Crossover
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Autore: fenris    07/12/2018    9 recensioni
[Moon Infinity][Kamen Rider] Dalla penna di Xephil e Fenris, tutta per voi la nuova grande cronaca di un incredibile viaggio e della battaglia che ne seguì: Il Male universale ha generato un nuovo figlio, un essere formidabile e spietato tramite il quale minaccia di far sprofondare il mondo nelle tenebre. Due gruppi di guerrieri (uno famosissimo, l'altro un pò meno) si uniscono per fronteggiare questa nuova terribile minaccia. Le due squadre, divise, dovranno però imparare prima a fidarsi l'una dell'altra e combattere insieme per poter vincere. Ma il loro avversario è il vero pericolo? Oppure l'oscurità nasconde molti più segreti di quanti se ne possa immaginare? Venite a scoprirlo, KAMEN RIDER ABOMINATION!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Film, Libri, Telefilm
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO

Marisa aveva dormito da schifo, sognando per tutta la notte di combattere ancora con Diablo e soprattutto con Belphegor, il demone che aveva reso la sua infanzia un inferno prima di essere trovata da Silvia. Finalmente si svegliò e aprì lentamente gli occhi, sperando di essere sull'Arcadia, ma con sua somma delusione si ritrovò invece in una tenda, con alcune voci provenienti dall'esterno. Si alzò di malavoglia e uscì, trovandosi in quello che sembrava essere un sito di scavo. Diversi uomini vestiti alla maniera dei beduini del deserto stavano scavando, trasportando pietre o quelli che sembravano reperti antichi. Vicino alla tenda, un giovane uomo che sembrava giapponese stava consultando dei documenti insieme ad altri lavoratori, fino a quando non vide che Marisa era uscita dalla tenda.

“Oi, tutto bene?”, domandò dirigendosi verso di lei.

“Insomma. Sei stato tu a soccorrermi? Chi sei?”

“Hino Eiji, piacere”, rispose lui con un sorriso cordiale, anticipando poi la prossima domanda: “E qui siamo nel deserto del Sahara. Tu invece chi saresti? Non ho trovato nessun documento su di te. E cosa ti è successo?”

“Mi chiamo Marisa Tonussi. E dubito mi crederesti se provassi a dire la verità.”

“Credimi, ho visto un sacco di cose strane negli ultimi anni.”, rispose l'apparente archeologo con una leggera risata e uno strano gesto, come a dire 'cosa vuoi che sia'.

“Più delle astronavi a New York?”, chiese lei sarcastica, citando una delle più recenti battaglie dell'Arcadia.

“Quali astronavi a New York?”, domandò lui, confuso.

“C'è stata una battaglia a New York giusto pochi mesi fa, una è andata persino alla Casa Bianca.”

“Impossibile, si sarebbe saputo.”

“E l'altro bombardamento che aveva colpito Tokyo poco meno di un anno prima?”

“Quello l'avrei saputo di sicuro, ero lì fino a non molto tempo fa.” La guerriera di Nettuno guardò il ragazzo come se avesse di fronte un alieno. Gli eventi di cui aveva parlato avevano avuto un'eco di livello planetario, com'era possibile che lui non ne sapesse niente?

“Ok, preparati perché...” Prima che potesse cominciare il suo racconto, uno dei lavoratori urlò. Voltandosi, i due videro strane delle strane creature simili a mummie, con bende grigie, pelle nera sottostante e una sorta di enorme occhio nero nel mezzo del cranio, apparsi apparentemente dal nulla.

“WASTE YUMMY?!”, esclamò Eiji guardando quei cosi, per poi prendere e indossare una strana cintura, con la fibbia azzurra e decorata da tre fessure, in cui inserì altrettanti oggetti simili a monete con sopra dei curiosi simboli simili ad animali stilizzati: una gialla con raffigurata una testa di tigre, una verde con una cavalletta e una rossa con un falco.

“Che diavolo fai, scappa!”, gli sbraitò contro Marisa, sperando di rimanere sola per trasformarsi. Ma Eiji non aveva ancora finito e, proprio quando una di quelle mummie stava per raggiungerli, prese uno strano oggetto circolare dal fianco della cintura e lo strisciò contro le monete, da cui uscì una strana musica e dei bagliori.

“HENSHIN!” Al suo urlo, innumerevoli cerchi degli stessi colori delle monete gli apparvero attorno, lanciando via la creatura, e in breve tre di essi, uno per ciascun colore, lo avvolsero in un forte bagliore, mentre dalla cintura partiva un'altra musica e una voce che scandì: “Taka, Tora, Batta: Ta-To-Ba! Tatoba, Ta-To-Ba!” Sparita la luce, Eiji era ricoperto dalla stessa armatura tricolore e con motivi di animali che Tsukasa aveva usato per sconfiggere Diablo, lasciando Marisa stupefatta.

“Eiji, ma tu sei...”

“Kamen Rider OOO, qui per tenderti la mano. Ora vattene”, disse il nuovo guerriero con un tono di voce molto determinato, gettandosi poi nella mischia contro le creature chiamate Waste Yummy. Utilizzando un misto di mosse semplici ma efficaci, riuscì in breve a liberare i lavoratori sotto attacco e in seguito a occuparsi del grosso delle truppe, sfoderando gli artigli presenti sugli avambracci. Marisa fece per trasformarsi e raggiungerlo, ma proprio in quel momento una mano le tappò la bocca.

“OOO, arrenditi o la sgozzo!”, gridò l'essere che l'aveva presa. Era un demone umanoide dalla pelle grigiastra ricoperta di cicatrici, apparentemente zoppo, con occhi bianchi privi di pupilla e iride, tre corte corna che spuntavano dalla nuca, una singola ala di pipistrello dalle membrane lacerate e cosce e bacino ricoperti da un'armatura viola come quella di Diablo. Pezzi della stessa armatura erano visibili su avambracci e spalle, ma erano tutti in pessime condizioni. Eiji finì l'ultimo Waste Yummy nello stesso momento e si accorse del nuovo arrivato, mettendosi in posizione di guardia.

“Lasciala!”

“Prima dammi il tuo Driver e tutte le Core Medal! Oppure…”, ordinò il demone, avvicinando un artiglio alla gola di Marisa. Eiji emise un leggero ringhio e annullò la trasformazione nonostante le urla supplicanti dei civili, quindi si diresse verso il nuovo avversario.

“Felice di vedere che sai ragionare”, commentò contento il demone, prima di venire colpito di sorpresa da un altro colpo, sottoforma di esplosioni dorate contro la sua schiena, che gli fecero perdere la presa sulla propria prigioniera. Caduta a terra, Marisa corse al fianco di Eiji e guardò il suo soccorritore, un altro Kamen Rider.

“Ehi, Hino-chan, tutto bene?”, disse il nuovo arrivato. Rispetto ad Eiji, aveva un'armatura molto più futuristica, composta da una tuta nera con sopra numerose componenti metalliche e altamente tecnologiche di colore argento, nero e verde, che formavano un paio di bracciali, uno di gambali, uno di spallacci, un pettorale e un elmo. Tutti i pezzi d’armatura presentavano uno strano simbolo sferico diviso in due metà, una bianca l’altra verde, circondati o segnati da una linea rossa, mentre l’elmo aveva una visiera nera che si estendeva fin quasi alla nuca da ambo i lati della testa e una maschera altoparlante probabilmente per amplificare la voce. Infine, alla vita, portava una cintura con una grossa rotella gialla sulla destra e lo stesso simbolo sferico bicolore sul davanti, ma questo era qui diviso nelle sue due metà e presentava in mezzo ad esse un’altra sfera, interamente bianca. In mano teneva un grosso e strano fucile che sembrava caricato con monete simili a quelle colorate di Eiji ma di colore grigio metallizzato

“Date-san!”, rispose Eiji, visibilmente sollevato nel vedere il nuovo Rider. “Molto meglio ora che sei qui! Grazie dell’aiuto!” Si volse poi verso Marisa, mettendole le mani sulle spalle: “Tu stai bene? Non sei ferita, vero?” La Warrior sorrise alla sua genuina preoccupazione e gli prese le mani per rimuoverle e stringerle dolcemente.

“Sto bene, non preoccuparti. Non ha avuto modo di farmi del male.” Lo lasciò andare e si girò verso il nemico, rabbuiandosi visibilmente. “Però ora sarò io a farne a lui. Non mi piacciono quelli che si abbassano a prendere ostaggi perché troppo vigliacchi per combattere loro stessi.” Si mise poi in posa e urlò: “Neptunis Patrem Spiritus! Mihi Virtutem Tua!” Mentre la sua trasformazione l’avvolgeva, Marisa Tonussi lasciò il posto a Warrior Neptunus e sprigionò un’aura di puro potere azzurro. “Sono la figlia di Nettuno e, nel nome del padre degli oceani, verrete distrutti!” Stavolta fu Eiji a fissarla sconvolto.

“WOW! Ma tu chi…?!” Marisa gli sorrise di nuovo.

“Warrior Neptunus, qui per combattere al tuo fianco!”, gli rispose prima di sollevare una mano ed evocare una sfera di quella che sembrava acqua fortemente compressa. Nel frattempo, il demone aveva unito le mani ed evocato invece una sfera di pure fiamme color viola.

“Kamen Rider OOO, Birth e Warrior Neptunus! Io sono Ifrit, servo del potente Lord Astaroth e fratello di Diablo! E reclamo la vostra vita!”, ruggì per poi scagliare dalla sfera un torrente infuocato verso i tre avversari. Per tutta risposta, Marisa estese a sua volta il braccio con la sfera e da essa partì un getto d’acqua sottile ma ad altissima pressione che divise in due la fiammata del nemico e lo centrò in pieno petto, scagliandolo a terra con una profonda ferita.

“Fratello, hai detto? Chi si aspettava che anche voi demoni aveste il concetto di parentela”, disse aggiungendo poi in tono di scherno: “Tuttavia, rispetto a Diablo, sei un nemico decisamente meno minaccioso e forte. Se non fosse per la tua vaga somiglianza fisica con lui, direi che te lo sei inventato per darti arie!” Ifrit non dovette gradire affatto quell’insinuazione perché si rialzò lanciando un terribile grido rabbioso che fece rabbrividire sia Marisa che Eiji e Date.

“NON OSARE PARAGONARMI A LUI E DERIDERMI, MOCCIOSA! NON CONOSCI ANCORA NULLA DEL MIO VERO POTERE!” Dopodiché dal suo corpo emersero numerosi nuovi Waste Yummy, che presero subito a muoversi barcollanti verso di loro. Eiji si ritrasformò in fretta in OOO e si affiancò a Marisa.

“Sei davvero forte, ma, se permetti, ti do una mano”, le disse con un sorriso dietro l’elmo rosso. Date fu presto affianco a loro, impugnando la sua arma e puntandola contro le creature .

