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Autore: Kimando714    05/12/2018    0 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 22 - HANDCUFFS AND ... "NO PETRA NO PARTY"




 
-Non so cosa mettermi stasera-.
Giulia rise di gusto osservando l’espressione crucciata di Caterina; di fronte al suo scoppio di ilarità, la vide girarsi a guardarla torva, gli occhi socchiusi e minacciosi.
-Hai un armadio pieno di vestiti- replicò Giulia, cercando di riprendere fiato – Vuoi vedere che non riesci a trovare nulla per stasera?-.
Sabato 11 febbraio sarebbe stata una data qualunque, se solo non fosse stata la giornata prescelta da Filippo e Pietro per dare la festa del loro diciottesimo compleanno. Avevano deciso di fare le cose abbastanza in grande, invitando talmente tanta gente che Giulia, nello scorrere la lista degli invitati stilata da entrambi, non si era nemmeno sorpresa nel rendersi conto di conoscerne appena la metà, di cui un buon numero solamente di vista.
Era ancora primo pomeriggio, in quel momento: casa di Caterina era particolarmente silenziosa, e lo sarebbe stata ancor di più se anche loro due non fossero state lì. Non c’era nessun altro in casa, in quel momento, ma avevano comunque preferito rimanere entro lo spazio della camera di Caterina.
-Ma tuo fratello dove si è cacciato?- chiese Giulia, cambiando discorso. Era da un po’ di tempo che le ronzava in testa quella domanda: Lorenzo non era in casa già da prima che arrivassero lei e Caterina, dopo che Marianna le aveva recuperate a scuola. Cercò di non far trasparire troppo interesse, anche se la cosa la incuriosiva non poco.
-Dovrebbe aver pranzato da un suo amico a Padova- le rispose Caterina, alzando le spalle, e tornando a sedersi sul bordo del letto, di fianco a Giulia. Afferrò il suo telefono, il display illuminato per l’arrivo di un nuovo messaggio.
-Con chi messaggi, eh?- Giulia le tirò una gomitata, lanciandole uno sguardo malizioso, faticando a non scoppiare di nuovo a ridere.
Caterina la guardò malamente:
-Secondo te chi può essere registrato nella mia rubrica con il nome “Amore”?-.
-Forse Alessio?-. Quando Caterina la fulminò definitivamente, Giulia scoppiò a ridere, rinunciando a trattenersi.
-Mi spiace deluderti, ma è Nicola – replicò Caterina, leggendo il messaggio – Mi ha chiesto se può venire qui tra circa venti minuti. Ma visto che ci sei tu, gli dirò di non … -
-Non azzardarti a dirgli di stare a casa- la interruppe Giulia, all’istante – Può venire senza problemi-.
-Non credi di sentirti il terzo incomodo? Insomma, io mi sentirei così se rimanessi sola con te e Filippo – borbottò Caterina, dubbiosa.
Giulia le lanciò l’ennesima occhiata maliziosa, divertita dal contrasto con lo sguardo ora di nuovo torvo dell’amica:
-Non mi scandalizzo mica se vi vedo fare cose zozze, tranquilli-.
A Caterina non rimase altro che scrivere l’sms in risposta, borbottando tra sé e sé quanto fosse difficile ritrovarsi come amica una pervertita come lei.
 


Caterina aveva lasciato presto perdere il pensiero di cosa indossare, dopo che Nicola era finalmente arrivato. Era passata appena una mezz’ora da quando gli aveva scritto, ed una decina di minuti da quando aveva suonato al campanello dell’abitazione.
Aveva preso posto sulla sedia davanti alla scrivania di Caterina; Giulia ne osservava lo sguardo confuso, rivolto proprio a lei.
-Non sapevo fossi qui anche tu- le disse infine Nicola, forse accortosi di averla fissata troppo insistentemente.
-Beh ora lo sai- replicò Caterina, alzandosi dal letto, e rivolgendo a Nicola uno sguardo che non ammetteva repliche.
-Avevi in mente certi progetti, per caso?- lo prese in giro Giulia, facendogli l’occhiolino – Se non ci fossi stata io avreste avuto la casa completamente libera, quindi … -.
-Quindi dobbiamo pensare a stasera- Caterina la frenò prima che potesse finire quel che stava dicendo, accompagnando l’interruzione con un’occhiata piuttosto minacciosa – L’ho fatto venire qui così possiamo pensare insieme ad alcuni scherzetti per Filippo e Pietro-.
Giulia rise appena, pur consapevole che, molto probabilmente, quello era davvero il motivo per cui Caterina aveva invitato Nicola con loro. Rimaneva poco tempo per pensare alla festa di quella sera stessa: forse in tre avrebbero raccolto più idee.
-Tu hai qualche idea?- Caterina si voltò verso Nicola, che si ritrovò ad alzare le spalle:
-Più o meno. Ma se voi due avete già qualcosa in mente tanto meglio- sentenziò il biondo, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.
Caterina si piazzò per la seconda volta in meno di un’ora davanti al suo armadio, con una faccia a dir poco disorientata:
-Per ora no. E non abbiamo tutto questo gran tempo per pensarci-.
Giulia si alzò a sua volta, prendendosi il mento tra le dita della mano, osservando i capi dell’amica con aria critica:
-Intanto vediamo cos’hai di vecchio e che non usi più, e poi vediamo se possiamo travestirli con qualcosa- disse, con decisione – Se non abbiamo nulla a portata di mano, ci faremo venire in mente altro-.
Nicola le tenne osservate entrambe, mentre Giulia dava una mano a Caterina nel tirare fuori dall’armadio vari vestiti ormai non più usati. Vennero accatastati sul letto, abbastanza ordinatamente per lasciarli in bella vista.
-Ora che ci penso potremmo chiedere un suggerimento anche ad Alessio- dopo qualche minuto di silenzio Nicola si fece più vicino, con aria pensierosa – Magari prendere spunto da qualcosa che gli hanno regalato al suo diciottesimo-.
-Credo che gli abbiano fatto lo stesso tipo di regalo che Giulia mi ha gentilmente fatto avere a settembre- gli rispose Caterina, lanciando uno sguardo di traverso alla diretta interessata, che rise sotto i baffi:
-Dei preservativi, quindi- esemplificò Giulia, allargando le braccia come se la cosa fosse fin troppo ovvia.
