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Autore: RosaRossa_99_    04/12/2018    0 recensioni
“Lasciami andare ho detto”
dissi con più convinzione provando a liberare i polsi, ottenni solo che la sua stretta aumentò, scavandomi la pelle e facendo pulsare il sangue sotto di essa. Il mio corpo tremò sotto quel tocco così rude e il suo respiro aumentò lasciandomi andare e allontanandosi, mi diede le spalle e si incamminò verso la strada da cui era venuto.
Non vedevo Seth da così tanto che se non fosse stato per quegli occhi non lo avrei riconosciuto.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
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Flashback 
PDV Hana
Erano passate quasi più di due settimane.. e ancora niente. Nessuna notizia. 
Seth era in prigione da circa tre settimane e io in quei giorni non avevo fatto altro che arrovellarmi e disperarmi nel tempo in cui non ero all’università o studiavo. 
Per fortuna gli studi mi tenevano abbastanza impegnata, ma la notte, quando mi coricavo, era il momento in cui la mia mente mi faceva brutti scherzi... non appena provavo ad addormentarmi i suoi occhi mi apparivano in mente, così luminosi e allo stesso tempo cupi. 
Come ogni giorno la mia routine era sempre la stessa: sveglia, università, casa. Non era più successo niente di vagamente eccitante dopo quell'interrogatorio e la mia vita aveva ripreso a scorrere noiosa e indisturbata.
Quel giorno avevo addosso una strana sensazione che non mi permetteva di seguire la lezione già noiosa di suo; il professore parlava senza sosta, il che mi faceva credere che a momenti neanche respirasse per quante parole e frasi diceva di seguito. Spostai lo sguardo dal professore ai miei colleghi. Erano tutti per i fatti loro: chi dormiva beatamente con la testa sul banco, chi dava libero sfogo alla propria arte e chi (il trio DCR, avevo iniziato a chiamarle così dato che erano sempre insieme e così unite da sembrare una sola persona) continuava a parlare di argomenti sicuramente poco inerenti alla lezione... 
Il mio sguardo vagava da un angolo all’altro della classe, tutte quelle persone così familiari eppure estranee. Tutte tranne una, una che non avrebbe dovuto trovarsi lì: Helijia. 
Mi stava fissando e non appena vide che lo avevo notato sorrise, facendomi cenno di uscire a cui rispose con un 'no' con il capo, ma lui ovviamente non si arrendeva, iniziando ad attirare l'attenzione su entrambi.
“Lei, signorina della quarta fila. Forse non trova l’argomento degno delle sue orecchie?”
La voce del professore interruppe la nostra “conversazione”, mettendomi al centro dell’attenzione. Divenni tutta rossa, non ero abituata ad avere tutti quegli sguardi puntati su di me. 
“A quanto pare la lezione non è gradita solo da lei, non è vero signorine ?”
Disse rivolgendosi a Crystal, Dani e Regina che ridevano di buongusto, probabilmente di me. 
“Bene. Dichiaro la lezione finita. Ringraziate le vostre colleghe, per martedì prossimo voglio una relazione approfondita di duecento pagine riguardante le malattie esantematiche. Arrivederci”
Prese le sue cose velocemente e infuriato lasciò la classe. Ora tutti gli sguardi erano diventati assassini ed erano rivolti esclusivamente a me... come se fosse stata tutta colpa mia. 
Aspettai che tutti abbandonassero l’aula per poi dirigermi da Hilija, appoggiato tranquillamente ad un muro della stanza.
“Cosa ci fai qui?”
“Ma ciao anche a te tesoro”
“Heljia.. saltiamo i convenevoli... grazie a te ho una relazione da fare per la settimana prossima...”
Ridacchiò sotto i baffi
“Beh ti auguro che sia un successo almeno quanto lo è stato l’interrogatorio. Ciao ciao”
“Aspetta Heljia! Che vuoi dire??”
lo raggiunsi prima che potesse andarsene. 
“Ce l’hai fatta, piccola allieva. È fuori”
O. Mio. Dio. 
Ce l’avevo fatta. Ero riuscita a scagionarlo. Non ci potevo credere. 
Gli saltai al collo per la felicità 
“Calma, calma. Non c’è bisogno di reagire in questo modo!”
Realizzai di aver mostrato un po' troppo entusiasmo e mi calmai, schiarendomi la gola. 
“Uhm... si sì scusa. Mi sono lasciata prendere”
Mi guardò interrogativo 
“Beh, dato che è tutto merito tuo... sta sera diamo una festa. Vuoi passare?”
 