“Non vorrete escludermi dalla festa, vero?”, fece in tono allegro prima di focalizzarsi sulla Warrior e chinare il capo. “Quasi dimenticavo! Date Akira! Medico e primo Kamen Rider Birth! Piacere di conoscerti!”

“Il piacere è tutto mio”, rispose Marisa ricambiando l’inchino. “Diamogli addosso!” E con quell’urlo partirono all’attacco. Eiji e Marisa attaccarono i Waste Yummy corpo a corpo il primo e con potenti getti o sfere d’acqua la seconda, mentre Date li investiva con raffiche di quelle curiose monete sparate dal fucile, le quali esplodevano al contatto causando seri danni ai nemici. Dopo averne eliminati molti, Eiji arrivò davanti a Ifrit e lo ingaggiò utilizzando gli artigli sugli avambracci, ai quali il demone rispose con i propri artigli digitali, ma presto la maggiore dimensione e portata di quelli del Rider prevalse e questi iniziò a colpirlo ripetutamente su petto e addome. Pochi secondi dopo, però, Ifrit evocò uno strato di fiamme viola che lo ricoprì da capo a piedi come una vera e propria corazza e danneggiò il corpo di OOO mentre questi lo attaccava; a quel punto, i ruoli s’invertirono e fu Eiji a dover arretrare davanti alle artigliate di fuoco dell’avversario.

Il nuovo vantaggio nemico non durò molto: eliminato l’ultimo Waste Yummy che la separava da loro, Marisa si aggiunse alla mischia e colpì subito al fianco Ifrit con un calcio laterale avvolto nell’acqua pressurizzata, che eliminò parte della sua corazza infuocata e lo costrinse a indietreggiare rapidamente. Mentre la Warrior incalzava il demone coi suoi attacchi d’acqua, Eiji, intuito dalla scena il suo punto debole, estrasse una nuova moneta, stavolta blu, la sostituì a quella rossa e, inclinata la cintura, prese dal fianco e strisciò di nuovo il congegno circolare sulle tre monete.

“Shachi, Tora, Batta!”, urlò la voce metallica del Driver, mentre diversi ologrammi multicolore danzavano di nuovo intorno al corpo del Kamen Rider e il suo elmo veniva sostituito da uno blu con lenti dorate, la cui forma ricordava vagamente un’orca. Completata la trasformazione, Eiji protese il volto verso il demone e soffiò un potente getto d’acqua che spazzò via del tutto la corazza di fiamme e lo fece urlare di dolore. Subito dopo, Marisa unì le mani e scagliò un’enorme sfera composta di acqua e bolle che assorbì al suo interno Ifrit, bloccandolo per alcuni secondi prima di esplodere con incredibile violenza e scagliarlo lontano, ferito gravemente.

“Incredibile! Sei incredibile, Marisa-chan!”, esclamò Eiji sinceramente ammirato.

“Anche tu lo sei, Eiji!”, replicò lei con un sorriso. “Dunque, sai cambiare anche tu forma e poteri per adattarti al combattimento come Tsukasa?”

“Sì, esatto. È merito de- Aspetta, Tsukasa? Intendi, Kadoya Tsukasa? Decade?”

“Proprio lui. È il Kamen Rider che ha salvato me e le mie compagne da Diablo, il demone fratello di quello che stiamo affrontando. Ed è sempre lui che mi ha detto di fidarci di coloro che si fanno chiamare Kamen Rider, se mai ne avessimo avuto bisogno.”

“Te l’ha detto Tsukasa-san? Davvero?!” Il tono di Eiji pareva un misto di sorpresa e soddisfazione. “L’ho sempre detto che quello fa tanto il duro solo per…” “SILENZIO!” Il ringhio rabbioso di Ifrit li interruppe. Il demone si era ripreso e si era parzialmente rigenerato, ma le sue condizioni non erano comunque delle migliori.“Non vi permetto d’ignorarmi così, maledetti! Non mi avete certo sconfitto!”

“Però è chiaro chi è il più forte tra noi, o sbaglio?” ribatté Marisa con aria tronfia. Eiji fu invece più pacato: “Arrenditi, Ifrit, non puoi farcela. Continuare questa battaglia porterebbe solo dolore inutile per tutti, soprattutto per te. Non ha senso che butti via la tua vita così.” Quelle parole dovettero aver fatto scattare qualcosa nel demone perché Eiji credette per un attimo di aver visto un’ombra di terrore passare sul suo volto.

“La mia vita…? LA MIA VITA?! NON PARLARE DI COSE CHE NEMMENO CONOSCI, OOO!” Le sue urla furono interrotte da una raffica di monete argentee che lo spinsero indietro, mentre Date, eliminati gli ultimi Waste Yummy, si riaffiancava ai compagni.

“Lascia stare, Hino-chan. Quelli come lui capiscono le cose solo con le cattive”, disse il Rider prima di sparare un’altra raffica di colpi. Con sua somma sorpresa, però, stavolta Ifrit alzò una mano e assorbì al suo interno le monete lanciategli contro; quasi contemporaneamente, le ferite rimaste sul suo corpo si rimarginarono e la sua corporatura sembrò irrobustirsi. Il demone fissò i nemici sogghignando.

“Ve l’ho detto: non mi avete già sconfitto. Anzi, mi state sottovalutando troppo e questo è un errore che vi costerà caro.” Alzò l’altra mano e schioccò gli artigli. Mentre il suono ancora risuonava nell’aria, un grido terrorizzato lo seguì e tutti si girarono per vedere un paio di Waste Yummy, spuntati apparentemente dal nulla, tenere in ostaggio due dei lavoratori compagni di Eiji.

“NO! LASCIALI ANDARE!”, urlò quest’ultimo, furioso di vedere i suoi amici usati di nuovo come scudo e probabilmente merce di scambio dai nemici.

“Non penso che lo farò. Almeno non subito, prima mi servono per una cosa importante”, ribatté Ifrit sollevando due monete d’argento identiche a quelle usate come proiettili da Date.

“Cell Medal?”, fece Eiji, prima di impallidire. “Aspetta, non vorrai…?!” Il demone sorrise malefico e lanciò le due monete contro i civili; nel momento in cui furono a pochi centimetri dalle loro teste, sulle fronti dei due apparvero delle strane fessure, simili a quelle delle slot machine in cui s’inserivano gettoni o monete, e le Medal vi entrarono con un tintinnio. Le fessure sparirono, ma subito dopo i due uomini si accasciarono a terra, urlando di dolore e tenendosi la testa.

“Che cosa gli stai facendo?!”, urlò Marisa, temendo per la loro sorte.

“Quel maledetto… Vuoi creare degli Yummy da farci combattere?”, chiese Eiji assumendo una posizione di guardia. Ifrit, tuttavia, rise beffardo.

“Non confondermi con i tuoi vecchi nemici Greeed, OOO. Io non sono così scontato e ho un utilizzo ben migliore per i desideri di quegli umani.” Mentre parlava, i due lavoratori smisero di colpo di agitarsi e rimasero a terra, supini e incoscienti, prima che le fessure riapparissero sulla loro fronte e ne fuoriuscissero le Medal. Ora, però, erano di un colore più scuro ed erano circondate da una densa aura negativa simile a fumo viola. Con un gesto dell’indice, Ifrit sembrò creare una forza magnetica che fece volare le Medal nel suo palmo, dove vennero rapidamente assorbite dalla carne grigiastra e rugosa del demone.

L’istante successivo, la sua aura aumentò in maniera spaventosa, avvolgendo il suo corpo in uno strato di energia viola che raddoppiò la sua muscolatura e trasformò i resti della sua armatura in una specie di esoscheletro demoniaco dello stesso colore che lo ricoprì interamente, mentre dalla sua schiena spuntava una seconda ala di pipistrello a completare il paio. Il mostro osservò le proprie mani prima di ridere sguaiatamente.

“Muahahahah! Incredibile! Chi l’avrebbe mai detto che anche tra i tuoi fidati collaboratori ci fossero desideri tanto intensi e nascosti! È proprio vero che non si finisce mai di conoscersi! Non credi, OOO?” Eiji, che aveva eliminato con due rapidi colpi di artigli i Waste Yummy e si era inginocchiato insieme a Date per controllare i due uomini privi di sensi, alzò la testa di scatto.

“Che cosa vuoi dire? Che cosa gli hai fatto?”

“Non ho fatto altro che assorbire tutti i loro desideri e ambizioni nelle Cell Medal che avevo inserito nei loro corpi e trasformarli in energia per me. Non lo sapevi, OOO? Noi demoni viviamo di desideri e ambizioni e tanto più sono forti, meglio è! Proprio come quelli che mi hanno appena fornito i tuoi cari compagni! Tra tutti quegli umani laggiù, erano quelli con i desideri più forti ed egoistici! A quanto pare, nemmeno il grande e generoso Kamen Rider OOO, Hino Eiji, sa circondarsi solo di persone fidate e disinteressate! Proprio come tutti gli altri membri della vostra patetica e fragile razza! Ahahahah!”

Lì vicino, Marisa digrignò i denti agli insulti e provocazioni di Ifrit, ma fu Eiji a esplodere per primo: “Non osare giudicarci in questo modo! Non te lo permetto! Ridammi subito i miei amici! Guariscili!”, urlò rialzandosi e soffiando un forte getto d’acqua contro il demone. Stavolta, però, questi alzò una mano e scagliò una fiammata viola molto più potente delle precedenti che fece evaporare istantaneamente l’acqua e investì Eiji, scagliandolo a terra pieno di bruciature.

““Eiji!/Hino-chan!””, urlarono rispettivamente Marisa e Date, prima che la Warrior si mettesse davanti a lui per difenderlo ed evocasse un nuovo getto d’acqua altamente pressurizzata che si scontrò con un’altra fiammata di Ifrit. Dopo un breve stallo, i due attacchi si annullarono a vicenda.

“Tsk! È diventato molto più forte dopo aver assorbito quelle monete!” In quel momento, Date sparò una nuova raffica contro Ifrit, solo per osservare con amarezza il demone assorbire ogni Medal senza battere ciglio.

“Credevo tu fossi più intelligente, Birth. Non hai realizzato che spararmi addosso altre Medal servirà solo a rendermi più potente?”, domandò beffardo il malvagio essere mentre la sua aura aumentava di nuovo. “Prima mi hai solo colto di sorpresa, ma ora non te lo permetterò più!”

“Proprio come temevo”, commentò Date con un sospiro desolato. “Hino-chan, Marisa-chan. Purtroppo, io non posso fare molto, perciò devo lasciarlo a voi due. Se avessi ancora il sistema Birth completo o se almeno Goto-chan fosse qui, potrei aiutarvi, ma nelle mie attuali condizioni rischierei solo di peggiorare le cose.” Eiji scosse la testa in risposta.

