sobbalzò e per poco non si mise pure ad urlare
quando una seconda voce s’insinuò nel bagno, soppiantando il suo monologo fatto
d’insulti ora verso Regina, ora verso se stessa.
“Una ragazza non dovrebbe essere tanto sboccata.”
Scorpius
Hyperion Malfoy.
Perciò non aveva sentito alcun passo. Lui sapeva
camminare senza emettere suono. Scivolava, ecco.
Lui e il suo sorriso sghembo che a chiunque avrebbe
mozzato il fiato, mentre a lei aveva l’effetto contrastante di inquietarla ed
inasprirla insieme. Non che non fosse maledettamente bello come si decantava.
Capelli di un dorato sbiadito, occhi grigio perla, fisico scultoreo, pelle
diafana, lineamenti distinti... Scorpius sapeva essere elegante, ricercato,
raffinato e allo stesso tempo anche atletico, sportivo, sagace. Aveva ereditato
dal ramo paterno della sua famiglia il tipico aplomb con cui i Malfoy sapevano
distinguersi e di certo non si preoccupava di utilizzarlo per i propri scopi,
per quanto loschi ed egoistici potessero essere.
Per molte, Scorpius era il ragazzo perfetto lì
dentro.
Per Rose, era soltanto un pallone gonfiato,
egocentrico e viziato a cui nessuno aveva mai calpestato i piedi per timore
reverenziale.
Perché quello doveva pur concederglielo. Poteva dire
che era arrogante, cinico, menefreghista, un bastardo con tanto di fiocchi e
controfiocchi, ma non poteva nascondere che era in gamba a farsi rispettare.
Bastava un solo sguardo che tutti tacevano dinanzi all’indiscusso Re delle
Serpi. Salvo l’eccezione, ovvio, anche corrispondente al nome di Albus Severus
Potter. Il suo migliore amico. Come diavolo facesse, poi, ad essergli non solo
amico ma pure migliore, per Rose
rimaneva ancora un mistero.
“Nessuno ti ha invitato, Malfoy. Perciò ora
vattene.” Borbottò scontrosa lei, abbassando il capo e nascondendo il viso tra
le mani per non doversi sentire più umiliata di quanto già non fosse.
Che diavolo ci faceva lui lì? La odiava al punto
tale da andare a denigrarla persino nel bagno? Che aveva fatto di male per
meritarsi tutta quella dose d’insana degradazione?
Contò mentalmente fino a dieci, ne aggiunse altri
cinque e alzò il capo, pronta a ritrovarsi di nuovo sola con la propria
disperazione. Ma, contrariamente ad ogni aspettativa, Scorpius era ancora lì,
sulla porta, con la stessa espressione di poco prima e l’aria affascinante di
sempre. Continuava a fissarla con sguardo indecifrabile, quello che lei
detestava con ogni cellula del suo corpo.
“Che vuoi ancora?” Sbottò infine, sotto una nuova
ondata di singhiozzi e lacrime isteriche, lanciandogli occhiate in cagnesco.
“Se sei qui per deridermi, allor-”
“Sei messa veramente male, Weasley.” La interruppe
tranquillamente lui, socchiudendo le palpebre per scrutarla critico.
Ma
và, genio! – avrebbe voluto urlargli – Sono seduta su un gabinetto a versare tutte le mie lacrime per la
figura di merda peggiore della storia. Scusa tanto se non ho un bell’aspetto!
Invece si limitò ad incenerirlo con gli occhi,
sperando e pregando che recepisse il messaggio e la lasciasse in balia di una
buona razione di autocommiserazione da cui, con ogni probabilità, ne sarebbe
riemersa tra circa venti anni, quando ormai erano tutti abbastanza presi dalle
proprie vite per ricordarsi della stupida che aveva avuto la brillante idea di
incartapecorirsi in un vestito che aveva sempre odiato e di consumare l’intera
riserva di trucco di sua cugina per raggiungere il triste risultato di
assomigliare ad un pagliaccio.
Merlino, come aveva fatto a non rendersi conto del
disastro che aveva combinato?!
“Sei un disastro.”
Per l’appunto.
Rose sospirò, si spostò una ciocca di capelli dal
viso e, con passo tremante, si alzò dalla tazza per raggiungere il rubinetto
più vicino. Aveva bisogno d’acqua ma non si era aspettata che, passando di
fianco al suo più acerrimo nemico, avesse potuto sentire una tale scarica
elettrica. Doveva essere tutto l’odio che provava per lui, si disse infine,
dopo averci ponderato sopra per circa due secondi consecutivi.
