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Autore: La_Sakura    05/12/2018    7 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

Genzo aprì la porta e fece passare Julia che accese la luce: si trovarono davanti a Magda Kleber seduta sulla scrivania con la gonna sollevata e le gambe allacciate a Jürgen Schmidt, il responsabile dell’ufficio acquisti.

«Che cazzo state facendo nell’ufficio di mio padre?»

I due, paonazzi dalla vergogna, si allontanarono l’uno dall’altra e cercarono di coprirsi alla bell’e meglio, mentre Julia osservava la scena con la mano sopra alla bocca per coprire la risata che stava per nascere.

«Voi due dovete essere impazziti! Herr Schmidt mi meraviglio di Lei! – tuonò minaccioso il portiere. I due abbassarono lo sguardo – Meritereste una nota di demerito, o una sospensione! Ma dico io, non avete altri luoghi dove andare a scopare? »

«Herr Wakabayashi, io…»

«Taci! – le intimò – Uscite da qui, non voglio più vedervi neanche in cartolina!»

I due uscirono a testa bassa e Genzo sbatté la porta alle loro spalle: sentirono un risolino sommesso provenire dall’esterno.

«Io sono senza parole, dovrei licenziarli come minimo! Sulla scrivania di mio padre!»

«Puoi fare di loro quello che vuoi, Herr Wakabayashi… – gli sorrise Julia, facendogli notare come lo aveva chiamato la giovane impiegata – ma credo che siano già abbastanza mortificati.»

«Direi che mio padre non ti ha passato il suo caratteraccio…»

«Che volevi dirmi di lui?»

«I medici non vogliono dimetterlo: temono che la situazione possa aggravarsi, data l’età. Gli stanno dando dei farmaci che diluiscono il sangue, ma questo non basta a farli stare tranquilli. Io credo che siano eccessivamente scrupolosi, dato il personaggio, ma mi fido di loro, e se tenerlo ancora in osservazione servirà a farlo stare meglio, allora non c’è problema. Ad ogni modo, lui si sente relativamente bene, e mi ha chiesto di te.»

«Andrò a trovarlo domani pomeriggio.»

«Vuole che convochiamo immediatamente un CdA per l’acquisizione sudamericana. E vuole che ce ne occupiamo noi. Vuole anche che io ti promuova a General Manager.»

«Che cosa?»

Julia non poteva credere alle sue orecchie: il posto di General Manager, vacante da anni, era il più ambito alla Wakabayashi Corp., in quanto si trattava della figura più importante dopo l’Amministratore Delegato. Da un decennio ormai, da quando Herr Mahler, di cui lei aveva solo sentito parlare, era andato in pensione, nessuno aveva più occupato quella posizione. Semplicemente perché nessuno è all’altezza di quel posto, Julia, le aveva risposto Ikemoto in persona un giorno, giustificando l’assenza di quella figura fondamentale che avrebbe potuto aiutarlo in tante questioni delicate.

«Genzo, io… non so che dire…»

«Allora di’ semplicemente di sì!»

Julia gli si lanciò al collo e lo abbracciò.

«Grazie, Genzo! Oh mio Dio, sono così… felice!»

Il ragazzo, dapprima stupito della sua reazione, reagì a sua volta stringendola fra le braccia: non riusciva a dire nulla, poteva solo pensare alla serenità che le dava averla così vicino. Respirò il suo profumo mentre lei continuava a ringraziarlo.

«… e non puoi capire cosa significhi per me!»

Fu un attimo: lei aveva sciolto appena l’abbraccio per poterlo guardare in faccia e lui, come ipnotizzato, aveva posato le labbra sulle sue.

Dopo un primo momento di smarrimento, Julia aveva appoggiato le mani al petto di Genzo e vi aveva fatto pressione per allontanarlo e allontanarsi; lo aveva guardato con uno sguardo smarrito e confuso, quindi si era voltata ed era uscita velocemente dall’ufficio.

Lui era rimasto lì, imbambolato come un ebete, a fissare la porta chiusa.

«Ma che cazzo faccio?»

 

«E se n’è andata senza dirti nulla?»

«Mi ha semplicemente… guardato con quello sguardo da cane abbandonato, si è voltata ed è corsa via.»