“Non preoccuparti, Date-san. Capisco perfettamente. Per favore, occupati di tenere al sicuro i miei compagni e di non permettere a Ifrit di prendere altri ostaggi e possibili potenziamenti. Saremo Io e Marisa a occuparci di lui.” Il medico annuì, mentre l'altro Rider e la Warrior partivano all'attacco contro Ifrit. Evitando una raffica di sfere d'acqua, questi usò le sue nuove ali per alzarsi in volo e provò poi una picchiata contro Eiji, il quale però mantenne i piedi saldi a terra e lo bloccò, iniziando un breve corpo a corpo in cui i suoi artigli si opponevano ai pugni e ai calci di Ifrit.

“Non hai visto che non basta per me?”, commentò lui incendiandosi un'altra volta. In tutta risposta OOO si allontanò lasciando spazio a Marisa, che sparò una serie di lance d'acqua contro l'avversario, e prese altre due Medal, una grigia e un’altra gialla, inserendole al posto rispettivamente di quella gialla centrale e quella verde laterale, quindi le attivò insieme a quella blu di prima.

“Shachi, Gorilla, Cheetah!”, fece il Driver prima di circondare il proprio custode di altri ologrammi. Quando svanirono, Eiji aveva ora due grossi guantoni corazzati e argentati e le protezioni sulle gambe erano diventate più snelle e gialle; i tre disegni pettorali riproducevano invece dall’alto al basso un’orca, un gorilla e un ghepardo. Marisa osservò affascinata la trasformazione: nonostante l'introduzione lievemente ridicola, non si poteva negare la forza che emanava. Infatti, Eiji ne diede subito prova muovendosi a incredibile velocità contro Ifrit e colpendolo ripetutamente con pugni potentissimi e getti d'acqua ad alta pressione congiunti a quelli di Marisa, mettendo in seria difficoltà il demone.

-Io... non cadrò oggi...- pensò quest’ultimo facendo splendere la sua corazza di fiamme ancora più intense di prima e, con un fulmineo movimento circolare, riuscì a colpire Eiji con un calcio, per poi sparare una sfera d'energia infuocata contro Marisa; quando lei schivò con una capriola, la intercettò con una ginocchiata a velocità sorprendente nello stomaco, mandandola al tappeto.

“C- Come…?”, chiese stupita Marisa. Come aveva fatto il demone quasi asmatico che aveva attaccato poco prima a diventare così potente così in fretta? Lo attaccò allora con una scarica di pugni seguiti da una gomitata, che Ifrit parò o schivò prima però di beccarsi un altro pugno di Eiji, tornato all'attacco a piena velocità.

“Come hai fatto a prendere così tanto potere da due sole persone?”, chiese il combattente sferrandogli un potentissimo gancio che lo spedì contro una roccia vicina facendogliela sfondare, quindi gli fu subito addosso tenendolo per il collo. “Rispondimi!” Ifrit assunse un'espressione beffarda, alitandogli contro.

“Chi ti dice che stia prendendo il mio potere solo da due persone?” Eiji rabbrividì sentendo quelle parole e strinse il pugno libero, terrorizzato a cosa il nemico avrebbe già potuto fare, prima di puntarglielo contro.

“Cosa? Dimmi subito che intendi o smetterò di essere gentile!” Per tutta risposta, il demone appoggiò rapidamente una mano sul torace dell'uomo e…l'attraversò, creando dei bagliori.

“Pessima idea starmi così a contatto.” Eiji lanciò un urlo di dolore, trovandosi paralizzato. Marisa vide cosa stava succedendo e creò un’enorme onda che cavalcò fino a scontrarla contro gli altri due contendenti. Questi vennero scagliati in aria dall'impatto, ma mentre Ifrit volò in aria, Eiji venne afferrato al volo dalla Warrior assieme alla quale atterrò.

“Scusa le maniere brusche, ma non mi è venuto in mente altro.”

“Tranquilla, se non avessi agito sarebbe stato molto peggio, però...mi ha preso le Core Medal.” Incerta su cosa intendesse, la ragazza dai capelli azzurri notò che Ifrit aveva in mano delle monete identiche a quelle usate da Eiji, una giallo-arancio, una blu e l’ultima grigia. Le assorbì, illuminandosi di una luce nera e cominciando a mutare.

“Scusa, OOO, ma sai com'è la legge della giungla. Solo il più forte sopravvive.” La sua armatura si deformò e arricchì di ulteriori dettagli simili a parti o immagini di animali: una criniera leonina giallo scura crebbe dalla sua nuca fino alle scapole, una corazza simile a un corpo serpentino blu scuro con simboli bianchi simili ai fulmini gli ricoprì braccia e torso e dei gambali grigio scuro incredibilmente spessi e pesanti apparvero intorno alle sue gambe. Gli artigli anteriori e posteriori si ingrossarono enormemente e ora Ifrit era cresciuto fino a quasi tre metri di altezza. Senza indugiare, si lanciò contro i due avversari, che a malapena riuscirono a parare l'inaudita forza e velocità dei suoi nuovi arti. Marisa sparò contro il demone una lama compressa d'acqua, causandogli un leggero taglio sulla corazza addominale, ma lui non sembrò darci troppo peso.

“Bel tentativo, ma inutile. Oh, Lord Astaroth mi ricompenserà così tanto vedendoti!”, sghignazzò Ifrit prima che Eiji gli scivolasse tra le gambe con una spada apparsa apparentemente dal nulla, argentata e dalla lama ricurva, colpendolo dietro alle ginocchia e facendolo cadere nel momento in cui stava per attaccare la ragazza.

“Non l'avrai finché ci sono io. Marisa-chan, tienilo occupato per mezzo minuto. Dovrò andarci giù pesante.” Pur senza comprendere del tutto, la guerriera di Nettuno fece quanto detto e, ricopertasi di uno strato d'acqua, si gettò contro il combattente demoniaco, scivolando e muovendosi su pozze d’acqua create per terra come se stesse danzando, evitando così i colpi più terribili all’ultimo e attaccando ad ogni occasione possibile, riuscendo a difendersi e a smorzare in parte le fiamme viola senza però riuscire ad estinguerle. Dal canto suo, Ifrit era più forte e veloce che mai, ma sembrava controllare a stento la sua nuova forma e quindi, pur senza trattenersi, riusciva a colpire Marisa solo poche volte e solo di striscio. Nel frattempo, Eiji aveva estratto e inserito tre Medal verdi nella cintura e le strisciò, venendo circondato dai soliti ologrammi.

“Kuwagata, Kamakiri, Batta! Gata-Gata-Gata-Kiri, Ba! Gatakiriba!” Ora tutte le parti della sua armatura erano verdi e con motivi di insetti: l’elmo aveva le lenti rosse e due antenne simili alle tenaglie di un cervo volante, sulle braccia aveva due lame rivolte all’indietro che le rendevano simili alle zampe raptatorie di una mantide e le gambe erano di nuovo simili a quelle di una cavalletta. Per di più, accanto a lui, iniziarono ad apparire diverse copie perfettamente identiche a lui, che si misero tutte insieme in posizione di guardia.

“È incredibile”, commentò la sua compagna, sorpresa dagli assi della manica che quel guerriero tirava fuori. I Kamen Rider meritavano decisamente la loro fama, persino Ifrit sembrava impressionato, ma non mancò comunque di approfittare della distrazione della sua nemica per spedirla via con una manata. Eiji e le sue copie quindi strisciarono contemporaneamente un'altra volta coi congegni circolari i Driver, da cui partì un coro di: “Scanning Charge!”

“SEIYA!” Con quell’urlo, le gambe di OOO e delle sue copie si assottigliarono e diventarono più lunghe, simili più che mai alle zampe delle cavallette, e con esse spiccarono tutti un immenso balzo prima di cadere su Ifrit con un calcio in picchiata, avvolti da una potente aura verde. La successiva esplosione fece tremare l'intera zona e Ifrit venne scagliato via avvolto dal fumo e con alcune crepe sull’armatura. Si rialzò in fretta, sputando sangue scuro e guardando Eiji e Marisa.

“Gran bel colpo, OOO”, disse ironico, “ma non sottovalutare la mia volontà di vivere. Ci rivedremo dopo che mi sarò ricaricato.” Conclusa quell'ultima minaccia, fece uno schiocco di dita e sparì, prima che una sfera d'acqua compressa colpisse il punto dove si trovava.

“Ricaricarsi, che cazzo intendeva?”, chiese infuriata la Warrior.

“Temo di averlo capito”, rispose Eiji, annullando la trasformazione e mostrando un'espressione molto preoccupata. “Deve aver ridotto in coma altre persone per potenziarsi. Andiamo da Date-san, dobbiamo trovarlo il prima possibile”, aggiunse prima di incamminarsi, salvo fermarsi e piegarsi di colpo per tossire con forza. Marisa gli si avvicinò preoccupata.

“Tutto bene?”

“Non è niente, è solo che non le prendevo così da un po' e ho perso l'abitudine”, la rassicurò lui con un sorriso prima di rialzarsi e riprendere il cammino come niente fosse. Purtroppo, Marisa fallì nel notare un luccichio viola nei suoi occhi.

                                                                                                                                      *****

Diverse ore di volo dopo su un jet, di cui Marisa approfittò per spiegare ogni cosa, il gruppo giunse a Tokyo e, su suggerimento dello stesso Date, Eiji e Marisa si diressero verso un luogo che il dottore aveva inteso essere una sorta di loro rifugio segreto, mentre lui sarebbe andato ad avvertire il presidente del loro arrivo e dei recenti sviluppi.

-Presidente di cosa poi?- non poté non chiedersi Marisa quando ne sentì parlare. Le sue domande vennero momentaneamente messe da parte quando si ritrovò davanti a un curioso ristorante composto di mattoni e legno e circondato da un muro che sembrava composto di massi e pietre rocciose. Sul lato destro del muro, accanto al portone d’ingresso, campeggiava la scritta a lettere cubitali bianche e rosse ‘Cous Coussier’. “Ma che posto è questo?”, domandò Marisa, alquanto perplessa e spiazzata dall’aspetto del locale.

“Un ristorante speciale. E nostro rifugio segreto per le operazioni dei Kamen Rider quando vogliamo mantenere un basso profilo”, rispose Eiji con un gran sorriso, mentre la conduceva all’interno del cortile e verso la porta d’ingresso.

“Un…basso profilo?” Con un locale del genere, sembrava alquanto difficile mantenere un basso profilo. E quell’impressione divenne solo più forte quando, entrata nell’edificio, Marisa si ritrovò in un grande spazio da ristoro addobbato come se fossero stati alla corte di Versailles ai tempi di Luigi XIV, il Re Sole. Diversi clienti erano seduti ai tavoli sparsi per il ristorante e sembravano tutti piuttosto allegri e divertiti da quell’atmosfera.