Caterina le puntò un dito contro, gli occhi ridotti a fessure:
-Brava, vedo che ti ricordi bene le tue malefatte-.
Giulia gongolò, annuendo convinta e con aria soddisfatta. Era sicura che, al contrario di Caterina che si divertiva ancora a fare l’offesa per quella storia, Nicola fosse tornato ad avere le guance arrossate come il giorno del compleanno della sua ragazza.
-Almeno Alessio li ha usati?- chiese Giulia, con fare malizioso.
Caterina alzò le spalle:
-Non credo-.
-È strano-.
Sia Giulia che Caterina si girarono all’unisono verso Nicola, che aveva parlato con la stessa aria pensierosa e dubbiosa di prima.
-Cosa, che non si sia dato da fare?- chiese Caterina, con una risata imbarazzata.
-Intendo: è strano che sia ancora single- Nicola gesticolò appena, cercando di spiegarsi meglio – Voglio dire … Credo che per uno come lui le ragazze facciano la fila-.
-Magari è lui che non è interessato- replicò Giulia. Non aveva mai avuto confidenze simili con Alessio sulla sua vita sentimentale, ma per come lo ricordava fino a qualche settimana prima – completamente concentrato sugli studi e quasi totalmente disinteressato a qualsiasi altra cosa- non faticava affatto a pensare che, effettivamente, una storia fosse l’ultima delle sue priorità.
Caterina guardò scettica Nicola:
-Non è che uno deve stare per forza con qualcuno anche se non gli va-.
Nicola si arrese, alzando le mani:
-Sarà- rise appena, lievemente a disagio. Rimase in silenzio qualche secondo, lasciando cadere l’argomento. Quando si avvicinò a Caterina e Giulia, tenendo osservati i vestiti stesi sul materasso, tese un dito verso un capo in particolare:
-Comunque credo che questo potrebbe fare al caso nostro-.
Giulia seguì il dito di Nicola, che indicava inaspettatamente uno dei capi che lei avrebbe scartato a priori. Si soffermò a pensarci meglio, immaginandosi Pietro o Filippo con addosso una cosa del genere: era un’immagine talmente assurda che dovette trattenersi dal ridere.
-Dici sul serio?- chiese, portandosi una mano davanti alla bocca. Lo sguardo determinato di Nicola le anticipò la risposta che le diede:
-Dico sul serio-.
 
*
 
Giulia aprì l’acqua della doccia, attendendo che l’acqua diventasse abbastanza calda da infilarcisi sotto. Non mancavano più molte ore alla festa di compleanno, e l’ora di prepararsi si era avvicinata più velocemente di quanto lei, Caterina e Nicola si potessero immaginare. Avevano concluso in fretta i preparativi per gli scherzi riservati a Filippo e Pietro, infilando tutto l’occorrente in una borsa che si sarebbero portati dietro.
Giulia si era prenotata per prima nel bagno di Caterina, per potersi fare una doccia calda. Aveva salutato Nicola – pronto a tornare a casa a sua volta, per potersi preparare in vista della serata- poco prima di chiudersi la porta del bagno dietro di lei. Era sicura che Caterina ci avrebbe impiegato più tempo a salutare il suo ragazzo, soprattutto ora che erano rimasti finalmente soli.
Giulia allungò una mano per appurare la temperatura dell’acqua: la ritirò soddisfatta, quando le gocce calde le colpirono il dorso della mano. Si svestì in fretta, legandosi i capelli per non bagnarli, e si infilò nella doccia, tirando la tendina.
Il getto d’acqua calda le arrivò sulla pelle, riscaldandola quasi all’istante. Giulia sentì un brivido percorrerle la schiena per la piacevole sensazione che il calore dell’acqua le stava dando.
Chiuse gli occhi, quasi ad isolarsi del tutto dal mondo esterno, guidata unicamente dallo scrosciare dell’acqua della doccia.
Aveva quasi finito di insaponarsi, quando, nel silenzio del bagno, udì dei passi appena fuori dalla porta. Non se ne preoccupò molto: doveva essere Caterina, tornata in camera dopo aver salutato Nicola. Non vi badò affatto, almeno fino a quando non sentì la porta spalancarsi di colpo.
Giulia si bloccò all’istante, immobilizzata e sull’attenti, pronta a percepire qualsiasi movimento. Per un attimo velocissimo realizzò che il rumore dei passi non era quello di Caterina.
-Cate?- Giulia lo sussurrò non troppo forte, senza troppa convinzione. Sapeva già che non era Caterina ad essere entrata, ma la speranza era l’ultima a morire.
-Giulia?-.
Quando sentì la voce profonda che le rispose, Giulia portò automaticamente le mani a coprirsi, anche se la tendina era ben tirata per coprirla alla vista di Lorenzo.
-Sei tu?- le domandò di nuovo. A Giulia mancò il coraggio di rispondere per una buona dozzina di secondi: non poteva succedere nulla di più imbarazzante di così. Lo sentì bloccarsi a sua volta, fermo in qualche punto del bagno oltre la tenda che li separava.
Si fece coraggio, schiarendosi la voce prima di rispondere:
-Sì, sono io-.
-Scusami!- Lorenzo le rispose subito, la voce mortificata nel farfugliare in fretta – Pensavo che mia sorella avesse dimenticato la luce accesa qui dentro, quando sono entrato-.
-Non preoccuparti- Giulia riuscì a calmarsi almeno un po’, riprendendo a insaponarsi velocemente – Tra un minuto esco. Puoi aspettarmi fuori?-.
Sperò ardentemente che Lorenzo se ne uscisse il prima possibile: non si era mai sentita più imbarazzata in vita sua, e l’improvviso silenzio che era calato non faceva altro che peggiorare la situazione.
-Certo- sentì Lorenzo rispondere frettolosamente. Udì i suoi passi, poi la porta aprirsi e richiudersi subito dopo. Era di nuovo sola, rossa in volto per l’imbarazzo e il disorientamento che regnava sovrano in lei.
Giulia concluse la doccia in tempo record, aprendo uno spiraglio con la tenda per recuperare l’accappatoio che si era portata da casa, finalmente coprendosi. Si sentì meno vulnerabile già solo così, ancora confusa ed incredula per quello che era appena successo.