Aprì il rubinetto, innervosendosi oltre ogni dire
quando si accorse di stare tremando proprio davanti a lui, e si buttò con forza
una ventata d’acqua fresca sul viso, cercando con disperazione di cancellarsi
quello sguardo dalla mente. Anche se era un po’ difficile farlo, visto il modo
in cui Scorpius continuava insaziabile a fissarla. Poteva percepire
distintamente i suoi occhi grigi sulla propria schiena e la cosa contribuiva ad
inasprirla ancora di più.
Stava per abbandonare ogni accortezza ed iniziare ad
urlargli contro qualsiasi cosa le fosse passata in testa, quando, girandosi,
rimase completamente paralizzata dall’espressione assorta apparsa ora sul viso di
Scorpius.
Era così...serio.
Era certa di non avergli mai visto indosso un’aria simile, neppure quando era
lei a far innervosire lui. Non la stava solo guardando, la stava proprio vedendo, ma non per deriderla, pareva
più che stesse valutando le diverse opzioni.
“Abbassa le spalline, Weasley.” Le ordinò
all’improvviso, terribilmente profondo, con il mento poggiato sulla mano
stretta a pugno e il gomito racchiuso nell’altra.
I capelli biondi gli solleticavano la fronte,
dolcemente, ma Scorpius non ci faceva caso. Era del tutto assorbito dal
contemplarla. Rose si sentiva a disagio sotto quegli occhi, era inevitabile, ma
non poteva fingere di non aver sentito la sua richiesta inopportuna.
“Co- come?!” Sussurrò, in un filo di voce, troppo
scioccata per assumere un tono anche solo vagamente indignato.
“Abbassa. Le. Spalline.” Ripeté con calma Scorpius,
scandendo bene ogni parola quasi si fosse trovato a spiegare una lezione
elementare ad un bambino particolarmente ottuso.
Okay, decise Rose in quel momento, si trovava in un
universo parallelo e tutto girava al contrario. Perciò, a conti fatti, nessuna
umiliazione pubblica. Il Malfoy che conosceva lei, non si sarebbe neppure
sognato di farle simili...ehm, proposte.
“Se pensi che io faccia una cosa del genere, ti-”
Per la seconda volta nel giro di poco, non riuscì a
concludere la frase, stroncata sul mezzo dalla voce melliflua di Scorpius.
“Le spalline, Weasley.” Sbuffò, alzando gli occhi al
cielo esasperato. “Non ti ho chiesto di spogliarti, devi solo abbassarti le spalline.”
Poi, non vedendo alcuna reazione – in verità Rose
era rimasta immobile come ad uno stoccafisso, con la bocca spalancata e le
gocce d’acqua a scivolarle giù dal viso -, si scostò dalla parete in ferro del
bagno e le si avvicinò, silenzioso come solo lui sapeva essere.
“D’accordo, lo farò io.” Sentenziò, senza alcuna
incertezza nella voce, fermandosi solo ad un passo da lei.
Rose poteva percepire l’alito caldo del giovane
sulla propria pelle e la cosa, in qualche modo, le mandava in tilt il cervello,
impedendole così la creazione di ogni pensiero coerente. Beh, di ogni pensiero
e basta, a dire il vero. Ad un tratto era assolutamente certa di non essere mai
stata tanto vicino a lui come in quel momento.
Poi Scorpius allungò una mano verso la sua spalla e,
senza preavviso – o forse c’era stato e lei non aveva saputo recepirlo? -, le
tirò giù la spallina, facendola scivolare lungo il braccio fino a metà di
questo. Aggrottò la fronte, pensieroso, prima di fare la stessa cosa con
l’altra spallina e ritirare quindi indietro le mani, incrociando le braccia con
disinvoltura.
Pareva del tutto a proprio agio, si ritrovò ad
osservare dopo un tempo interminabile Rose, ormai in trance. Lei invece aveva
il cuore che batteva talmente forte che era un miracolo se non la sentissero
pure i suoi genitori a miglia e miglia di distanza da lì. Che poi – si morse la
lingua, avvilita – che motivo aveva quello stupido cuore di fare tutto quel
casino?