“Benvenuti al Cous- Eiji-kun?!” Voltandosi verso quella voce femminile, Marisa vide davanti a sé una bella ragazza con lunghi capelli neri lisci, un viso delicato e una carnagione molto chiara, vestita con un lungo abito rosso da nobildonna e corsetto.

-È davvero carina- osservò la Warrior, prima di essere sorpassata da un Eiji a dir poco raggiante.

“Sono tornato, Hina-chan”, fece il Rider prima di andare incontro alla ragazza e stringerla in un forte e tenero abbraccio. Anche quest’ultima si sciolse in un sorriso estasiato prima di ricambiare il gesto d’affetto.

“Finalmente! Mi mancavi così tanto! Mancavi a tutti noi!”, esclamò lei rafforzando l’abbraccio

. “Lo so, anche voi mi mancavate tanto. Purtroppo non ho potuto-AHIA!” Un rumore agghiacciante di ossa che s’incrinavano ruppe quel momento magico e fece separare i due; Eiji si portò subito le mani alla schiena con un’espressione sofferente.

“Ops! Scusa, Eiji-kun! Mi dimentico sempre che non devo stringere troppo!”, disse la ragazza chiamata Hina, a dir poco imbarazzata.

“…No… Non è niente… Non preoccuparti, Hina-chan…! Sto bene!”, fece Eiji con un sorriso terribilmente forzato. Marisa lo guardò preoccupata.

-Seriamente?! Ma quanto è forte l’abbraccio di questa ragazza?!-

“Che succede qui? Ma… Eiji-kun!” In quel momento, fece la sua comparsa un’altra donna, più grande di età di Hina e vestita anch’ella da nobildonna ma con un abito lungo blu scuro. “Che piacere rivederti! Ma non potresti annunciarti una volta tanto invece di arrivare sempre di punto in bianco?”

“Mi scusi, Chiyoko-san. Ha ragione, ma in realtà non prevedevo di tornare adesso a Tokyo, perciò è stata più un’improvvisata che altro”, rispose Eiji raddrizzando finalmente la schiena. “Oh, giusto! Marisa-chan, loro sono la proprietaria di questo locale, Shiraishi Chiyoko-san, e la mia più cara amica, Izumi Hina-chan. Chiyoko-san, Hina-chan, lei è Marisa Tonussi, una nostra nuova compagna di avventure.”

-Compagna di avventure?- pensò quest’ultima, sorpresa che Eiji la sentisse già così vicina a sé, malgrado si conoscessero da nemmeno mezza giornata. E la sorpresa aumentò quando sia Chiyoko che Hina si inchinarono e presentarono con incredibile calore.

“Molto piacere, Marisa-chan! Sono Shiraishi Chiyoko, la proprietaria e gestrice del Cous Coussier, e sono fiera di darti il benvenuto!”

“Felice di conoscerti, Marisa-chan! Mi chiamo Izumi Hina. Benvenuta tra noi!” Quel calore e quell’allegria scaldarono immediatamente il cuore della Warrior. Era chiaro che quello era un gruppo di persone fuori dal comune e la cosa non poteva non piacerle.

“Il piacere è tutto mio, Chiyoko-san e Hina-chan”, rispose inchinandosi a sua volta con un largo sorriso. “Sono Marisa Tonussi e vi ringrazio per avermi accolta tra voi.” Diversi minuti dopo, Marisa e Eiji, più Hina, si spostarono in una stanza dove c’erano due letti e diversi altri oggetti e mobili da camera sul retro del locale per parlare. A loro si aggiunse inoltre un altro giovane uomo poco più vecchio di lei, con corti capelli castano scuro e vestito con giacca e cravatta, chiamato dalla stessa Hina.

“Mi chiamo Izumi Shingo e sono un detective di polizia nonché il fratello maggiore di Hina-chan”, si presentò lui a Marisa una volta davanti a lei, piegandosi in un cortese inchino.

“Molto piacere.” Marisa ricambiò inchino e presentazioni prima di guardare Eiji. “Loro…”

“Sanno tutto, non preoccuparti”, la rassicurò subito il giovane con un sorriso. “Mi hanno aiutato innumerevoli volte nella mia guerra contro i Greeed e gli Yummy e nella raccolta delle Medal.”

“Dunque è come pensavo. C’entrano qualcosa i Greeed e gli Yummy col tuo improvvisto ritorno, giusto?”, chiese Hina con un’espressione preoccupata.

“Sì e no. Diciamo che la storia è ben più complicata di così”, rispose Eiji prima di raccontare tutto ciò che era successo con il supporto di Marisa.

“Un demone capace di assorbire le Cell e Core Medal? È terribile!”, esclamò Hina.

“Ma certo, ora capisco.” Agli sguardi interrogativi degli altri, Shingo rispose: “Di recente ci sono stati diversi casi in città di persone cadute in coma in circostanze misteriose. Nessuna di loro aveva mai dato dimostrazione di simili malesseri, eppure tutte mostrano gli stessi identici sintomi.”

“Come stanno?”, domandò Eiji, visibilmente preoccupato.

“Non bene. Non sembrano in pericolo di vita dal punto di vista medico, ma sono incoscienti e non rispondono a nessuno stimolo esterno. Più che un coma, è come se fossero stati ibernati da qualcosa, perciò qualunque intervento o cura si provi, non sortiscono il minimo effetto. Si può solo sperare che prima o poi si risveglino.”

“Ifrit, senza dubbio. Ecco cosa intendeva quando ha detto che non stava prendendo potere solo da quelle due Cell Medal”, disse il Rider ripensando alle parole del demone. Anche Marisa comprese e il suo sguardo divenne visibilmente nervoso e rabbioso.

“Quel maledetto… Deve aver contagiato queste persone prima di venire da noi e ora sta riprendendo le Medal da esse per potenziarsi in vista del nostro prossimo scontro.”

“Che cosa orribile…”, fece Hina mestamente. “E ora cosa intendete fare? Andrete a combatterlo?”

“Dobbiamo. Ma prima avevamo intenzione di contattare il presidente Kougami e riunirci a lui per preparare un piano d’azione. Date-san dovrebbe essere da lui adesso e ci contatterà non appena gli avrà parlato.” E come se l’avesse annunciato, il cellulare di Eiji prese a suonare proprio in quel momento. “Moshi moshi”, fece il Rider, prima di annuire e riattaccare dopo pochi secondi di conversazione.

“Chi era?”, chiese Marisa.

“Goto Shintaro, un altro nostro amico nonché Kamen Rider. Dobbiamo incontrarci alla sede della Kougami Foundation.” La Warrior annuì e fece per seguire il ragazzo, quando il suo stomaco brontolò come mai prima d'allora.

“Scusate, non mangio da ieri sera”, disse lei con un leggero rossore in volto, mentre Hina guardava male Eiji, ancora più rosso di lei.

“Mi dispiace, ma appena si è svegliata siamo stati attaccati, poi siamo dovuti partire e sul jet c'erano solo bevande.”. Hina si mise una mano in faccia, maledicendo la stupidità dei maschi, quindi sparì per un po', tornando infine con un bento e un cambio di vestiti, visto che quelli che aveva la Warrior non erano esattamente nelle migliori condizioni.

“Grazie. Sicura che posso?”, chiese Marisa cercando di farsi vedere forte, anche se in realtà era in piedi solo grazie alla sua natura di immortale, altrimenti sarebbe già svenuta più volte.

“Devi combattere contro quel mostro e proteggere il cretino qui presente. Hai bisogno di tutta l'energia possibile”, rispose Hina. La ragazza dai capelli azzurri ringraziò con un inchino e, dopo essersi cambiata, si mise a mangiare lungo la strada, anche se Eiji dovette fermarsi un’altra volta per un capogiro.

“Sicuro di star bene?”, gli chiese Hina poco convinta.

“Non è niente, e comunque siamo arrivati”, rispose lui indicando un edificio dietro l'angolo. Arrivando, i tre videro un uomo con una leggera barbetta, corti capelli scuri e un orecchino argentato insieme a una bella donna dai capelli rossi e un ragazzo coi capelli neri più o meno dell'età di Eiji, dall'aria piuttosto professionale. Il primo si rivelò essere Date, mentre gli altri due si presentarono sul momento a Marisa.

“Tonussi-san, è un onore conoscerla. Sono Goto Shintaro, leader della squadra motociclisti della Kougami Foundation e attuale Kamen Rider Birth”, disse il ragazzo facendo un saluto militare e un inchino, per poi salutare anche gli altri.

“Io sono Satonaka Erika, segretaria del presidente e partner di Shintaro in combattimento”, disse invece la donna.

“Piacere di conoscervi. Date-san vi ha già detto tutto?”

“Sì, il presidente ci aspetta nel suo ufficio per un briefing”, rispose Shintaro facendo entrare tutti, ma Eiji fermò la sua nuova amica poco prima di entrare nell'ufficio del presidente.

“Marisa- chan, devo avvertirti: il presidente Kougami è un tipo molto...”, fece una pausa per cercare le parole giuste, ma fu Date a finire per lui: “Totalmente fuori di melone”, disse con un tono di malcelato sarcasmo. Eiji non lo contraddisse per niente.“Già, quindi non stupirti per quanto strano sia quell'ufficio, è roba di routine.”

Appena entrata la povera Warrior capì cosa i due intendevano. Apparentemente sembrava un comunissimo ufficio da centro città, ma da un grammofono partiva in continuazione 'Happy Birthday', mentre un uomo di mezz'età vestito con un completo elegante canticchiava lo stesso motivetto e preparava quella che sembrava una torta sulla sua scrivania. Senza smettere di decorare il dolce, l'uomo alzò il viso verso ospiti e dipendenti.

“Oh, lei dev’essere Marisa Tonussi, molto lieto di conoscerla. Io sono Kougami Kousei, presidente della Kougami Foundation. Mi è stato riferito cos’è successo a voi Warrior Planet e sono più che disposto ad aiutarvi, ma prima è necessario occuparsi di questo nuovo nemico”, disse con un tono gentile e dolce, sebbene con un leggero tono inquietante, avvicinandosi e mostrando la torta su cui lavorava. Sopra c'era scritto in lettere di glassa: 'Per la nascita del demone con i poteri di OOO'.

“Ehm, presidente Kougami, la ringrazio per l'aiuto… Ma lei sta festeggiando l'arrivo di questo mostro?”

“Signorina, una nascita, che sia l'inizio di qualcosa di buono o malvagio, è in sé e per sé un atto di bellezza, qualcosa da festeggiare sempre e comunque.” Notò l'espressione dubbiosa di Marisa. “Comunque le assicuro che non sto sottovalutando minimamente questo Ifrit, né la minaccia che lui e la sua specie rappresentano. I miei impiegati la aiuteranno al meglio. SPLENDID!” Il gruppetto si accomodò sul divano dell’ufficio, lasciando momentaneamente l'uomo alla sua cucina e musica per analizzare la situazione.

