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Autore: Yanez76    05/12/2018    1 recensioni
In questa storia ho immaginato alcuni flash della vita di Elsa Schneider sia prima che dopo gli eventi narrati in "Indiana Jones e l'ultima crociata". La storia si ricollega alla mia precedente "L'ultima impresa del cavaliere del Graal" e ne costituisce un'espansione ma è di fatto una storia indipendente.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa Schneider, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr.
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Fuschlsee presso Salisburgo, 1917
 
La bambina si tuffò nelle limpide acque azzurrine del lago e, con una serie di bracciate eleganti e decise, raggiunse in breve una piattaforma galleggiante di legno, vi salì con sicurezza e si alzò in piedi con un sorriso di trionfo. La piccola si scostò dagli occhi una ciocca di capelli biondi e bagnati, poi guardò verso suo padre che la seguiva dalla riva con uno sguardo amorevole e pieno d’orgoglio e agitò la manina in segno di saluto.
“Hai visto papà?”, gridò.
“Sì, tesoro, sei bravissima!”
“Oh, Hans, non sarà pericoloso?”, chiese un po’ allarmata la madre della piccola, afferrando il braccio del marito.
“Ma dai, Lotte, non c’è alcun pericolo: Elsa nuota come un pesce. È una bambina molto coraggiosa e sa badare se stessa.”
“Stai sempre a darle corda tu; secondo me dovrebbe dedicarsi ad attività più consone ad una futura signorina…”
“Andiamo, Lotte, io non ci vedo proprio niente di sconveniente: anche la nostra povera imperatrice amava nuotare e fare sport.”
“Già, e guarda come è andata a finire: pugnalata da un anarchico a Ginevra. Lo dicevo io, se fosse rimasta a Vienna…”
“Sarebbe forse ancora viva; ma sarebbe sicuramente stata infelice. Uno spirito libero non sta bene in una gabbia, neppure in una gabbia dorata.”
Lotte sorrise al marito e scosse la testa, sospirando rassegnata.
“Certo che, con un padre come te, non c’è proprio da stupirsi che Elsa abbia tanti grilli per il capo. Pensa che mi ha detto che da grande vuole addirittura andare all’Università!”
“E fa benissimo! Io l’ho sempre detto che anche le ragazze dovrebbero studiare e istruirsi invece di sprecare tutto il loro tempo a occuparsi solo di acconciature, vestiti, feste e altre frivolezze.”
“A molti uomini non piacciono le donne che ne sanno più di loro… Se diventa una bas bleu, come farà a trovare un buon partito per sistemarsi?”
“Ma cara, siamo nel ventesimo secolo! Troverà qualcuno che sappia apprezzare la sua intelligenza e non solo il suo aspetto. E voglio che possa scegliere lei qualcuno che le piaccia veramente e non solo uno con cui sistemarsi, come dici tu.”
“Io vorrei solo vederla felice.”, sospirò Lotte.
“Lo sarà, se saprà restare fedele ai suoi sogni.”, rispose Hans abbracciando dolcemente sua moglie.
“Hans, sei proprio un inguaribile sognatore! Me lo aveva detto mio padre…”
“Già, ed è per questo che mi hai sposato, nonostante io a lui non andassi affatto a genio.”
Lotte sorrise, guardando amorevolmente il marito.
“Sì, e ti risposerei di nuovo mille volte. Ti amo, Hans.”
“Ti amo anch’io, Lotte.”
I due coniugi si scambiarono un bacio mentre la piccola Elsa aveva ormai riguadagnato la riva.
“Vieni qui tu, birbantella.”, le disse la mamma correndole incontro con un asciugamano, “Asciugati bene e cambiati, se no rischi di buscarti un raffreddore. Poi vieni a mangiare.”
La famigliola si sedette per il picnic attorno alla linda tovaglia a quadri bianchi e rossi stesa sul verde prato. La giornata era magnifica: il sole splendeva nel cielo, l’aria era frizzante e gli uccelli cantavano sui rami. Hans Schneider rimase per un attimo incantato a guardare quella scena idilliaca; in quel momento, il mondo gli appariva talmente bello e pieno di vita che gli sembrava impossibile che, in quello stesso istante, a non troppa distanza da lì, migliaia e migliaia di uomini come lui si stessero scannando nelle trincee. Cacciò con forza quel pensiero dalla mente: almeno quei pochi giorni di licenza non voleva rovinarseli ripensando all’inferno che aveva lasciato solo poco fa e a cui tra poco avrebbe dovuto fare ritorno, voleva goderseli con le persone più importanti della sua vita, con sua moglie e sua figlia.
Finito di mangiare, la bambina corse allegramente a giocare sul prato, la natura era magnifica in primavera e piena di meraviglie da scoprire.
