“Allora?
Non dici nulla?” – Isabel rompe il silenzio di
Kristoff, insistendo sulla
decisione da prendere.
“Ti
rendi
conto di ciò che mi stai chiedendo? Anzi, ciò che
mi stai obbligando a
scegliere” – replica lui.
“Guarda
che nessuno ti forza a rimanere qui con me. Puoi sempre correre dietro
le gonne
di sua maestà e supplicarle di tornare ad essere il suo
zerbino” – le battute
di Isa sono pungenti e crudeli, dettate dalla rabbia e dalla delusione
verso un
marito bugiardo e insensibile.
“Non
sono
mai stato lo zerbino di Anna”
“Ah
no? E
come lo chiami uno che le permette di lasciare una figlia di cui eri
all’oscuro,
che le dà poi modo di riprendersela, senza imporre il
proprio volere e i propri
diritti di padre” – lo offende ancora e ancora,
cercando di ferirlo come lui ha
fatto con lei.
“Non
sai
cosa dici. Sei arrabbiata ed è l’ira a farti
parlare in questo modo. Non ti ho
mai vista così” – è sconvolto
Kristoff.
“Ti
correggo. Il problema non è che non mi hai mai vista in
questo stato, ma che tu
non mi abbia mai vista davvero. Ero invisibile. Quando ci siamo sposati
abbiamo
promesso di amarci e di esserci sempre l’uno per
l’altra. Tu invece hai pensato
a te stesso e oggi posso aggiungere che la tua testa era in fissa con
una donna
che non era tua moglie”
Tali
accuse toccano profondamente Bjorgman, cosciente che ciò
è vero.
“Adesso
non parli più, eh? È la tua coscienza sporca ad
impedirti di difenderti. Esigo
da te che prendi una decisione, per una volta nella vita sii uomo.
Comprenderai
che la scelta che farai avrà delle ripercussioni. Sia che tu
rimanga al mio
fianco sia che vai da Anna” – ribadisce le minacce
e pretende di sapere anche
in tempi molto ristretti.
In quel
momento Kristoff annuncia – “Rimango qui”
Un
sorriso soddisfatto disegna il viso di Isabel.
“Inutile
che ti illudi. Crescerò il bambino ma non
rinuncerò a Sophie. Non lo farò mai”
– puntualizza lui, subito dopo.
“Fingi
di
essere stupido o lo sei davvero? Vuoi che ti rispieghi i
patti?” – la giovane
inizia ad innervosirsi.
“Voglio
che Sophie sappia di me e possa venirmi a trovare quando
vuole”
“Non
se
ne parla. Anna la voglio fuori dalle nostre vite” –
tuona lei.
“Anna
non
interferirà nella nostra relazione. Lo prometto. A patto che
tu…”
“Che
io?”
– chiede la fanciulla, intuendo già la richiesta
del marito.
“Il re
non deve sapere” – puntualizza Bjorgman.
La
soddisfazione di vedere il consorte succube del suo volere, fa
sorridere di
gusto Isabel che decide di accettare.
“Nessuno
saprà. Non rientra nei miei interessi dopotutto. Ovviamente
se dovessi vedere
te e la principessa assieme, sai cosa succederà”
– precisando ciò, Isa si alza
dal divano e fiera del coraggio avuto nell’affrontare il
marito e a tenergli
testa, si avvia verso l’uscita.
“Ora
dove
pensi di andare?” – domanda, confuso il ragazzo.
“Che
domande fai, caro?! Dai tuoi. Presto diventeranno nonni, devono
saperlo” –
indossata la maschera di mogliettina docile, la giovane afferra la mano
del
coniuge.
Kristoff
non apprezza il cambiamento radicale di Isabel però sa che
è sua la colpa.
Quindi con il capo basso e l’aria abbattuta si avvia verso
casa Brown.
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Anna, nel
frattempo, è sempre più decisa a dimenticare
Kristoff per dedicarsi alla sua
bambina.
“Sicura
di volerle tenere segreta l’identità di suo
padre?” – chiede Idunn alla figlia,
durante la cena, approfittando dell’assenza del re e della
nipote.
“Sono
obbligata a farlo. Le rovinerei la vita e le uniche certezze che aveva
crollerebbero sotto i suoi piedi. La devasterei, capisci?”
“Se lo
scoprisse da un’altra persona, allora quello la ucciderebbe.
Meglio essere
chiari fin da subito, tesoro. Per esperienza personale, non lasciare
che il
tempo passi e che il peso dei segreti deteriori la tua
coscienza” – la regina
cerca di farla ragionare – “Sophie merita di sapere
chi è davvero. Non
permettere che la bambina cresca in un mondo che non è il
suo, esattamente come
è cresciuta Elsa”
“Elsa
è
stata abbandonata e ha avuto accanto gente che l’ha amata
anche se non condividevano
il sangue. Sophie invece ha me che l’ho messa al mondo,
può bastarle la mia
presenza in fondo.”