“È sempre così?”, sussurrò Marisa, attenta a non farsi sentire.

“No, oggi è abbastanza normale per i suoi standard.”, commentò Eiji.

“Ah. Per fortuna noi abbiamo l'ammiraglio Moonlein”, sospirò la Warrior, ringraziando di essere agli ordini di qualcuno normale, mentre Shintaro le passava un tablet che mostrava una camera d'ospedale con vari pazienti in coma.

“Le vittime di Ifrit: un impiegato che lavorava giorno e notte per una promozione, una scommettitrice seriale alle corse, un corriere di droga e molto altro ancora. Lo stesso genere di persone che i Greeed prendevano di mira qualche anno fa. Le teniamo attualmente in un'ala di questo edificio. Fuori dalle porte e dentro ci sono alcuni membri della mia squadra con fucili specifici per mostri corazzati, oltre a telecamere. Finora non è entrato nessuno.”

“Probabilmente vuole usarli come esca per noi: deve andare lì a prendere energia da loro e sa che noi saremmo lì ad aspettarlo”, commentò Date.

“E non potete combatterlo lì dentro, per la sicurezza di quelle persone. Per avere una chance, dovete portarlo in un luogo isolato”, aggiunse Satonaka.

“Allora forse ho una mezza idea. Sentite”, disse Marisa, esponendo il suo piano ad Eiji e agli altri, che annuirono.

“È un piano rischioso ma potrebbe funzionare”, commentò Shintaro, il quale era comunque pronto a correre il rischio per salvare quella gente e fece un paio di chiamate per organizzare il tutto.

“Ehi, con tutta la merda che Astaroth ha lanciato contro me e le altre, qualcosa avrò pur imparato, no? D’altronde stiamo combattendo una guerra in piena regola in tutto l'universo”, disse con un certo orgoglio, prima di ricevere uno sguardo comprensivo da Eiji.

“Allora fa del tuo meglio per sopravvivervi, Marisa-chan. So bene quanto un conflitto può essere devastante... Dopotutto ne ho causato uno anch'io.” La Warrior lo guardò stupita. Il giovane di fronte a lei aveva già mostrato di essere una delle persone più gentili che avesse mai visto... Come poteva aver causato una guerra?

“Eiji-kun, sai che non è stata colpa tua. E poi non serve parlarne”, disse Hina prendendo la mano dell'amico.

“Lo so, ho imparato a conviverci, ma è giusto che sappia come sono diventato OOO se dobbiamo lavorare insieme. Vedi…” S’interruppe quando un rumore stranissimo venne dal suo stomaco, facendolo diventare verde. “BAGNO!”, urlò correndo verso la toilette, mentre Marisa guardava con sguardo confuso gli amici del vagabondo.

“Non stava dicendo sul serio, vero?” Hina sospirò.

“Sta a lui darti i dettagli, Marisa-chan. Comunque, per ora ti posso dire che Eiji voleva aiutare delle persone e qualcuno ha approfittato delle sue buone intenzioni. Lui decise allora di fare ammenda lasciandosi tutto indietro fino a quando, arrivando in questa città, venne coinvolto nel risveglio dei Greeed. Fu proprio uno di loro, Ankh, a salvarlo dall'abisso in cui stava per cadere.”

“Un Greeed?! Pensavo che fossero suoi nemici.”

“È vero, ma anche loro erano solo vittime, ingannati e sigillati dal loro vecchio padrone, il primo Kamen Rider OOO. Ankh fu l'unico a rimanergli fedele, ma l'avidità di quell'uomo fece cadere anche lui in un sonno profondo. Quando si risvegliarono, mio fratello venne praticamente ucciso nel suo primo incontro con loro...”

“COSA?! Ma stava benissimo!”, sbottò la Warrior, incapace di comprendere come l'uomo che aveva visto neanche un'ora fa potesse essere morto.

“Ci stavo arrivando. Ankh aveva perso quasi tutto il suo corpo, di lui restava solo un braccio dov'era contenuta la sua coscienza, perciò...si attaccò molto al corpo di mio fratello, che mantenne in vita fino a quando non fu davvero possibile resuscitarlo. Era un po' duro all'inizio, ma divenne sempre più vicino a noi col passare del tempo.” L'altra ragazza ascoltò con stupore. I mostri che aveva combattuto lei erano esseri disumani senza alcun sentimento di pietà, a parte un paio di razze che avevano avuto la sfortuna di essere state imbrogliate da Astaroth.

“E che gli successe poi?”

“Si sacrificò per permettere ad Eiji di sconfiggere il suo ultimo nemico una volta per tutte e la sua Core Medal andò così distrutta. Eiji quindi cominciò un altro viaggio in giro per il mondo, studiando le Medal e tutto ciò che poteva riguardarle nella storia delle varie civiltà per cercare un modo per ripararle...e sappiamo che ci riuscirà. Qualche tempo dopo la sconfitta dei Greeed, abbiamo combattuto un nemico proveniente dal futuro e, assieme a lui, venne Ankh per aiutarci.”

“Ah, capisco bene. Anche noi abbiamo avuto delle visite dal futuro. Io una volta sono stata salvata dalla figlia della nostra leader. E poi è apparso un intero gruppo di nuove guerriere di un altro tempo per salvarci in una brutta situazione, l'Angel Team(1).” Marisa e i suoi nuovi amici cominciarono quindi a scambiarsi racconti delle loro avventure, consolidando il loro rapporto, mentre Eiji stava avendo un brutto momento. Dopo aver risolto il suo problema di stomaco, si stava lavando la faccia, ma continuava a sentire un dolore terribile alla testa.

-Che cavolo mi sta succedendo? Non possono essere stati solo il furto delle Medal e quei colpi che ho subito, non sono così arrugginito- pensò il Rider bagnandosi ancora il volto e guardandosi con attenzione…finché non riuscì finalmente a scorgere un lampo viola nelle sue iridi. Spaventato, arretrò verso la porta del bagno, prima che il suo riflesso nello specchio si trasformasse in Ifrit, che gli allungò contro una mano, causandogli un dolore ancora più grande alla fronte.

“Ora, Hino Eiji, tu mi dirai tutto ciò che tu e i tuoi compagni state complottando nei miei confronti.” Spinto come da una forza irresistibile, il giramondo non seppe opporsi e confessò il loro intero piano di battaglia al nemico, che infine ghignò soddisfatto. “Molto bene. Ora dimenticherai gli ultimi cinque minuti e tornerai dai tuoi amici.” Dato quest'ordine, Ifrit sparì e Eiji tornò dai suoi compagni, immemore di quanto aveva visto e detto.

                                                                                                                                 *****

C'era un silenzio di tomba nella stanza dove la Kougami Foundation aveva radunato i vari pazienti in coma. I 'bip' provenienti dalle macchine che li tenevano in vita e/o monitoravano i loro segnali vitali erano l'unico rumore, fino a quando una piccola luce viola apparve a mezz'aria. Le guardie puntarono subito i loro fucili contro la misteriosa apparizione, che in breve si trasformò in Ifrit.

“Fermo con le mani in alto!”, urlò una delle guardie. Il demone la guardò con un ghigno sprezzante.

“Mhh, sta’ indietro, umano, e forse conoscerai i tuoi nipoti”, disse emettendo una debole onda d’urto dal suo corpo che mandò al tappeto le guardie. -E ora facciamo scattare la ‘trappola’- pensò alzando una mano verso uno dei letti...da cui si alzò Marisa, già trasformata e con una sfera d'acqua tra le mani.

“Ciao ciao, stronzetto”, scherzò prima di sparare un potentissimo getto che lo scagliò fuori dall'edificio, dritto in una piazza circondata da palazzi poco lontana. Il mostro comunque non ebbe alcuna difficoltà ad aprire le ali e atterrare in piedi, mentre Eiji, Hina, Date, Satonaka e Shintaro, tutti già lì, lo circondavano seguiti dalla loro compagna idrocineta, alla quale Ifrit lanciò uno sguardo spavaldo.

“Non mi aspettavo che foste disposti a prepararmi una trappola in una stanza piena di umani incapaci anche solo di scappare. In ogni caso, la battuta faceva pena”, fece fingendo sorpresa e ignoranza.

“Erano tutti manichini, infatti”, rispose Shintaro. “E ora...”

“HENSHIN!”, esclamarono in coro lui, Date ed Eiji. Quest'ultimo si trasformò come prima nella sua forma della Combo Tatoba, mentre i due Kamen Rider Birth inserirono una Cell Medal nel loro Driver e girarono la rotella gialla, venendo quindi avvolti in una cupola di luce verde e argento prima che dalle loro cinture uscissero vari componenti che si trasformarono nelle loro armature, identiche, se non per un aspetto più avanzato e l’assenza delle linee rosse in quella di Shintaro. Quest'ultimo inserì nel Driver un’altra Cell Medal e, girata ancora la rotella, al suono: “Drill Arm!” sulla sua mano destra si formò una trivella con cui attaccò Ifrit insieme a Eiji.

“Se pensate di avermi fregato, vi sbagliate di grosso”, commentò il demone schivando un affondo della trivella con una capriola e attaccando poi OOO con un torrente di fiamme viola, mentre Marisa partiva all'attacco scivolando su una scia d'acqua e creando uno scudo liquido che parò l’attacco diretto verso il Rider.

“Sogna pure”, lo schernì lei balzando in aria e centrandolo con un calcio dritto in testa. Per nulla indebolito o intimorito, Ifrit iniziò un breve corpo a corpo con lei, prima di afferrarla e sbatterla contro il muro di un edificio vicino. Si voltò poi per respingere coi propri artigli prima quelli di Eiji e poi la trivella di Shintaro, oltre a bloccare i pugni e i calci di Date. Roteando infine su sé stesso, il demone generò due lunghe fruste dalle sue braccia, entrambe avvolte da potenti scariche elettriche, e sferzò contemporaneamente tutti e tre i Rider, mandandoli al tappeto. Eiji fu il primo a rialzarsi ed estrasse tre nuove Core Medal di colore arancio

. “Vedo che hai imparato ad usare molto presto le Medal che mi hai preso, ma non illuderti di farmi paura! Quello è il mio potere e so esattamente come funziona!”, dichiarò prima di inserire le monete del Driver e strisciarle: “Cobra, Kame, Wani: Bura-Ka-Wani!” La sua armatura si trasformò del tutto, assumendo un elmo bronzeo dai motivi simili al corpo di un cobra e lenti viola, grossi e robusti bracciali e spallacci che ricordavano il guscio di una tartaruga e bacino e gambali arancioni con forme analoghe alle squame e ai denti di un coccodrillo.