«E tu non le sei corso dietro?»

Genzo scosse la testa, e appoggiò la fronte al tavolino del pub dove lui e il Kaiser si stavano bevendo la loro consueta birra della domenica sera.

«Sono un coglione. – disse, sbattendo leggermente la testa sul tavolo – Coglione. Coglione. Coglione.» E ad ogni ripetizione corrispondeva una testata di maggiore intensità.

«Ora fermati, so bene che in quella zucca non c’è molto, ma direi che non sia il caso di aprirla qui, davanti a tutti. Quello che hai fatto è semplicemente un gesto istintivo, non devi colpevolizzarlo, né colpevolizzarti.»

«Io l’ho baciata! Ho baciato l’assistente personale di mio padre!»

«Hai baciato la tua General Manager ti suona meglio?» Lo schernì Schneider.

«Karl.» ruggì il portiere.

«Io non capisco perché ti preoccupi tanto: puoi liquidare l’argomento senza neanche starle a spiegare il tuo comportamento. Non ti verrà a chiedere delucidazioni, ne sono certo. E sarà meno imbarazzante di quello che pensi se entrambi farete finta di nulla.»

 

«E non andare da lui a chiedere spiegazioni: gli uomini si aspettano questo genere di cose da noi donne. Tu domattina ti presenti in ufficio bella come il sole, accetti il posto che ti hanno offerto e ti comporti in modo professionale come sempre.»

«Mi ha baciata…»

«Non ti ha baciata! Ha tentato di farlo, ma tu sei scappata!»

«Heidi, ha posato le sue labbra sulle mie! Lui! Il mio…»

«Quando la smetterai di vederlo come un titolare e comincerai a vederlo per quello che è, cioè un uomo a cui interessi?»

«È sbagliato…»

«Mamma mia, è grave… stai mangiando gelato?»

«Al cioccolato.» annuì Julia, anche se l’amica dal telefono non poteva vederla.

«Allora è ancora più grave di quanto pensassi… comunque, tu dai retta a me, vedrai che non succederà nulla di irreparabile, e presto archivierete l’argomento. Sempre che questo sia ciò che volete… è ciò che vuoi?»

Julia non rispose, si limitò ad affondare la posata nella vaschetta di gelato per estrarne un’enorme cucchiaiata.

 

«Cooosaaa?!»

Julia tappò la bocca di Martha e le intimò di tacere. La prese per mano e la portò nel suo ufficio.

«Non ti ho confidato questa cosa in gran segreto, durante la pausa caffè, per fartela urlare a mezza Wakacorp.!»

«Ecco perché sei scappata via! Mio Dio, che cosa romantica…»

Julia guardò l’amica, spalancando gli occhi.

«Romantica? Trovi romantico che mi baci mentre siamo chiusi nell’ufficio di suo padre, dopo che ha appena cacciato Magda Kleber e Jürgen Schmidt, tra l’altro.»

«Andiamo, quello non era un bacio.»

«Su quello siamo d’accordo…» sospirò Julia.

«Sembra quasi che ti dispiaccia… che non sia un vero bacio, intendo.»

«Ma che sciocchezze vai dicendo! – avvampò – Se avessi voluto un vero bacio non l’avrei spostato!»

«La reazione a caldo non conta, probabilmente anch’io avrei reagito così. Ma adesso, tu, come ti senti? E sii sincera per cortesia.»

Julia si lasciò andare di peso sulla sedia, e fissò il soffitto mentre ruotava a destra e sinistra con il girevole. Rifletté un istante, poi sospirò.

«Confusa… tanto tanto confusa… e imbarazzata…»

Sentirono bussare alla porta.

«Avanti…» disse Julia stancamente. Genzo fece capolino.

«Buongiorno. Cercavo proprio voi due. Fräulein Gomez, si accomodi pure anche lei.»

La receptionist spalancò gli occhi e si sedette di fronte a Julia, mentre Genzo, sfogliando le carte che aveva in mano, si avvicinò all’ex assistente.

«Questo è il contratto, è stato stipulato stamattina. – le posò i fogli sulla scrivania, senza neanche guardarla – E questo invece è per lei, Fräulein Gomez.»

