Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: T612    03/12/2018    2 recensioni
1956, Russia, base operativa del KGB.
La nascita della leggenda della Vedova Nera e il Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino.
Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avvisi dalla regia: 
Ricordo che nel capitolo precedente Rodchenko ha combinato disastri, tenendo presente questo, vi lascio alla lettura.




31 dicembre

Natasha continuava a far da spola tra il forno e il camino a legna, lanciando occhiate preoccupate in direzione dell’orologio ogni volta che ci passava davanti… Alexei l’aveva chiamata da lavoro avvisandola che si sarebbe trattenuto in ufficio, ma era da più di un’ora che non aveva notizie e il fatto che le strade fossero ricoperte di ghiaccio la metteva in agitazione.
Non poteva lamentarsi più di tanto del lavoro di suo marito, Alexei era acclamato come eroe nazionale da mezza Russia, la paga era buona e da quando si erano sposati non le aveva mai fatto mancare nulla… ma la infastidiva che, nonostante Alexei avesse fatto richiesta di trascorrere il capodanno a casa con lei, i suoi datori di lavoro la pensavano diversamente e quella mattina l’avevano richiamato alla base.
Le aveva assicurato che sarebbe tornato a casa in tempo per cena, Natasha si era messa d’impegno ed ora viveva in un limbo tra l’ansia di bruciare il cibo nel forno e la preoccupazione di presentare il piatto freddo ad Alexei. 
-Amore, sono tornato!
Suo marito fece la sua comparsa tenendo tra le mani un pacchetto regalo, i capelli ancora cosparsi di neve mentre la raggiungeva per baciarla.
-Hai la punta del naso gelata. –rise scostandosi, passandogli una mano tra i capelli, togliendo i cristalli di neve residui. 
-Sarebbe strano il contrario, fuori si gela ‘Tasha. –rise di rimando porgendole il pacchetto regalo.
-Questo per cosa sarebbe? 
-Un regalo da parte di tuo padre, sa che se l’avesse consegnato di persona non l’avresti mai accettato. Non lo rivuole indietro, se proprio devi, fallo sparire e non voglio saperne niente.
Gli aveva rivolto uno sguardo omicida in risposta prendendo tra le mani il pacchetto, aveva azzerato qualunque protesta sul nascere, rassegnandosi a scartare la confezione rivelando una collana d’oro.
-Ho come il sospetto che la rivenderai.
-Esattamente. –aveva rimesso la collana nel sacchetto gettandolo lontano da lei. –Non può ricomprarsi il mio affetto con dei regali. 
Non desiderava affrontare quel discorso nuovamente, scappò dalla discussione con la scusa di controllare la cena nel forno, lasciando Alexei interdetto mentre si scaldava le mani davanti al fuoco.
Il suo rapporto padre e figlia non era decisamente dei migliori anche se, da quando Ivan Petrovich l’aveva adottata, ricordava di aver vissuto un’infanzia abbastanza felice.
Era stato lui a procurarle il primo provino al Bol’šoj, l’aveva sempre supportata nella sua carriera da ballerina ed era grazie a lui se aveva conosciuto Alexei. I rapporti si erano incrinati quando si era opposto al suo matrimonio favorendone uno combinato, non aveva mai fatto la conoscenza dell’uomo scelto da Ivan, ma il padre non l’aveva presa bene quando si era rifiutata di sposarlo.
Era arrivato a metterle le mani addosso quando lei aveva affermato che lui non sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea in nessun modo, a causa di quell’episodio era stata ricoverata in ospedale con una pallottola sulla gamba… le infermiere avevano precluso qualunque visita al padre e lei aveva deciso di troncare i rapporti. 
Una volta dimessa avevano fatto le valigie, si erano sposati con una cerimonia in pompa magna finanziata dai datori di lavoro di Alexei, ma Ivan non l’aveva accompagnata all’altare e lei continuava a recidere qualunque tentativo di riallacciare il legame con lui.
Aveva spento il forno richiamando suo marito a tavola, cercando di scacciare i brutti ricordi chiacchierando del più e del meno. Alexei le aveva fatto i complimenti per la cena, per poi raccontarle di come procedevano i test di collaudo delle sonde spaziali, di quanto Petrovich fosse fiero di lui e di quanto fossero fortunati nel poter continuare ad usufruire dei finanziamenti del Generale Karpov, nonostante quest’ultimo e soci avessero fatto ritorno a Berlino dopo alcuni dissapori con suo padre. 
-Tornando a casa ho visto i manifesti della tournee. –commentò Alexei distrattamente con un mezzo sorriso sul volto. –Hai ufficializzato la cosa.
-Non mi andava di vedere stampato “Natasha Petrovich” in ogni angolo della strada.
-Non serve essere così scontrosi, era così per dire… mi fa piacere veder scritto “Natasha Shostakov” sui manifesti nonostante siamo sposati da nemmeno un mese, tutto qui.
Suo marito si era alzato da tavola armato di sigarette con l’intento di rifugiarsi sul terrazzo, mentre Natasha non poteva fare a meno di chiedersi cosa le fosse preso, non sapeva spiegarsi perché a volte fosse così scontrosa con Alexei… forse perché il suo cognome era ancora un tasto dolente. 
Solamente negli ultimi mesi aveva scoperto di essere una Romanoff, Alexei l’aveva trascinata davanti ai cancelli del Palazzo d’Inverno rivelandole quell’ultimo tassello che mancava al suo puzzle… aveva cercato inutilmente di rintracciare i suoi genitori biologici anni prima, ma Ivan non aveva voluto condividere quell’informazione con lei, lasciandola a quell’inutile caccia ai fantasmi.
La notizia l’aveva sconvolta a tal punto che per un lungo periodo aveva sognato di visitare i vicoli di San Pietroburgo nel cuore della notte, di danzare con qualcuno sotto il lampadario di cristallo… qualcuno che non riusciva ad identificare.
Scosse la testa scacciando quei ricordi nebulosi raggiungendo Alexei sul terrazzo.
-Mi passi il pacchetto?
-Da quando fumi Natasha? –la nota di sorpresa nella voce di Alexei la prese in contropiede, non le diede il tempo di pensarci che liquidò la domanda con un’alzata di spalle porgendole il pacchetto di sigarette.
Natasha ne sfilò una portandosela alle labbra… non sapeva il perché si aspettasse che Alexei le offrisse il fiammifero acceso, come non riusciva a spiegarsi la delusione che avvertì quando si accese la sigaretta da sola.
-‘Tasha, iniziano.
Alexei puntò lo sguardo verso l’alto stringendola a sé mentre i fuochi d’artificio illuminavano la notte… Natasha avvertiva una strana sensazione, come se ci fosse un errore di fondo, ma diede la colpa a quei sogni nebulosi che l’assillavano di notte.
Si discostò da Alexei il tempo necessario per spegnere la sigaretta sul posacenere, l’odore del tabacco le annebbiava la mente, per poi tornare a stringersi al marito puntando lo sguardo verso il cielo illuminato dallo spettacolo pirotecnico.
Natasha non aveva mai visto fuochi d’artificio così belli.




