Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    05/12/2018    1 recensioni
Seguito di "High School Holmes".
Anna, Kristoff, Judy, Nick, Elsa, Jack e amici hanno ognuno la propria vita. Lavoro, amicizia, famiglia, felicità ma anche tante difficoltà quotidiane. Ora, come protagonisti, ci sono i loro figli immersi nella scuola e in tutte le sue avventure. La ribelle Emma, la dolce Ariel, la calma Aurora, il musicista Michele e tanti altri vivranno dei momenti significativi per ogni adolescente. Anna, Kristoff e company riusciranno ad affrontare la missione più difficile di tutte, ovvero essere dei buoni genitori?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO VII

GHIACCIO


Qualche giorno dopo…


“Aurora, devo raccontarti una cosa!” esclamò Ariel chiudendo il cancellino di casa e avvicinandosi ai cugini che l’attendevano sulla strada pronti a fare una passeggiata.

“E io non posso saperlo?” chiese Pietro scocciato per non essere stato considerato.

“Sì scusami Pie, è che sono agitata! Dovete promettermi di non dirlo a nessuno!” continuò la piccola sognante.

“Beh parla! Muoviti!” sollecitò Aurora perplessa.

“Giacomo, alla festa di sabato…mi ha baciata!” continuò Ariel saltellando e mettendosi le mani sulle guance.

“Cosaaa?! Giacomo nostro compagno?!” risposero in coro gli altri due fermandosi di colpo per strada.

“Sì! Ha detto che sono carina e che ci rivediamo a scuola. E’ stato bellissimo!” sussurrò ancora la tredicenne con la testa fra le nuvole.
“Quindi come è stato?” domandò Aurora ancora scossa dalla notizia.

“Bellissimo, proprio come lui!” rispose lei ciondolando con la testa come se stesse danzando sulle note di una canzone immaginaria.

“Ti abbiamo persa ho capito…” constatò Pietro leggermente schifato dagli atteggiamenti femminili, ma comunque felice per la cugina.

“Quindi…” iniziò Aurora per poi interrompersi catturata da una scena che si stava svolgendo poco più avanti di loro.

“Ma quella, non è Emma?!” constatò Pietro notando, nel parco accanto, la cugina maggiore intenta a fumarsi una sigaretta e chiacchierare con un gruppo di ragazzi.

“Allora fuma! Mamma aveva ragione!” disse Ariel arrabbiata nel vedere la sorella in quello stato.

“E non solo…quel ragazzo lì mi sembra troppo vicino a lei” continuò Aurora notando Biff completamente appiccicato alla giovane.

“Andiamocene di qui, prima che ci vedano” propose Pietro facendo segno alle due amiche di seguirlo ma Emma e gli altri li videro comunque.

“Oh cazzo!” disse Emma buttando velocemente la sigaretta per terra.

“Che hai?!” le chiesero gli amici stupiti.

“Quelli sono mia sorella e i miei cugini! Mi hanno vista! Cosa faccio adesso?!” affermò lei con il cuore in gola.

“Ci penso io!” concluse Biff arrabbiato alzandosi e avvicinandosi ai tre ragazzi.

“Cazzo avete da guardare eh?! Cosa volete?!” aggredì lui una volta davanti a loro.

“Stavamo girando di qui! E’ forse solo tuo il parco?!” rispose a tono Pietro senza paura.

“Ti credi forte eh?! Tutti sanno chi sei! Il figlio rubato, il figlio comprato! Adesso te la vedi con me!” continuò il diciottenne infantile spintonando il più piccolo.

“Biff, smettila! Lasciali stare!” urlò Emma fermando il ragazzo e ricevendo uno strattone in risposta.

“Andatevene e non fatevi più vedere! E guai a voi se dite qualcosa riguardo a noi ed Emma! Non vi conviene!” ringhiò ancora il capo clan mentre, con un gesto secco, spingeva Emma verso di sé ritornando nel loro covo in mezzo al parco.

“E’ un mostro!” constatò Ariel spaventata per ciò a cui aveva assistito.

“Almeno ora sappiamo con chi esce tua sorella” disse Aurora prendendo per mano la cugina.

Pietro non disse nulla. Si limitò ad allontanarsi in silenzio, troppo scosso dagli insulti ricevuti. Figlio rubato, figlio comprato, figlio adottato… erano parole che gli facevano sempre male e lo facevano tornare alla prima elementare: anno in cui scoprì di non essere nato dai suoi genitori.

