Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: kyuukai    03/12/2018    1 recensioni
Dopo settimane di lavoro estenuante, Giorno propone a Mista un modo assai bizzarro per rilassarsi e godersi del tempo per loro.
Facendogli la ceretta.
[Per il compleanno di Guido Mista]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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N.d. V: Eppi birfdei Gnocco.
Il titolo della OS deriva dalla canzone “Beeswax for Seth”, di Daisy May Erlewine.

🐝

Guido non sapeva che tipo di Stand assurdo avesse preso il controllo del suo corpo quando, con un'innocenza inaudita, Giorno aveva proposto di riservare l'unico giorno libero che avevano, da un mese a quella parte, per depilarlo.

Forse era stata la pericolosa combinazione di stanchezza, mentale e fisica, con l'aggiunta di un pizzico di distrazione che aveva reso il suo sesto senso offuscato al velato pericolo che poteva rappresentare una tale esperienza. Eppure il fidanzato aveva sorriso, fino a mostrare i denti bianchi come perle, ed aveva stretto le sue dita callose in una presa entusiasta.

Le parole di ringraziamento, l'espressione piena di aspettativa bastarono a decretare l'ennesima sconfitta di Guido, di fronte al raggio di Sole che riscaldava ogni sua giornata.

Era lo stesso che gli aveva rivolto, quando aveva bussato alla stanza dove si erano dati appuntamento, e senza indugiare lo aveva pregato di seguirlo in bagno.

Aveva perfino indossato una comoda divisa bianca, quasi ad immedesimarsi in un esperto estetista, e Mista pensò per un attimo se fosse dovuto finire nella sezione delle donne per trovare dei pantaloni della sua misura, mentre il fidanzato passava sulle gambe e sulla schiena un prodotto pieno di granuli di zucchero, che allo stesso tempo graffiarono ed affinarono la grana della sua pelle.

La pressione delle sue dita era stato molto piacevole, e per un attimo aveva dimenticato che facesse tutto parte della preparazione, si era lasciato cullare dal silenzio gradevole che aleggiava attorno alla vasca da bagno e dalle cure di Giorno nel tamponargli i capelli umidi ed i piedi, prima di fargli indossare dei sandali ed infilargli un soffice accappatoio attorno.

Una volta essersi steso su un lettino e coperto solo da un asciugamano in vita però, cominciò a riconsiderare la sua decisione.

Ed il fatto che la sola presenza del partner monopolizzava la sua attenzione talmente tanto da non considerare cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto.

Certo, la sala che aveva allestito alla perfezione era molto confortevole: le luci soffuse e calde un toccasana per i suoi occhi abituati a star concentrati ogni ora del giorno, della bassa musica in sottofondo voleva invitarlo a star sereno e distendersi un poco.

Trovò difficile cercare le parole giuste per fermare Giorno dall'accendere il fornelletto su un tavolo vicino, nell'aria l'odore della cera che si scaldava.

Il ragazzo abbassò il capo e, una volta raggiunto, carezzò la peluria vergine delle sue gambe con delicatezza: tastò ogni zona e studiò con attenzione la trama.

Guido divenne ulteriormente confuso quando lo vide prendere il rasoio elettrico e passarlo, soprattutto sulle cosce, quel che bastava per ridurre la lunghezza di quelli mai toccati.

Sarebbe stato un processo davvero lungo e tedioso, realizzò, seguendo guardingo i suoi movimenti. Almeno era abituato al leggero ronzio della macchinetta ed i pettini che tagliavano i ricci bruni. Si radeva ogni giorno da anni ormai, passandolo sul viso, a volte sul collo e rischiare di ferirsi la mascella squadrata, ma vederlo in mano al ragazzo era davvero bizzarro.

Soprattutto perché non l'aveva mai visto impugnarne uno prima d'ora.

Quasi aveva cominciato a sperare si sarebbe fermato a quello, una spuntatina ai peli più ispidi e duri, e fine.

Doveva immaginarlo, visto che il fidanzato non aveva mezze misure.

La tensione tornò ad avvolgergli in spire di terrore lo stomaco quando cominciò a testare la temperatura della cera sull'interno del polso, facendo apparire un grazioso rossore attorno al punto su cui l'aveva appoggiata, e strappata via senza neanche fiatare.

Sudore freddo attraversò le tempie mentre contava i centimetri che separavano la forma del ragazzo.

Sperava non fossero quaranta, o quattro metri.

“Passerotto...”.

