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Autore: Sparrowhawk    01/12/2018    1 recensioni
Cosa sarebbe successo, se...?
In un mondo divorato da una guerra lunga cento anni in cui la figura dell'Avatar è diventata mistica, una sola città rimane in piedi per offrire un opponente alla Nazione del Fuoco: da una parte abbiamo Zuko, il giovane ed intraprendente Signore del Fuoco che da solo ha conquistato quasi ogni terra libera; dall'altra abbiamo Toph, Regina della città stato di Ba Sing-Se e temeraria condottiera del proprio esercito. Dopo mesi di stallo, finalmente i due avranno modo di incontrarsi e dal loro confronto si svilupperà la nostra storia.
N.B.: I personaggi e le ambientazioni riportate in questa storia non appartengono a me, ma ai creatori di Avatar - The Last Airbender. Ringrazio la creatrice del fumetto che mi ha ispirato a scrivere questa storia e che mi ha permesso di reinventare il tutto: (deviantart) Minari-hanul
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Sokka, Toph, Zuko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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fireBook Two: Fire

Chapter eleven: Will you ever bow to me?




Si vergognava particolarmente della piega che avevano preso le cose all'interno della cella costruita per contenere – nel miglior modo possibile – la temibile Morte dell'Est. Era stato a conoscenza dei sentimenti che albergavano nel cuore del giovane Tai da tempo, e proprio per questa ragione aveva pensato che promuoverlo a membro della sua scorta personale sarebbe servito a tenerlo ben lontano da eventuali guai. Un animo spinto unicamente dal desiderio di vendetta o comunque dalla voglia di rivalsa non era buon consigliere, questo Zuko lo sapeva forse meglio di chiunque altro: proprio perché da giovane lui stesso era stato vittima di simili emozioni, aveva sperato, forse scioccamente, di poter insegnare a qualcun altro come comportarsi nell'attimo in cui ci si sente in balia di forze tali da renderci imprevedibili. In un modo o nell'altro si era convinto che bastasse l'esperienza del suo passato a renderlo un bravo maestro, ma si era sbagliato. Per via dei mille impegni e della totale mancanza di attenzione che in realtà aveva prestato al figlio del Generale Yong, ora le cose erano sfuggite di mano sia a lui, l'insegnante, che al suo stesso “discepolo”. La Morte dell'Est aveva reclamato al sua ennesima vittima, in una situazione per altro in cui più di chiunque avrebbe dovuto essere indifesa.

Che fosse capace di stupirlo ancora nonostante la precaria posizione in cui si trovava, costretta alla prigionia all'interno della base nemica, aveva un non so che di straordinario per lui.

- Da questa parte, prego.

Seguì la guardia senza dire niente, ancora assorto nelle proprie congetture. Per quanto quello fosse oramai a tutti gli effetti il suo palazzo, doveva ammettere di non aver mai prestato molta attenzione a quella parte del grande edificio in cui era stato cresciuto. Le segrete non erano luogo adatto a lui, si era sentito ripetere più e più volte, sia quando era ancora molto piccolo che ora, nel presente: una persona del suo rango non doveva mischiarsi con la feccia, che si trattasse di poveracci ch'erano stati catturati per aver commesso un grave torto nei confronti della famiglia reale o di nemici resi prigionieri nel corso di un qualsivoglia scontro; a lui spettava governare da un luogo sicuro, seduto al suo trono, protetto, lontano dalla possibilità di respirare la stessa aria di persone che non erano state abbastanza furbe da saper scegliere a dovere con quale parte schierarsi. Era ovvio che, se avessero deciso di stare con lui e prima di lui con suo padre Ozai, molti di quegli stessi prigionieri ora avrebbe avuto a disposizione la propria libertà.

- Mi raccomando. Stiate il più lontano possibile da lei.

La guardia non si voltò neanche un secondo per guardarlo mentre gli parlava. Tenendo bene alzato un braccio davanti al volto, stava forse concentrando tutta la sua attenzione nell'esercitare il proprio Dominio su una piccola palla di fuoco, ora intenta a brillare qualche centimetro sopra alle sue dita tese. L'intero cammino che conduceva alla cella della Regina di Ba Sing-Se era già illuminato, tuttavia laggiù, nei meandri oscuri di quelle segrete, la luce pareva non essere mai del tutto sufficiente. Zuko aveva fatto scavare quello spazio personalmente, ampliando ancora le dimensioni dei sotterranei del palazzo. Si era dato quella pena poco tempo dopo la comparsa di Toph, come se dal giorno alla notte uno strano presentimento gli avesse suggerito che fosse necessario occuparsi di una simile faccenda al più presto possibile, giusto per evitare che, una volta catturata, la Morte dell'Est potesse sfuggirgli troppo facilmente. Al tempo non credeva che il giorno in cui l'avrebbe presa per davvero sarebbe mai arrivato. Aveva preso quella decisione per puro capriccio, seguendo più l'istinto che il buon senso.