“Merlino, Weasley. Dove diavolo hai preso una cosa
del genere?” Domandò quasi a se stesso Scorpius, che non aveva smesso per un
solo istante di soppesare il vestito.
Sentendosi imbarazzata e di nuovo umiliata, Rose lo
allontanò con uno spintone brusco e, imbufalita, si alzò con gesti rapidi ambo
le spalline, per poi mettere su il solito broncio di quando qualcosa non andava
per i suoi versi.
“Perché non vai a farti fottere, Malfoy?” Lo
fulminò, acida, barcollando verso la porta – maledetti tacchi, ma per forza
così alti dovevano essere?!-.
Aveva quasi raggiunto la maniglia quando una mano le
si serrò attorno al polso e, con studiata veemenza, la costrinse a voltarsi
verso il suo proprietario. Lo sguardo di Scorpius adesso era un miscuglio
perfetto di irritazione, sdegno e ammirazione. Gli occhi brillavano, tuttavia
le labbra erano strette fino a diventare una fessura sottilissima.
“Weasley.” La chiamò, duro come il marmo. “Non ho
detto che potevi andare.”
Era quello, al di là dei suoi mille difetti, che più
odiava di lui. Quel suo comandare e aspettarsi, sempre, di venir esaudito. Di fronte ad una simile manifesta
prepotenza, Rose non poteva starsene in silenzio e, per questo, prese un
profondo respiro e si preparò alla sfuriata del secolo.
“Ma chi diavolo ti credi di essere?! Sei solo
un...un...argh! Ti detesto, Malfoy! Non ti andava bene vedermi umiliata di là,
no! Volevi assicurarti che fossi anche abbastanza sconvolta da...da...da...”
Con orrore, a quel punto, Rose si rese conto di non
avere la benché minima idea di dove volesse andare a parare il ragazzo con quel
suo improvviso atteggiamento. Perciò, dopo le grida, si ritrovò con un pugno di
mosche a boccheggiare quasi fosse stata un pesce fuor d’acqua. La rabbia
scemata come ghiaccio al sole.
“Hai finito?” Alzò un sopracciglio Scorpius a quel
punto, di nuovo maledettamente sardonico.
Ma non era una domanda, come si curò di farle notare
appena l’attimo dopo quando, con gli stessi gesti di prima, le riabbassò le
spalline. Quindi, senza distogliere gli occhi grigi da quelli marroni di lei,
mise mano alla bacchetta e gliela puntò al viso.
“Vedi, Weasley. È tutta una questione di estetica
alla fine.” Le spiegò, modulando la voce su un tono neutro.
“Che... Che vuoi fare?” Impallidì mortalmente Rose,
piuttosto, che di certo non si era aspettata, dopo la pesante umiliazione, di
venire messa anche ko dal migliore amico di suo cugino.
A tal proposito, per una frazione di secondo si
chiese dove diavolo fosse finito Albus quando c’era bisogno di lui.
“Sta calma.” La tranquillizzò Scorpius, o almeno era
quello che avrebbe voluto fare se solo la sua voce non fosse risultata tanto
inflessibile.
Rose deglutì, chiuse gli occhi e...
L’attimo dopo, metà vestito giaceva a terra. Più
specificatamente, le strisce di balze che riempivano le maniche, l’accollatura
e il fondo della gonna. Spalancò gli occhi e, inorridita, guardò quello che
rimaneva del suo vestito.
La poca stoffa rimasta, difatti, a malapena arrivava
a coprire il suo piccolo fondoschiena e il seno a coppa di champagne, mentre
delle maniche non rimanevano che due sottili bretelle scese lungo le braccia,
come le aveva lasciate Scorpius appena l’istante prima.
“Direi che può andare.” Sentenziò dopo un lungo
silenzio Malfoy e se solo Rose non fosse stata troppo presa dal rimanere
scioccata dinanzi al suo vestito, avrebbe notato il modo ammaliato in cui il
suo sguardo le si era posato addosso.
“Stai scherzando!” Scattò a quel punto lei,
paonazza, guardandolo furibonda. “Mi hai rovinato il vestito!”
Al che lui, con estrema noncuranza, alzò un
sopracciglio. “Rovinato? Weasley, se
non hai notato la differenza...” E così dicendo evocò uno specchio lungo e la
costrinse a riflettere l’immagine di sé che l’oggetto le offriva.
