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Autore: Neverwas    01/12/2018    0 recensioni
Elisa ha 10 anni, è di Roma e non ha amici. Elisa desidera averne tantissimi, ma la sua timidezza ed il fatto che proviene da una famiglia non proprio agiata non la aiutano.
Edward è inglese. Ha tantissimi nomi e tanti soldi. E non ha amici.
Elisa decide così di cercare un amico di penna, inconsapevole che l'indirizzo da lei scelto, trovato su un libro non precisato, non è esattamente un indirizzo tipico.
Premetto che questa può essere considerata una favola moderna senza pretese, dunque se non tutto ha una logica perfetta, ciò è voluto. Infondo è una fiaba, e non sempre nelle fiabe vi è la principessa.
Genere: Commedia, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo
Roma, Settembre 1998.


Ciao. Io mi chiamo Elisa ed ho dieci anni.
Io abito a Roma con la mia mamma ed il mio papà in una piccola casa in periferia e frequento la quinta elementare. Tu come ti chiami?
Ho chiesto alla mia maestra di darmi alcuni indirizzi perché volevo un amico di penna. Sono sola qui ed ho deciso che volevo raccontare me stessa a qualcuno che non mi giudicasse per il mio aspetto o la mia popolarità.
Purtroppo la maestra non mi ha dato indirizzi, così ho deciso di scavare tra le pagine bianche e quelle gialle, indirizzi eccetera che mi sembravano bellissimi. Così ho trovato il tuo. Ho cercato cosa significa, ma non ho capito.
Quando glie l’ho fatto vedere a papà lui ha riso tanto ed ha detto “Provaci a mandare un messaggio, vedi se ti rispondono” e mi ha dato dei soldini per comprare un francobollo. Cosi eccomi qua. Ho letto che tu sei inglese e non so nemmeno se mi risponderai.
Spero che sei un bambino o una bambina, perché se sei grande è strano, ma fa niente, continuiamo a parlare, non ti preoccupare.


Oggi sono andata a scuola prima perché dovevo comprare il francobollo, ed ho incontrato mister Pallabianca. Ti spiego, lui è un gatto tutto bianco ed è anche grasso come un fagiano, pieno di peli bianchi come la neve.
Mi ha accompagnata a scuola ed io gli ho dato un sacco di carezze sulla testa. Sono entrata a scuola e come al solito hanno iniziato a sfottermi. Sono davvero cattivi, perché io sono tantissimo magra, ma non è giusto prendermi in giro. E la mia famiglia è povera quindi io non posso comprare i vestiti costosi come le mie amiche.
Hanno detto che con i miei capelli rossi sembro una carota e la mia faccia piena di lentiggini sembra quella di una lenticchia.
Sono andata in bagno a piangere tantissimo, e dopo quando sono tornata mi hanno presa in giro di nuovo perché sono anche stupida. Stupida! No, forse sono secca e la mia faccia è quella di una lenticchia, ma non sono stupida.
Così mi sono arrabbiata ed ho urlato che loro sono dei sacchi di cacca nera, e la maestra mi ha messo in punizione.
Non ti sembra ingiusto?
Va bene, ora basta perché se scrivo troppo poi ti scocci di leggere.
Ciao,

Elisa Mancini.

Ps: Nice tu meet yu. Si dice così?

 
Elisa ripiegò con cura la lettera e la infilò in una busta bianca. Incollò in francobollo e scrisse l’indirizzo con la sua grafia sottile, poi corse fuori casa e infilò la lettera nella cassetta postale.
Era entusiasta. Non vedeva l’ora che gli rispondessero da quello strano indirizzo.  
Abitare in un posto così lontano doveva essere bellissimo. Mamma e papà avevano ridacchiato quando glie lo aveva detto, e lei si era arrabbiata moltissimo.
“Non ti risponderà nessuno tesoro” aveva detto la mamma, “Non esserne delusa, va bene?” Elisa aveva annuito, ma in cuor suo la tristezza l’aveva invasa.
Si era ripromessa che, in caso di risposta, non avrebbe detto nulla a nessuno.
I giorni passarono velocemente per Elisa. Ogni giorno era uguale a tutti gli altri, tra scuola, passeggiate al parco e compiti.
L’aria iniziava a rinfrescarsi, il freddo era pungente e le foglie si erano ingiallite. Elisa aveva atteso a lungo una risposta, ma non era arrivata. Aveva pianto i primi tempi, ma se ne era fatta una ragione dopo un po’.
Certo non si aspettava di ricevere la risposta dopo mesi, quando ormai aveva smesso di sperare.
Di solito la mattina presto era lei che usciva e ritirava la posta.
Era sempre stato così, fin da quando aveva cinque anni, ed era diventata un'abitudine ormai. Ultimamente controllava personalmente le lettere prima di portarle al papà, continuando a sperare.
Fu quel giorno del primo dicembre che Elisa ritrovò, per assurdo, una risposta da quell’indirizzo.
La busta era di un bianco latte e la grafia era elegante e sottile.
“Oh mio Dio…” bisbigliò la bambina. Nascose la busta sotto la maglietta e salì le scale velocemente.
Lasciò la posta sul tavolo e fece una corsa in bagno, seguita dallo strano sguardo dei suoi genitori.
Abbassò la tavoletta del water e si sedette sopra.
Aprì la busta con una delicatezza esagerata, cercando di non romperla. Le mani tremavano dall'emozione. Spalancò gli occhi notando la grafia incredibilmente curata.