“La
figura maschile è fondamentale per la sua crescita. Il nonno
non può sostituire
il padre” – sottolinea la donna. Poi aggiunge
– “Hans è stata una copertura di
breve durata, perché le bugie hanno le gambe corte. Sempre.
Inutile cercare di
nascondere qualcosa. Prima o poi tutto viene a galla. Fidati di me,
dille la
verità”
Il
discorso delle due viene interrotto dall’arrivo di Agnarr e
Sophie, mano nella
mano, che ridono e scherzano.
Il
sovrano si è molto ammorbidito. In soli due giorni, con il
rientro della
nipotina, il suo cuore di ghiaccio ha cominciato a sciogliersi.
“Non
l’ho
mai visto così” – commenta Anna, notando
gli occhi dolci del re.
“Insieme
sono meravigliosi. Non credevo che sentisse la mancanza di Sophie e che
riaverla qui con noi lo aiutasse tanto” – riflette
Idunn ad alta voce. Dopo
qualche secondo di silenzio, la sovrana chiama in causa qualcun altro
– “Anche
gli altri suoi nonni sarebbero felici di giocare con lei”
“Madre”
–
la rimprovera la principessa, alzando gli occhi al cielo –
“Basta, vi prego.
Rispettate la mia decisione”
“Insisterò
fino a quando non le racconterai tutto. Non mollerò la
presa, sappilo” – le
sussurra, spiazzandola e, in un certo modo, inquietandola.
Il
discorso si chiude così, visto che Agnarr prende posto e
invita le donne alla
sua destra a fare lo stesso.
Anna
è
cosciente che Idunn ha ragione. Peccato che la sovrana pare non tenere
in
considerazione un particolare tutt’altro che irrilevante:
Agnarr.
Come
reagirebbe lui sapendo che sua nipote ha un padre non nobile che vive
sulle
montagne e che vende il pane in paese? Cosa farebbe se venisse a
conoscenza dei
comportamenti di sua figlia, che si è concessa ad un uomo la
notte prima delle
nozze?
Proprio
ora che sembra un’altra persona , raccontargli il fatto
significherebbe
lasciare riemergere l’austero e freddo re di sempre.
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“Incinta?
Ma dici sul serio?” – esclama sorpresa Clarissa,
appena udita la novità dalla
bocca della nuora.
“Finalmente
avrete il nipote che attendevate con ansia” –
aggiunge la ragazza, abbracciando
la suocera, commossa.
Anche
Samuel è emozionato e non contiene la gioia, immaginando un
bebè con il suo
cognome, pronto a cambiargli l’intera esistenza.
“Potrete
crescerlo ed amarlo, esattamente come meritate, essendo i suoi
nonni” – precisa
Isabel, riferendosi chiaramente alle mancanze, volute da Anna, nel
rapporto tra
i Bjorgman e Sophie.
La gioia
scaturita da quella bella notizia cancella tutta l’amarezza e
le delusioni
accumulate e i genitori di Kristoff sembrano quasi rinascere. Anche il
loro
primogenito apparentemente si mostra sereno.
L’unica
a
sembrare strana è Elsa. La giovane dopo le congratulazioni
date al fratello e
alla cognata, si allontana. Sente che si aggiunge l’ennesimo
membro in casa, l’ennesimo
che si differenzia da lei. L’ennesimo
“normale”.
Esce di
casa avvicinandosi alla creatura magica da lei stessa creata.
“Ciao
Elsa.
Qualcosa non va?” – le domanda il pupazzo di neve.
L’interesse
che un esserino non umano nutre nei suoi confronti, intenerisce la
ragazza che risponde
– “Non ho mai avuto un amico con cui confidarmi. Ho
celato le mie insicurezze e
tristezze perché temevo che i miei genitori potessero
sentirsene responsabili”
“Responsabili?
E perché pensavi questo?” – si chiede,
confuso Olaf.
“Nascere
con dei poteri come i miei, mi rende diversa da loro. Inconsciamente ho
sempre creduto
di appartenere ad un altro mondo. Uno ben distante da questo che oggi
vivo” – rivela
lei.
“Credi
che Samuel e Clarissa non siano la tua famiglia?”
“So di
avergli
dato tante preoccupazioni con il mio “fare magico”.
Per questo tante volte avrei
desiderato fuggire via e andarmene lontano. Ho accettato questa vita
che amo
ugualmente, ma che non sento appartenermi del tutto”
“Queste
riflessioni sono molto profonde, Elsa! Io sono contento che tu possa
sentirti
libera con me di parlarne. Però…”
– poi esita.
“Però?”
–
domanda la fanciulla.
“Esiste
una ragione interiore che ti spinge a credere di non essere una
Bjorgman”
“Ma io
sono un Bjorgman” – precisa Elsa.
“Ehm…allora
mi sono perso nel tuo discorso, amica mia” –
esclama confuso il pupazzo di neve
– “Hai appena detto che non ti senti una di loro.
Cosa volevi insinuare?”
La
giovane apre definitivamente il suo cuore ad Olaf.