Ripulita dalla dose pesante di trucco e senza tutte
quelle balze a riempire la sua figura minuta, persino un’antiesteta come Rose
riusciva a rendersi conto che andava molto, molto meglio. Sembrava quasi...carina, si ritrovò a pensare. Beh, non
bellissima come Regina Spencer, o Samantha Thompson, o-
“Ecco.” Proprio in quel momento Scorpius, apparso di
fianco a lei nello specchio, protese una mano verso i suoi capelli e, con un
movimento fluido, liberò i ricci dalla stretta severa dello chignon.
In un istante una cascata ondulata le veleggiò sulle
spalle, riempiendo il collo e le spalle scoperte.
Rose, paralizzata dallo shock, si scoprì in un
istante totalmente diversa davanti al grande specchio di Malfoy – doveva essere
proprio il suo, a giudicare dalle iniziali incise sulla cima -.
Essendo una ragazza fin troppo razionale, aveva
sempre saputo di non essere né appariscente come Dominique, né bella come Lily.
Il più delle volte faticava persino a trovarsi carina, ma quando succedeva si
ripeteva di non preoccuparsene, che c’erano altre cose importanti nella vita e
che lei non era una di quelle che passavano il tempo dietro all’aspetto fisico,
incuranti dei tanti problemi che affannavano il mondo. Eppure in quel momento,
le sembrava di trovarsi dinanzi ad un’altra sé e che, dopotutto, non c’era
niente di così sbagliato in lei.
“Sei bellissima, Weasley.” Lo disse con semplicità,
quasi fosse stata la cosa più ovvia e scontata al mondo, parlando con quella
sua voce rauca e melliflua che tanto la faceva imbestialire ma che ora, a così
pochi centimetri di distanza da lei, riusciva solo a farla rabbrividire
d’emozione.
Era lui ad essere bellissimo. Rose lo scoprì in un
modo quasi devastante quando, alzando il capo verso l’immagine riflessa del
Serpeverde, notò il contrasto che creava rispetto alla sua bellezza appena
accennata. Scorpius, per quanto stronzo potesse essere, era di una bellezza
statuaria, totale. Incravattato nel suo abito elegante e costosissimo, poi,
sembrava quasi una divinità greca mentre lei, al massimo, sarebbe potuta essere
una delle concorrenti di un concorso di bellezza locale.
Non c’erano paragoni, lui era sempre stato troppo (soprattutto per lei).
Troppo bello, troppo affascinante, troppo sagace,
troppo carismatico, troppo sexy. Per questo, alla fine, aveva iniziato con i
dispregiativi. Troppo sardonico, troppo impertinente, troppo superbo, troppo
arrogante, troppo spavaldo.
Ma la verità era che, in sua presenza, Rose
continuava a sentirsi minuscola, insignificante, inadeguata.
Lo rimbeccava per proteggersi, però ora, era del
tutto indifesa dinanzi al suo sguardo di ghiaccio. Strinse le palpebre e, per
un momento, pregò che lui non la ferisse come faceva di solito. Poi li riaprì
e, con suo sommo stupore, si accorse che Scorpius la stava ancora guardando e,
stavolta, non poté non accorgersi della scintilla di approvazione impressa
nell’iride chiarissima.
Forse
– si disse con il cuore che le martellava nelle orecchie – c’è un possibilità anche per noi.
Sin dal primo giorno di scuola, si erano etichettati
in automatico come nemici numero uno, nonostante la figura di Albus, cara ad
entrambe, ad interporsi tra loro. Da quel momento in poi, Rose aveva sempre
ritenuto che per loro due non ci sarebbero state mai speranze, né di smetterla
di provocarsi, né di diventare amici, né soprattutto per qualcosa di più. Per
anni aveva così continuato a ripetersi che non lo voleva un tipo del genere
accanto, che era insopportabile e vanesio, e che tutte quelle ragazze che gli
giravano dietro erano delle stupide oche senza cervello innamoratesi solo di un
bell’aspetto.
Però adesso lui era lì, con lei, a ridonarle un briciolo di amor proprio malamente disintegrato
da pochi stupidi nella Sala Grande.
Albus, d’altro canto, lo diceva spesso: eppure sareste perfetti assieme, credetemi.
Ma non lo faceva mai nessuno dei due e, dopo una serie di spiegazioni sul
perché due persone così antitetiche non potevano stare insieme, anche il
giovane Potter doveva buttare la spugna. Salvo, ovviamente, riacciuffarla alla
prima buona occasione.