Si chiese se Caterina doveva essersi accorta di qualcosa. Di certo Lorenzo doveva essere rientrato a casa solo da poco, e forse lei ancora doveva rientrare nella sua camera. Si chiese cosa diavolo le avrebbe detto, se le avesse chiesto spiegazioni sull’accaduto.
Si asciugò le gambe con gesti veloci, con l’intento di vestirsi il prima possibile per patire meno freddo possibile. Cercò anche di allontanare il pensiero di Lorenzo: si sentiva arrossire alla sola idea di essersi ritrovata in una situazione simile con lui fino a qualche minuto prima.
Aprì la porta del bagno, pronta a tornare in camera di Caterina in pochi passi, ma dovette bloccarsi prima ancora di fare un secondo passo: Lorenzo non era andato troppo distante. Non era di certo andato in camera sua, come Giulia si era prospettata: era in piedi nel corridoio, a poca distanza dalla porta del bagno.
Quando si accorse di lei alzò gli occhi, guardandola meno calorosamente del solito. Giulia non seppe come interpretare quello sguardo vuoto.
-Pensavo fossi in stanza tua- disse subito lei, cercando qualcosa da dire per spezzare quell’atmosfera pesante.
Lorenzo le rivolse un sorriso accennato:
-Preferivo aspettarti qui. Scusami ancora per prima-.
Giulia si strinse un po’ di più l’accappatoio addosso, mentre con l’altra mano gesticolava nervosamente:
-Non preoccuparti- farfugliò, sorridendogli di rimando – Come stai?-.
Lorenzo respirò a fondo, prima di risponderle con un tono quasi seccato:
-Potrebbe andare meglio. Decisamente meglio-.
Giulia si ritrovò interdetta, indecisa sul da farsi. Non ricordava di aver mai incontrato Lorenzo così di malumore prima di quel momento.
-Mi dispiace- disse infine, quasi sussurrando – C’è qualche problema? Con Rebecca tutto bene?-.
Lo sguardo intenso e insistente che Lorenzo le lanciò le fece supporre, in un certo senso, di aver appena toccato il tasto sbagliato.
-Ci siamo lasciati-.
Giulia rimase immobile, sorpresa. Si sentì ancor più tremendamente a disagio per avergli posto quella domanda.
-Non avrei dovuto chiedertelo. Mi spiace un sacco, sul serio-.
Cominciava a sperare che quella conversazione finisse il prima possibile – o almeno prima che Caterina sbucasse fuori e li scoprisse parlare con lei in quelle condizioni, con solamente un accappatoio a coprirla.
-Non è colpa tua- cercò di minimizzare lui, alzando le spalle – Non potevi saperlo-.
-Quando è successo?- chiese Giulia, esitante.
-Sabato scorso. Abbiamo litigato pesantemente- spiegò Lorenzo, con la stessa voce piatta e atona che aveva mantenuto per tutto il tempo.
Giulia meditò se avvicinarsi per lasciargli una carezza d’incoraggiamento sulla spalla, ma vi rinunciò: era già una situazione troppo ambigua così, senza il bisogno di peggiorare le cose. Cercò di farsi venire in mente qualcosa di sensato da dirgli, ma non le venne in mente nulla di troppo incisivo:
-Non so cosa sia successo tra voi, ma sono sicura che andrà meglio con il tempo-.
Nel silenzio del corridoio del piano di sopra Giulia quasi sussultò, quando udì la porta d’ingresso aprirsi: doveva essere Caterina che rientrava dopo aver salutato Nicola. Doveva spostarsi di lì il prima possibile, in un qualunque modo.
-Scusa, mi sto ghiacciando … - Giulia rabbrividì, come a voler dimostrare a Lorenzo la veridicità delle proprie parole – Vado a vestirmi-.
Lo vide annuire, mentre a sua volta si avviava verso la sua stanza:
-Vai pure, tranquilla-.
Giulia arrivò di fronte alla porta della camera di Caterina nel momento stesso in cui sentì l’amica salire le scale. Entrò nel giro di un secondo, richiudendo la porta dietro di sé.
Ora che aveva messo una porta chiusa tra lei e Lorenzo si sentiva meno a disagio, anche se non meno colpevole: Lorenzo le era sembrato a pezzi, svuotato di tutto il calore che di solito le riservava. Non le era sembrato neppure la stessa persona di sempre.
Si domandò, in un attimo fugace, cosa potesse essere il motivo della sua separazione da Rebecca.
Forse, prima o poi, l’avrebbe scoperto.
 


“Spero tu non abbia messo le mani su a mia sorella finisce male”.
Caterina richiuse dietro di sé la porta d’ingresso, rabbrividendo nella serata gelida. Aveva la gola chiusa, un groppo che le impediva di parlare, le labbra serrate ed incapaci di dire qualsiasi cosa.
Anche Nicola doveva essere nello stesso stato, solo che a spingerlo, al contrario dell’amarezza per lei, doveva essere la rabbia che cercava di reprimere inutilmente.
Quando Giulia se ne era andata a farsi una doccia, lei e Nicola erano quasi sussultati nell’udire la porta d’ingresso aprirsi. Caterina aveva sperato a lungo fossero Marianna e Francesco, ma in qualche secondo aveva dovuto accantonare le sue speranze. Lorenzo era arrivato a casa con il malumore tipico di chi sta attraversando il periodo che viene subito dopo la rottura di una relazione, intrattabile e chiuso in sé.
Caterina non si era stupita molto quando, accortosi della presenza di Nicola, l’aveva guardato in cagnesco, minaccioso più del solito. Aveva tentato di spiegare che non erano da soli a casa, che Giulia era sempre rimasta con loro, ma Lorenzo l’aveva preceduta con quelle parole taglienti, tutte rivolte a Nicola. A lei, in un modo o nell’altro, non aveva nemmeno badato, come se fosse stata invisibile.
Lorenzo non si era trattenuto oltre: prima che uno dei due potesse risvegliarsi da quell’attimo di trauma, era salito al piano superiore, lasciandoli lì. Nicola aveva camminato nervosamente fino alla porta d’ingresso, spalancandola ed uscendo a tutta velocità. A Caterina non era rimasto altro che seguirlo.
Era quello che stava facendo anche in quel momento, con Nicola che la precedeva lungo il vialetto che portava al cancello, dove aveva lasciato la bici sostenuta dal cavalletto.
-Hai le chiavi per aprire?-.
