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Autore: ntnmeraviglia    05/12/2018    0 recensioni
South Park poteva sembrare all'esterno come la piccola cittadina innevata più tranquilla e composta di tutto il Colorado.
Silenziosa, appartata, quasi impercettibile; la miglior soluzione per chi volesse condurre uno stile di vita lontano dal casino delle metropoli.
Nessuno poteva immaginarsi di quanto invece quel piccolo e garbato posticino potesse essere pericolosamente micidiale.
"I'm going down to South Park, gunna have myself a time".
N.A: La mia prima fanfiction su South Park piena di plot twist e memes -le mie due cose preferite!-.
Varie vicissitudini su vari personaggi, tutte articolate nella stessa storia. Il narratore -malcapitato- di turno viene indicato come titolo del capitolo. WHAT ELSE?!
Tuffatevi nell'opera più INCASINATA mai scritta su South Park!
Coppie: [Creek][Kyman][Standy][Candy][Style][NPxKenny][NPxCraig][KylexCraig]
Genere: Angst, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Craig, Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Persi il conto di quante lacrime avevo versato da quando avevo chiuso ogni tipo di rapporto con Stan.
Non mi ero mai sentito così solo in tutta la mia vita: prima il ridicolo messaggio di Craig per scaricarmi in modo facile e poco impegnativo, poi il mio ormai ex migliore amico che ignorava completamente la mia esistenza. Erano giorni che si era distaccato da me, voltandosi dall'altro lato ogni volta che mi trovavo a passargli di fianco; ma evidentemente non ero solo io il suo problema, dato che il processo di allontanamento stava man mano avvenendo anche nei confronti di Kenny e Cartman.
Il fatto era che a loro due fregava relativamente poco: Kenny aveva finalmente conquistato il cuore di Alexis, quindi in quel periodo per lui non v'era nulla al mondo che meritasse più considerazione di lei; Cartman invece... beh, stiamo parlando della superficialità in persona, non gli importava nulla di cosa fosse successo a Stan, tanto meno il motivo per il quale lui avesse tagliato i ponti con tutti.
Già, ma loro due non erano me. Io e Stan eravamo sempre stati una cosa sola, lui era la mia unica vera ancora di salvezza e proprio non riuscivo ad accettare le cose per come erano andate.
Era vero, avevo sbagliato a... toccarlo in quel modo. Ma era stato solo un istinto: ero annebbiato dall'alcool ed oltretutto soffrivo come un cane a causa di quel vile figlio di puttana sfruttatore di Craig.
All'inizio colsi la sua ostilità quasi come un tradimento. Pensai che avrebbe dovuto capirmi, magari non assecondarmi, ma come minimo evitare di trattarmi di merda solo perché ero triste e dannatamente solo. Ma poi, a mente fredda, mi resi conto che io senza il mio migliore amico non riuscivo proprio a starci, non importava chi avesse ragione e chi torto.
Certo, pensavo ancora che i suoi modi fossero stati troppo estremi rispetto alla situazione, ma ero disposto a mettere da parte tutto e a farmi perdonare una volta per tutte.

