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Autore: Sherry93    03/12/2018    2 recensioni
Avevo sciolto l'Inquisizione, non sopportavo più quei falsi buonisti che avevano lasciato la salvezza del Thedas sulle nostre spalle e pretendevano che sparissimo. Corypheus era morto già da più di due anni e non aveva senso. Abbiamo un altro obiettivo, ho un altro obiettivo e non intendo restarne fuori, se voleva proteggermi doveva fare di meglio, quel suo maledetto orgoglio lo avrebbe ucciso e non posso permetterglielo.
[IN REVISIONE]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Pensavo di metterci di più, ma mi è venuta l'ispirazione! Buona lettura!

Grazie a chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto suggerimenti e critiche.


CAPITOLO 32

Erano giorni che passavo dal letto alla sedia della scrivania e viceversa. Strisciando e trascinandomi come un bambino che stava imparando a camminare, però con continui tremori e fitte. La mia condizione fisica era migliorata, ma lo stare semplicemente in piedi era ancora un problema, se esageravo faceva un male tremendo con giramento di testa al seguito. Dovevo tenere anche il braccio sinistro con una fascia contro il corpo, la sensibilità non era ancora tornata, muovevo normalmente il polso, la mano e le dita, ma non sentivo assolutamente nulla.

Il giorno precedente avevo fatto portare le lettere a Cassandra, Leliana e Josephine, visto che Solas si era trovato d’accordo con me per come affrontare la questione di intervenire come paciere tra Ferelden e Orlais, non c’era motivo di indugiare oltre. Avevo anche aggiunto la mia attuale condizione fisica che mi impediva di intervenire in tempi brevi.

Ad un tratto la porta si spalancò di colpo -È un idiota!- sbottò Elen per la miliardesima volta. Giusto il tempo di ammazzare Geldauran e sembrava che qualcuno avesse lanciato una bomba con le api di Sera scatenando un disastro. Appena tornata qualche giorno fa, subito fuori dall’Eluvian, io, Solas che mi sosteneva e parecchia gente, aveva assistito alla crocifissione di Abelas in pubblica piazza. La sera stessa mi ero ritrovata in camera Elen che continuava a sommergerlo di insulti e per la terza volta, partì con la sua esposizione dei fatti. Non l’avevo mai vista così, non so era più arrabbiata, confusa o triste, sicuramente un mix letale delle tre cose che però avrebbe ucciso me, se continuava in questo modo che il diretto interessato.

-Non può farmi questo! Mi bacia e poi arriva a dirmi che sarebbe meglio rimanere solo amici!? Fenedhis!!- urlò in collera. Mi aveva raccontato che quella volta che non mi aveva detto nulla, era perché voleva vedere come andavano le cose e che sembravano andare tutto sommato bene fino a qualche giorno fa. -Glielo dico io dove può ficcarsela la sua amicizia!- e la vidi sedersi di schianto sul letto -Ti prego Yen, almeno per po’ mandami da qualche altra parte! Non lo voglio vedere quel…- si passò una mano sul viso e poi nei capelli, notai delle lacrime scendere sulle guance.

Mi faceva male al cuore vederla così -Elen, datti un po’ di tempo, te l’ho detto perché probabilmente ti ha detto così. È confuso e ha paura-

-Che vada al diavolo! Paura di cosa? Sono io che dovrei avere paura del tempo che passa! Non lui! Maledizione! Non può farci questo! Lo sai… lo sai che altre volte pensavo di essermi innamorata e invece arrivo al punto che quello stupido mi fa rendere conto che non avevo capito nulla!?- appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani -E quello che mi fa arrabbiare ancora di più è che rimane sempre perfettamente controllato! Avrei dovuto tirargli un pugno! Non urlargli solo contro! Non gli correrò dietro! Vuole solo un’amicizia? Non avrà neanche quella! Io non voglio la sua amicizia!- si alzò di scatto -Se non hai intenzione di spostarmi, va bene, ma non intendo averci più niente a che fare. Se mi cerchi sarò insieme alla pattuglia che si occupa dell’Eluvian. Almeno non rischierò di ritrovarmelo tra i piedi, tanto poi so che orari e abitudini ha, non mi beccherà più!-