Nicola glielo domandò solo dopo essere giunto alla bici, le gote rosse sia per il freddo che per la rabbia trattenuta. Non guardò nemmeno Caterina, tenendo gli occhi abbassati.
-Sì, le ho qui- Caterina gliele mostrò, aprendo il palmo della mano. Non si avvicinò comunque al cancello: prima doveva dirgli qualcosa, o almeno cercare di farlo. Non riusciva nemmeno a pensare di poterlo salutare in quella maniera, senza dirgli nulla e riuscendo a stento a guardarlo o farsi guardare.
-Mi dispiace per mio fratello-.
Si morse il labbro inferiore, totalmente in confusione. Non sapeva davvero che dirgli: sapeva che scusarsi non sarebbe stato nulla di nuovo, e che non avrebbe cambiato molto.
-Sta passando una settimana difficile, la sua ragazza l’ha appena lasciato- cercò di spiegare, sentendosi sempre più in colpa.
Nicola alzò a malapena gli occhi verso di lei, immobile:
-Allora deve essere stato lasciato piuttosto spesso negli ultimi mesi- commentò infine, freddamente.
Caterina si strinse nelle spalle, esitante: per quanto Nicola sembrava averlo dimenticato, il periodo appena passato era stato piuttosto tranquillo. Aveva davvero pensato che Lorenzo avesse accantonato qualsiasi diffidenza nei confronti di Nicola, almeno fino a quella sera. Era sicura che l’essere stato lasciato da Rebecca c’entrasse, ma non sapeva effettivamente quanto.
-È nervoso e basta- cercò di rispondere, ma venne interrotta da Nicola, che aveva lasciato da parte la calma glaciale per un momento di puro fervore:
-Dovrebbe solamente imparare a tenere la bocca chiusa un po’ più spesso-.
Caterina si bloccò, raggelata sul posto. Sentiva il controllo della situazione scivolarle lentamente tra le dita, lontano da lei, verso l’incontrollabilità che aveva temuto.
Sapeva che, in fondo, Nicola non aveva tutti i torti, e che stava parlando così duramente per l’ingiustizia che sentiva di aver appena subito. Sapeva però anche che, in fin dei conti, stava pur sempre parlando male di Lorenzo.
-È mio fratello, vacci piano anche tu con le parole-.
La notte di Capodanno, quando ne avevano parlato cercando di comprendersi a vicenda, non le era mai sembrata così distante come in quel momento.
Nicola la guardò a lungo, prima di sibilare:
-Sarà anche tuo fratello, ma rimane uno stronzo-.
La convinzione con la quale parlò le fece più male delle parole stesse. Caterina rimase in silenzio, totalmente scoraggiata; si avvicinò semplicemente al cancello, aprendolo con le chiavi, in un muto invito a Nicola di andarsene.
Non attese nemmeno di vederlo uscire, o una qualche parola di arrivederci alla festa che li attendeva più tardi: si girò, tornandosene indietro, verso la porta di casa, senza voltarsi.
 
*
 
Davanti alla pizzeria si erano formati diversi gruppetti di ragazzi e ragazze, tutti in attesa degli stessi festeggiati. Filippo e Pietro non erano ancora comparsi, anche se la maggior parte degli invitati alla festa era già arrivata. Giulia si guardò intorno per l’ennesima volta, sentendosi un po’ disorientata di fronte a tutta quella gente che non conosceva. Riconobbe abbastanza facilmente praticamente tutti della 4°A: Alberto Gabbani era stato tra i primi ad arrivare, e anche Gabriele era arrivato puntualissimo, con il suo sorriso garbato che Giulia trovava gradevole – una delle pochissime eccezioni per quanto riguardava quella classe. Nicola era arrivato da poco, e Giulia era rimasta alquanto interdetta dai saluti freddi e distanti che si erano scambiati lui e Caterina. Si era già resa conto che qualcosa non andasse prima ancora di uscire di casa – sarebbe stato difficile non notare lo sguardo spento di Caterina-, anche se non si era ancora presentata l’occasione migliore per chiedere spiegazioni.
Il gruppetto più rumoroso era sicuramente quello formato dalle ragazze della 4°A: nonostante l’assenza prevedibile di Laura, Giulia non le trovava comunque più sopportabili.
Di tutti gli altri invitati, amici di Filippo e Pietro dai tempi delle medie o addirittura delle elementari, Giulia non avrebbe nemmeno saputo dire il nome. Era la prima volta che li vedeva, e la sensazione di spaesamento non faceva altro che aumentare ogni volta che si soffermava su di loro. 
Faceva freddo, lì fuori, e sperava con tutta sé stessa che i due festeggiati si sbrigassero ad arrivare. Molti degli invitati tenevano in mano delle sporte e dei pacchi colorati: i regali, e anche il materiale utile per fare qualche scherzo ai due nuovi maggiorenni.
Anche Giulia teneva per i manici la borsa che lei, Caterina e Nicola avevano riempito quel pomeriggio. Erano riusciti ad architettare tutto all’ultimo minuto, in uno slancio che aveva del miracoloso. Alla fine Nicola aveva avuto la meglio anche sul chiedere consiglio ad Alessio: in vivavoce, dopo essere stato chiamato da Caterina, aveva snocciolato qualche consiglio veloce.
Lanciò un’ulteriore occhiata verso Nicola e Caterina, sempre in silenzio, a qualche passo di distanza l’uno dall’altra. Nemmeno Giulia aveva avuto il coraggio per lasciarsi andare troppo: si sentiva divorata ancora dall’imbarazzo al pensiero di come si erano parlati lei e Lorenzo. La curiosità e il voler sapere cosa fosse successo di così grave tra lui e Rebecca era ancora lì, intatta, ma non aveva neppure avuto il coraggio di chiedere delucidazioni a Caterina, che in ogni caso sembrava essere di umore nero.
Giulia venne distratta dall’arrivo di un’auto nera: riuscì a riconoscerla come l’auto nera del fratello di Filippo.
Prima che l’auto ripartisse, dalle porte posteriori sbucarono fuori sia Pietro che Filippo, leggermente affannati; le esclamazioni che partirono dal gruppo degli invitati furono molteplici. Giulia si lasciò sfuggire un sorriso, mentre li osservava avvicinarsi: Filippo era più bello che mai, i capelli scuri e ricci che gli contornavano il viso, e gli occhi che brillavano gioiosi.