Occhi cerulei ritrovarono il suo viso immediatamente, e qualcosa di dolce piegò gli angoli, risaltare le ciglia folte e dorate. Mista deglutì di nuovo, arpionando la protezione di carta sotto la sua schiena, si stava divincolando nel vederlo avvicinarsi.

Neanche rappresentasse la peggiore delle minacce.

“È tiepida, non ti brucerà, te lo prometto”.

La sua voce, prossima all'orecchio, suonava come il canto degli angeli, mielosa e sincera andò a lenire il gelo delle membra almeno un poco. Guido era sicuro che non avrebbe fatto niente senza consenso, anche per questioni sciocche come una depilazione, e per questo annuì, seppur a fatica.

Perché, nonostante tutto, si trovava in un ambiente nuovo per lui. E forse anni fa gli era capitato di sentire la sorella lamentarsi con la madre, di quanto era stata dolorosa la sua prima ceretta.

Oltre al nervosismo, il basso ronzio della curiosità lo teneva seduto lì, a sperare di carpire il motivo per cui il fidanzato aveva proposto proprio quell'attività.

Le labbra morbide di Giorno sfiorano la guancia impallidita, lo fecero sospirare piano e cedere dallo stritolare la seduta.

Ricercò la sua attenzione mentre allungava il busto verso la zona da depilare, e stese la cera con una delicatezza disumana, con un attrezzo che ricordava un coltello, ma non scalfiva affatto la carne.

La sensazione della pelle fredda per la tensione venne a contatto con la sostanza calda, ostacolata dai peli spessi.

E Guido soffiò tra i denti, aveva i nervi a fior di pelle. La paura dello strappo.

Giorno se ne stette lì, a sentire il ragazzo dare di matto, biascicando in un toscano agitato che sapeva avrebbe fatto male da morire.

Non appena ebbe finito, lo rassicurò che il dorso della gamba era una parte poco sensibile, e resse il suo sguardo poco convinto con pazienza.

Gli diede un bacio sulla spalla, di quelli dolci al sapore di zucchero ed amore, che conoscono il valore del tempo e vogliono assaporarlo, dandogli modo di respirare più serenamente.

Giorno non aveva fretta, fu gentile, carezzò il triangolo di pelle appena vicino con cura, mentre aspettava che la cera aderisse per bene al pezzo di carta.

Guido seguì tutto con attenzione e deglutì, ma alla fine realizzò di non poter rimanere lì per ore, mezzo nudo, e lo supplicò di accelerare.

Ed in quel momento gli occhi di cerulei si illuminano, la bocca si schiuse e Mista sentì il cuore battere forte da dove era steso.

E capì perché sembrava avesse appena ricevuto un dono bellissimo.

Nell'incoscienza, si era fidato così tanto da sottoporsi a questa sua richiesta all'apparenza sciocca, e credere in lui, come in ogni altra occasione. Come lui stesso aveva dovuto fare, tempo prima, per insegnargli cosa voleva dire voler stare assieme, amare, e combattere contro le proprie paure per lasciarsi andare ad una delle emozioni più belle al mondo.

E non c'era niente di più meraviglioso.

Le guance si tinsero di rose appena sbocciate, ed il moro non poté evitare di spalancare le palpebre, pensando che fosse l'essere più grazioso esistente sulla faccia della terra.

Poi tirò, piegando elegantemente il polso, con una tale velocità da sorprenderlo. Le sue mani precise nello strappare e sigillare il sussulto di Guido con un bacio caldo a fior di labbra.

Il bruciore arrivò poco dopo, spingendolo a morderle, e scusarsi, eppure Giorno scosse il capo e le sfiorò di nuovo, felice e gentile.

Il tocco appena tiepido delle sue dita, lunghe ed affusolate, costituì un sollievo incredibile sulla pelle chiazzata di rosso.

Si sentiva appiccicoso, e quasi voleva dirgli di allontanarle, prima che si rovinassero sull'epidermide ruvida. Non ne ebbe il cuore, e neanche il tempo, dato che Giorno aveva già affondato la lama nel fornelletto, per prendere altra cera.

Scivolava lenta come lava sul metallo, anche se aveva un colore completamente diverso.

“Continuiamo?”.

Lui annuì, continuando a guardarsi nervosamente attorno, incerto se seguire il procedimento un'altra volta, o soffiare con il viso voltato, come un gatto, all'ennesimo strappo.

Giorno era la sua roccia, perciò decise di fissarlo, nel chinare la schiena dritta come un fuso verso di lui.

“Fa male”.

“Scusami, cucciolo. Sarò più delicato la prossima volta”.