Così mutato, Eiji si scagliò su Ifrit, usando gli scudi-guscio delle braccia per parare le sue fruste e, una volta raggiuntolo, le gambe per colpirlo più volte; ad ogni colpo, un’aura arancione a forma di testa di coccodrillo si generava da esse e azzannava il nemico non appena il calcio entrava in contatto col suo corpo. Il demone, vistosi in difficoltà, cambiò allora strategia e prese ad opporsi ai calci di OOO coi propri, i robusti gambali grigi che impattavano contro le fauci energetiche senza subire danni, ma nemmeno riuscendo a prevalere. Alla fine, balzando indietro, Eiji strisciò di nuovo le Medal scatenando di nuovo uno: “Scanning Charge!”

Tre cerchi di aura arancione si formarono davanti a lui e, scagliandosi in avanti con il calcio destro proteso, Eiji strisciò sul terreno come un serpente attraversando i tre cerchi e acquisendo più velocità e potenza ogni volta che ne passava uno. Ifrit cercò di fermarlo con delle palle di fuoco, ma fu troppo lento e, passato l’ultimo cerchio, Eiji balzò in aria e scese in picchiata su di lui, urlando: “SEIYA!” e generando dalla gamba un’enorme testa di coccodrillo di pura energia che azzannò il demone, proprio mentre il suo calcio lo prendeva in pieno petto. Ifrit venne sbalzato all’indietro e si schiantò con sufficiente violenza da spaccare il terreno, la corazza ora incrinata in alcuni punti e sangue fresco che gli colava dalla bocca. Rialzandosi, si ripulì del sangue e notò che anche Shintaro, Date e Marisa si erano ripresi e, insieme a Eiji, l’avevano circondato.

“Venirci a sfidare tutti insieme frontalmente… Non ti senti molto impulsivo o stupido adesso?”, lo beffeggiò Marisa preparandosi ad attaccarlo con un getto ad alta pressione, ma si fermò quando vide il ghigno del nemico.

“Oh, tutt’altro. Gli unici stupidi qui siete voi, mia cara Warrior Neptunus”, disse con aria di superiorità. “Non sono venuto perché avevo bisogno di avvicinarmi alle mie vittime per prendere altra energia, dopotutto sono già legate a me. No, se sono venuto, è solo perché avevo bisogno di radunarvi qui e svegliare il mio partner.” Schioccò le dita e, sotto gli sguardi inorriditi di tutti, Eiji cominciò a contorcersi.

“No, ti prego! Non di nuovo quella cosa!”, urlò disperato, prima che un’aura viola scuro lo avvolgesse, trasformandolo completamente. La sua corazza da Rider svanì e venne sostituita da un’epidermide nera e squamosa, zampe con grossi artigli viola, corna che gli spuntavano dal petto, creste nere e rosse simili a quelle delle lucertole intorno al collo muscoloso, una testa ora simile a un teschio di dinosauro totalmente bianco e occhi totalmente rossi senza pupille o iride. La nuova bestia lanciò un terrificante ruggito e si lanciò contro Marisa.

“C-Cosa?”, non poté non mormorare la ragazza prima di schivare istintivamente con un balzo laterale l’artigliata dell’Eiji mutato. “Che ti è successo, Eiji?! Fermo!” Ma le sue parole risultarono inutili perché la creatura in cui si era trasformato di punto in bianco il Kamen Rider si scagliò di nuovo su di lei e la assalì con una serie di artigliate incredibilmente veloci e aggressive, ma la loro imprecisione le permise di evitarle tutte con rapidi spostamenti laterali. “Eiji, che cosa fai?! Sono io! Marisa! Torna in te! Non devi-” Un improvviso calcio frontale, più veloce e improvviso dei precedenti colpi, la centrò in pieno stomaco, spedendola indietro di diversi metri e facendola rotolare a terra. Con una mano, Marisa si tenne l’addome dolorante e cercò di rialzarsi, ma riuscì solo a mettersi in ginocchio prima di trovarsi di nuovo l’Eiji mutato addosso, pronto a finirla. Dalle retrovie, Hina, che aveva osservato terrorizzata la trasformazione di Eiji, urlò disperata: “EIJI-KUN, NO! FERMOOOOO!!!”

Fortunatamente, prima che gli artigli della creatura potessero calare sulla Warrior, una raffica di Medal la investì spingendola via, stordita. Marisa voltò lo sguardo e vide Shintaro e Date accanto a lei, entrambi con uno di quei curiosi mitragliatori spara-Medal in pugno; il primo le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

“Ce la fai, Tonussi-san?”

“Sì, nessun problema. Ho preso sberle peggiori”, rispose lei accettando di buon grado la mano. Poi, però, tornò a guardare l’Eiji mutato e la sua espressione si rabbuiò. “Ma cosa gli è successo? Perché è diventato di colpo così?”

“Non lo so, davvero. So solo che desideravo non rivedere mai più Hino in quello stato… Maledizione!”, rispose Shintaro digrignando i denti. A quelle parole, Marisa impallidì.

“…Vuoi dire che Eiji è già diventato così in passato?!”

“Molto tempo fa, quando la guerra contro i Greeed era arrivata al suo culmine”, le rispose stavolta Date. “Hino-chan si ritrovò ad essere, diciamo, infettato da una particolare tipologia di Core Medal: quelle viola. A differenza delle altre, queste possedevano un potere molto maggiore e terribile, che nemmeno Hino-chan era in grado di controllare. Anzi, che proprio uno come lui non poteva controllare… E queste, col tempo, finirono per trasformarlo proprio in ciò che combatteva… In un Greeed…” Marisa era sgomenta e ammutolita, ma prima che potesse riprendere la parola, Date si voltò verso Ifrit, furente: “Tu, dannato! Cos’hai fatto a Hino-chan? È chiaro che non gli hai solo portato via le Core Medal durante il nostro precedente scontro! Che cos’altro gli hai fatto?!”

“Oh, molto perspicace, Date Akira!”, rispose il demone, sghignazzando e portandosi al fianco dell’Eiji mutato, il quale stava respirando e tremando affannosamente, come se si stesse trattenendo dall’aggredirli di nuovo. Assomigliava tremendamente ad un cane rabbioso. Questo però non impedì a Ifrit di dargli un buffetto beffardo sulla testa. “Vedete, quando ho preso le Core Medal, mi sono assicurato di lasciare al loro posto un piccolo regalino per il nostro OOO. Sapete, per ricambiare.” Li guardò con un’espressione più folle che mai. “La mia energia negativa di demone.”

I due Rider e la Warrior impallidirono mentre, nelle retrovie, Hina trasaliva e pure Satonaka non riusciva a trattenere uno sbuffo di rabbia. Ifrit si godette le loro reazioni per alcuni istanti, poi proseguì: “Ve l’ho già detto, no? Noi demoni viviamo di desideri e ambizioni e tanto più questi sono forti, tanto più noi siamo potenti. Al contrario delle Medal viola di cui parlavate poco fa. Ti piacerebbe sapere qual è il loro potere, Warrior Neptunus?” Marisa guardò prima Shintaro e poi Date, ma questi rimasero silenziosi e abbassarono il capo, come se non riuscissero a trovare le parole o esitassero a rivelare qualcosa di segreto.

E Ifrit colse l’occasione per riprendere il discorso: “Il nulla. L’assenza totale di ogni cosa, di ogni desiderio, persino il più piccolo e insignificante! Per questo, esse hanno il potere di distruggere qualsiasi cosa, cancellandola completamente dall’esistenza! Erano un potere proibito, sigillato, dimenticato e tale dovevano rimanere. Ma quando furono liberate e percepirono l’esistenza di Hino Eiji, trovarono in quell’eroe della gente il loro perfetto vessillo! E vuoi sapere perché? Perché quel grande eroe era privo di desideri! Nella sua bontà e nel suo altruismo, Hino Eiji era privo di qualsivoglia ambizione per sé stesso, nient’altro che un uomo vuoto, privo della scintilla bramosa che ogni altro essere umano possiede! E questo perché non era riuscito a salvare una povera bambina durante un attentato terroristico e aveva allora deciso di spogliarsi di ogni desiderio per poter proteggere l’umanità dalla sua stessa follia!” Marisa era scioccata. Davvero Eiji, quel giovane così allegro e gentile, aveva passato un orrore tale da svuotarsi di ogni desiderio personale solo per aiutare il prossimo? Aveva davvero sacrificato così tanto?! Si voltò verso Shintaro e Date, i quali non parlavano ancora, ma il loro silenzio era più che eloquente.

“Quella mancanza di desideri gli permise di sfruttare in modo eccellente i poteri delle Core Medal, fondati sui desideri come i miei, ma divenne il suo handicap quando le Medal viola furono liberate e si fusero con lui”, proseguì Ifrit, chiaramente compiaciuto del disagio e dello sconvolgimento che stava creando nella Warrior. “Quel suo vuoto interiore divenne per loro il terreno perfetto su cui crescere e il loro potere finì per trasformarlo in un Greeed, lo stesso che state per affrontare ora!”

“Ma Hino era riuscito a liberarsi dal loro influsso e ad annullare la sua trasformazione! Cosa diavolo gli hai fatto per causare questa ricaduta?”, domandò furioso Shintaro.

“Non ve l’ho già detto? Ho iniettato la mia energia nelle Medal viola che sapevo essere ancora in suo possesso. Cosa pensate succeda quando unisci un potere basato sull’avidità e il desiderio ad uno basato invece sul vuoto e l’assenza di ogni cosa e sentimento?” Tutti impallidirono a quelle parole.


“Un simile squilibrio di poteri… Sei pazzo?! L’hai reso praticamente un berserker! Potrebbe rivoltarsi anche contro di te!”, esclamò Marisa, sconvolta dall’apparente pazzia del demone.

“Non finché gli darò qualcosa con cui sfogarsi… E questo qualcosa siete voi!” Con quelle parole, Ifrit smise di tenere Eiji per la testa e questo subito scattò in avanti contro i suoi ex-compagni, i quali furono costretti a dividersi per evitarlo. Il Rider mutato, però, non si fermò lì e si diresse di nuovo contro Marisa; Shintaro e Date fecero per aiutarla, ma Ifrit si mise tra loro e lei.

“Non credo proprio, miei cari Birth!”

“Satonaka! Offri supporto a Marisa contro Eiji! Cercate un modo per farlo rinsavire!”, urlò Shintaro mollando il suo fucile e inserendo due Cell Medal nel Driver. “Io e Date-san intanto terremo impegnato Ifrit!” E girò due volte la rotella laterale, facendo ricomparire la trivella al posto della mano destra più una sorta di enorme pala meccanica al posto della sinistra ai suoni: “Drill Arm! Shovel Arm!”