Commento della regia:

Prima di tutto specifichiamo il discorso “feste” (fonte Wikipedia):
Durane il comunismo le festività natalizie non erano riconosciute (in linea con la politica di laicizzazione del Paese), per tale motivo la festività più sentita era il capodanno civile (1° gennaio), il Natale vero e proprio torna ad essere considerata una festività a tutti gli effetti negli anni ’90 con la caduta del comunismo.

Per quanto riguarda il capitolo… non so cosa vi aspettavate, è diverso dagli altri perché Natasha in primis è diversa, ho voluto riportare e spiegare quello che crede di portarsi dietro come bagaglio personale, in netto contrasto con quella che sappiamo essere la vera narrazione dei fatti raccontata nei capitoli precedenti. Tutti gli “errori di fondo” ed i “sogni” che percepisce/ricorda sono la manifestazione della subdola modifica eseguita da Rotckeno, infatti ad ogni errore che riscontra, il suo cervello fornisce immediatamente una spiegazione plausibile… tale processo è difficile da “demolire”, a conti approssimativi resta sposata con Alexei fino a quando non viene eliminato dal KGB, principalmente per distogliere l’attenzione di Natasha dai primi cedimenti della riprogrammazione (presumibilmente aveva riconosciuto James come il killer di JFK, almeno secondo il mio headcanon è così).

Ultima piccola specificazione:
Il cervello memorizza in modo più “radicato” gli odori, motivo per cui l’odore del tabacco è il veicolo che scatena i “ricordi nebulosi” sia nel caso di Natasha (visto che lo associa a James) sia nel caso di James stesso (visto che lo ricollega a praticamente tutta la sua vita precedente al Soldato d’Inverno).

Dopo questa digressione infinita, ringrazio tutte le persone che hanno seguito la storia fino a questo punto, chi l’ha inserita tra le seguite/ricordate/preferite e i più temerari che l’hanno addirittura recensita. <3
Con affetto,
_T




Edit: 24/09/2019
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: T612