-Alla buon’ora! Finalmente siete arrivati!-.
Giulia annuì, per una volta trovandosi d’accordo con quanto Alberto aveva appena urlato ai due festeggiati.
-Ora entriamo, state calmi!- ribatté Filippo, alzando le braccia. Lasciò Pietro fare strada verso l’ingresso della pizzeria: Giulia lo osservò cercarla tra tutti gli invitati, e dirigersi verso di lei una volta notata, sorridendole.
-Pronta per divertirti stasera?- Filippo le si rivolse scherzosamente, mentre Giulia ricambiava lo sguardo con fare malizioso:
-Tu piuttosto, sei pronto a qualche scherzetto preparato dalla sottoscritta?-.
Filippo scosse il capo, disperato:
-Non voglio nemmeno pensarci-.
Giulia rise di gusto, mentre lo prendeva a braccetto, avviandosi con lui al fianco verso l’entrata.
 


Il tavolo che era stato riservato a tutti loro era al centro del locale, piuttosto affollato. Pietro aveva occupato il posto a capotavola, con Filippo di fianco a lui. Subito dopo veniva Giulia, che con suo enorme sollievo poteva definirsi fortunata nell’essersi ritrovata dall’altra parte del tavolo Nicola e non uno qualsiasi della 4°A.
Non che non fosse passato inosservato il dettaglio che Caterina avesse preferito sedersi accanto a lui, piuttosto che a Nicola: anche in quel momento, nonostante la poca distanza, sembrava del tutto intenzionata a non volergli rivolgere nemmeno la parola.
Giulia, tenendo il menu in mano ma senza leggerlo, lanciò ad entrambi l’ennesima occhiata interrogativa: era del tutto sicura, ormai, che fosse successo qualcosa nel lasso di tempo in cui lei si era dedicata alla sua doccia. Qualche incomprensione doveva esserci stata per forza, forse addirittura qualche litigio con Lorenzo: rimaneva l’unica certezza che Caterina stesse evitando Nicola in maniera evidente.
-Hai qualche problema al collo per cui non riesci a tenere la testa ferma, o cos’altro?-.
Giulia si sentì colta sul fatto, mentre si girava lentamente verso Caterina, che la teneva osservata con fare critico.
-Solo una cosa che non riesco a capire- le rispose velocemente, lanciando velocemente un’occhiata a Nicola: al contrario della sua ragazza, lui non sembrava essersi affatto accorto delle occhiate che Giulia aveva lanciato ad entrambi fino a quel momento.
-Ma mi dirai più tardi- aggiunse subito, scrollando le spalle. Era sicura che, se glielo avesse chiesto lì, Caterina non le avrebbe risposto sinceramente.
Caterina non sembrò del tutto convinta, guardandola con circospezione per qualche secondo. Alla fine sembrò arrendersi:
-Va bene-.
Non era di buonumore, quello Giulia lo poteva intuire anche solo da come le aveva appena parlato. Si chiese se fosse davvero Caterina ad essere in collera verso Nicola, e non il contrario: nemmeno lui sembrava essere troppo preso dalla conversazione con Gabriele e Alberto, seduti ognuno su un lato accanto a Nicola.
-Che pizza prendi?-.
Per la seconda volta nel giro di un minuto Giulia sobbalzò, quando Filippo le rivolse la parola, distraendola. Le posò un bacio sulla guancia, senza nemmeno aspettare una risposta.
-Non ne ho idea- farfugliò lei, rendendosi conto di aver tenuto il menu aperto per minuti interi e senza averne letto nemmeno una riga – Devo ancora guardare bene-.
-Spero almeno siano veloci. Sto morendo di fame già adesso- si intromise Pietro. Sembrava piuttosto a suo agio, lì a capotavola, i capelli castani che gli ricadevano gentilmente sulla fronte.
-Siamo in parecchi solo a questo tavolo, se poi tieni conto che la pizzeria è quasi piena … - si aggiunse alla conversazione anche Nicola, che a quanto pareva aveva lasciato perdere Gabriele e Alberto – Credi davvero ci metteranno così poco?-.
Pietro lo guardò a lungo, in silenzio; per un attimo Giulia quasi temette che fosse sul punto di insultarlo. L’unica cosa che fece fu, invece, sbuffare con fare disperato:
-Che sfiga-.
Per una volta si ritrovò d’accordo anche lei: sentì lo stomaco brontolare, chiaro segno che non sarebbe resistita molto prima di venir colta dai morsi della fame.
Dette una letta veloce al menu, prima di richiuderlo e lasciare scivolare il capo sulla spalla di Filippo, inspirandone profondamente il profumo tanto famigliare.
-Sono già due settimane che sei maggiorenne. Fa un po’ strano pensarlo, sai?- mormorò, volgendo di poco il viso verso quello di Filippo.
-È strano solamente dire che ormai sono quello che si può definire un adulto- Filippo le sorrise lievemente, abbassando gli occhi – Ma in fin dei conti, almeno per ora, non ci sono state grandi differenze-.
-Effettivamente essere maggiorenni non cambia molto le cose- intervenne di nuovo Pietro, con fare pensieroso. Per un attimo Giulia si domandò se stesse facendo apposta a intromettersi in ogni cosa di cui lei e Filippo stavano parlando.
-A parte per il fatto che ora potresti saltare scuola firmandoti le giustificazioni o andare in galera- obiettò Caterina con un sorriso astuto, sporgendosi verso Pietro e ridendo di fronte alla sua espressione basita.
Lui si riprese un secondo dopo, alzando le spalle:
-In effetti c’è da dire che una volta maggiorenne la tua firma acquista valore. Il che potrebbe essere un vero guaio, visto che sfortunatamente sei responsabile di tutto quello che fai- Pietro si passò una mano sul viso, pensieroso – Il vantaggio è che puoi fare la patente, però-.
Caterina lo guardò quasi delusa:
-Detta così sembra quasi una cosa negativa-.
Pietro sembrò pensarci su più del dovuto, prima di rispondere a mezza voce:
-Beh, non avevo molta fretta di diventare maggiorenne, non è una cosa così eccezionale. La vita resta quella che ti sei costruito nel corso degli anni-.
Dopo qualche secondo indicò sia Caterina che Giulia, rivolgendosi unicamente a loro:
-E poi il prossimo anno toccherà anche a voi, e magari per voi sarà completamente diverso … Ma questa è un’altra storia, mi sa-.