- Molti soldati sono stati feriti gravemente, quando hanno provato a divertirsi con la prigioniera. Uno è morto dissanguato.

Non serviva certo che lo dicesse a lui. Sapeva cosa era successo e solo per questa ragione si era spinto a raggiungere quel posto sudicio ed umido. O, per lo meno, questo era ciò che si ripeteva. La verità era che dentro gli si era smosso qualcosa quando era giunta la notizia della morte di Tai alle sue orecchie: si era sentito come pervaso da una grossa curiosità e allora, senza neanche riflettere, poche ore dopo l'accaduto aveva raggiunto la porta che conduceva alle prigioni.

Ci avevano impiegato un po' ad arrivare fino a lì, ma ora finalmente il rumore della chiave a girare nella serratura della cella sentenziò la fine del suo – breve – viaggio. Ora non poteva più rimuginare su cosa fosse bene dire o non dire, su cosa avesse insomma davvero intenzione di far presente alla sua nemica. Si era preso quel lasso di tempo per riflettere e mettere insieme un discorso che avesse un senso, ma oramai non poteva fare altro se non pagare le conseguenze della sua stessa avventatezza.

- Vi prego di essere prudente.

Entrò all'interno dell'abitacolo senza alcuna esitazione, come era giusto che fosse. Un Sovrano che si rispetti mai si può permettere di lasciar trapelare dell'incertezza e, in questo, sarebbe andato molto d'accordo con Toph stessa che a sua insaputa era del medesimo avviso. Per quanto certamente capitasse ad entrambi di immaginare come avrebbe potuto essere la loro vita se condotta lontano da quei loro destini, sia l'uno che l'altra avevano un'idea ben chiara di come dovesse essere una persona che stava al potere: erano dei ragazzini, tuttavia non c'era spazio per la paura o per i dubbi.

- Non credevo che saresti tornato qui vivo.

La voce di Toph Bei Fong gli apparì piuttosto serena considerata l'avventura che aveva da poco vissuto. Guardando meglio però Zuko si rese conto che la sua era tutt'al più una farsa. Essere attaccata a quel modo da qualcuno non doveva essere stato bello, nemmeno quando si possedeva tutta la forza interiore di cui lei era in possesso: il solo pensiero che il suo assalitore fosse ancora vivo e quindi intenzionato ad avere la propria rivincita era stato abbastanza da scuoterla, se lo sentiva. Quel sorriso sghembo era ben diverso da quello che in precedenza le aveva visto in volto la prima volta in cui si erano incontrati faccia a faccia.

- Visto che sei qui, dimmi... - Continuò Toph, inclinando il capo. - Quale parte del corpo vuoi che io ti stacchi questa volta?

- Il soldato a cui ti stai riferendo è morto.

Decise di interrompere all'istante quel giochetto, impedendole così di continuare – seppure inconsciamente – a rendersi ridicola. Aveva cominciato a rispettarla abbastanza da non riuscire a sopportare l'idea che una persona come lei si mostrasse inerme. Non lo poteva vedere e per questo non aveva capito chi fosse. Solo per questo stava parlando a quel modo, solo per questo non gli pareva più la formidabile opponente conosciuta sul fronte. Sì, doveva essere così.

- La tua mira è stata impeccabile. - Continuò. - Hai morso via la carne proprio dove passava la giugulare, tanto in profondità da rendere ogni possibilità di tentare almeno di salvarlo completamente inutile. Non che ce ne sia stato il tempo, comunque...

Mentre parlava si era avvicinato a lei di qualche passo fino a raggiungere la catena che andava legandosi all'anello di metallo stretto attorno al collo della sua avversaria. Si piegò lentamente, afferrandola e tirandola con un forte strattone, Toph a scattare in piedi per riflesso.

- ...più i giorni passano più comincio ad ammirare le tue prodezze. Hai una forza di volontà invidiabile.

Al posto suo chiunque altro si sarebbe arreso, non ne aveva alcun dubbio. Non conosceva nessun uomo che avesse la sua stessa forza – o forse quella era solo testardaggine? - né ricordava di aver mai conosciuto un'altra donna con quel medesimo carattere. Bisognava essere dei folli per continuare imperterriti a lottare a quella maniera. O questo o si doveva essere in possesso di una fiducia talmente forte nel futuro da non essere in grado di permettere a cose come lo sconforto di prendere il sopravvento.

