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Autore: Yuki002    02/12/2018    1 recensioni
★★ Calendario dell’Avvento 2018 by Fanwriter.it!
PREMESSA!
Sono a conoscenza che nella saga dove Boruto è alla ricerca di Mitsuki non è affatto periodo natalizio, ma erano da due anni che non scrivevo una one-shot e ho deciso di "fregarmene" e lasciarmi guidare da ciò che più mi ispirava.
Chiedo umilmente perdono per questa cosa, spero possiate capirmi TwT
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"Boruto si svegliò per via di un dolore lancinante al petto: la ferita che Mitsuki gli aveva inferto bruciava non solo la pelle, ma penetrava dentro le sue ossa fino a colpirlo nel punto più doloroso. I sentimenti. Non era riuscito a riportare indietro il suo compagno di squadra, il suo amico con cui credeva di aver instaurato un legame profondo da non essere scosso da niente. Invece ogni volta le sue parole rimbombavano nella sua testa provocando un eco che gli faceva male"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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RINASCERE


Boruto si svegliò per via di un dolore lancinante al petto: la ferita che Mitsuki gli aveva inferto bruciava non solo la pelle, ma penetrava dentro le sue ossa fino a colpirlo nel punto più doloroso. I sentimenti. Non era riuscito a riportare indietro il suo compagno di squadra, il suo amico con cui credeva di aver instaurato un legame profondo da non essere scosso da niente. Invece ogni volta le sue parole rimbombavano nella sua testa provocando un eco che gli faceva male.

‘Di mia volontà… Una scelta di mia volontà…’

I suoi occhi si posarono spesso sulla porta della stanza ospedaliera sognando disperatamente un Mitsuki che la apriva salutandolo col suo solito sorriso, facendogli credere che tutto questo fosse stato solo un brutto sogno. Respirò lentamente, chiuse gli occhi e quando li riaprì la stessa scena si palesò davanti a sé: non c’era nessuno.
No.
Mitsuki non sarebbe ritornato.
Dalla rabbia lancio la sua felpa, che gli copriva le spalle, in un punto buio della stanza e, sovrappensiero, fece per prendere qualsiasi altro oggetto per sfogare la sua frustrazione. Non si rese conto, però, che quel movimento brusco aveva riaperto tutte le piccole ferite sul petto causate dai fulmini del compagno di squadra.
Soffocò un gemito di dolore, che si ridusse in un suono inumano e straziato, accompagnato da leggeri singhiozzi e lacrime che Boruto rinnegava. Poteva ancora considerarlo un vero compagno? Un amico?
Si portò entrambi le mani al petto e rimase con la schiena ricurva, la testa bassa e la bocca semiaperta, indeciso se chiedere alle infermiere un antidolorifico o meno.
Ma il ragazzo non sopportava l’idea che gli altri lo guardassero con quello sguardo di pietà e di obbligata comprensione, così si morse l’interno della guancia e aspettò che passasse tutto.

‘Che patetico’ si rivolse a sé stesso ‘Non sono riuscito a riportare indietro il mio amico, ho deluso Sarada,  Shikadai…’ un sorriso autoironico spuntò sulle sue labbra ‘Per di più sono rinchiuso qui proprio l’ultimo giorno dell’anno, chissà che penserà Himawari e la mamma’
“Non ho fatto altro che casini” sospirò tra un singhiozzo e l’altro, le lacrime, trattenute fin’ora, pronte a sgorgare come un fiume in piena. La ferita iniziava a bruciare sempre di più, sempre di più…

“Hai solo fatto quello che dovevi fare”
La voce del Settimo Hokage lo spaventò, sprofondandolo nella vergogna più totale: se c’era una persona che NON doveva vederlo in quello stato era proprio suo padre.

“Non prendermi in giro” ribatté secco, senza neanche alzare la testa “Se avessi veramente fatto quello che avrei dovuto fare Mitsuki sarebbe qui” strinse i denti con la stessa forza con cui si teneva il petto dolorante con la mano.