“Era tutto buonissimo cara. Sei una cuoca fenomenale.”, disse Hans rivolto alla moglie.
“Bah, con questa maledetta guerra devo fare i salti mortali per trovare qualcosa da mettere sotto i denti: c’è il razionamento dei viveri, pane ce n’è poco e non parliamo dei dolci che non si trovano praticamente più…”
“Sarà stato un vero lutto per la nostra piccola golosona.”, disse Hans, cercando di scherzarci su, indicando la piccola Elsa, intenta a cercare attentamente qualcosa tra l’erba
“Già, poverina, dovresti vedere il suo sguardo sconsolato quando passa davanti alla vetrina vuota di una pasticceria.”, fece Lotte, tentando anche lei di scherzare; ma poi lo sguardo della donna si fece triste.
“Oh, Hans, quando finirà? Non ne posso più di questa maledetta guerra.”
Hans l’abbracciò teneramente per confortarla, cercando di apparire rassicurante per celare alla moglie il suo stesso turbamento.
“Coraggio, cara, vedrai che finirà presto. Anche il papa ha parlato contro questa inutile strage e, al comando, ho sentito dire che il nostro Imperatore ha scritto al presidente Wilson. Ci sarà una conferenza che porrà fine a questa guerra assurda, oppure faremo una pace separata e lasceremo che la guerra la continuino solo i Tedeschi, se lo vogliono: è stata una follia allearsi con Guglielmo e i suoi generali.”, disse Hans.
D’un tratto, l’allegra voce argentina di Elsa venne a spazzare quei cupi pensieri.
“Papà, papà, guarda cos’ho trovato.”, disse trionfante la bambina esibendo un vecchio bottone tutto sporco di terra.
“Che ne dici, papà, sarà dell’epoca di Napoleone? Oppure potrebbe essere appartenuto ad un crociato…”
“Mah, non lo so se i crociati usassero i bottoni…”
Lotte scosse il capo.
“Siete proprio uguali voi due, con questa vostra passione per le anticaglie… Andiamo, sarà meglio avviarci prima che faccia buio.”
Quella sera, quando ebbero finito la cena, Hans si schiarì la voce con aria misteriosa e divertita insieme come se meditasse qualcosa.
“Ehm, adesso parliamo di cose serie: come è stata la tua pagella quest’anno, Elsa?”, chiese l’uomo, tentando con poco successo di assumere un’aria severa.
“Ho preso il massimo in tutte le materie!” esclamò la piccola orgogliosa.
“Davvero?”, fece l’uomo fingendosi dubbioso.
“Sì, caro, Elsa è stata davvero bravissima”, intervenne la moglie sorridendo, “se non fosse…”, s’interruppe redarguendo scherzosamente la figliola, “che le piace arrampicarsi sugli alberi del giardino durante la ricreazione…”
“Ma mamma, volevo solo vedere che panorama si vede da lassù…”
Il padre rise soddisfatto.
“Sei proprio brava e intraprendente, figlia mia. In questo caso bisogna festeggiare.”, concluse l’uomo estraendo un pacco che aveva tenuto nascosto e disponendolo sul tavolo.
Hans prese ad aprire con aria solenne l’involto su cui si poteva leggere: “DEMEL k.u.k. Hofzuckerbäcker”.
“La Sachertorte! La mia preferita!”, esultò Elsa quando ne vide il contenuto.
“Hans, è quasi impossibile da trovare di questi tempi…”, fece Lotte meravigliata.
“Beh, un veterano di ritorno dal fronte ha ancora qualche piccolo privilegio.”, ammiccò l’uomo.
Dopo aver gustato ben due fette della saporita torta, Elsa, da brava bambina, fu mandata a pulirsi i denti e, dopo aver dato la buonanotte ai genitori, si mise a letto.
Ben infilata sotto le coperte pulite profumate di lavanda, Elsa attendeva quieta ma impaziente; era ormai diventato una specie di rito: le volte che papà era a casa, era sempre lui a raccontarle la storia della buonanotte. Ad Elsa piacevano troppo le storie meravigliose che papà le raccontava e non si sarebbe addormentata senza averle sentite. Non erano le solite favole che sentivano anche gli altri bambini: Elsa si addormentava con le gesta di re Artù e dei suoi impavidi cavalieri che partivano da Camelot per compiere le loro fantastiche imprese.
“Allora Elsa, quale vuoi sentire?”, disse l’uomo sedendo accanto al letto della figliola.
“Quella in cui i cavalieri cercano il Graal: è la mia preferita.”, rispose la piccola.
“È anche la mia preferita.”, fece il padre sorridendo e prendendo a raccontare.