Rose, adesso, non si illudeva che suo cugino potesse
aver ragione fino a quel punto. Insomma, era Al! Lui non aveva mai ragione. Tuttavia,
in qualche modo, quella piccola ritrovata nel bagno di Mirtilla Malcontenta le
aveva acceso la speranza di poter iniziare un rapporto quantomeno decente con
lui.
Sorrise al pensiero e scosse la testa.
Pensare che da ben sette anni si era sempre detta
maldisposta a qualsiasi segno di avvicinamento verso l’erede dei Malfoy...
“Rosie!”
Una voce dal timbro giovanile, quasi squillante,
s’insinuò nel bagno lacerando in un istante ogni silenzio. La Weasley, che
l’aveva riconosciuto all’istante, si voltò verso suo cugino e, con un certo
imbarazzo, si rese conto che invece Scorpius continuava a fissare qualcosa
d’indecifrato addosso a lei.
“Al...”
“Oddio Rosie, come stai?” Le si fece subito incontro
Albus, avvolgendole la schiena con le braccia e stringendola con affetto a sé.
“Sei scappata via come una saetta e quell’Avvincino di Samantha Thompson non
voleva decidersi a lasciarmi il braccio! Ma tu stai bene, sì? E a
proposito...che diavolo ci fai tu qui, Scorpius?”
Rendendosi conto solo in quel momento della presenza
del suo miglior amico, il moro sgranò gli occhi e rivolse un’occhiata di mero
stupore al Serpeverde che, in risposta, scrollò con nonchalance le spalle,
distogliendo finalmente lo sguardo dalla schiena di Rose.
“Non starete litigando anche qui!” S’allarmò seduta
stante Albus, memore delle lunghe ore trascorse a tentare di far ragionare quei
due testoni.
Vedendo che la Weasley non si decideva a riemergere
dal petto del cugino per fornire una risposta decente, Scorpius, con uno
sbuffo, si apprestò a farlo al suo posto...
“Torniamo in Sala, ci stiamo perdendo tutta la
festa.”
...più o meno.
“Cosa? Come?” Lo guardò perplesso Albus, ritornando
di nuovo alla cugina, poi a lui, poi ancora a lei. “Ma che hai fatto ai
vestiti?”
Alla domanda, Rose arrossì impietosamente e, con lo
sguardo, cercò la complicità di Scorpius, il quale nel frattempo aveva già
raggiunto l’uscita. Non trovandola, perciò, non le restò che afferrare una mano
del moro e sorridergli dolcemente.
“Dopo ti spiego.” Gli assicurò. “Andiamo adesso.”
Pur trovando parecchio inquietante il modo in cui
quei due parevano nascondergli qualcosa e, quasi assurdo, come andassero
all’improvviso d’accordo, Albus decise che poteva benissimo attendere fino alla
fine della festa per porre risposta ai suoi interrogativi. Pertanto, ritrovando
il solito sorriso contagioso così strano per un Serpeverde qual’era, rafforzò
la stretta sulla mano di Rose e la seguì alla porta, dove Scorpius li attendeva
con cipiglio imbronciato.
“Era ora.” Li apostrofò, ritornato l’insopportabile
ragazzino viziato di tutti i giorni.
“Avrai aspettato sì e no trenta secondi, perciò non
rompere, Malfoy.” Ribatté all’istante la Weasley, senza farsi perdere
l’occasione, ma con una punta di divertimento che di solito non figurava.
“Trenta secondi per un Malfoy equivalgono a perdere
mille galeoni, Weasley.”
“Ma se non sai neppure contare fino a mille!”
“Ti sorprenderesti nell’apprendere quante cose so fare, Grifondoro.”
“Rose.” S’intromise a quel punto Albus, tra i due,
esasperato. “Se stai dicendo qualcosa di poco carino sui Serpeverde, ricordati
che anche io ne faccio parte.”
“Ah. Okay, allora.”
≈♦≈♦≈♦≈
Quando erano rientrati in Sala Grande, un coro di
approvazione aveva seguito il loro ingresso e Rose era rimasta sconvolta di scoprire
che erano tutti per lei. Dopo la figuraccia di prima, aveva avuto persino paura
ad entrare se non fosse stato per Albus che la trascinava letteralmente, se ne
sarebbe andata difilato in camera sua. Invece, al contrario delle sue
aspettative, al suo arrivo più paia d’occhi s’erano voltati a rimirare
estasiati il suo nuovo vestito, al punto tale che si era vista costretta a
nascondersi dietro le spalle del cugino per scappare a tutte quelle attenzioni
non richieste.