Sì, ma... come fare? Ero troppo imbarazzato e soprattutto troppo spaventato da un possibile rifiuto per potergli parlare così direttamente, quindi dovevo escogitare un piano differente.
Allora, utilizzai tutto il mio ingegno al fine di trovare un possibile risvolto dei fatti, senza però ottenere alcun risultato. Mi resi conto di star perdendo solo tempo ed energie: arrivai alla conclusione che non ci fosse modo di risanare quel logorato rapporto, e la cosa mi fece sentire un verme.
Eravamo amici dall'asilo, eppure non ero riuscito nemmeno a trovare un punto d'incontro tra noi due. Ero davvero un amico pessimo.
Rassegnato, pensai che dovessi rivolgermi a qualcuno che potesse darmi un parere esterno, ma che fosse allo stesso tempo sufficientemente legato a Stan da conoscerlo almeno quanto me.
E chi si adattava a questo compito meglio di Wendy?
Forse era poco rispettoso rivolgersi alla ex del mio migliore amico per poter far pace con lui... ma ero disperato, e non avevo altra scelta.
Ricordo perfettamente quel giorno: mi diressi a scuola carico di adrenalina, deciso a mettere un punto a quella storia per sempre.
Durante le lezioni, la mia attenzione era rivolta totalmente verso Wendy, cercavo il momento più adatto per parlarle; non le scollai gli occhi di dosso nemmeno per un attimo, e per questo... notai qualcosa di decisamente curioso, che mi lasciò perplesso per molto tempo.
Wendy si recava spesso in bagno. Fin qui niente di anormale, il problema era che tutte le volte che lei usciva, dopo pochi istanti anche Cartman necessitava l'utilizzo della toilette.
Non era un caso isolato, era successo tutte le volte. Non poteva essere una coincidenza...
Mi insospettii parecchio, e allora il primo impulso fu quello di seguirli: durante la ricreazione, dunque, mi allontanai furtivamente dalla classe, recandomi nei bagni degli uomini.
Aprii lentamente ogni porta, finché, arrivato all'ultima, non trovai l'inaspettato.

-Wendy...?!- esitai appena un istante, prima di serrare subito gli occhi e d'istinto chiudere la porta.
Vedere Wendy e Cartman pomiciare animatamente mentre lui infilava le sue sudice manacce sotto i suoi vestiti, non era proprio il mio sogno nel cassetto.
Il mio viso divenne totalmente paonazzo, e non solo per la vergogna provata in quel momento, ma soprattutto per la rabbia: Cartman era uno schifoso pezzo di merda, stava limonando con la ex di quello che sarebbe dovuto essere uno dei suoi migliori amici, e non ne sembrava minimamente pentito. Era spregevole, oltre che disgustoso!
Poi, però, ci pensai un attimo... forse la cosa non era così negativa come immaginavo. Magari, riferendo il tutto a Stan, lui me ne sarebbe stato grato e avremmo potuto finalmente mettere da parte le nostre divergenze.
Certo, era molto crudele nei confronti di Wendy... ma dovevo pensare a me stesso, per una volta.
Così mi affrettai: feci per uscire dal bagno in modo da poter spifferare malvagiamente il tutto, ma qualcosa mi fermò.
O meglio, qualcuno.

-Kyle, aspetta!- era ovviamente Wendy, che mi stava correndo dietro a perdifiato.

-Wendy, non è il caso di parlarne, credimi.-

-Ti prego Kyle... non devi dirlo a Stan...- la sua voce era rotta e tremolante. Sembrava stesse per piangere.

-Perché?-

-Perché questa roba con Cartman non significa niente... io sono solo tanto sola, Kyle, e mi manca Stan.-

Le sue parole mi riportarono indietro con la mente: aveva usato qualcuno per riempire il vuoto lasciato da un'altra persona. Mi ricordò dolorosamente me e Craig, e in quel momento capii anche che in quel caso il povero sfruttato della situazione era proprio Cartman.
Incredibile ma vero, cominciai a provare compassione per lui e collera verso Wendy.

-Se ti manca così tanto Stan, va' da lui anziché fare la troia con Cartman!-

Non avrei mai voluto dirle quelle cose così cattive, l'avevo fatto solo perché il suo comportamento mi aveva ricordato quanto dolore avevo provato io nel sentirmi solo una futile ruota di scorta.

-Scusa, Wendy... non volevo...-

-No, Kyle, tu hai assolutamente ragione. Farò il primo passo con Stan e metterò da parte l'orgoglio... tu però non dirgli di quello che hai visto, ti supplico.-

