Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    04/12/2018    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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UN ALTRO MONDO



Si dice che con il tempo l’acqua sia in grado di spezzare anche le rocce, ma allora perché con Ja’far non funzionava?
-Dai vieni con me!-
-Sin, non se ne parla.- era irremovibile come sempre.
-Non vorrai mandarmi in pasto al nemico tutto solo e senza protezione?- uggiolò guardandolo come un cane bastonato.
-Sin, smetti di fare capricci e fai la valigia che domani devi partire.-
-Ma se la stai facendo tu perché dovrei farla io?-
Ja’far buttò l’abito che stava piegando sul letto e si avvicinò al compagno.
-Lo sto facendo io per il semplice fatto che tu sei seduto su quel divano da mezz’ora e non accenni a muoverti, e preferisco sapere che hai con te dei vestiti piuttosto che preoccuparmi tutto il tempo che tu possa causare un incidente diplomatico perché sei andato in giro nudo per le strade.-
-Perché poi non entri anche tu in valigia?- chiese senza accennare ad alzarsi.
-Perché potrai sopravvivere due settimane senza di me.-
-Ma sarà noioso!- protestò.
-Sin hai trent’anni-
-29.- lo corresse, ma Ja’far lo ignorò.
-Dicevo, trent’anni e-
-Ti ho detto 29!-
-Sin- gli tirò in testa la lampada che poggiava sul comodino -hai 29 anni,- lo accontentò -è ora che impari che non tutto dev’essere divertente, e già che ci sei smetti di comportarti come una donna capricciosa che dal tempo dei tempi dice di avere 20 anni.-
-Ti prego, vieni anche tu!- sia mai che il trucco degli occhi da gatto funzionasse.
-La vuoi smettere?- no, non ebbe effetto, -Se non ti fosse chiaro ho da fare. Chi pensi si occupi della burocrazia? E chi supervisionerà i lavori di ristrutturazione del nuovo ufficio? E che mi dici del nuovo appartamento? Se proprio vuoi compagnia chiedi a Dracoon e Hinahoho.-
Incrociò le braccia al petto e lo guardò seccato -Preferirei chiedere a Spaltos.-
-Che hanno che loro due che non va?- chiese esasperato Ja’far.
-Non lasciano mai le loro famiglie! Se fossero disposti a venire mi accontenterei, ma non lo saranno mai.-
-Se è per questo nemmeno Spaltos lo farà mai. Non lascerà sola Pisti.-
-E se chiedesti a lei? A lei viaggiare piace, verrà volentieri!-
-Sin, non può lasciare solo Sofocle! Ha 6 settimane!- rispose prontamente, fra lo stupito e l’esasperato.
-Tanto comunque non allatta, potrà occuparsene Spaltos!-
-Vuoi che ti lanci addosso anche il comodino?- chiese ponendo una mano alla base.
-Dici che potrei chiedere a Yamu?- rispose guardando un angolo della stanza, spaventato dalla minaccia.
-Sin, ti ho mai insegnato a cosa serve un calendario?-
-Che domanda è?- gli chiese con tanto d’occhi.
-Non preoccuparti e rispondi.- il suo tono era accomodante. Pessimo segno.
-A contare i giorni?- domandò guardando Ja’far come se avesse bevuto, cosa improvabile essendo incinto.
-E ti sei mai chiesto perché ci scrivo sopra tutte quelle cose?-
-No, non ne ho mai capito il senso: hai sempre detto che ti serve per ricordare gli appuntamenti, ma per questo io ho te.- sfoderò un sorrise sornione, che ebbe in risposta solo uno sguardo disdegnato.
-Se lo avessi guardato sapresti che tra tre giorni Yamu entrerà in calore.-
Sin strabuzzò gli occhi. -E tu perché lo sai?-
Per via del marchio non poteva tradirlo con un alpha, ma nulla gli impediva di avere relazioni clandestine con beta ed omega.