Per istinto, comunque, aveva cercato il viso di
Scorpius, anche solo per ringraziarlo visto che non aveva potuto farlo prima.
A modo suo, in qualche modo, aveva cercato di
aiutarla e, anche se lei non si era aspettata un simile successo, non poteva
non riconoscerlo.
Era rimasta parecchio colpita nell’accorgersi che
pure lui la stava fissando. Leggermente seccato forse, ma per la prima volta
Rose aveva sentito di non essere lei il destinatario dei suoi insulti mentali.
Pensare che fosse geloso di lei, tuttavia, era di gran lunga troppo surreale
per essere vero e perciò non c’aveva messo più di due secondi ad accantonare
l’illusione.
Subito dalla calca di persone, come una piovra
formato donna avvenente, Regina Spencer aveva recuperato Scorpius e,
ancheggiando, l’aveva guidato fino alla pista da ballo. Per una strana, assurda
ragione, Rose, che aveva seguito in silenzio la scena, si era scoperta un
tantino delusa da quell’improvvisa scomparsa. Una parte di lei le aveva
suggerito di poter avere quella nuova complicità con Malfoy ancora per qualche ora
ma, evidentemente, non era destino.
Perciò con un sospiro si era apprestata ad isolarsi
nell’angolo più remoto della stanza dove trascorrere al massimo un paio d’ore
prima di dare forfait e mettere fine a quella stranissima serata. Non aveva
considerato Albus, però, né le sue bizzarre sparate di testa. Il ragazzo,
infatti, non appena aveva adocchiato Samantha Thompson ticchettare verso di
lui, l’aveva afferrata per un braccio e l’aveva condotta senza scuse tra gli
altri ballerini.
“Ti devo un favore, Rosie!” Le aveva strizzato
l’occhiolino quando lei gli aveva gettato un’occhiata in tralice.
Non era certo una novità che odiava ballare. Altro
tratto ereditato da suo padre. Con quei tacchi, poi, l’impresa diveniva ben più
impervia del solito.
Al terzo ballo di fila, comunque, quando Rose stava
per profilare la classica scusa di aver bisogno di un drink, si era avvicinata
una ragazza timida di Corvonero. L’aveva riconosciuta all’istante, trattandosi
di Jesse Parker, una moretta dall’aria discreta e dai modi gentili che
frequentava con lei il corso di Babbanologia. Avendo ereditato dalla madre
l’intelligenza, Rose non c’aveva impiegato poi molto a capire che si era presa
una cotta per Albus, senza però mai dire una parola per la sua innata
timidezza, e perciò rimase piuttosto colpita nel ritrovarla inequivocabilmente
lì.
“Ehm, io... C- Ciao Albus... Ciao, Rose.” Biascicò,
impacciatissima, a capo chino, salvo poi prendere un ampio respiro e alzare la
testa a guardare il ragazzo. “Balleresticonme?”
L’aveva detto tutto in un fiato, tanto che Albus
impiegò diverso tempo a capire cosa stesse dicendo. Poi, sotto lo sguardo
speranzoso di Jesse e intimato dalla gomitata di Rose, si aprì in un caloroso
sorriso e le porse cordiale la mano.
“Ma certo!”
Rose li seguì mentre, goffamente, si allontanavano
da lei per iniziare a ballare poco più avanti. Sorrise e scosse il capo dinanzi
all’evidente imbarazzo di suo cugino, rimanendo sempre piuttosto stupita per
quel suo mal rapportarsi con l’altro sesso. Con lei era semplicemente
fantastico ma, doveva ammetterlo, non faceva poi molto testo visto che gli era
cugina.
Con ancora il sorriso sulle labbra, si voltò con
l’intenzione di raggiungere la prima sedia disponibile ma il cuore accolse
l’improvvisa visione di una giacca nera coordinata con una camicia
bianchissima, con un balzo disarmante. Non aveva bisogno di alzare la testa per
sapere di chi si trattava. Lo specchio, nel bagno di Mirtilla, le aveva fornito
una visione completa del vestito di Scorpius.