Non potevo essere così stronzo. Non potevo ignorare le sue preghiere e dire tutto a Stan ugualmente, oltretutto lei sembrava essere estremamente pentita e disposta ad aggiustare le cose.
Quindi... persi la mia occasione. Ed il giorno dopo mi ritrovai esattamente punto e daccapo.
Avevo bisogno di pensare e fare mente locale.
Abbandonai la classe per un po', perdendomi quasi un'intera ora di lezione; mi diressi in bagno e sfilai il mio cappello verde, liberando così la mia folta chioma rossa che, a quanto pare, diventava sempre più ribelle ogni giorno di più.
Guardai la mia immagine riflessa nello specchio per molti secondi, con lo sguardo totalmente perso.
Non sapevo più chi ero, le cose andavano sempre peggio e io stavo sempre più male. La solitudine mi stava uccidendo.
E proprio mentre ero nel mezzo di pensieri esistenziali di questo calibro, un rumore mi distrasse.
Qualcuno era entrato, chiudendosi la porta alle proprie spalle.

-Ciao, Kahl!-

Avrei riconosciuto la voce di Cartman tra milioni. Ma che ci faceva lì?
Evitai di rispondergli, nel frattempo lui si posizionò davanti all'orinatoio, calandosi i pantaloni e... sì, insomma, quello.
Voltai lo sguardo per sottrarmi ad una vista poco piacevole; dedicai appena mezzo minuto a lavarmi le mani e poi sgattaiolai fuori.
O almeno, è ciò che provai a fare, prima che Cartman -che aveva oramai terminato le sue funzioni fisiche-, me lo impedisse, afferrandomi per le spalle e bloccandomi contro il muro.
Affondò una mano tra i miei capelli, stringendoli saldamente cosicché potesse guidare i miei movimenti, difatti mi fece alzare la testa nei suoi confronti, costringendomi a guardarlo.

-Che cazzo fai, ciccione?! Togliti subito e molla i capelli!- sbraitai, premendo entrambe le mie mani contro il suo petto nel vano tentativo di scansarlo, ma fu inutile. Io ero troppo gracile, lui invece troppo grosso, nonostante non fosse più obeso come pochi anni prima.

-Shh, ebreo! Smettila di fare la checca isterica e stammi a sentire.- Cartman mi tappò la bocca con la propria mano, calcando così fortemente la presa da impedirmi di poter muovere il minimo muscolo.

-Sei arrossito quando mi hai beccato con Wendy, e lo stai facendo anche ora. E in più, ti sei anche arrabbiato come un matto. Perché? Secondo me sei geloso.-

Lo smisurato ego di Cartman gli appannava la vista, mostrandogli cose che non esistevano nemmeno. Io non ero geloso, dannazione! Il punto era che non potevo nemmeno dirglielo, visto che mi aveva tolto la facoltà di parola.

-So della storia di Stan...- sgranai gli occhi. Come diavolo faceva a saperlo? -... e ora tu ti chiederai sicuramente come faccio a saperlo... Ma questo non è importante. L'importante è: perché? Perché perdi tempo a voler risolvere con Stan quando è stato lui a fare il cazzone con te?-

A quel punto, Cartman mollò la presa sulla mia testa e sulle mie labbra. Fu abbastanza delicato nel farlo, come col tono di voce nelle sue ultime parole. Stava davvero cercando di aiutarmi o voleva solo prendermi in giro come suo solito?
Lo conoscevo, dunque ero ovviamente sospettoso.

-Che ti importa?-

-Per una volta che hai ragione, ebreo...- sollevò gli occhi al cielo, quasi come se ammettere quella cosa lo infastidisse in qualche modo. -sto solo cercando di aiutarti.-

-Non... ho bisogno del tuo aiuto.-

-Preferisci rimanere da solo per tutta la vita, Kahl?! Sai com'è fatto Stan, sarebbe capace di tenerti il broncio per sempre. Ti conviene affidarti a me, se vuoi sopravvivere. Lo dico per te.-

Che Eric Theodore Cartman si stesse preoccupando per me risultava davvero insolito, ma... avevo altra scelta? In fondo, eravamo più simili di quanto pensassimo: ci eravamo passati entrambi per il dolore di essere scarti di altre persone. Forse poteva davvero capirmi.
E allora lo feci. Mi fidai di lui, non sapendo in realtà di starmi andando ad infilare in un casino ancora più grande.

  
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