Guido ben presto capì che aveva potere sul ragazzo, e di tanto in tanto si lamentò nel trattamento, perché cosciente che il partner si concentrava troppo sul lavoro, ma non appena sentiva la sua voce gemere, questo catturava tutta la sua attenzione.

“Mi spiace, la mia mano deve aver tentennato un secondo. Se la temperatura è troppo alta, dimmelo, va bene?”.

Era tenero come aveva cominciato a dubitare di sé, nonostante la chiara presa in giro del moro.

Aveva sempre riguardo per lui, e non perdeva tempo a stringerlo dolcemente contro la sua divisa, o scusarsi debolmente tra i suoi capelli. Dargli tempo, studiando il ritmo del suo respiro e rilassarsi, solo dopo averlo sentito soffiare più tranquillamente sul collo.

Applicare la più lieve delle pressioni delle dita appena tiepide sulla pelle irritata.

Faceva quasi spavento quanto Giorno teneva a lui, e quanto lui gradisse questo modo che aveva di viziarlo.

Appoggiato contro il suo petto, mentre l'altro si occupava della zazzera di sottili peli sullo sterno, Guido realizzò che Giorno non avrebbe mai rinunciato alle camice con la scollatura centrale, non che si sarebbe mai lamentato.

Dalla stoffa faceva capolino un odore buonissimo, dato che adorava cospargere il corpo ed i punti di pressione con creme profumate ed essenze pure.

Dava alla testa, e si ritrovò ad inspirare rumorosamente la vaniglia e qualche altra nota golosa che aveva scelto per quel giorno.

Possibile che profumasse come un gelato al pistacchio?

Guido strinse i denti nell'avvertire l'epidermide delle gambe pungere dopo lo strappo, e poco dopo mugolò un grazie contro il collo del biondo, mentre lasciava una carezza sulla fronte.

Avrebbe voluto tenerlo incollato a sé.

E lui lo sapeva, lo leggeva nel linguaggio del suo corpo, da come scelse di spostarsi lontano rispetto a dove sedeva, ma allo stesso tempo non evitò lo sguardo.

“Cosa fai, scappi? Non mordo mica”, ed era una mezza bugia, poiché desiderava assaporare la sua pelle, una volta ed un centinaio in più, finché avrebbe perso il buon odore che portava.

In tutta risposta Giorno drizzò le spalle con eleganza, facendosi scivolare il commento, e lo fece tentennare nel tirare via la striscia successiva, e mentre soffiava sofferente all'aria, giurò di sentirlo ridacchiare.

Arrivato alla zona inguinale, Guido si portò una mano al viso quando scostò appena l'asciugamano che aveva indosso, e le dita di Giorno sfiorarono, più per stendere la cera nell'interno coscia che con l'intento di solleticare, la mezza erezione tra le gambe.

“Scusa” gorgogliò dal basso della gola.

Se il biondo non fosse il suo partner e quello fosse successo in un vero studio professionista, sarebbe di certo morto d'imbarazzo.

L'altro continuò senza farci caso per un paio di minuti, e dopo aver tolto una nuova striscia, e sentito una mezza bestemmia uscirgli dalle labbra, sorrise alzando il viso a lui e disse “Mi spiace solo che dovrai aspettare la fine del trattamento per trovare sollievo”.

Guido si inumidì le labbra, portando le braccia dietro la testa e stendersi meglio sul lettino.
“Sei troppo meticoloso, boss”.

“Non penso tu voglia andare in giro con macchie di peli irregolari sulla pelle” sussurrò calmo, prima di abbassarsi e gettare la carta nel cestino “Il pied de poule non è in voga quest'anno”.

“Sei comunque il solo che mi vede nudo”.

Giorno alzò un sopracciglio, e più sereno si sporse a sfiorare i capelli bruni, cingere la nuca con dolcezza prima di piegare le dita e stringere, il giusto.

“E così dovrà rimanere in eterno”.

A Guido si inaridì la gola, eppure trovò la forza di tossire una bassa risata godereccia.

“Sembra una minaccia mischiata ad una dichiarazione d'amore, zucchero mio. Devo preoccuparmi o sperare di ricevere presto in un anello?”.

Provò a girare il viso e rubargli le labbra, ma il biondo le evitò appena in tempo, ridendo musicale tra le quattro mura che li accoglievano.

“Devi stare solo buono e farti depilare, Guido, non costringermi a tenerti fermo”.

“Ehi, che ne sai, potresti anche provare e vedere se mi piace” propose ammiccante, facendo ondeggiare il bacino fino a far arretrare il ragazzo che si stava piegando per raggiungere la pelle dietro il ginocchio.