“Ben detto, Goto-chan!” Vicino a lui, anche Date mollò il fucile e inserì una Cell Medal nella cintura per poi attivarla: “Crane Arm!”, disse la voce metallica di quest’ultima mentre un grosso gancio sostituiva la sua mano destra. A quel punto, i due Birth si scagliarono su Ifrit, cercando di colpirlo ripetutamente con le loro nuove armi, ma il demone respinse ogni attacco coi suoi artigli, senza apparente difficoltà. Intanto Marisa era invece impegnata a evitare gli attacchi dell’Eiji mutato, tentando nel contempo di mantenere le distanze scivolando sull’acqua e creando muri liquidi per ostacolarlo. Il pensiero che quell’essere fosse ancora il suo nuovo amico le impediva di contrattaccare con la sua piena forza, spaventata all’idea di ferirlo gravemente o peggio. Di tanto in tanto, Satonaka faceva fuoco sull’essere con un altro fucile come quello di Birth, ma le Medal sparate sembravano a malapena scalfire le dure squame del nuovo avversario.

“Ehi, tu! Non credi che sia il caso di reagire con più impegno? Non puoi né fermarlo né salvarlo se lo tratti coi guanti!”, disse la donna in tono di rimprovero alla Warrior.

“Che dici?! Non posso farlo, o rischio di ferire Eiji!”, replicò Marisa evitando le artigliate della creatura con una serie di scivolate sull’acqua creata. Fortunatamente combatteva proprio come una bestia senza controllo: tutto attacchi e violenza, privo di qualsivoglia precisione o strategia, dunque era facile da prevedere e schivare. Tuttavia, ogni volta che lo evitava, percepiva la forza di quei colpi e sapeva che, se anche solo pochi attacchi di quella potenza fossero andati a segno, avrebbero potuto ferirla gravemente. “Piuttosto, come avete fatto l’altra volta a farlo riprendere? Forse dovremmo-”

S’interruppe quando l’Eiji mutato alzò una zampa verso di lei e, percependo il pericolo imminente, agì d’istinto: un potente getto d’acqua ad alta pressione partì dalla sua mano tesa nello stesso istante in cui una nuvola di quello che somigliava a vapore fortemente condensato emerse dalla zampa protesa della creatura. I due attacchi si scontrarono per qualche istante, poi l’acqua di Marisa si congelò completamente e cadde a terra frantumandosi. “Aria congelante? Oh, cazzo, ci mancava solo questa!”, si lamentò la Warrior prima di creare un muro d’acqua per proteggersi dal nuovo getto d’aria emesso stavolta dalla bocca dell’Eiji mutato. Di nuovo la sua acqua venne del tutto ghiacciata e finì per collassare sul suo stesso peso, sgretolandosi e lasciando via libera alla creatura, che le fu addosso in un attimo. -Dannazione, non va bene! Se continua così, finirà sicuramente per prendermi! Devo fermarlo e aiutarlo, ma come?!-

“Marisa-chan!”, le urlò Hina mettendosi al fianco di Satonaka.

“Fermalo! Limita i suoi movimenti!”

“Cosa?!”

“In qualsiasi modo, cerca di fermarlo e immobilizzarlo, anche per poco, poi penserò io a parlargli! L’ho già aiutato a liberarsi da quella forma, posso farcela ancora! Ti prego!” Marisa non era del tutto convinta, ma non aveva nemmeno idee migliori di quella, perciò annuì con forza per poi voltarsi verso l’Eiji mutato.

“E va bene… Perdonami, Eiji, ma ora è il momento di un’amicizia più ruvida!” E scagliò una serie di potenti getti d’acqua che l’altro congelò coi suoi respiri gelidi, ma così facendo si fermò per qualche istante e Marisa ne approfittò per appoggiare una mano a terra e controllare l’acqua presente nel sottosuolo. Quando poi la creatura si scagliò su di lei a testa bassa, nel momento in cui le fu difronte, la Warrior alzò di scatto la mano e un vero e proprio geyser si sviluppò da sotto i suoi piedi, scagliandolo in aria di almeno venti metri. Il Greeed dinosauro precipitò subito dopo al suolo, schiantandosi con un rombo assordante e sollevando un enorme polverone; quando questo si fu diradato, la figlia di Nettuno poté vederlo riverso a terra, sprofondato nel suolo dell’intero spessore del suo corpo e chiaramente tramortito.

“Adesso, Hina! Vai!”, urlò alla giovane, la quale prese subito a correre verso l’amico divenuto mostro con un’espressione determinata.

“Non ve lo permetterò!” Una fiammata viola attraversò il terreno davanti a Hina, creando una barriera rovente impossibile da superare per lei. Allo stesso tempo, Marisa si voltò in tempo per evitare una delle fruste elettriche di Ifrit. Dietro al demone, Shintaro e Date erano in ginocchio e le loro armature erano chiaramente danneggiate.

“Maledetto!”, ringhiò Marisa mettendosi in guardia.

“Spiacente, ma non vi permetterò di rovinare il mio piano! Non ora che Hino Eiji è finalmente il mio fedele burattino!”, disse beffardo il nemico. Quelle parole sembrarono suscitare qualcosa in Marisa, la quale strinse i pugni fino a ferirsi i palmi.

“Per questo Eiji stava male… Per questo non eri particolarmente sorpreso del nostro piano… Per questo ci volevi qui… Tu, dannato! Stavi iniziando a controllare Eiji già da prima, vero?! Così hai saputo del nostro piano e hai saputo ritorcercelo contro trasformando Eiji in un mostro! Era questo il tuo piano!” Il ghigno del demone fu una risposta più che eloquente.

“Ora te la vedrai con me, Warrior Neptunus!” Con quel grido, Ifrit si scagliò su Marisa, generando le sue fruste elettriche e sferrando una serie di sferzate che l’altra dovette evitare scivolando sull’acqua prima e generando una barriera poi, quando i colpi del nemico divennero troppo veloci per essere schivati. Contrariamente alle aspettative del demone, l’elettricità non attraversò l’acqua prodotta dalla Warrior, ma venne bloccata come se avesse incontrato un muro di gomma. “Oh? Forse sono stato troppo ingenuo, dovevo aspettarmi che sapessi come coprire le debolezze del tuo elemento!”

“Infatti! Se produco acqua pura, la tua elettricità non può essere condotta attraverso di essa!”, ribatté Marisa prima di scagliare numerosi getti d’acqua ad alta pressione, che Ifrit parò alzando un muro di fiamme.

“In effetti, sei l’avversaria più problematica per me… Ma purtroppo per te, quello che stai affrontando non è più un semplice demone, ma un demone coi poteri di OOO!” Con quella frase, Ifrit fece sparire il muro di fiamme e allargò le braccia; un istante dopo, un bagliore accecante di luce giallo-viola venne generato dalla criniera intorno la sua testa e investì in pieno Marisa. La guerriera indietreggiò rapidamente, tenendo le mani davanti agli occhi per proteggerli dalla luce, ma si rese presto conto che gli occhi non erano l’unica cosa a bruciarle: tutto il suo corpo era come in fiamme e poteva sentire anche l’acqua che aveva creato per proteggersi andare in ebollizione ed evaporare rapidamente.

-Questa…non è una semplice luce accecante… È un’onda di calore come quelle del Sole!- realizzò Marisa, percependo poi la presenza di Ifrit davanti a sé. Non avendo modo di vederlo ed essendo stata privata della sua acqua protettiva, non poté bloccare o schivare il tremendo calcio che la prese in pieno ventre e la spedì contro un edificio con tanta forza da sfondare il muro e farla finire nella hall retrostante. La Warrior rimase a terra a rantolare, paralizzata dal dolore delle ustioni e della tremenda botta ricevuta, e vomitò anche un misto di saliva e sangue. Da fuori l’edificio, Ifrit ghignò beffardo e s’incamminò verso di lei.

“Fa male, vero? Quel calcio era potenziato col potere dell’elefante di OOO unito al mio, è impossibile che non ti abbia lasciato danni considerevoli!”, disse ridendo. “E comunque non ti lascerò il tempo di riprenderti! È ora di morire!” Ma prima che potesse raggiungerla, una lunga corda attaccata a un gancio gli si avvolse intorno, bloccandolo.

“Ora, Goto-chan!”, urlò Date tirando il cavo per impedire al nemico qualunque movimento.

“Prendi questo!” Mentre gridava, Shintaro inserì una Cell Medal nel Driver e girò la rotella laterale: “Breast Cannon!” Sul petto dell’armatura si formò stavolta un enorme cannone che il Rider puntò sulla schiena di Ifrit a bruciapelo, mentre inseriva altre Medal nella cintura. Queste caricarono l’arma di potere, potere che venne tutto riversato sul demone nel momento in cui Shintaro premette il grilletto su di essa, al suono: “Cell Burst!”. Con una devastante laser cremisi, il demone fu scagliato lontano, la schiena fumante e mezza bruciacchiata.

“Ma guarda… Allora sapete davvero farvi onore quando volete…”, disse Ifrit rialzandosi, una chiara nota irritata nella voce. “Però state iniziando a farmi andare davvero su tutte le furie…”

“Ce la fai, Marisa-chan?”, chiese Date ad alta voce. La Warrior, ripresasi abbastanza da rialzarsi, li raggiunse.

“Nessun problema… Stavo solo riprendendo fiato…”, fece cercando d’ignorare il dolore all’addome. Era probabile che quel calcio le avesse incrinato le costole inferiori, ma era tutt’altro che sconfitta. “Voi invece? Le vostre armature sono messe maluccio.”

“Hanno visto giorni migliori, vero, ma fidati che hanno resistito a molto peggio.”

“Non dimenticate nessuno?” La domanda di Ifrit venne accompagnata da un tremendo ruggito e tutti videro l’Eiji mutato venire verso di loro, completamente ripreso e illeso dal precedente attacco di Marisa.

“Questa battaglia si sta facendo problematica… Non possiamo batterli insieme, dobbiamo riportare Hino dalla nostra parte”, analizzò Shintaro.

“Ho un’idea”, disse di colpo Marisa. “Dobbiamo agire insieme per farcela e sarà rischioso, ma se riesce, potremo avvicinare Eiji a Hina abbastanza da permetterle di parlargli e farlo ritornare in sé.”

“Sei sicura?” L’occhiata decisa della Warrior fu tutto ciò di cui Shintaro e Date avevano bisogno.

“E allora che aspettiamo?”

“Basta parlare! Falli a pezzi!”, ordinò Ifrit e l’Eiji mutato partì ruggendo all’attacco.