“Mi devi un ballo, Weasley.” Proclamò senza indugi
lui, mentre con agilità faceva scivolare le braccia attorno alla sua vita
sottile. “Credo di essermelo meritato.”
Rose, che aveva allontanato ogni speranza
dall’apparizione di Regina, dovette stringere le palpebre più e più volte per
capacitarsi di stare effettivamente ballando con Scorpius Malfoy. Beh, era più
che altro lui a fare tutto e a guidarla con il suo aplomb, ma anche così era a
dir poco perfetto. Alla fine, arresasi dinanzi all’evidenza, non le rimase che
abbandonare il capo sul suo petto scolpito, incapace di guardarlo in viso e
azzardando più di quanto la sua proverbiale ritrosia le permettesse
normalmente.
Rimasero così stretti a ballare per un tempo che
parve loro infinito, cullati dal ritmo calmo della melodia e dai loro respiri
regolari, senza porsi troppe domande per non dover affrontare le eventuali
risposte, prima che, premendole due dita sotto al mento, Scorpius la
costringesse finalmente a guardarlo.
“Weasley.” La chiamò, pacato come sempre, facendola
ancora una volta rabbrividire.
Possibile che la sua voce fosse stata sempre tanto
profonda?!
“Sto per baciarti, perciò se non vuoi, devi dirlo
entro cinque secondi.” L’informò, quasi si fosse trattata di una cosa
semplicissima a cui aderire o meno.
Ma allora perché il cuore le batteva tanto forte? E
perché le tremavano le gambe? E perché aveva le mani così sudate?
Le labbra di Scorpius, intanto, si facevano
terribilmente più vicino alle sue e Rose era convinta di poter avere un infarto
da un momento all’altro se l’avesse stretta di più.
Lui era così stronzo... E lei così virginale...
Erano così...imperfetti.
Non aveva neppure sospettato di volerlo fino a
quando non sentì il sapore delle sue labbra sulle proprie. Dolceamare, come
lui. Chiuse gli occhi e, con un impeto di cui non si credeva più capace, gli
gettò le braccia al collo per approfondire il bacio.
Dopotutto, si disse in un moto di lucidità, potevano
essere imperfetti insieme.
≈♦≈♦≈♦≈
Più di qualcuno alla vista di Scorpius Malfoy e Rose
Weasley che si baciavano sulla pista da ballo rimase sconvolto e i commenti di
certo non mancarono.
Regina, accerchiata da Samantha e dalle altre, aveva
sgranato gli occhi all’inverosimile quando gliel’avevano riferito e, non
contenta, si era subito apprestata ad appurare i fatti. Con il passo da felina
di cui andava tanto vantandosi, si fece spazio tra le varie coppie di ballerini
per raggiungere il punto più vicino al misfatto da cui constatarne la veridicità.
Spalancò la bocca esterrefatta quando, scioccandola, Scorpius sorrise sulle
labbra della Weasley – come non aveva mai fatto con lei – prima di baciarla di
nuovo.
Era talmente intontita dalla brusca rotta che
avevano preso gli eventi da non essersi neppure accorta della presenza di Albus
al suo fianco, né della mano di Jesse stretta nella sua.
“Vedi, Regina?” Non poté fare a meno di pizzicarla
lui, come aveva da sempre voluto fare, sfoderando un sorriso malandrino. “Avere
la quarta di seno non è tutto, a quanto pare.”
The
End
Bene. Non so con precisione da dove sia
uscita questa “cosuccia” (per quanto si possa parlare di cosuccia con dodici pagine di word -.-), ma era da un po’ che ci
pensavo e avevo davvero, davvero voglia di provare a buttarla giù. E così...ecco
il risultato! ^.^
Una piccola one-shot su una delle mie
coppie preferite che spero abbia almeno l’effetto di addolcirvi il cuore, anche
solo per pochi minuti.
Per quanto riguarda i personaggi, io ho
sempre avuto una visione ben precisa di ognuno di loro. Vi lascio il link, così
potete vedere i “miei” Scorpius, Rose e Albus.
E questo è quanto. Non mi resta che
salutarvi e chiedervi di lasciarmi un commentino, anche piccino picciò, in modo
da farmi sapere cosa ne pensate di questa cosuccia (di nuovo, ehhhh già u.u). Allora
alla prossima, gente!
Baci.
Memi J