Mista ghignò nel vedere gli occhi azzurri fissarlo, la piega delle labbra piene irrigidirsi, ed infine tendersi in su.

Non gli rivolse più la parola, ma per rivedere quel mezzo sorriso così dolce e complice, fece finta di gemere di dolore quando tolse altri peli sulla coscia.

Le dita flessuose ben strette attorno alla carne della sua caviglia.

🍯

Nonostante il processo aveva impiegato più del previsto, Guido lo trovò davvero rilassante. Tutte le preoccupazioni, immediate e passate, si affievolirono assieme alla fragranza della candela accesa sul davanzale inebriare la stanza, fino a svanire e mischiarsi all'odore emanato da Giorno.

Per la prima volta dopo tanto, non aveva altro da fare, se non deliziarsi con la presenza del fidanzato che si prendeva cura del suo corpo in ogni centimetro, bene attento a farlo con la dovuta attenzione, e godersi il materiale avvolgente del lettino sotto di lui.

La freschezza della crema lenitiva lo fece mugugnare sonoramente, ridestando i nervi sopiti dopo la depilazione. Sentiva la pelle, dapprima arrossata e formicolante, risvegliarsi sotto il tocco morbido mentre la spalmava lungo le spalle, attorno al bacino e perfino sul petto glabro.

Tornava a vivere sotto il tepore delle dita che tanto adorava.

Gradì enormemente il massaggio ravvivante lungo la schiena. Giorno lo aiutò a voltarsi e lavorò i suoi muscoli stanchi e tesi con dovizia estrema, usando i pugni chiusi e pietre calde da posizionare nei punti sensibili.

Mista si rialzò dal lettino, sentendosi un uomo nuovo, rinvigorito e riposato.

I piedi scivolarono un tantino sul marmo, per quanto era unto.

La prima cosa che fece fu stiracchiarsi come un gatto, mentre il biondo lo oltrepassava per spegnere i faretti soffusi nella stanza.

Guido lo raggiunse un minuto dopo, facendo scivolare le mani lungo il fianco e trovare la preferita ubicazione tra il bordo della maglia e dei pantaloni bianchi.

Giorno allungò le proprie, idratate, ad accarezzare la mascella quadrata prima di poggiare la fronte contro la sua, strofinarle assieme ed attendere il momento in cui gli occhi castani si sarebbero riaperti per accoglierlo con amore nella penombra.

Assaggiò con le dita il sentiero tra gli addominali del ragazzo, fermandosi nel punto dove, di solito, affondava nella peluria scura sul petto. Al suo posto, trovò solo pelle nuda, leggermente appiccicosa, e vi disegnò dei cerchi con lentezza, senza staccare gli sguardi.

Mista inspirò con forza, e poi scese a baciare la sua bocca dolce, piano piano, senza fretta né lussuria, fino a scorgere gli zigomi colorarsi come le foglie in autunno.

“Mi vuoi?” chiese, conducendolo delicatamente ad avvicinarsi e sentire il calore del corpo sul proprio. Giorno abbassò le palpebre, estasiato, guardandolo attraverso le ciglia così folte e chiare, ed annuì semplicemente.

Bastò quello a riempire il cuore di Mista di gioia.

Dopo aver amoreggiato con le labbra del suo adorato, non poteva farne a meno, però, si sentì prendere di peso.

Sconcertato vide la forma luminosa di Gold Experience far capolino oltre la sua spalla, lo sguardo come al solito vitreo, eppure lasciava intravedere una vena divertita dalla piega della bocca.

Anche i Sex Pistols, che si erano manifestati assieme allo spavento di Guido, se la ridevano mentre fluttuavano attorno alla chioma dorata di Giorno, aprivano l'elegante treccia e la scompigliavano per rendere il look del boss più di loro gradimento.

“Mi sento come una principessa” scherzò gioviale, prima di allungare un braccio al fidanzato, che più che contento intrecciò le dita alle sue, facendo strada per il corridoio, per fortuna vuoto.

Si era fatto buio oltre le alte finestre che davano sull'ampio giardino.

“Meriti di sentirti così prezioso ogni giorno, amor mio”.

Davanti alla loro camera, Purple Haze stava in piedi a scandagliare la zona, e vedendo i due arrivare, sparì in un sospiro esasperato.

Giorno si voltò, con viso sereno e l'aura di un angelo, e rise sotto i baffi non appena lo Stand fece scendere il fidanzato.