C’era determinazione nei suoi occhi solcata però da una profonda tristezza -Elen…- sospirai -Va bene… ma…-

-Ma! Un corno! Non ho tempo da perdere!- concluse seccata e sospirò calmandosi un po’ -Chiamami sei hai bisogno, ok?- e mi si avvicinò per poi abbracciarmi -Maledizione… non sono per niente fortunata su queste cose…- sospirò profondamente -Lasciamo perdere, sei più importante tu in questo momento. Tanto per lui è come se non fosse successo niente se arriva a dirmi una cosa del genere, non gli importa- la voce tremò e la strinsi di più accarezzandole la schiena -Come stai? Il braccio?-

-Meglio, ma per adesso non sento ancora nulla, spero di tornare a camminare in fretta, non amo non riuscire a essere indipendente e non voglio che Solas trascuri i suoi doveri per starmi dietro-

-Bene, ma chiamami, non c’è solo Solas-

-Ma serennas, lethallan. Fammi un favore, solo ancora un po’ di tempo, ok?- tentai

Si irrigidì -Se vorrà dirmi qualcosa, verrà. Se no la considero già finita, anche se non penso sia mai neanche iniziata a questo punto…- mi strinse di più per poi lasciarmi -Vado, penso che per un bel po’ rimarrò accampata allo specchio-

Aprì la porta, ma si ritrovò davanti l’ultima persona che si aspettasse. Ebbe un sussulto ed evitò Abelas ignorandolo come se non esistesse. Per un attimo stette a fissarla per poi seguirla, sparirono entrambi dal mio campo visivo. Presi il bastone che in questi giorni stavo usando come aiuto e barcollai dolorante con fitte ovunque che cercavano di uccidermi fino allo stipite della porta appoggiandomi. Erano poco distanti, mia sorella guardava da un'altra parte con le braccia incrociate al petto e Abelas gli stava vicino

-Elen… ar lath, ma vhenan- disse dolcemente fissandola intensamente

Lei fremette -No, non è vero, non ti importa- e iniziò a camminare, di conseguenza lui la seguì.

Va bene, attendo aggiornamenti spero positivi o un'altra sfuriata. Restai a guardare il cielo, era una bella giornata, ma non mi conveniva spostarmi, anche con il bastone. Non sarei mai invecchiata, ma stavo già facendo pratica, zoppicai fino al letto sedendomi piano, mi stancavo troppo in fretta. Udii dei passi e comparve Shani, non avevo chiuso la porta -Si accettano scommesse! Abelas ce la farà o perirà nel tentativo?- disse divertita. Sorrisi -Li hai incrociati?-

Mi fece l’occhiolino -A parte gli scherzi, la scenata di qualche giorno fa ha riscosso un buon successo nello sconvolgere la routine quotidiana, si punta che è un piacere-

-Interessante e che si dice?- domandai neanche tanto sorpresa. Alla base le novità di questo tipo si estendevano a macchia d’olio, figurati se riguardavano il secondo in comando.

-Per adesso fanno il tifo, visto che almeno potrebbero tirare il fiato. In questi giorni era di pessimo umore, mi meraviglio ancora che qualcuno non sia morto. Anzi stanno sperando che Elen se lo tenga stretto, in camera magari, per una settimana, un mese… per sempre- rise e io con lei -E la Dea dell’amore che ne pensa?-

-Io? Bhe… Abelas conviene che tenti di morire nell’impresa, perché se non rinsavisce, Elen è determinata a non averci più nulla a che fare. Anche se da quello che ho visto poco fa, sto cominciando a pensare che potrei diventare zia-

-Oh… davvero? Bene, bene. L’astinenza fa male- affermò

-Shani…- la richiamai divertita

-Che c’è? È vero. Soprattutto ad Abelas farebbe bene, ha bisogno di rilassarsi quell’uomo, con tutti gli anni che ha poi…- qualcuno bussò sullo stipite della porta, guardai oltre la spalla della mia amica e lei si voltò. Solas che sorrideva. Shani lo salutò con un cenno -Mi volatizzo e ripasserò più tardi- ammiccando verso di me. -A dopo-