Giulia lo tenne osservato per qualche secondo, pur cercando di dissimulare la propria incredulità: se qualcuno le avesse anticipato che quella sera stessa Pietro avrebbe parlato in quella maniera così distante dal suo solito modo di fare, non ci avrebbe mai creduto.
-Da quando in qua fai discorsi così filosofici?- gli domandò, rimanendo però senza alcuna risposta di fronte all’espressione indecifrabile e silenziosa di Pietro.
 
*
 
Nonostante le previsioni pessimistiche di Nicola, le pizze non tardarono moltissimo ad arrivare, e alle dieci avevano tutti finito di mangiare da un bel po’ anche il dolce offerto da Filippo e Pietro.
Giulia si sfregò le mani, l’eccitazione e l’entusiasmo che cominciavano a crescerle dentro per l’arrivo del momento della serata probabilmente più atteso da tutti. Non sapeva se la cosa valesse anche per Pietro, ma aveva cominciato a notare il nervosismo di Filippo già da qualche minuto a quella parte. Quando Alberto si alzò in piedi, decretando l’arrivo del momento fatidico, Giulia notò Filippo quasi sussultare.
-Direi che ora sia arrivato il momento più interessante della serata! Soprattutto per i due nostri uomini, che non possono certo passare così indenni la soglia dei diciotto anni- annunciò con tono solenne, lanciando un’occhiata maliziosa sia a Pietro che Filippo.
-Lo so che vuoi essere menato di brutto, Gabbani, ma non c’è bisogno di ricordarmelo ogni tre secondi- replicò subito Pietro, guardando l’altro con fare tra il torvo e l’isterico.
Filippo si strinse nelle spalle, abbozzando un sorriso agitato:
-Comincio ad essere preoccupato-.
Giulia gli posò una mano sulla spalla, un sorriso astuto a incurvarle le labbra:
-Fai bene, mio caro-.
Osservò gli altri invitati, anche dall’altra estremità della tavolata, cominciare a rovistare tra le proprie borse, recuperando regali più o meno tradizionali. Anche Caterina fece lo stesso: Giulia la notò chinarsi con la testa sotto il tavolo, riemergendo con la loro borsa piena di cose che presto sarebbero servite.
Non appena Pietro la vide, impallidì impercettibilmente:
-Dedicatevi prima a lui, prego- esclamò, lanciando un cenno a Filippo, che invece se ne rimase in silenzio, una mano a coprirgli la faccia.
-Tanto verrà anche il tuo turno, non temere- replicò Caterina, con un sorriso malizioso.
Pietro non demorse:
-Ne sono sicuro, ma andate in ordine di vecchiaia: Pippo è il primo della lista-.
-Se fosse venuto anche Alessio avrei potuto sempre dire che era lui il più vecchio a questo tavolo- bofonchiò Filippo, rassegnato.
Per un attimo Pietro non disse nulla, l’espressione del viso che virò prima verso la sorpresa e poi alla delusione. Giulia lo guardò curiosa, non capendo cosa dovesse passargli per la testa in quel momento.
-L’avevi invitato?- chiese infine all’amico, perplesso.
Filippo alzò le spalle:
-Sì, ma non è potuto passare-.
Pietro stava per dire qualcos’altro, ma Giulia dovette tenere la curiosità a freno nel momento in cui Nicola interruppe qualsiasi conversazione, allungandosi dall’altra parte del tavolo e porgendo a Filippo un pacchetto colorato.
-Questo è per te- Nicola si rimise al suo posto non appena Filippo ebbe preso tra le mani il suo primo regalo – Da parte mia, di Pietro, di Gabriele e Alberto-.
Filippo lo tenne osservato per qualche secondo, rigirandoselo tra le mani, ed accostandolo all’orecchio scuotendolo, in un ultimo tentativo di capire cosa potesse esserci dentro.
-Dopo questa premessa sono letteralmente terrorizzato- rise comunque, strappando il primo lembo di carta colorata.
Pietro gli lanciò un ghigno astuto:
-Magari potrebbe piacerti-.
Sotto gli occhi curiosi di coloro che gli erano seduti di fianco e di fronte, e di molti altri invitati che si erano alzati e maggiormente avvicinati, Filippo procedette a scartare del tutto il regalo. Giulia dovette trattenere le risate con uno sbuffo soffocato, quando tra le mani del suo ragazzo rimasero solamente un paio di scintillanti manette rosa.
Quando Filippo risollevò lo sguardo, gli occhi sgranati e la bocca ancora spalancata, Giulia non riuscì più a resistere e scoppiò inevitabilmente in una fragorosa risata.
-Ma siete seri?- articolò inorridito, spostando lo sguardo tra tutti i suoi amici, ghignanti di fronte a lui.
-Loro hanno insistito tanto per prenderle … - rispose subito Gabriele, un sorriso imbarazzato stampato in viso.
-Pippo, dovresti ringraziarci- Pietro era rosso in viso per lo sforzo di non ridergli in faccia – Almeno così potrai movimentare un po’ certe sessioni di … -.
-Non dirlo neanche!- lo interruppe Filippo, prima ancora che Giulia potesse riprendere fiato per dare la sua approvazione a quel che stava dicendo Pietro.
Alberto interruppe lo scambio di battute prima che potesse degenerare, rivolgendo a Pietro il suo miglior sogghigno diabolico:
-Ora tocca a te ricevere qualcosa. Qualcuno vuole farsi avanti?-.
Prima che chiunque altro potesse rispondere al suo appello, Caterina si alzò in piedi brandendo la borsa che teneva in mano, dondolandola davanti alla faccia di Pietro:
-Un piccolo pensiero da parte mia e di Giulia, in collaborazione con Nicola-.
Pietro la prese per i manici, lanciando uno sguardo diffidente a tutti e tre, prima di dare una prima sbirciata all’interno.
-Avanti, guarda cosa c’è dentro- lo incalzò Giulia, pregustando già il sapore della vendetta.
-Posso dire che non mi fido di voi?- replicò Pietro, prima di infilare timorosamente una mano per estrarre il contenuto della borsa.
Giulia si accorse di star quasi trattenendo il fiato, nell’attesa: quando Pietro fece riemergere la mano, tenendo tra le dita il tessuto leggero e rosso fuoco di un vecchio vestito di Caterina, rischiò quasi di soffocare nel notare il suo cambio d’espressione.