-Perché tempo fa le fissai alcuni appuntamenti nei giorni sbagliati. Mi sono scusato con lei per ore ed infine è arrivata a darmi le probabili “scadenze” per evitare inconvenienti simili in futuro.- chiuse la valigia -È da cinque anni che abbiamo istituito questo calendario e funziona a meraviglia.-
-Non lo sapevo.-
-Non mi sorprende. Tieni, questa è la tua valigia.- disse gettandogliela addosso.
-Se chiedessi a Sharrkan?- chiese poggiando la valigia ai suoi piedi, per nulla scosso.
-Non se ne parla, finiresti col tornare davvero qui con un bimbo in braccio!-
-Perché vuoi assolutamente mandarmi da solo?- domandò serio.
-Perché non provi a chiedere a Masrur?-
Incrociò le braccia al petto e guardò il compagno seccato. -Potrei portare una sagoma di cartone e non ci sarebbe la minima differenza.-
Il povero Ja’far sopirò e si sedette accanto al compagno, esausto. -Si tratta di sole due settimane fra il viaggio e le negoziazioni, forse anche meno. Potrai resistere benissimo, non fare troppe storie. Possiamo considerare l’argomento chiuso e scendere a cena?- domandò prendendolo per mano.
-D’accordo.-
-Bravo.- fece per alzarsi, ma venne bloccato.
-Ja’far?-
-Cosa c’è che ancora c’impedisce d’andare a cena? Se non ti fosse chiaro io avrei fame.-
-Mi mancherai.-
Sorrise. -Lecchino. Ora possiamo andare?-
-Andiamo o finirai per mangiare me.- disse alzandosi con un sorriso.
-Terrò a mente la possibilità.-
-Ja’far?-
-Sta passando dall’essere una possibilità ad essere la prossima cosa che farò.- borbottò.
-Dì a qualcuno della gravidanza.-
-Perché vuoi che lo faccia?- chiese irrigidendo tutti i muscoli e guardandolo con aria minacciosa.
-Mi preoccupa sapere che sarò lontano e tu qui tutto solo.-
-Non sarò solo, ci saranno tutti gli altri.- lo corresse.
-Ma non sanno nulla. Parlane con almeno uno di loro.- lo supplicò.
Si girò. -Io vado a cena, tu fa come vuoi.-




******************
Era partito così. L’unica cosa che Ja’far gli aveva detto era ‘buon viaggio’, con voce atona e priva di interesse.
Gli faceva rabbia. Rabbia perché fosse stato per lui il figlio che Ja’far difendeva non avrebbe dovuto esserci, ma se lo desiderava tanto avrebbe almeno dovuto smettere di nascondersi. Invece no. Poteva capirlo: in passato aveva viaggiato ed aveva visto di persona quanto la discriminazione in base ai generi secondari fosse diffusa, ma se avesse accettato di rivelarsi non avrebbe potuto succedergli nulla. Sindria predicava una perfetta equità nel trattamento dei cittadini, nessuno lo avrebbe deriso o considerato inferiore, ed anzi avrebbe finalmente potuto occupare il posto che gli spettava.
Schioccare le dita sarebbe stato più difficile che non dire la verità. Sarebbe bastato che una volta tanto la smettesse di mascherare il suo odore fino a non averne più uno, che camminasse per le strade senza l’odiatissimo velo a coprirgli il collo e che lo lasciasse libero di avvicinarglisi quando più gli pareva. Ed in una settimana, massimo due al castello sarebbe comparso un secondo trono con inciso il suo nome e dei soffici cuscini.
Avrebbe potuto lasciare i duri lavori d’ufficio e dedicarsi di più all’aiuto del popolo, suo principale interesse, dare alla luce tutti i principi che desiderava e ottenere il rispetto che meritava. Ma invece no, perché il cocciutissimo Ja’far aveva deciso così. Come sempre. Era lui a decidere con chi fare affari. Con chi poteva fare un viaggio diplomatico. Quando andare a cena. Quando ristrutturare metà palazzo per ricavarne un appartamento. Quando compiere un viaggio.
Sapeva bene di essere stato lui a cedere le redini a Ja’far e non gli creava problemi sapere che al timone ci fosse il suo omega perché aveva tutte le prove che sapesse condurre una nave magistralmente, ma gli sarebbe piaciuto che lo consultasse. O anche meno, bastava che lo mettesse al corrente con un po’ d’anticipo! Non era chiedere troppo, no?