Solas la guardò andarsene perplesso -Stavate davvero parlando di Abelas che dovrebbe darsi da fare?-

Ridacchiai -Penso che se tutto va bene dovrai dare una settimana di vacanza ad Abelas ed Elen-

-Quindi è venuto?-

-Allora sei stato tu a dirgli dove poteva trovare Elen?-

-Non che fosse difficile immaginarlo…-

-Già- sorrise e si voltò chiudendo la porta a chiave. Il gesto accese il mio interesse e senza esitazione si chinò affondando la lingua nella mia bocca. Gli misi la mano destra dietro la nuca tirandolo giù insieme a me sul letto, piantò le mani ai lati della mia testa, ci staccammo senza fiato e rimase con la fronte appoggiata alla mia -Non mi hai più chiesto niente alla fine…- mormorò con un filo di voce. Feci scorrere la mano sul suo orecchio, accarezzandolo, chiuse gli occhi e abbozzai un sorriso -Che fai?- domandò -Hai le orecchie più a punta delle mie… mi piacciono- riaprì gli occhi fissandomi dolcemente -Non ho nulla da chiederti, vhenan. Ha cercato di renderti un mostro ai miei occhi, pensando che potessi avere paura di te. Non ha capito minimamente di cosa io abbia veramente paura- prese la mia mano intrecciando le sue dita con le mie, portandosela alla bocca e baciandola -Di cosa hai paura?- mostrai un sorrisetto -Di perderti. Mi è bastata la volta che sei sparito e Leliana non riusciva a trovarti, avevo paura che ti fosse successo qualcosa- posò degli altri baci che risvegliarono dei brividi che percorsero il braccio. Nelle mie iride grigie vedevo sorpresa e una domanda che non osava farmi a cui risposi comunque -Credevi davvero di aver rotto con me? Quando poi alla mia richiesta di dirmi che non mi amavi, hai risposto di non poterlo fare? Senza nessuna spiegazione decente? Povero illuso- rimarcai divertita le ultime due parole. Continuò a lasciarmi una scia di baci roventi, sul polso, sul braccio… mi sta facendo venire voglia, come se non ne lo desiderassi già abbastanza. La lasciò andare per poi concentrarsi sul braccio insensibile, lo sguardo gli si illuminò. Come le volte scorse pensavo non avrei sentito di nuovo nulla, ma questa volta dei bruciori piuttosto forti si risvegliarono. Un lamento si bloccò sulle mie labbra trasformandosi in un sibilo. Si fermò subito -Perdonami, ma non si può fare diversamente- spiegò mortificato, non voleva farmi male, ma era inevitabile. Abbozzai un sorriso e con la mano buona gli feci segno di chinarsi. Lo fece subito, mettendosi ad un palmo dal mio viso con uno sguardo preoccupato misto desiderio. -Facciamo come quando mi hai reciso il braccio. Baciami, sarà più sopportabile-

-Ottima idea, vhenan- e non facendosi pregare oltre lo sguardo gli si illuminò, per poi affondare nella mia bocca in modo possessivo. Mi concentrai sul movimento delle sue labbra sulle mie e delle nostre lingue che si cercavano. Una fitta si fece strada nella mia mente, mi bloccai e lui con me, come anche la magia di guarigione -Per oggi va bene così, dimmi se senti cambiamenti. Il dolore è un buon segno, vuol dire che guarirà e che stai reagendo-

-Per quanto dovremmo continuare così? Non voglio che trascuri quello che stai facendo, per me-

-Ma’arlath, sono già stato tentato un’infinità di volte ad abbandonare quello che sto facendo. Solo per te. E se me lo chiedessi ora, lo farei immediatamente- il respiro mi si bloccò in gola -Sai che non potrei mai farti una cosa del genere- mi posò un bacio sulla fronte -E tu sai che non potrei mai metterti in secondo piano, sei diventata la mia ragione di vita in questo mondo che mi era estraneo e indifferente- il cuore come anche le guance si scaldarono -Vhenan, se mi guardi così perdo anche la minima volontà di resisterti, ed la cosa più difficile che mi sto imponendo da quando lo facevo a Skyhold, solo che non ti avevo già preso, ma solo assaggiato-