- È quasi ironico. - Disse ancora. - Io, ventiduesimo imperatore della Grande Nazione del Fuoco, pilastro su cui si basano le fondamento di questo stesso palazzo e Re che presto dominerà il mondo... Io, Zuko, ammiro te.

Cadde il silenzio dopo questa sua affermazione, non tanto perché Toph si era sentita intimorita a causa di una simile introduzione o orgogliosa al pensiero di essere fonte di un tale sentimento per il nemico. Il silenzio cadde perché mentre Zuko la stava osservando studiandola con la sua solita minuzia nei dettagli, lei stessa stava osservando lui pur senza vederlo, e questo solo per meglio capire se le sue fossero parole dette con sincerità. Quando intuì che le pensava davvero, quelle cose, si sentì finalmente in dovere di controbattere.

- Dovresti riflettere prima di parlare, piccolo arrogante. - Sentenziò. - Puoi forse far capitolare la terra stessa? Può il tuo potere far collassare una montagna?

Rimase zitta qualche secondo prima di continuare.

- Non importa quanto forte il vento soffi, una montagna non finisce in mille pezzi. Il Regno della Terra non cadrà.

Quel che intendeva dire era che il suo popolo non avrebbe ceduto solo perché lei era stata fatta prigioniera. Confidava nei suoi commilitoni, nei suoi sottoposti, sapeva che avrebbero continuato a lottare e che a breve – non avesse dovuto fare ritorno – qualcun altro avrebbe preso il comando per far fronte alle minacce. E se anche non fosse toccato ai Dominatori della Terra, allora prima o poi altri si sarebbero fatti avanti. La cosa straordinaria della speranza, era che poteva accendersi nel cuore di chiunque, quando uno meno se lo aspettava. In ogni cosa al mondo doveva esserci un equilibrio e dinanzi alla comparsa di un male molto grande a sua volta sarebbe comparsa la fonte che avrebbe dato inizio alla sua sconfitta.

Toph credeva in questo.

- ...non possiamo fare altro se non attendere e stare a guardare.

La risposta di Zuko non tardò ad arrivare ma, nel complesso, le parve essere priva di vero e proprio trasporto. Era strano avere a che fare con quel ragazzo proprio perché nella maggior parte delle occasioni non si dava pena di provare niente. In quel momento le veniva difficile dare sostegno a tale tesi visto che non poteva usare le sue capacità, le solite che di norma le permettevano di capire all'istante quali fossero i sentimenti di chi aveva attorno, però sapeva che in fondo pensandola in quel modo non poteva essere poi tanto lontana dalla verità. Lo stesso Signore del Fuoco era a conoscenza di questa sua peculiare condizione, per questo qualche ora prima si era stupito nell'averla voluta vedere con tanta urgenza. Erano da tempo ormai che non sentiva qualcosa. Qualsiasi cosa. Perfino la semplice curiosità era diventata una specie di sconosciuta per lui. Per non parlare poi del senso d'ammirazione.

- Come ti dicevo, non tutte le persone possiedono la tua stessa forza. Nella migliore delle ipotesi il tuo esercito terrà duro ancora per qualche settimana, forse qualche mese, ma poi... - Le sorrise, lasciando a metà la sua frase e dandole infine le spalle per uscire da quella cella. - Tolta di mezzo te nulla potrà più fermarmi.

Lasciata sola la prigioniera con queste ultime parole, Zuko non attese oltre e percorse a ritroso la strada che dal salone del palazzo lo aveva condotto fino a lì. Non aspettò nemmeno che la guardia gli illuminasse il cammino, né si fermò poco più avanti a rendere noti i sunti della sua discussione con Toph al resto dei suoi Consiglieri, i quali si erano raccolti tutti all'uscita ad aspettarlo con l'aria di chi già era in procinto di vomitargli addosso tutto il suo disappunto. In fondo sapeva perfettamente cosa gli avrebbero detto. Prima di mostrare la loro preoccupazione per la sua incolumità – visti i recenti avvenimenti accaduti da che la Morte dell'Est era fra loro – avrebbero finito col rimproverarlo, insinuando senza mezzi termini che il suo gesto avventato avrebbe anche potuto essergli fatale. E lui, come al solito, si sarebbe ritrovato a sospirare appena, stufo di quel solito tran tran e di quelle solite chiacchiere.

Solo uno fra quel mucchio di volti attirò davvero la sua attenzione.

Poco distante da tutti gli altri vide Sokka, le mani conserte dietro la schiena e lo sguardo divertito, le labbra piegate nel suo solito sorriso.

  
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