Invece nulla, non si fidava di nessuno e rifiutava categoricamente di chiedere aiuto… e nell’arco di sette o otto mesi avrebbero avuto un cosetto che urlava in mezzo alla notte e che faceva di tutto per ridurre il già scarso tempo che passavano insieme.
Poco importava cosa la gente avrebbe potuto pensare di lui, non poteva fare a meno di pensarlo: “Odio mio figlio.”




******************
-Benvenuto a Kou signor Sinbad.-
-Grazie. Perdoni la mia ignoranza, il suo nome è?-
-Koumei Ren, secondo principe dell’impero. Ora, se vuole seguirmi.-
Non era degno di un re mostrarsi sorpreso, ma lo era. Negli anni aveva incontrato diversi principi, e gli era capitato spesso di scambiare i rampolli reali per nobili di ceto più basso, ma mai come allora. Aveva sentito dire che i capelli rossi erano un tratto molto comune nella famiglia Ren e di certo le lentiggini non pregiudicavano una persona, ma le profonde occhiaie, il modo di vestire trasandato e le scarse formalità non lasciavano in alcun modo ad intendere che fosse un principe di quell’impero così vasto e pericoloso. E con quel grado poi!
-Venga, la accompagno nella sua stanza.-
Anche il modo di camminare era tutto fuorché regale. Mentre lo accompagnava lungo infiniti corridoi notò che camminava piano, strisciando i piedi per terra con fare pigro e sbadigliando costantemente. Stonava incredibilmente con il maestoso palazzo in legno, i magnifici porticati e gli ampi e curati giardini.
-Questa sarà la sua stanza per tutto il tempo in cui vorrà restare. Spero si trovi bene e per qualsiasi cosa non si faccia problemi a chiedere.-
Fece una pausa per l’ennesimo sbadiglio e Sinbad tentò d’infilarci in mezzo un ringraziamento, ma fallì poiché il principe riprese a parlare. -La sua nave è arrivata più tardi del previsto, direi che non è il caso d’iniziare oggi le trattative. Se per lei va bene aspetterei fino a domani.- Si fermò un attimo e Sinbad annuì, ma non fece in tempo ad aprir bocca che l’altro proseguì. -Essendo io e la principessa Kougyoku gli unici principi attualmente presenti nel castello non avevamo intenzioni di allestire banchetti o cene in compagnia, e se per lei va bene manderò un cuoco a discutere con lei per la cena. Non si faccia problemi e ordini tutto ciò che può venirle in mente. Se preferisce cenare in compagnia lo dica e io o la principessa faremo l’impossibile per accontentare il suo desiderio.-
Era impressionante. Parlava senza mai fermarsi, e visto da fuori sarebbe potuto sembrare dovuto a soggezione o similari, ma guardando quegli occhi rossi cercati da pesanti occhiaie si capiva che era perfettamente abituato a trattare con persone del suo calibro e che la cosa non gli pesava affatto e semmai l’annoiava.
-No, non voglio abusare della- non finì mai la frase.
-Perfetto, allora ordini liberamente al cuoco cena e colazione. Se non sono troppo invadente, a che ora suole svegliarsi?-
Invadente? In realtà no, era una domanda lecita, ma dal tono con cui l’aveva posta si poteva dedurre che la formula di cortesia fosse un proforma e che il principe non aveva mai considerato di sentirsi rifiutare una risposta. Proprio come lui non aveva mai considerato che Ja’far potesse restare incinto.
-Solitamente è Ja’far, il mio primo ministro, a buttarmi giù dal letto quando ritiene io abbia dormito abbastanza, ossia generalmente attorno alle 8:30.-
-Preferisce dormire più a lungo o se le fissassi una visita della città intorno alle 9:30 ci andrebbe volentieri?-
Era davvero incredibile. A dividerli c’erano cinque centimetri di differenza, il vestiario e tanti altri piccoli particolari, quasi tutti concordi nel dire che ad essere superiore era Sinbad, eppure il re dei sette mari non poté fare a meno di sentirsi incalzato da tutte quelle domande.