Sorrisi e rialzai la mano buona accarezzandolo in viso, scesi sul collo e poi sul petto, restai un attimo a sentire i battiti del suo cuore contro il palmo. E lo spinsi via -Vai, poi Abelas è impegnato. Chi hai lasciato a gestire i tuoi piani folli?- si scostò aiutandomi a mettermi seduta ridacchiando -La recluta, che prova interesse per te. Andrò a salvarlo-

-Gli stai facendo pagare questo suo interesse con gli interessi?- scherzai

-Basterebbe che mi ascoltasse, visto che quando ci sei tu nei paraggi sembra partire per non so quali viaggi mentali. Non lo posso biasimare, ma magari sarebbe il caso di non farlo in modo così evidente davanti al marito dell’interessata- risi -Chissà tu invece alla sua età…- insinuai

-Io? Se avessi fatto una cosa del genere mentre Mythal mi parlava, mi sarei ritrovato pelato prima del tempo- e accompagnò le parole toccandosi la testa. Risi di nuovo. Si chinò dandomi un bacio fugace per poi uscire. Mi allungai sul letto stando il più attenta possibile a non provocarmi altre fitte, ma con poco successo, dovetti fermarmi un attimo. Riuscii a prendere un libro e con l’aiuto del bastone mi avviai verso il giardino, ero stanca di restare in camera. Dopo varie difficoltà, dolori e il pericolo di cadere rovinosamente a terra per più volte, arrivai esausta sotto un albero. Le orecchie si erano tappate avvertendomi che ancora un po’ mi sarebbe girata la testa, ma per fortuna il senso di malessere si placò abbastanza in fretta. Stavo per immergermi nella lettura quando udii delle voci che conoscevo.

-Elen, fermati! Vhenan…- disse Abelas con tono di voce per niente tranquillo come al solito

-Sei mio amico, no? Non mi chiamare così!- rispose mia sorella seccata. Udii il rumore dei passi sul selciato di pietra arrestarsi bruscamente per entrambi, silenzio -Sei un idiota…- mormorò Elen. Quando sentii dei gemiti di piacere. Oh… maledizione! Non voglio origliare! Ma se mi muovo con la grazia di cui sono munita in questi giorni, gli rovino il momento!

-Ti amo! Ti amo! In che lingua te lo devo dire?- esclamò Abelas trasportato dalla passione che aveva messo in quella dichiarazione

-Come hai potuto chiedermi di restare amici?- domandò Elen ancora alterata

-Io… non voglio perderti tra qualche anno… come potrei continuare a vivere un’eternità senza di te?- rispose teso -Una mortale e un immortale… è una follia-

-Abelas… una follia che voglio fare insieme a te. Ar lath, ma vhenan- disse dolcemente.

Il respiro mi si era bloccato, cavolo, ero emozionata io per loro. Altri passi placarono la mia euforia e me li vidi comparire da parte. Arrossii mortificata per aver ascoltato qualcosa che non avrei dovuto e nascosi il viso portandomi una mano in faccia -Perdonatemi… non riuscivo a muovermi…- bisbigliai. Ad un tratto le braccia di Elen mi strinsero a lei -Grazie lethallan, devi essere veramente la Dea dell’amore, mi hai decisamente portato fortuna. Grazie, ti voglio bene- sussurrò al mio orecchio. Rimasi scioccata in quell’abbraccio che ricambiai senza esitazione. Oltre la spalla di mia sorella vidi Abelas fissarci rosso in viso e appena incrociò il mio sguardo lo distolse imbarazzato. -Ti voglio bene anche io, sorellina. Non sai quanto sia contenta per te- mi mostrò un largo sorriso e si scostò alzandosi, velocemente infilò una mano sotto al cappuccio di Abelas impreparato a quel gesto e lo tirò verso di lei baciandolo con passione. Intanto gli abbassò il cappuccio rivelando dei capelli bianchi argentati legati in una lunga treccia. Rimasi basita a fissarli ed Elen iniziò a ridacchiare stringendosi a lui che cercava di recuperare il cappuccio per rimetterselo con la mano libera senza successo. -Perché li copri? Stai benissimo- affermai e lui si bloccò arrossendo ancora di più per il complimento, sembrava una teiera che stava per esplodere -Mia signora…- mormorò. Elen rise posandogli un bacio sulla guancia -Questo è un altro mistero, ma lo scoprirò. Gliel’ho detto anche io che sta benissimo! Ma non vuole…- disse fissandolo innamorata persa. -Io…- lui tossì schiarendosi la voce cercando di riprendersi -Io dovrei tornare…- lo bloccai -No, Abelas e anche tu Elen, avete una settimana tutta per voi e soprattutto tu Abelas ti meriti un po’ di riposo. Solo Elen, non farmi diventare zia troppo presto-