Naruto lo fissò con uno sguardo di dispiacere misto ad un senso di nostalgia: erano così diversi, ma anche così simili. Entrambi avevano provato l’amara sensazione di tradimento, entrambi l’avevano ricevuta da una persona cara. Poggiò sul tavolo un piccolo e lungo sacchetto, prima di aiutare il figlio a distendersi meglio: non importava che lo vedesse poco o che litigassero ogni volta, vederlo in quello stato gli stringeva lentamente e dolorosamente il cuore. Non importava nemmeno cercare di giustificare l’azione di Mitsuki, magari c’era qualcosa dietro che lo costringeva a comportarsi in quel modo, ma lui aveva fatto del male. Per di più a suo figlio, che per quanto ogni tanto volesse impartigli qualche lezione per essere così sfacciato e precipitoso, vederlo stringere gli occhi per trattenere il dolore e quella mano sul petto che tentava invano di contenere una ferita ben più grande di quella inferta fisicamente gli faceva ribollire il sangue.

“Non… sei un clone…?” chiese Boruto flebilmente, le fitte al busto si facevano via via sempre più insopportabili e gli stavano facendo perdere man mano coscienza.
Naruto prese la mano del ragazzo e la poggiò all’altezza del cuore: l’organo pompava con battiti ben scanditi, né troppo frettolosamente né troppo lentamente. Un sorriso beffardo si fece strada sul viso stanco del giovane Hokage e così fece anche Boruto.

“Grazie…” sapeva benissimo che il battito cardiaco non era una prova per capire se un ninja era un clone o meno, ma c’era qualcosa in quei battiti che sembravano raccontargli che, sì, lui era quello vero. Era suo padre e non uno stupido clone. Per la prima volta da quando era stato ricoverato in ospedale sentì le fitte sciogliersi come nodi e uno strano senso di pace e protezione lo conciliò al suo primo sonno sereno.
Naruto asciugò la lacrima che stava iniziando a solcare un viso ancora troppo giovane per soffrire così tanto. Sapeva di contraddirsi, dato che alla sua età ne aveva passate di peggiori, ma proprio per questa ragione cercava di rendere la sua vita il più serena possibile. E questo desiderio poteva esaudirlo facendo una delle poche cose buone che riusciva a fare per proteggerlo: l’Hokage.
Almeno così poteva sentirsi un po’ un buon padre sia per Boruto che per Himawari, no?

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Dei leggeri botti e scoppiettii destarono Boruto dal suo sonno e spalancò i grandi occhi azzurri, mentre il suo cuore pompava freneticamente il sangue alle vene: si sentiva come se fosse ancora intrappolato nella scena in cui Mitsuki lo attaccava, per questo il suo respiro si fece più pesante e lo sguardo spaventato.
Ma appena vide il viso calmo di suo padre tutto concentrato a sbucciare una mela, la tensione calò e il pugno, fino ad ora stretto sotto le coperte, si sciolse.

“Riposato un po’?” borbottò Naruto, troppo intento a cercare di non tagliarsi le dita per l’ennesima volta.

Boruto trattenne una risata: “Il grande e onorabile Hokage che non sa sbucciare una mela potrebbe diventare una notiziona da scandalo”

“Sì, sì, come vuoi…” lo ignorò, finendo di togliere la buccia e per poi tagliare velocemente il frutto in piccole fette “Mangia. Ti farà sentire meglio”

“Perché proprio una mela?” chiese, un po’ incredulo che suo padre si fosse messo così d’impegno per tagliargli una mela quando poteva tranquillamente comprarne una già tagliata.