-Mi farebbe piacere.-
-Bene, allora le fisserò una visita guidata dalle 9:30 fino all’ora di pranzo. Se vuole potrà pranzare in città e far recapitare il conto a palazzo oppure tornare qui a mangiare. Per quanto riguarda gli affari darò ordine alle guardie di accompagnarla in biblioteca alle 15. Per lei va bene?-
-Sì.-
-Bene, allora la lascio.-
Non si perse in convenevoli e se ne andò. La cosa a Sinbad non dispiacque, ma lo preoccupò. Per fama sapeva che erano il primo ed il terzo principe ad essere ritenuti spaventosi, mentre pareva che il secondo fosse innocuo… ignorava la fonte del pettegolezzo, ma se l’avesse scoperta ci avrebbe fatto quattro chiacchiere. Quell’uomo, decisamente non era innocuo, ma anzi, risultava più spaventoso di Zepar.




******************
L’organizzazione in quel palazzo era veramente incredibile. Gli orari che Koumei gli aveva indicato venivano rispettati alla perfezione, per i corridoi si vedevano solo guardie di pattuglia con un atteggiamento serio e concentrato o domestiche laboriose ed obbedienti. Un risultato impressionate.
Anche il giro della città fu fantastico: organizzato alla perfezione per mostrare esempi sulle attività locali, frammenti storici e piccole ed interessanti curiosità. Le sue guide lo conducessero a visitare per lo più luoghi celebri e di sicuro impatto, ma non fecero nulla per impedire che esplorasse le vie in cui si concentravano le case della popolazione o per impedire alla popolazione di avvicinarsi a curiosare, e la cosa fece molto piacere ad una persona a favore delle pari opportunità come Sinbad.
Dopo una breve discussione con i suoi accompagnatori ottenne di poter pranzare in un piccolo locale senza pretese un po’ in periferia, per assaggiare piatti tipici della popolazione e analizzare il comportamento degli altri avventori.
Aveva sentito più volte dire che l’impero Kou sottomettesse con la forza le popolazioni e che vi regnasse ancora la schiavitù e quindi si era figurato uno scenario di malcontento generale e ostilità verso i detentori del potere, ma quando la piccola compagnia fece il suo ingresso nel locale vennero osservati da sguardi incuriositi e un paio di persone andarono loro incontro per scambiare quattro parole con le guardie che li accompagnavano. Era sorprendente. Forse quel grosso e potente impero non era poi così male.
Fecero ritorno a palazzo una decina di minuti prima dell’ora dell’incontro con Koumei e la cosa per la prima volta mise in difficoltà le guardie, in dubbio fra il riaccompagnarlo alla sua camera e poi in biblioteca, rischiando di farlo tardare all’appuntamento ed il condurlo direttamente alla biblioteca, correndo il rischio d’interrompere le attività del principe.
Vennero salvati dalla scelta, perché non appena varcarono le immense soglie del palazzo gli venne incontro il principe stesso che dopo averli pigramente ringraziati per il loro lavoro li congedò e condusse il re di Sindria con sé nella biblioteca, una stanza enorme piena di libri e pergamene dall’aria nuova e antica.
-Prego, si sieda.-
A molti regnanti il modo di esprimersi di quell’uomo aveva dovuto fare un’ottima impressione viste le premure che nascondeva nell’invitare l’ospite a sedersi, ma a ben guardare l’invito celava un preciso ordine, che tuttavia Sinbad eseguì.
-Come si è trovato?- disse accomodandosi di fronte a lui.
Si aspettava quella domanda, così rispose senza troppe esitazioni.