Avevo detto di sì... io da sola... sarei andata a quella festa... e lo avrei rivisto. Lo avrei rivisto. 
Mi guardai allo specchio: una gonna nera con un top che lasciava tutta la schiena scoperta e stivali alti. Avevo messo molto mascara e raccolto i capelli in una crocchia disordinata. Dovevo farmi notare. Questo ragazzo mi stava cambiando profondamente, prima di conoscerlo non mi sarei mai immaginata di vestirmi in questo modo... e invece ora...
Uscii di casa e presi la macchina guidando fino al cottage dovevo avevo passato un bel po' di giorni; non entravo da così tanto che quasi mi ero dimenticata come era fatta. Prima di imboccare il vialetto già sentivo la musica a mille e potevo vedere le luci provenienti dalla casa che illuminavano il cielo buio. 
Posteggiai la macchina accanto ad una Porsche e mi avviai verso la porta d’ingresso, facendomi spazio tra la gente ubriaca. C’era persino un cespuglio che si muoveva da cui uscivano quattro piedi e provenivano suoni impossibili da scambiare. Scossi la testa e proseguii. Entrata in soggiorno vidi una marea di ragazzi e ragazze che si strusciavano l’un l’altro a tempo di musica; la confusione era talmente tanta che le finestre e le porte spalancate non bastavano a raffreddare l'ambiente che era diventato un forno. Così, a malincuore, levai  la giacca, la mia armatura, lasciando la schiena scoperta: quanto mi pentii di aver messo quel top... Incrociai le braccia al petto e mi avviai verso al cucina facendo slalom tra le persone. 
Riuscii ad entrare e con grande felicità scoprii che non c’era nessuno se non una coppietta che si sbaciucchiava in un angolino. Mi avvicinai all’isola cercando qualcosa di analcolico da bere, ma non trovai nulla. Così afferrai una birra e mi poggiai al bancone, ripensando al perché ero venuta. 
Quando alzai gli occhi dalla bottiglia, che nel frattempo si era magicamente svuotata, notai un ragazzo che mi osservava poggiato sullo stipite della porta, ondeggiava insieme alla porta e tutta la stanza girava, o ero io?
Mi si avvicinò lentamente e quando fu a pochi centimetri da me mi parlò 
“Che ci fa una bella ragazza come te qua tutta sola soletta?”
“N-non so-no sol-a”
Biascicai. Non ero proprio abituata a bere e quel poco che avevo ingerito già era salito.
“Ora ci sono io con te. Sono James”
“Han-na”
“Hanna? Piacere di conoscerti”
“N-no Han-na, Hana”
“Mi piace anche di più, Hana. Vuoi un altro bicchiere da bere?” 
Neanche il tempo di rispondere che mi ritrovai con un bicchiere in mano pieno di qualcosa dal colore rosa. Ne bevvi un sorso, sapeva di ciliegia, era delizioso. Lo scolai tutto d’un fiato e il ragazzo ridacchiando me ne offrì un altro, che finii pochi istanti dopo. 
“Ti va di ballare?”
Non riuscivo più a spicciare mezza parola così annuii semplicemente, facendomi trascinare da quel ragazzo nella pista da ballo. 
 
 
PDV Seth
La festa stava andando alla grande. Finalmente ero libero cazzo. 
Per festeggiare, oltre ad aver bevuto e fumato, una bella gnocca mi si strusciava contro, mentre ballavamo. Me la volevo scopare, così la presi per un polso e la tirai verso le scale per appartarmi in bagno o nello studio, la mia camera era off-limits. Non vi era mai entrata nessuna, a parte Hana. 
Arrivato circa a metà delle scale i miei occhi videro quella rossa, quella rossa che mi era entrata in testa e non ne voleva sapere di uscire. Mi bloccai di colpo vedendo che non era sola: quel viscido di James le stava con il fiato sul collo, facendola strisciare su di se come se fosse una puttana qualunque. Come cazzo si permetteva? 
Abbandonai quella troia che avevo rimorchiato e mi diressi a grandi passi verso il mio obiettivo. Spinsi James allontanandolo 
“Lei non è libera, vattene”
Dissi a denti stretti. James alzò le spalle e se ne andò, troppo ubriaco per controbbattere. 
“Cosa ci fai qui?”
La presi per le spalle, il viso pallido, gli occhi chiusi e le labbra viola. Cosa cazzo aveva bevuto? La trascinai di sopra nella mia stanza che avevo accuratamente chiuso a chiave per evitare sorprese poco gradite. Sorreggendola per tutto il tragitto la feci sedere sul letto e le diedi qualche buffetto per farla riprendere, ma continuava a barcollare
“Hana? Che cazzo hai bevuto??”
Farfugliò qualcosa e ridacchiò, tenendo sempre gli occhi chiusi. 
La portai in bagno di peso e le ficcai due dita in gola, facendole vomitare tutto lo schifo che aveva bevuto. 
Le sciacquai quel viso così bello e morbido al tatto. Dio che effetto mi faceva questa ragazza.. 
“Chi sei?”
Finalmente qualcosa di comprensibile...
“Sono Seth”
“Ohhh, Sssssseth. Proprio la persona che stavo cercando”
Disse ridacchiando
“Tu lo sai che mi piaci? Ma non capisco perché... sei così... tenebroso?” 
Scoppiò a ridere. Quindi le piacevo... Il che mi faceva uno strano effetto
“Andiamo, Hana. Ti porto a letto, stai delirando”
“E tu vieni con me?”
Mi fermai un attimo a guardarla: gli occhi lucidi e la pelle che aveva ripreso colore, ma ancora non era tornata la mia Hana pura e così delicata. 
“Sei ubriaca Hana”
“Ti prego… resta”
Disse avvicinandosi pericolosamente a me. Non sapevo come reagire... in altre circostanze e con qualsiasi altra ragazza non ci avrei pensato due volte, ma lei... lei non era una qualsiasi altra ragazza. 
“Hana fermati, ti prego”
Dissi sospirando e cercando di convincere anche me stesso. Le sue mani intanto si erano infilate sotto la maglietta e tracciavano dei cerchi leggeri sui miei fianchi. Porca puttana. Mi stava facendo impazzire senza fare niente. 
“Perché Seth? Non mi vuoi? Non sono abbastanza carina?”
Disse mettendosi il broncio e allontanandosi. Tirai un sospiro di sollievo, anche se mi sarebbe piaciuto continuare ad averla così vicino. 
“N-no, Hana non è questo”
Tentennai
“Sei una ragazza bellissima, ma sei ubriaca. Non posso, non posso farti questo.”
Roteò gli occhi e si buttò sul letto. 
Le passai una maglietta e mi voltai mentre si cambiava, lanciando qualche parolaccia come “porca paletta” o “cavolicchio”. La aiutai a distendersi e prima di andarmene le diedi un bacio sulla fronte. 
No, non stavo affatto bene. 
   
 
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