Londra, dicembre 1998
 
Ciao Elisa.
Io mi chiamo Edward ed ho undici anni. Mi ha sorpreso molto questa tua lettera. Scusa se ci ho messo tanto a rispondere ma non capivo cosa stava scritto, così Robert, che mi aiuta a fare i compiti, l’ha tradotta per me e mi ha aiutato a risponderti.
Ho deciso di iniziare a studiare l’italiano. Tu studia l’inglese per piacere così possiamo capirci meglio.
Si dice Nice to meet you, comunque. Ma anche io avevo scritto malissimo, infatti se capisci qualcosa è perché Robert ha passato tre anni a Milano e mi ha aiutato a scriverti.
Mi dispiace se i tuoi amici ti prendono in giro. Loro sono cattivi e stupidi e tu li devi ignorare.
Secondo me i tuoi capelli rossi sono bellissimi e anche le tue lentiggini sono belle, anche se non ti conosco.
Mi sembri davvero tanto simpatica e mamma e papà hanno detto che è carino avere un’amica di penna, così eccomi qua.
Come stai? Fa freddo da te? Qua piove sempre, tutto il giorno, ed io mi annoio. Poi ho sempre da fare, mamma e papà vogliono insegnarmi a fare un sacco di cose e così chiamano maestri privati che mi aiutano.
Ma io vorrei solo stare senza fare niente!

Spero che tu stia bene e di avere una risposta da te, perché anche io ho pochi amici. Grazie.


Edward.


Ps: Ho tanti secondi nomi, ma tu chiamami Edward.
Ciao.
 
Elisa squittì leggendo la risposta. Non ci poteva credere, tutti le avevano detto che non avrebbe ricevuto nessuna risposta! Era incredibile. Decise, però, di tenere la cosa per sé. Era il suo segreto, il suo amico segreto, e nessuno avrebbe potuto portarglielo via. Infilò la busta sotto la maglietta e la portò in camera sua, nascondendola in una scatola. Edward sembrava un bambino davvero simpatico e le aveva detto che gli piacevano i capelli rossi. Nessuno, tranne ovviamente mamma e papà, glie lo aveva mai detto. Andò a fare colazione con un sorriso che ricordava vagamente quello dello Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. “Che succede tesoro?” disse la mamma mentre le metteva davanti una tazza di latte caldo e alcuni frollini. Papà distolse lo sguardo dal giornale solo per un attimo, interessandosi al discorso. “Niente mamma, ho fatto un bel sogno ed ora ho una fame!” esclamò, cominciando a trangugiare il latte ed i biscotti. Papà fece spallucce divertito, tornando a leggere il giornale con un'espressione affranta. Era da qualche settimana ormai che papà sembrava preoccupato e infelice, circondato da scartoffie ed un malumore palpabile, nonostante fosse, da sempre, la persona più positiva del mondo.
“Cara, le cose vanno sempre peggio” lo sentì dire, sbuffando.
La mamma, che si chiamava Luana, lo guardò. “Che succede?” chiese, ansiosa.
“La fabbrica è sommersa dai debiti…speriamo di andare avanti” borbottò.
Luana sospirò sorseggiando il caffè in una tazzina sbeccata. La mamma era sempre stata molto bella. Aveva lunghi capelli neri, lisci e lucenti, e gli occhi altrettanto scuri ed amava indossare maglioni colorati e cappelli alla francese. Profumava di buono, di dolcetti che amava tanto fare.
“Noi siamo poveri vero, papi?” chiese la bambina, rendendosi conto del tono grave dei genitori.
“Tu non ti devi preoccupare di questo, tesoro, hai capito? Ecco, tieni questi soldini, comprati una merendina” disse l’uomo, lasciando alcuni spiccioli nelle manine paffute della bambina. Elisa sorrise e schioccò un grosso bacio sulla guancia del padre.
“Grazie papi!” esclamò. Papà era il suo principe azzurro, dolce, simpatico e gentile, ed era anche bello, con i suoi capelli chiari e gli occhi verdi. Da piccola, quando aveva circa sei anni, a Carnevale lo aveva costretto a vestirsi da principe azzurro, e lei da principessa. Era uno splendido ricordo che Elisa custodiva gelosamente. Andò a vestirsi, la mamma le fece due belle trecce, si infilò giacca e cappellino, un’enorme sciarpa, ed era pronta. I soldini, però, non li portò con sé. Avrebbe rinunciato alla merendina, d’ora in poi, per comprare la carta da lettera ed il francobollo. Aveva finalmente un amico e non poteva di certo perderlo
.

Neverwas's corner

Salve a tutti voi. Come va? Ho scritto queste due pagine di getto, anche se ho ben chiaro come la storia debba essere strutturata. Voglio puntalizzare che deve essere intesa come una fiaba moderna, dunque se ci sono cose che non hanno un perfetto filo logico...beh, fa niente, insomma! 
Buona lettura =)

 
   
 
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