Ridacchiai piano, c’era Abelas che avrebbe voluto sparire nel terreno -No, va bene che non ho un’eternità davanti, ma non corriamo troppo. Poi sei tu la prima che dovresti farmi diventare zia essendo la maggiore!- e mi fece l’occhiolino. Abbozzai un sorriso -Ti dobbiamo aiutare…- disse mia sorella -No, no, resterò qui ancora un po’. Andate pure- li guardai allontanarsi mano nella mano e Abelas riuscire finalmente a recuperare il suo cappuccio. Ridacchiai entusiasta e veramente felicissima per loro. Alzai il viso fissando le nuvole bianche in cielo per poi chiudere gli occhi.

-Vhenan… vhenan…- la voce di Solas mi arrivò alle orecchie. Aspetta, che…? Aprii gli occhi trovandomelo accovacciato di fronte, lo fissai confusa, notando che era calata la sera. Non è possibile… mi sono addormentata senza accorgermene! Mi passai una mano sul viso -So che erano giorni che restavi chiusa in camera, ma direi che il pezzo di strada fino a qui ti ha fatto crollare, cuore mio- abbozzai un sorriso -A quanto pare…- mormorai mortificata -Ir abelas…- non feci in tempo ad aggiungere altro che mi passò un braccio sulla vita e l’altro sotto le ginocchia, prendendomi in braccio, di riflesso mi aggrappai al suo collo -Non osare scusarti- disse dolcemente. -Solas ce la faccio da sola…- tentai, ma inutilmente, si stava già avviando. Sospirai profondamente -Lo so, ma voglio togliere l’armatura e ho fame. Penso anche tu, no?- sorrisi e appoggiai la testa sulla pelliccia da lupo -Sì anche io ho fame, vhenan- incrociammo degli elfi che ci guardarono incuriositi e abbassai lo sguardo -Abelas ed Elen?- domandai curiosa.

Sorrise -Appena sono stati notati mano nella mano, c’è stato uno scrosciare di applausi, soprattutto da chi è direttamente sotto il comando di Abelas con lacrime di gioia nel non dover più rischiare di morire- risi di gusto e mi aggrappai meglio a lui dandogli un bacio sul collo, una fitta però arrivò a ricordarmi la mia condizione fisica e chiusi gli occhi mostrando una smorfia. -Abbi pazienza ancora qualche giorno e vedrai che andrà meglio- disse avendo notato la mia espressione -Lo spero, perché come dice Shani l’astinenza fa male e ti voglio- risposi senza tanti giri di parole. Ridacchiò -Come siamo dirette, anche io ma’arlath- intanto si era appoggiato alla porta della nostra camera aprendola per poi richiuderla con un calcio. Mi appoggiò delicatamente sul letto e si spostò vicino ad un manichino su cui appoggiava l’armatura, iniziando a togliersela. Era una tortura vederlo spogliarsi e non poterlo aiutare, sospirai e guardai da un’altra parte, poi mi sarebbe toccato aspettare che andasse a prendere da mangiare. Non che non mi facesse piacere che si occupasse di me, ma mi mancava la mia indipendenza. Il materasso vicino a me si piegò e alzai il viso trovandomelo da parte a fissarmi con un leggero sorriso -Cos’è quel broncio?- domandò, ma senza neanche aspettare avvicinò il viso al mio unendo le sue labbra con le mie, dolcemente si insinuò con la lingua, gli posai le mani sul viso accarezzandolo -Tu mi farai impazzire…- mormorai contro le sue labbra -Di piacere, spero…- rispose. Sorrisi e mi cinse la vita con un braccio e mise il viso nell’incavo del mio collo baciandomi e assaporandomi, degli intensi brividi di piacere scesero giù per la schiena -Solas…- sussurrai. Si bloccò, rimanemmo però abbracciati -Sai che se dovessimo farlo non ti procurerei piacere, ma dolore? Tutti i tuoi muscoli non sosterrebbero l’attività fisica. E non voglio assolutamente farti male, oltre che mi passerebbe del tutto la voglia se dovessi anche solo provocarti dolore per sbaglio- lo strinsi di più -Lo so, cuore mio. Ma il non esserti messo ancora la maglia, non mi aiuta- avevo sotto le mani la sua pelle calda e dovetti sopprimere la voglia che avevo di accarezzarlo sul petto e sulla schiena. Però mi tolsi la soddisfazione di dagli un bacio particolarmente profondo sul collo che lo fece fremere.