Nel frattempo in un altro luogo…


Elsa aveva trascorso una pesante mattinata a scuola ed ora, dopo essere salita in macchina, si dirigeva verso casa pronta a rilassarsi.

La donna alta, magra, con i capelli biondi e gli occhi glaciali era il genere di insegnante che tutti gli alunni sperano di incontrare alle superiori.

Elsa insegnava latino e greco presso un liceo classico ed era una docente severa, in grado di farsi rispettare ma anche affettuosa, aperta al dialogo e legata ai suoi alunni con la speranza di aiutare ognuno di loro a scoprire le proprie potenzialità. Ad Elsa la vita aveva sorriso fino a quel giorno.

L’evento traumatico avvenuto durante i suoi 19 anni l’aveva cambiata, l’aveva resa una donna forte e coraggiosa capace di capire e custodire i veri valori della vita. L’amore con Jack era semplicemente perfetto.

L’uomo era un vero e proprio principe azzurro: affettuoso, delicato, innamorato e protettivo al punto giusto. L’unico problema l’avevano riscontrato nel cercare di avere il secondo figlio. Aurora riempì le loro vite di gioia ma l’idea di vedere un altro bambino per casa piaceva ad entrambi. Ora, finalmente, dopo tanti anni e tanti tentativi ecco instaurata la seconda gravidanza che sembrava procedere a gonfie vele…o almeno sembrava…

Elsa, una volta arrivata a casa, si sedette sul divano e chiuse gli occhi rilassandosi qualche minuto poi, appena riprese le forze, fece per mettersi in piedi e continuare le faccende di casa lasciate in sospeso dalla sera prima.

La donna si alzò, fece qualche passo e avvertì subito una strana sensazione. Aveva capogiri, mal di testa e sentiva un senso di bagnato e umido invaderle l’intimità. Il panico bussò alla sua porta e in quel momento Elsa, con la poca lucidità rimasta, telefonò all’istante alla sorella che non tardò ad arrivare.

“Elsa che succede?!” disse preoccupata Anna entrando senza chiedere permesso nell’abitazione dei parenti.

“Perdo sangue” constatò Elsa dal bagno.

Anna entrò immediatamente nella stanza e trovò la sorella appoggiata alla vasca da bagno. La donna sudava freddo, era pallida e continuava a tremare come una foglia.

“Calma! Hai capito?! Stai tranquilla!” le disse Anna prendendole il volto tra le mani e sentendolo freddo, ghiacciato come ogni parte del suo corpo.

“Andiamo insieme al pronto soccorso, lo sai che a volte sono normali delle perdite in gravidanza!” cercò di rassicurarla la più giovane abbracciandola a sé per poi accompagnarla alla macchina.

La notizia conosciuta in ospedale non piacque per niente ad entrambe. Elsa urlò e pianse avvolta dalle braccia della sorella che si sentiva inerme ed impotente. Vista la situazione Anna preferì tenere la nipote Aurora da loro a dormire e lasciare i due coniugi da soli di fronte a quella brutta notizia.

Jack aveva avuto una giornata lavorativa entusiasmante e soddisfacente. Non vedeva l’ora di tornare a casa, farsi un bel bagno caldo, cenare allegramente con le due donne più importanti della sua vita e poi sdraiarsi a letto con la moglie. Gli imprevisti, però, succedono e nessuno se li aspetterebbe mai.

L’uomo entrò in casa e già si insospettì trovandola fredda, spenta e silenziosa. Provò a chiamare Aurora ma nessuno gli rispose segno di un eventuale problema. Jack si diresse verso la camera da letto e trovò la moglie seduta sul letto con le mani sul volto.

Il marito le si avvicinò senza chiedere niente perché fu Elsa stessa a sollevare il viso solcato dalle lacrime e affermare con voce spezzata:

“L’abbiamo perso. Il bambino non c’è più”

Quelle parole ferirono molto Jack che, d’istinto, abbracciò la moglie cercando di darle tutto il calore possibile.

Era un duro colpo. Dopo anni di tentativi, di fatiche, ora eccoli sprofondare nella rabbia e nella frustrazione.

L’uomo non si sarebbe mai immaginato una cosa del genere, non pensava che la gravidanza potesse risultare una cosa così delicata e complicata.

Si erano illusi per tre mesi e quel piccolino che cresceva stava già ricolorando le loro vite.

Per un papà è difficile comprendere questo mistero, ma per la moglie lo è ancora di più. Per questo Jack non parlava ma preferiva stringere la donna fra le sue braccia perché nemmeno immaginava il dolore di una madre che, di punto in bianco, sente morire la vita che porta dentro di sé.
  
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