Mentre il ragazzo si mise a sedere, l’Hokage fissò il piatto con la mente immersa nei ricordi: “Sai, quando Sasuke aveva deciso di abbandonare il Villaggio io combattei con lui e ne uscì sconfitto”
D’un tratto il figlio lo fissò ad occhi spalancati e ben svegli, incuriosito di una storia che aveva sentito raccontare solo vagamente e mai da suo padre in persona.
 
“Non ero riuscito a riportarlo indietro né a fargli cambiare idea sulla strada che aveva deciso di intraprendere. Mi sentivo a pezzi ed ero messo molto peggio di te! Non riuscivo nemmeno a muovermi bene con tutte quelle bende appiccicate alla mia pelle” porse il piatto a Boruto e lo guardò con occhi divertiti e carichi di nostalgia “Fu in quel momento che Sakura-chan mi porse un piattino con una mela tagliata, dicendo che mi avrebbe fatto bene ogni tanto mangiare frutta.  Quest’abitudine ha continuato ad averla anche negli anni successivi, sentiva come il bisogno di sdebitarsi, perché si sentiva debole e costretta sempre ad appoggiarsi a me”

“Ma Sakura è così forte ora!” ribadì Boruto, come se non volesse crederci che la mamma di Sarada un tempo fosse debole.

“Tutti siamo stati deboli un tempo, chi fisicamente, chi mentalmente, chi sentimentalmente, nessuno è stato un ninja perfetto. Nemmeno Sasuke lo era” notò con immenso piacere che suo figlio aveva iniziato a mangiare a piccoli bocconi la mela “Mangiare quella mela è stato un segno di riconoscimento da parte di Sakura, come se, indirettamente, mi volesse dire che ce l’avevo messa tutta e che lei non vedeva la mia sconfitta come un fallimento”

Boruto si fermò, con la fetta di mela in mano pronta per essere morsa, solo per guardare il padre ed elaborare che l’ultimo discorso era rivolto a lui: l’Hokage poggiò delicatamente, ma con presa salda, la mano sulla sua spalla.

“Grazie per aver avuto il coraggio di andare dietro a Mitsuki, nonostante sapessi a cosa andavi incontro”
Una lacrima, due lacrime…

“Grazie per aver creduto, non solo a te stesso, ma soprattutto ai tuoi compagni”
Tre, quattro, cinque…

“Sono fiero di te”

Un forte boato attirò la loro attenzione: i fuochi d’artificio avevano iniziato ad essere più potenti. L’Anno Nuovo era arrivato.
Naruto prese il sacchetto che aveva poggiato sul tavolino quando era arrivato ed estrasse due stelle filanti molto fine, con il classico inspessimento lungo il filo su cui accendere la fiamma.
Mentre Boruto si asciugò le lacrime, che non ne volevano sapere di fermarsi, Naruto poggiò una delle due stelle filanti vicino alla sua mano: “ So che non era così che ti aspettavi di passare l’arrivo del Nuovo Anno, ma che ne dici se stavolta lo festeggiamo tra uomini?” il padre addolcì lo sguardo e tirò fuori dalla tasca un accendino e, con un paio di tentativi, avvicinò la fiamma all’inizio della stella.
Nel giro di pochi secondi la stanza buia si illuminò e, per qualche minuto, sembrò quasi che la vera festa fosse tra quelle quattro mura. La calda luce riscaldò lo sguardo stanco e spezzato di Boruto e sciolse la tensione mano a mano che i fili di luce scoppiettavano vicino al suo viso.

“Buon Anno, Boruto! Che il tuo futuro possa sempre essere costellato da legami indissolubili”
‘Quello che io non ho potuto avere da piccolo…” pregò il padre ‘Fa che Boruto lo possa avere sempre, ti prego, e io mi impegnerò al massimo per potergli garantire una pace eterna’

“Papà, che cosa hai desiderato?” chiese, vedendolo con gli occhi chiusi e il capo chino.

Naruto osservò la stella filante spegnersi, la poggiò nel lavandino e fece lo stesso con quella di Boruto: “Segreto!”
   
 
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