“Io li
adoro
e farei ogni cosa per mamma, papà e Kristoff. Se non fosse
per loro a quest’ora
chissà dove sarei. Chi avrebbe mai cresciuto una bambina con
un potere magico come
il mio?! Nessuno…”
“Nessuno,
eccetto i Bjorgman” – precisa la creatura magica,
commossa dal pensiero speciale
rivolto dalla fanciulla ai suoi genitori.
“Esatto.
Però
una vocina dentro di me, in questi anni, mi ha sempre ricordato che io
essendo
come sono, non potrei mai essere frutto del loro sangue. Molte domande
mi hanno
tormentata e tante volte ho sentito la gente bisbigliare alle mie
spalle,
quando da piccina andavo al mercato a comprare la frutta.
C’era sempre quel qualcuno
pronto a spettegolare sul fatto che mi avessero trovata in un cesto, al
fiume,
per poi crescermi come figlia loro” – tale racconto
lascia riemergere ferite
che Elsa ha nascosto per ben venti anni.
Olaf non
trattiene
il pianto e alcune sue lacrime gli sciolgono il viso.
La ragazza
interviene sistemando il pupazzo con un solo schiocco di dita.
“Grazie”
–
la ringrazia Olaf, rimettendo a posto i suoi pezzi.
Poi viene
ripreso il discorso.
“Non
puoi
credere alla malvagità della gente” – la
consola l’esserino di neve.
“Lo
so. Però
una bambina di sei anni interiorizza certe cose e ne diventa succube.
Ho cercato
di cancellare dalla mia mente queste idee assurde.
Ma…”
“Ma? Elsa…non vuoi mica dirmi che pensi che ti
abbiano davvero trovata per
caso?” – esclama sorpreso Olaf.
Il
silenzio della ragazza è la risposta a tale domanda.
Sì,
lei
crede effettivamente ciò.
Inizia a
piangere, confortata dall’amico magico, ignara che qualcuno
la sta osservando
da lontano.
“Mi
dispiace che tu debba sopportare i miei problemi” –
si scusa Elsa.
“Io
sono
qui per te. Le tue mani mi hanno dato la vita ed io non posso che
essertene
grato”
“Io ti
ho
creato anche per mia nipote”
“Sophie.
Lei
è un angelo e devo dire che ti assomiglia molto”
– nota il pupazzo.
“Dici
sul
serio? Io invece credo sia identica ad Anna” –
aggiunge la Bjorgman.
In quel
momento un flash le torna alla mente e la spiazza.
FLASHBACK
“Co...come
è possibile tutto
ciò?!”
“Ho
voluto darle un motivo in più per venirmi
a fare visita. Lì al castello, immagino, non ci siano
bambini con cui giocare”
“Io
intendevo…come è possibile che tu abbia un dono
così raro e unico e l’abbia
dovuto celare per anni. Come si può condannare una persona
per la sua natura?”
“Mi
è stato
sempre vietato, sin da bambina. Papà mi ripeteva che era per
il mio bene e per
quello di chi mi circondava. Così ho indossato dei guanti
che sono diventati la
mia protezione”
“Devi
aver
sofferto tanto, costretta a nascondere chi sei davvero”
“Non
ho
patito alcun dolore. Ho avuto una famiglia affettuosa e premurosa al
mio
fianco. Certo…mancava cibo a tavola, molto spesso.
Però l’amore, quello vero e
puro, era presente in ogni momento. Sono cresciuta imparando ad
apprezzare le
piccole cose e a rispettare il volere di chi mi ha messa al
mondo”
“Sei
una
persona splendida. Direi che la somiglianza fisica tra noi è
evidente ma quella
caratteriale non esiste”
“Somiglianza
fisica? Magari è una sua impressione, signorina. Io e lei
dopotutto non abbiamo
legami. Come potremmo mai assomigliarci?”
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Tali ricordi
dell’ultima conversazione avuta con la
principessa di Arendelle, confonde Elsa.
Eppure
l’assurdità di tale idea la porta a scacciarla in
meno di due secondi.
“Come
mai quella faccia?” - chiede
Olaf.
“Nulla.
Ho pensato ad una stupidaggine” – banalizza lei,
poi si fa forza e si mette in piedi.
“Non
vuoi raccontarmela?” - domanda
ancora il pupazzo, curioso.
“Non
ne vale la pena. È un’idiozia che ti farebbe solo
ridere” – aggiunge la fanciulla, sistemandosi la
gonna prima di rincasare.
“Fammi
ridere, allora. Dai,dimmelo” – insiste
l’esserino
magico.
E
così la Bjorgman confida il suo folle pensiero –
“Ho
immaginato di essere, in qualche modo, imparentata con Anna di
Arendelle. Assurdo,
vero?” – così dicendo, lo saluta e torna
in casa.
Olaf
però è colpito da tale riflessione e decide di
approfondire, da solo, e trovare la risposta utile alla sua dolce amica.
Però
non è l’unico. Chi l’ha spiata da
lontano inizia
a temere per la serenità della ragazza.