Lo vide letteralmente inorridire quando, per capire meglio cosa fosse ciò che stava tenendo in mano, stese per bene il vestito davanti a sé. Lungo fino a poco più su del ginocchio, abbastanza scollato e di un rosso vivo, Giulia quasi si stupì per aver pensato, la prima volta che l’aveva visto, che non si sarebbe mai sognata di farlo indossare a Pietro proprio quella sera. La risata generale che si levò dal gruppo bastò per far arrossire violentemente il diretto interessato.
-Sai cosa devi fare, ora- Nicola cercò di riprendere fiato, dopo aver riso interi minuti in maniera composta.
-Cosa, di grazia?- sibilò a denti stretti Pietro, guardando ad occhi socchiusi il vestito che teneva ancora in mano.
-Indossarlo, mi sembra ovvio- esclamò Caterina, allargando le braccia per l’ovvietà della cosa. Pietro si girò verso di lei, spalancando gli occhi scuri:
-Io? Questo … Questo coso? Non se ne parla!-.
-È un diciottesimo, che ti aspettavi?- intervenne Filippo, che sembrava aver dimenticato in fretta lo sgarbo delle manette, di fronte alla sorte che sarebbe toccata all’amico.
Giulia si alzò in piedi a sua volta, lo sguardo sereno di chi si sentiva pienamente realizzato:
-Sembra che per stasera non sarai più Pietro, ma Petra-.
-Avanti, vieni- Caterina passò direttamente all’azione, avvicinandosi a Pietro ed indicando la borsa abbandonata momentaneamente a terra – Abbiamo tutto l’occorrente per prepararti. Ora io e Giulia ti portiamo in bagno e ti vestiamo-.
Pietro le guardò entrambe come se stessero parlando una lingua sconosciuta:
-Non ci provate neanche- le ammonì, ancora rosso in viso.
-Non fare storie, vai e basta- intervenne Nicola, dandogli una pacca sulla spalla.
-Avanti, Pietro- Filippo non sembrava ancora pronto a smettere di rigirare il coltello nella piaga – Sarai sicuramente molto sexy con quel vestito-.
Pietro rimase in silenzio per alcuni secondi, guardandoli tutti nel modo più torvo che gli era possibile. Solo allora si decise a muovere il primo passo, non prima di rivolgere un’ultima occhiataccia fulminante a Giulia e Caterina:
-Voi due siete perfide-.
“Ma senti da che pulpito”.
Giulia si morse il labbro per impedirsi di lasciarsi scappare quel pensiero a voce. Si limitò a seguire Pietro e Caterina, maledicendo l’amica per averla scelta come aiutante nella vestizione.
Non appena entrarono nell’antibagno, Caterina richiuse velocemente la porta dietro di loro; Pietro si lasciò scivolare lungo la parete, inerme:
-Dobbiamo fare davvero questa cosa?-.
-Se pensavi che le cose imbarazzanti sarebbero capitate solo a Filippo e che tu te la saresti cavata impunemente, ti sbagliavi di grosso- replicò Caterina, rimettendogli in mano il vestito rosso – È anche il tuo compleanno, ricordatelo-.
Pietro non disse nulla, limitandosi a guardare per alcuni secondi l’abito prima di sparire dietro la porta del bagno sbuffando sonoramente.
Caterina e Giulia non riuscirono più a trattenersi dallo scoppiare nuovamente a ridere. Giulia dovette fare uno sforzo non da poco per cercare di frenare gli attacchi di riso e riprendere fiato.
-Ci starà odiando in questo momento- rise Caterina, con gli occhi ormai lucidi.
-Credo che quando lo vedremo soffocherò- convenne Giulia.
-Non ridete così sconsideratamente di me, voi due!- dall’altra parte della porta chiusa, la voce di Pietro giunse loro ovattata ed irritata – Come cacchio si infila questo coso?-.
Caterina roteò gli occhi verso l’altro:
-Si infila dal basso! Sono sicura che ce la puoi fare-.
Pietro borbottò qualcosa in risposta, incomprensibile attraverso la porta chiusa che lo separava dall’antibagno.
Calò uno strano silenzio, interrotto solamente dai borbottii indecifrabili di Pietro, che sembrava starci mettendo un’eternità per cambiarsi.
Giulia si schiarì la voce, indecisa: moriva dalla voglia di chiedere a Caterina che stesse succedendo con Nicola, ma non voleva nemmeno rischiare di farsi sentire da Pietro. Cercò di parlare il più a bassa voce possibile, sperando potesse funzionare:
-Va tutto bene con Nicola?-.
Caterina la guardò per qualche secondo in silenzio, senza alcuna sorpresa. Sembrava aspettarsi del tutto una domanda del genere.
-Una meraviglia- sospirò amareggiata, incrociando le braccia contro il petto. Giulia lo interpretò come una conferma definitiva del fatto che, effettivamente, qualcosa doveva essere successo.
-Avete litigato mentre ero in bagno?- chiese ancora. Caterina distolse lo sguardo, prima di prendere parola:
-Non esattamente-.
Sospirò nuovamente, rimanendo in silenzio. Stavolta Giulia non la incalzò: sapeva che le avrebbe spiegato tutto, con i suoi tempi. Attese paziente, sperando che Pietro ci mettesse ancora un po’ a prepararsi.
-È arrivato mio fratello mentre tu eri in bagno, e ovviamente ci sono stati problemi- iniziò a spiegare, la voce bassa e piena d’amarezza – E poi Nicola in certi momenti non riesce a trattenersi dal dire certe cose. Lo so che non ha un buon rapporto con Lorenzo, ma potrebbe anche evitare di offenderlo mentre parla con me. È pur sempre mio fratello-.
Giulia annuì, ritrovandosi piuttosto non meravigliata dallo scoprire cos’era successo. Quello che la sorprendeva era venire a sapere che, probabilmente per la prima volta in mesi, Caterina aveva preferito prendere le parti di Lorenzo e non di Nicola. Si chiese cosa potesse mai aver detto per arrivare ad un punto simile.
-Mi dispiace- Giulia non riuscì a dire altro. Si avvicinò all’amica, passandole un braccio attorno alle spalle, a mo’ di consolazione.