«Di che si tratta?» chiese la receptionist, allarmata.

«Come forse saprà, è stato offerto a Fräulein Wagner il posto da General Manager… – Martha si voltò verso Julia e le sorrise con gli occhi – Questo significa che avremo bisogno di una nuova assistente che segua mio padre, me e Fräulein Wagner. Ne ho discusso a lungo con i miei genitori, e in particolare mia madre non ha potuto fare a meno di notare l’impegno, ma soprattutto la professionalità, con cui sono stati seguiti i suoi lavori in questo periodo di assenza. Per questo motivo, Fräulein Gomez, vorremmo offrirle il posto di Personal Assistant attualmente vacante.»

«E se io non accettassi il posto?»

«Julia!» esclamò Martha, fissandola con gli occhi spalancati.

«Beh, credevo che sabato sera tu lo avessi accettato.» rispose Genzo, rimanendo impassibile.

«Potrebbero essere cambiate delle cose…» ribatté lei, stringendo gli occhi a due fessure.

«In tal caso – Genzo si alzò – vi lascio il tempo necessario per riflettere. Fatemi avere sulla scrivania i contratti firmati – aprì la porta – o in bianco. La decisione è vostra, il futuro idem.»

Uscì dall’ufficio senza aggiungere altro.

«Ma che ti è preso?» la rimproverò la receptionist in odore di promozione.

«Sta facendo finta di nulla! Non lo sopporto…»

«Oh mio Dio… Julia, non era quello che volevi? Dimenticare l’episodio?»

«Non lo so…» si imbronciò la giovane.

«Per l’amor del cielo, scrivi il tuo nome su quelle dannate carte e portagliele. Hai il futuro a portata di firma!»

Julia sbuffò.

«Io questo posto lo voglio… e voglio anche che tu ricopra il mio ruolo…»

«E allora… – Martha prese il contratto e lo firmò – tieni, porta i nostri fogli a Genzo. SUBITO!» le intimò. La ragazza firmò e si alzò per raggiungere il ragazzo nell’ufficio del padre.

 

«Avanti!»

Entrò a testa bassa e si avvicinò alla scrivania.

«Noi… abbiamo firmato i contratti.»

«Molto bene – annuì Genzo – sono molto felice della vostra decisione. Davvero.» aggiunse poi alzando lo sguardo e sorridendole. Ma non era uno di quei sorrisi che lei aveva imparato a conoscere nell’ultimo periodo. Era un sorriso formale, di circostanza.

«Genzo, io… – il ragazzo la fissò dritto negli occhi, ma con uno sguardo indecifrabile; aveva alzato una barriera con lei – sono felice anch’io.»

In realtà avrebbe voluto dirgli altro, dirgli che le dispiaceva, dirgli che… non lo sapeva nemmeno lei cosa avrebbe voluto dirgli. Ma si accontentò di quella frase che le suonò vuota.

«Lasciamoci il passato alle spalle, e iniziamo questa nuova avventura.» concluse Genzo, sedendosi e iniziando a usare il computer. Alla ragazza non rimase altro che uscire, chiudendosi la porta dietro di sé.

«Dovremmo essere entrambi più felici, di questa nuova avventura…» mormorò, incamminandosi lungo il corridoio.




Uno strappo nella linea degli eventi, una reazione a caldo che fa trasparire tutto il dilemma interiore della ragazza, contrapposto all'impulsività di Genzo. 

E ora? 

Il ruolo che si è giustamente guadagnata all'interno dell'azienda rischia di stringerla in una morsa, se non si decide a mettere da parte l'orgoglio; certo è che la sua è una reazione più che plausibile (alzi la mano chi non ha mai avuto pensieri contrastanti di questo tipo! E non mentite *ridacchia*). 

Herr Wakabayashi (che è Ikemoto, non Genzo *ride*) decide a lasciar andare un pezzettino di azienda, lasciando che Julia ricopra un ruolo molto importante all'interno della stessa; ma i soci sono sempre in agguato, chissà ora il terzetto alla guida della Wakacorp. cosa dovrà affrontare. 

Stay tuned, sempre su questi schermi <3

Vi abbraccio forte 

   
 
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