Il cuore di Mista palpitò forte nel veder svanire i suoi vestiti in un turbinio di petali bianchi, facendo morire una battuta di spirito sulle labbra.

“Prendimi” disse, aprendo le braccia flessuose, in un misto di ordine e preghiera che fece scivolare piacevoli brividi lungo la schiena nuda del pistolero.

Non appena mosse il primo passo verso quell'apparizione irresistibile, l'asciugamano precario sulla vita scivolò via, trasformandosi in bacche di fitto bosco.

Quando le porte si chiusero sul loro mondo privato, Guido aveva già afferrato il ragazzo per i fianchi, e stretto in un bacio umido ed adorante. Affogando nell'odore inebriante di miele e cera mescolatisi sulla pelle dell'amato, abbandonato completamente alle mani.

Il cervello, ogni cellula del suo essere, impiegarono ore per tornare lucide ed allontanarsi dal tepore suadente dei loro corpi abbracciati.

Guido si risvegliò comodamente steso tra i cuscini soffici del loro letto, come un pascià, con il fidanzato sdraiato su di un fianco, la testa appoggiata sullo stomaco.

Due figure incollate, nel buio quasi totale dell'ampia stanza.

Non resistette alla tentazione di arrotolare un boccolo biondo attorno alle dita, delicatamente, perché adorava vederlo dormire sereno e sentire il suo respiro farsi più profondo e caldo sulla sua pelle.

Lo vide rabbrividire sulle spalle, e subito allungò un braccio, piano, per afferrare i lembi delle lenzuola e coprirlo per bene.

Poi si piegò su di lui, passando le mani calde attorno alla schiena e tirarlo contro il petto. Appoggiò il capo dorato contro la guancia, sfregandola pian piano nel sentirlo avvolgere le braccia attorno ai fianchi.

Lo sentì sospirare, totalmente rilassato contro di lui, al sicuro, ed avvertì il proprio cuore battere più forte.

Si maledì, notando che l'avesse udito, e si stesse destando.

Giorno alzò il viso, ancora un poco arrossato sulle gote magre, e lo stette a guardare in silenzio, quasi avesse paura che le parole potessero rovinare quel momento di pace.

Strinse solo un poco di più la presa sul suo corpo, e tese gli angoli della bocca graziosa, gli occhi ancora stanchi facevano capolino tra le ciglia, pigramente.

Guido moriva per quegli attimi in cui l'amore del fidanzato trasudava da ogni poro, da ogni cellula del suo corpo premuta contro il proprio, ogni solletichio dei lunghi capelli dorati contro la spalla.

Le loro gambe annodate sotto le lenzuola di seta, lisce e quasi liquide...

Improvvisamente scosse il capo, rialzandolo dai cuscini per guardare ai piedi del letto, e muovere gli arti.

Giorno gli fece seguito, allarmato, e senza parlare continuò a studiare il suo profilo, aggrottando la fronte. Guido si rigirò verso di lui con tanto d'occhi, e subito il biondo allungò un braccio per carezzargli la schiena.

“Qualcosa non va?”.

“No no” si affrettò a chiarire, per evitare il nervosismo del partner “Solo... Le lenzuola sembrano acqua sulle gambe senza peli. È strano un bel po'!”.

Giorno si portò una mano alle labbra, nascondendo una piccola risata adorante.

“È una sensazione nuova, vero? ” sussurrò, facendo scivolare le mani sulle gambe lunghe per carezzarle, mugolando sottile nel sentirle così lisce.

Guido rise basso, tirandolo addosso a lui per baciargli le labbra contente, un bacio sonnolento e pigro poi lo lasciò anche sulla stella sulla spalla.

La pelle dorata era vischiosa dell'amore che aveva lasciato tempo fa, ma non riusciva a staccarne la bocca da essa.

“Mica mi ricresceranno presto?” chiese contro questa, fingendo preoccupazione all'idea di dover ripetere l'esperienza a breve, e stavolta Giorno non riuscì a trattenere le risa delicate che scossero la forma longilinea.

“Dormi sogni sereni, cucciolo” sussurrò, tornando ad annidare il capo sotto il suo mento, la mano appena tiepida appuntata all'altezza del cuore di Mista “Dato che erano peli vergini, durerà molto tempo”.

“... Smetterai mai di attentare alle poche verginità che mi sono rimaste?” chiese incredulo sul suo orecchio, guadagnandosi uno sbuffo insofferente per gioco, mentre le guance del suo amato tornavano a colorirsi, e la gioia irrompere dalle labbra a forma di cuore e contagiare le corde del proprio animo.

Per il resto dei loro giorni.

  
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