-La stanza era molto comoda, la cucina è ottima e sono impressionato dall’efficienza delle persone che lavorano in questo palazzo.-
Koumei aprì la bocca, segno che evidentemente anche la risposta di Sinbad era abbastanza un cliché, ma questa volta il re non si fece mettere i piedi in testa e proseguì. -Avrei sola una curiosità.-
Lo sguardo del principe era più vitale del solito, segno che non era abituato a vedersi sorpassare così e che la cosa lo aveva lasciato non poco sorpreso e anche piuttosto stizzito. -Mi dica, cos’ha potuto catturare l’intenzione di una persona importante come lei?-
-Durante la notte ho sentito delle urla, dal tono stridulo tipico dei bambini. Per curiosità, se non sono troppo invadente, mi dica, lei ha figli?-
Non era una gran domanda e non era veramente interessato alla risposta, ma aveva bisogno di interrompere i discorsi del principe una volta tanto per dimostrargli che non si sarebbe fatto sottomettere e che per quanto ben organizzato fosse, l’impero non era perfetto.
Koumei non gli rispose immediatamente, esibendo inizialmente uno sguardo seccato, dovuto probabilmente al fatto che Sinbad fosse abilmente riuscito ad evitare la fine trappola che tendeva abitualmente a qualunque ospite del palazzo. E non aveva mai fallito.
Dopo un attimo poggiò un gomito sul tavolo e la testa sulla mano, guardando Sinbad con un lieve sorriso.
-Si figuri, è una curiosità lecita e sarò lieto di risponderle. Avete ragione, a palazzo soggiornano un paio di bambini ed effettivamente sono di sangue regale, ma si tratta di figli delle concubine del terzo principe dell’impero, Koha. Come penso lei sappia, la famiglia imperiale di Kou conta molti membri e ne siamo piuttosto fieri. Ha altre domande?-
Maledetto, non solo si rifiutava di abbassare i toni, ma usava le “critiche” altrui per mettersi in luce, fortificando pian piano il suo incantesimo intimidatorio. Aveva bisogno di qualcosa di più aggressivo, meno facilmente smontabile…
-Non mi giudichi per la mia impudenza, ma ho come l’impressione che non siate poi così uniti come dice.-
Il ragazzo, che all’inizio non si era mostrato offeso nel sentire Sinbad riprendere la parola, spalancò gli occhi e lo guardò sorpreso, lasciando cadere la maschera di perfezione che fino ad un attimo prima si sforzava di indossare.
-Prego?-
Sinbad gongolò interiormente. Un punto per lui.
-Lei dice di essere fiero della sua famiglia, ma parla dei suoi fratelli dando maggior risalto al loro titolo piuttosto che al vostro legame o anche solo al loro nome e nel parlare di quelli che, se ho ben capito, sono suoi nipoti non mostra affetto verso di loro, descrivendoli come figlio del terzo principe e di delle concubine, dando così un’impressione di distacco e d’indifferenza.- si fermò un attimo a guardare Koumei che lo fissava con sguardo incuriosito, in attesa che continuasse. -La cosa appare discordante. Ma, - avrebbe voluto continuare il discorso e in via ufficiale il principe gli aveva dato il via libera a farlo, ma se fosse stato troppo pesante avrebbe potuto dar vita ad incidente diplomatico e Ja’far lo avrebbe senz’altro squartato - la prego di non dar troppo peso alle parole di un profano come me che non può nemmeno vantare di essersi sposato.-
Il principe lo guardò per un po’ come a volerlo esaminare, poi sbuffò divertito e si sedette più comodamente, rinunciando alla posa tanto regale quanto scomoda che fino ad un secondo prima s’era impegnato a mantenere.
-Concede anche a me una domanda?-
Dal suo cambio di postura si poteva pensare che il principe avesse scelto di smettere di tentare d’imbrogliarlo, ma evidentemente prima di darsi definitivamente sconfitto voleva saggiare bene il terreno per capire se non c’era alcuna possibilità di ricondurre la situazione a suo favore. Non poteva negargli quella domanda, ma doveva fare attenzione e misurare bene le parole.
-Prego, mi dica.-
-Cosa l’ha spinta a venire in territorio nemico disarmato?-
Come si era aspettato era una domanda a trabocchetto: se avesse risposto che lo aveva fatto perché si fidava di loro lo avrebbe preso per uno sprovveduto e sarebbe tornato all’attacco; se avesse detto che voleva mantenere la pace fra i due paesi avrebbe lasciato a intendere che in alcun modo voleva dar vita ad una guerra e il principe ne avrebbe approfittato per imporgli tariffe molto più alte sulle merci che voleva commerciare. Nessuna delle due risposte era quella giusta. E poi, a ben pensarci, il principe si sbagliava.