-Vado a prendere da mangiare- disse con voce profonda e si separò da me, prendendo al volo una maglia, infilandosela e uscendo dalla porta. Sospirai profondamente e scivolai sul letto cercando di prendere la veste da notte che avevo lasciato sulla sedia della scrivania. Ci riuscii e iniziai a spogliarmi, buttando i vestiti sulla sedia come una montagna di stracci.

Rientrò con un vassoio, ma la mia attenzione fu attirata dalla sua smorfia di dolore e il fianco della maglia rosso sangue. Mi allarmai -Siediti!- E mi allungai con altre fitte verso il cassetto del comodino da cui tirai fuori delle garze. Mise il vassoio sulla scrivania e si sedette da parte a me sul letto. -Non avresti dovuto portarmi in braccio… si è riaperta!- era una ferita che non aveva notato subito. Un ultimo tentativo di Geldauran non andato a buon fine, ma era strana, non si riusciva a guarirla con la magia, le pozioni di guarigione fallivano e con il metodo tradizionale faticava a cicatrizzarsi, almeno non era molto profonda. La tamponai togliendo il sangue in eccesso con la maglia che si era tolto, tanto ormai era da buttare e iniziai a far girare la garza attorno al suo torace, tutt’altro che semplice con una mano sola, ma mi aiutò tenendone un’estremità -Speravo che almeno avrei potuto fare a meno della fasciatura…- borbottò -Sto proprio invecchiando…- lo guardai di sottecchi -Ti devo rispondere, vhenan?-

Invecchiando… sì, come no, aveva un fisico da far invidia a un ventenne e quando lasciava libera la sua passionalità diventava ancora più irresistibile. Una volta finito presi il vassoio e iniziammo a mangiare, quando si sporse facendosi più vicino e appoggiò il viso sulla mia testa -Stai bene?-

-Sì, pensavo…- rispose vago

-Pensavi… a cosa?- domandai curiosa

Immerse il viso nei miei capelli e lo vidi chiudere gli occhi -Nulla d’importante- non mi aveva convinto, ma forse era solo stanco e non indagai oltre.


Non pensavo di sfornare questo capitolo a solo una settimana di distanza dal precendente, ma mi è venuta l'ispirazione! Quindi sono curiosa di sapere cosa ne pensate di Elen e Abelas  che è rinsavito prima di fregarsi da solo, come invece qualcuno di nostra conoscenza(vero Solas?). Spero vi sia piaciuto come ho fatto mettere insieme definivamente questa coppia che non preoccupatevi non trascurerò, spero non sia stata una situazione troppo scontata, ma li ho trovati molto dolci entrambi. Yen come avrete capito è tutta rotta, e penso che come punizione per averla ridotta così mi sono beccata un colpo d'aria sabato alla schiena... e mi ha fatto premurosamente capire come si sta sentendo, ma per mia fortuna sono già quasi del tutto guarita! Al prossimo capitolo!

   
 
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