-Passerà anche questa- replicò Caterina a bassa voce, nel preciso momento in cui la porta del bagno si aprì. Pietro fece capolino nell’antibagno, nero in viso e con un’aria piuttosto stramba. Per alcuni secondi sia Giulia sia Caterina rimasero immobili a fissarlo: furono gli ultimi attimo di silenzio, prima dello scoppio di una fragorosa risata, che nemmeno lo sguardo più minaccioso di Pietro riuscì a far finire.
Giulia sentì quasi gli occhi lacrimarle per lo sforzo: più guardava Pietro conciato in quel modo, più era sicura che lo spettacolo, una volta finita la sua trasformazione e usciti da quel bagno, sarebbe stato assicurato.
 


-Giuro che appena mi toglierò di dosso questo coso … - sibilò Pietro, gli occhi ridotti ad un piccolo spiraglio, scortato fuori dal bagno da Giulia e Caterina – Mi vendicherò. Oh, eccome se lo farò-.
-Non essere così scorbutico- lo rimbrottò prontamente Caterina, con noncuranza, tenendo in mano le due borse, ora colme degli abiti di Pietro – Non ti senti particolarmente scintillante nei panni di Petra?-.
In pochi metri giunsero al tavolo dove tutti gli altri attendevano il loro arrivo. Al passaggio di Pietro tra i tavoli in molti nella pizzeria si voltarono, alcuni divertiti ed altri alquanto accigliati.
Appena arrivarono al tavolo, qualche secondo di silenzio calò su tutti quanti. Un silenzio che venne spezzato quasi subito dalle risate del gruppo alla vista di un Pietro quasi irriconoscibile.
Pietro si girò verso Giulia e Caterina: le guardava ancora torvamente, le palpebre degli occhi leggermente truccate. Il vestito gli stava piuttosto attillato, con lo scollo ampio che lasciava intravedere il petto, le spalle e le braccia lasciate scoperte. Ai piedi era stato costretto ad indossare un paio di infradito rosse che gli calzavano troppo piccole. I vari braccialetti che sia Caterina che Giulia gli avevano fatto indossare, oltre alla forcina colorata che gli teneva il ciuffo di lato, erano altri ritrovamenti provenienti dai cassetti della camera di Caterina.
Quando Pietro era uscito vestito dal bagno, si erano dovute sbrigare a laccargli le unghie di rosso; Pietro non si era quasi ribellato, nonostante le continue minacce che si era ritrovato a borbottare contro di loro anche mentre Giulia gli contornava gli occhi con una matita nera. Il viso rotondo e morbido e le guance rasate di Pietro contribuivano non poco a dargli un aspetto veramente femminile.
-Wow, non mi sarei aspettato di vederti così calato bene nella parte- esclamò Filippo, avvicinandosi a Pietro, rosso in viso come non mai.
Alberto si fece avanti a sua volta, guardandolo attentamente dall’alto in basso:
-Se non fosse per quei pelacci che hai sulle braccia e sulle gambe potrei anche fare un pensierino su di te-.
Pietro lo guardò rabbiosamente:
-Tienilo per te, il pensierino!- disse acidamente, incrociando le braccia contro il petto – E poi sarei io a non starci. Non sei abbastanza per il mio livello-.
-Non te la tirare troppo- replicò Nicola, un sorriso divertito a piegargli le labbra.
Giulia si tenne ancora per qualche attimo una mano davanti alla bocca, a nascondere le risate che cominciavano a procurarle un indolenzimento al ventre.
Erano solamente le undici e mezza quando finalmente tutti finirono di consegnare i loro regali – provocatori o meno-, e la mezzanotte si era inesorabilmente avvicinata ancor di più quando, dopo aver saldato i conti, uscirono dalla pizzeria – con Pietro finalmente tornato nei suoi abiti tanto agognati – pronti per dirigersi verso la piazza del paese.
Giulia quasi rabbrividì, nel tornare fuori nel gelo della notte. Stava calando un velo di nebbia, quando cominciarono a camminare; osservò Caterina cominciare a chiacchierare con Alberto e Gabriele, tenendosi ancora una volta lontana da Nicola.
Non fece in tempo nemmeno a pensare di aggregarsi a loro, che Filippo sbucò fuori alle sue spalle:
-Ecco dov’eri finita- le disse, aggrappandosi al braccio di Giulia – Hai qualche altra sorpresa in serbo o posso ritenermi tranquillo?-.
-Chi lo sa- Giulia rise appena, prima di intrecciare le dita con quelle di Filippo – Allora, come ti è sembrata la festa?-.
-Bella- le rispose, voltandosi verso di lei – Anche se alcuni regali potevano essermi risparmiati-.
Giulia sospirò rumorosamente, fingendosi annoiata:
-Si compiono diciotto anni una sola volta nella vita- replicò, scompigliandogli allegramente i capelli ricci e rendendoli ancor più disordinati – Dopotutto ti sei divertito comunque, devi ammetterlo-.
-Chissà se sarai della stessa opinione quando sarai tu a compiere diciotto anni- obbiettò Filippo, con un sorriso malizioso, prima di avvicinarsi al viso di Giulia e baciarla.
 




 
NOTE DELLE AUTRICI
... Sì, lo sappiamo, con un titolo così poco sobrio vi sareste aspettati di cominciare con qualcosa di più allegro.
Vi siete mai trovati in una situazione simile o comunque altrettanto imbarazzante come è successo a Giulia? Siete d'accordo con la presa di posizione di Caterina, che ha preso infine le difese del fratello anzichè di Nicola?
Siamo poi entrati nel vivo della festa, e come potete vedere, avete anche avuto la spiegazione del titolo del capitolo 😂 Siete d'accordo con Pietro, sul non ritenere i 18 anni come un traguardo troppo importante? E poi passiamo alla vera parte importante della festa: i regali! Filippo ha ricevuto un bel sextoy ... Secondo voi lo userà mai con Giulia? Abbiamo infine conosciuto anche il destino di Pietro, o meglio ... Di Petra. Avete apprezzato lo scherzo che gli hanno organizzato?
La prossima settimana ci rivederemo venerdì, causa impegni universitari che ci terranno impegnate per tutto mercoledì. Arriverà il capitolo 23, con la giornata di San Valentino e una reunion di gruppo ... Scoprirete tutto a tempo debito.
Kiara & Greyjoy
   
 
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