-Ho scelto di non condurre qui una nave da guerra ma un pratico mercantile perché sono venuto per condurre affari, e per lo stesso motivo non ho voluto portare con me guardie ma piuttosto marinai. Tuttavia non posso dire di essermi fidato a tal punto da venire disarmato, come potete osservare.- evidenziò mettendo in mostra tutti i gioielli contenenti djin che indossava. -Ho scelto di presentarmi con le stesse forze di cui il vostro impero dispone, così da non spaventarvi senza motivo, ma avendo con me tutto ciò di cui necessito per combattere ad armi pari.-
Era fiero della sua risposta perché non lasciava in alcun modo ad intendere che in realtà fosse andato lì da solo per il semplice motivo che nessuno dei suoi seguaci se la sentiva di viaggiare, e in qualche modo sentiva di essere riuscito a dire al principe che a dover temere era lui, in barba a ciò che poteva credere.
Il principe sorrise. Non un sorriso perfido, minaccioso, amaro o di scherno; il sorriso di una persona che accetta la sconfitta, ma che ci tiene a fare una precisazione. E in effetti la fece.
-Pensando alle condizioni attuali può tranquillamente dire che se dovesse esserci uno scontro lo vincerebbe lei, ma se l’impero Kou volesse schierare tutti i suoi djin, che recentemente sono saliti a nove grazie al principe Hakuryuu, tutti i propri seguaci integrati, l’esercito ed il nostro magi, sarebbe costretto quantomeno a chiedere aiuto ai suoi alleati, e anche così la lotta sarebbe aspra.- concluse il principe guardandolo placidamente.
Sinbad ponderò di prendere le sue parole come una minaccia, ma nello sguardo dell’uomo non aleggiava la minima traccia di aggressività e sembrava essersi stancato del discorso.
-Che ne direste d’iniziare a discutere d’affari, il motivo per cui siete qui?- propose infatti dopo un minuto di silenzio.
Sinbad annuì, ma non riuscì a trattenersi dal porre un’ultima domanda.
-Scusate, ma dov’è il vostro gran sacerdote?
Lo sguardo di Koumei si assottigliò e si fece sospettoso.
-Da cosa deriva la vostra domanda?-
Sinbad non riuscì a capire il motivo dell’aperta ostilità che ora il principe d’un tratto mostrava e la cosa lo mise in allerta, convincendolo a rispondergli quanto più velocemente possibile.
-Fra noi non corre buon sangue e devo dire che se fosse possibile gradirei non doverlo incontrare, ma a quanto ne so lascia raramente il palazzo e anzi ho sentito dire che va spesso a far visita agli ospiti.-
Koumei si rilassò visibilmente. -Effettivamente al momento Judal si trova a palazzo, ma dubito che verrà a importunarvi essendo chiuso nelle sue stanze a causa di una malattia che sembra avere ogni intenzione di tenerlo a letto per almeno altri 4 o 5 giorni, tempo che spero ci basti per concludere le trattative.-
-Condividiamo la stessa speranza.- disse prendendo le pergamene che gli venivano porte, scacciando una domanda insistente.
Perché chiama i fratelli per titolo e Judal per nome?










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte: ma quant’è bello questo capitolo? Sono stupidamente orgogliosa di lui, e meno male viste le ore che ci ho messo a scriverlo. Sono felice in particolare perché il primo pezzo è nel mio solito stile: leggero, forse anche troppo; ma il secondo è tutt’un’altra storia, con il nostro Sin che sa essere a tratti intelligente e che si concentra per capire Koumei, cosa non eccessivamente facile (anche se mai come con Kouen).
Ok, dopo aver detto le cose frivole passiamo a quelle più serie come temevo la metà dei lettori (magari, sono ben di più!) ha abbandonato la storia dopo il primo capitolo e certo la cosa mi spiace, ma ringrazio voi che continuate a seguire, spero vi piaccia.
   
 
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