Quella volta, però, quando Hans giunse a parlare del Re Pescatore che giaceva ferito e del suo regno devastato e ridotto ad una terra desolata, la sua voce involontariamente ebbe un tremito. Si era ripromesso di non dedicare neppure un pensiero alla guerra in quei pochi giorni che gli era concesso passare accanto ai suoi cari, eppure quelle parole “terra desolata” gli avevano fatto balenare davanti agli occhi le scene orribili a cui aveva dovuto assistere: i campi di battaglia cosparsi di cadaveri, corpi di uomini straziati aggrappati ai reticolati, sventrati dalle baionette, bruciati dai lanciafiamme…
L’uomo dovette arrestare il suo racconto cercando di reprimere un singulto, poi una manina piccola ma ferma venne a posarsi sul suo braccio, come a infondergli coraggio, riscuotendolo da quell’orrida visione.
“Non devi disperarti, papà, ser Galahad, riuscirà a ritrovare il Graal e il Graal riporterà la pace e la felicità nel regno del Re Pescatore”, disse rassicurante la vocina di Elsa.
“Sì, sì, certo, tesoro mio, è proprio così…”, mormorò l’uomo sorridendo alla bambina che lo guardava con occhi azzurri e profondi.
Mio Dio, perché esistono tante atrocità quando la vita potrebbe essere così bella?” Si chiese mentalmente Hans.
“Ma poi, il Graal, dov’è finito?” chiese Elsa curiosa, dopo aver sentito la fine della storia.
“Nessuno lo sa. Però c’è un’altra leggenda che narra di tre valorosi cavalieri della prima crociata.”
“Quella di Goffredo di Buglione?”
“Bravissima Elsa, proprio quella. I tre cavalieri partirono alla ricerca del Graal; ma solo due di loro fecero ritorno, e tornarono incredibilmente vecchi dopo che erano passati centocinquant’anni da quando erano partiti! Uno dei due, poco prima di morire, riuscì a raccontare la sua storia ad un monaco. Si dice che il terzo cavaliere custodisca ancora il Graal in un tempio segreto e misterioso...”
“Quando sarò grande, cercherò il Graal e lo troverò; così non ci sarà più la guerra e tu, papà, starai sempre con me e la mamma a raccontare le tue bellissime storie!”, concluse sicura la bambina.
“Sì, Elsa, sono sicuro che ce la farai.”, disse Hans commosso, rimboccando le coperte ed accarezzando la testolina bionda i cui occhi si chiudevano ormai per il sonno.
Rinchiusa piano la porta della cameretta dove Elsa era appena partita per il mondo dei sogni, Hans raggiunse la moglie che lo aspettava con uno sguardo amorevole e canzonatorio.
“Non so chi tra voi due sia più bambino, sempre persi a parlare di quelle fantasticherie. Comincerò ad essere gelosa della regina Gisella…”
Ginevra non Gisella… E poi non sono solo semplici favole, sono sicuro che queste saghe celino dei significati molto più profondi di quello che appare in superficie.”
“Non cambierai mai, Hans…”
“Ehi, vorresti forse che mi trasformassi in un azzimato uomo d’affari che si occupa solo di lavoro e di soldi, come sarebbe piaciuto a tuo padre?”, ridacchiò Hans.
“Non provarci nemmeno, Hans! Non devi cambiare di una virgola: è così che mi piaci!”, disse Lotte, stringendosi al marito per baciarlo teneramente.
“Oh, Hans, quanto mi sei mancato.”
“Anche tu mi sei mancata, Lotte. Mentre ero al fronte non c’è stato giorno che io non abbia pensato a te.”
Hans strinse a sé la moglie e i due si scambiarono un bacio appassionato.
“Non voglio perdere un solo istante di questi pochi giorni che passiamo assieme. Vieni, mio bel cavaliere…”, gli sussurrò Lotte all’orecchio con un sospiro appassionato.
“Agli ordini, mia regina”, rispose Hans, sollevandola tra le braccia e varcando la porta della camera da letto, che si richiuse discreta dietro di loro.

Quei giorni felici passarono troppo in fretta per il tenente Hans Schneider e, una brutta mattina, dovette alzarsi presto per recarsi alla stazione e prendere il treno che lo avrebbe riportato al suo reggimento. L’uomo si vestì, dette un lungo bacio appassionato a sua moglie con le gote rigate di lacrime e si avviò per uscire. Si fermò un istante davanti la cameretta della piccola Elsa che dormiva ancora profondamente e, senza far rumore, socchiuse piano la porta. La bambina, placidamente abbandonata sul cuscino, sorrideva come facesse un sogno meraviglioso; Hans si chinò a sfiorare la fronte della figlia con un bacio a fior di labbra, per non svegliarla.
“Lo troverai, Elsa, so che tu lo troverai.”, sussurrò quasi impercettibilmente; poi s’avviò ed uscì silenziosamente da casa.
Hans Schneider non sarebbe tornato mai più.
   
 
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