“Seguitemi!”, gridò invece Marisa scattando in avanti, seguita dai due Birth. La guerriera creò diverse sfere d’acqua che scagliò sull’Eiji mutato, il quale si lasciò colpire senza subire danni, ma venne leggermente rallentato e ciò le permise di evitare la sua artigliata e schiantare poi entrambi i suoi palmi sul petto di lui, generando da essi un fortissimo getto d’acqua a bruciapelo che lo spinse indietro. Contemporaneamente, Shintaro balzò oltre e attaccò con la trivella sul braccio destro Ifrit, il quale fu costretto a usare i propri artigli per contrastarlo di nuovo, mentre Date si concentrò invece su Eiji, spingendolo ancora più indietro con un calcio e usando poi di nuovo la corda del suo gancio come un lazo per legarlo e immobilizzarlo. Il dinosauro mutante, tuttavia, iniziò subito a dimenarsi furioso e, nel giro di pochi secondi, riuscì a spezzare la corda e liberarsi… Ma quei pochi secondi erano ciò che serviva a Marisa per mettere in atto il suo piano: appoggiate le mani a terra, generò un altro geyser che scagliò l’Eiji mutato, rimasto fermo per liberarsi, in aria come prima.

“Non credo proprio! Non funzionerà due volte!”, ringhiò Ifrit evocando una delle sue fruste elettriche e usandola per legare, elettrificare e scagliare via Shintaro, per poi avanzare verso Marisa, deciso a fermarla. Sorprendentemente, però, la vide ridergli in faccia.

“E chi ti dice che questo è lo stesso piano, idiota?”, urlò la Warrior prima di evocare e travolgerlo con una gigantesca onda; essendosi concentrato sull’Eiji mutato e convinto che Marisa l’avrebbe colpito a mezz’aria per allontanarlo da loro, il demone fu colto totalmente di sorpresa quando la ragazza rivolse invece un attacco così potente verso di lui e ne venne spazzato via. Allo stesso tempo, Marisa urlò: “Date, adesso! Colpisci Eiji in quella direzione!”

“Ricevuto!”, rispose Date inserendo una Cell Medal nel Driver ed evocando un cannone pettorale identico al Breast Cannon di Shintaro. “Perdonami, Hino-chan, ma è per il tuo bene!”, gridò prima di fare fuoco. Ancora a mezz’aria, l’Eiji mutato non ebbe possibilità di evitare il colpo e questo lo spedì verso il limitare della piazza, mandandolo a schiantarsi proprio a breve distanza da Hina e Satonaka.

“Eiji-kun!”, urlò Hina accostandosi subito a lui. La creatura che era OOO si stava già rialzando, le sue squame avevano apparentemente assorbito bene l’impatto, tuttavia era chiaro che era sofferente: rantolava e gemeva tenendosi le mani sulla testa, come in preda a una terribile emicrania. “Eiji-kun?” Al suono della voce della giovane donna, il dinosauro mutante si voltò di scatto e fece per attaccarla, ma, invece di scappare, lei si spinse in avanti e lo abbracciò.

“Basta adesso, Eiji-kun. Ti prego, smettila”, gli sussurrò, dolce e decisa allo stesso tempo. “Tu non sei così, tu non sei un mostro! Sei la persona più buona e generosa che conosca, lo so! Quindi ti prego: torna in te! Non ce la faccio a vederti soffrire così! Ti prego!” Il braccio della creatura cadde inerme di lato, senza farle del male, e i suoi occhi parvero riacquistare un barlume di umanità; fu solo per un istante, però, poi cadde a terra, sfuggendo all’abbraccio di Hina e prendendo a dimenarsi di nuovo con la testa tra le mani. Grida terribili e straziate uscivano dalle sue fauci dischiuse, ma ancora una volta, Hina non ne fu affatto intimorita, anzi, si inginocchiò accanto a lui e prese una delle sue zampe artigliate tra le mani. “Sono qui, Eiji-kun. Ti ricordi cosa ti dissi? Se nessuno tenderà la sua mano per aiutarti, sarò io a farlo. Te la tenderò tutte le volte che servirà, te lo prometto! Non ti lascerò mai solo, Eiji-kun!” Il dinosauro mutante urlò più forte all’inizio, ma poi si agitò sempre meno e anche le sue grida calarono, diventando più simili a respiri affannosi. La sua testa mostruosa si voltò verso il volto candido e dolce di Hina e parve ritrovare di nuovo una scintilla di umanità.

“…H-Hina-chan…”, sussurrò infine con voce bassa e rasposa e il sorriso di Hina si allargò in risposta, stringendo a sé la sua zampa squamosa. Qualcun altro, tuttavia, non era affatto contento di quella svolta.

“Voi dannati… State contrastando la mia influenza… CON QUELLA MELENSA E NAUSEANTE COMMEDIOLA?!”, ruggì furente Ifrit prima di liberare una nuova ondata di luce simile a quella solare che fece completamente evaporare l’acqua che lo stava investendo e costrinse sia Marisa che i due Birth a indietreggiare per la troppa intensità. Senza fermarsi, il demone evocò entrambe le sue fruste elettriche e approfittò della momentanea cecità dei suoi avversari per sferzarli ripetutamente con le sue armi, sfruttando l’elettricità presente in essa non solo per aumentare il loro potere offensivo, ma anche per indebolire e paralizzare leggermente i tre. Infine, con un altro ruggito terrificante, soffiò dalla bocca un vero e proprio torrente di fuoco viola, grande abbastanza da inghiottirli tutti.

Non potendo evitarlo, Marisa evocò una cupola d’acqua all’ultimo secondo per proteggere sia sé stessa che Shintaro e Date, ma la sua difesa servì a smorzare solo di poco una fiammata tanto intensa prima che questa riuscisse a superare la sua acqua e a investirli tutti e tre. La Warrior crollò a terra con diverse ustioni gravi, mentre i due Birth erano entrambi gravemente danneggiati su tutta l’armatura: diversi punti erano crepati o saltati via e sotto erano visibili circuiti e cavi elettrici, tutti sprizzanti scintille e scariche voltaiche.

“Quanta potenza…è completamente diverso dal nostro primo scontro…”, disse Marisa digrignando i denti per il dolore.

“Certo che sono diverso, che cosa credevi?! Non ho solo preso il potere di quegli umani, ma anche di OOO! E non è solo questo! Io voglio vincere con tutto me stesso! Voglio battervi, uccidervi… Perché solo i più forti e crudeli possono vincere la lotta per la sopravvivenza!”

“Lotta…per la sopravvivenza…?” C’era qualcosa in quelle parole che non convinceva affatto Marisa. Più che le parole di un malvagio che desiderava ucciderli perché erano dalla parte del bene, sembravano quelle di un individuo disperato e voglioso solo di vivere.

“Tu… Tu mi ricordi me… Il tuo desiderio di vivere è lo stesso che avevo io”, disse di colpo Date, attirando gli sguardi di tutti. “Tu, Ifrit… Stai morendo…forse?” A quelle parole, l’espressione del terribile demone s’incrinò e i suoi occhi mostrarono per la prima volta un’emozione che Marisa non aveva mai visto in un Heartdemon tanto forte: terrore. Puro terrore.

“Io… Non sono che un esperimento fallito”, rivelò infine. “Fui creato insieme a Diablo e a molti altri nostri fratelli dall’unione di moltissimi demoni con lo scopo di realizzare degli esseri capaci di assorbire i poteri altrui e renderli nostri… Ma di tutti noi, solo lui risultò perfetto… SOLO QUEL MALEDETTO DIABLO! Tutti noi, invece, uscimmo come meri prodotti difettosi… Fallimenti! SCARTI! E come tali, la nostra vita è limitata e breve, soprattutto se assorbiamo il potere di altri individui: tanto più potere assorbiamo, tanto più la nostra vita si accorcia. Io stesso, ora che ho assorbito un potere grande come quello di OOO, probabilmente non vivrò nemmeno per vedere il tramonto di questo giorno… Stento a credere che voi Kamen Rider siate così forti… Siete davvero spaventosi…”

“Allora vuoi ucciderci prima di morire per il tuo signore? Per onorarlo prima di crepare?”, domandò Marisa in tono sprezzante.

“No.” Quella risposta li sorprese. “Non intendo morire. Quando abbiamo ricevuto l’ordine di eliminare voi Warrior Planet e Kamen Rider, Lord Astaroth ci ha fatto una promessa: se fossimo riusciti ad eliminarvi e tornare da lui vittoriosi, lui ci avrebbe fatto dono di una nuova vita! Una vita eterna come veri e potenti demoni maggiori! Molti dei miei stolti fratelli non hanno interesse di continuare a vivere o morire e hanno deciso di vivere solo per completare la nostra missione di eliminarvi o semplicemente per combattere un’ultima grande battaglia... Ma io non sono così! Non posso sopportare di essere venuto al mondo solo per essere poi buttato via pochi giorni dopo, senza nemmeno aver goduto di questa vita! Io vi ucciderò e tornerò da Lord Astaroth ad ogni costo e finalmente potrò ricevere una nuova vita! Una vita che mi permetterà di scatenarmi su voi forze della luce e di portare morte e distruzione sui diversi mondi quanto mi pare e piace!” La sua espressione si deformò poi in una smorfia assolutamente folle e scoppiò in una risata sadica e deviata. Date e Shintaro lo osservarono disgustati, ma prima che uno di loro potesse parlare, entrambi rimasero sconvolti quando si accorsero che, insieme al demone, anche Marisa stava ridendo. Ovviamente pure Ifrit, quando se ne accorse, rimase così sorpreso da smettere subito di ridere.

“Che ci trovi di tanto divertente?!”

“Oh, scusa, è che mi sembrava di aver sentito qualcosa riguardante Astaroth che mantiene le sue promesse. Come può testimoniare l'addetta all'arsenale di Xana, è una completa stronzata!”, rispose lei assumendo lo stesso tono beffardo usato prima da Ifrit.

“Perché, che ne sa lei?”, chiese lui, sentendo un leggero senso d'inquietudine che allontanò subito. Si rifiutava di credere che il padre l'avrebbe abbandonato così.

“Conoscevi Adarark ed Hermanas?”, chiese Marisa riferendosi alle regine di due popoli alleati coi demoni.

“Di fama. So che la prima aveva condotto un assalto a Tokyo, ma venne sconfitta e ora lavora per voi. Hermanas invece sfidò a duello Moon White, ma perse anche lei e fu uccisa”, rispose Ifrit, curioso di scoprire dove la figlia di Nettuno volesse arrivare.

“Una mezza verità. Non sono state sconfitte, il tuo padrone ha deciso che avessero fallito nel bel mezzo delle rispettive battaglie  e distrusse di persona la flotta di Adarark...insieme al suo pianeta”, concluse con un leggero senso di soddisfazione nel distruggere le speranze dell'avversario.

“COSA?!”, urlarono il resto dei suoi compagni, stupefatti da un simile tradimento.

“Ora si fa chiamare Agata Darky, ha una figlia adottiva ed è anche diventata una guerriera come noi, Trinity Warrior. Hermanas non fu così fortunata: affrontò Shizu in un duello praticamente alla pari, ma anche in quel caso Astaroth decise di non correre rischi e dopo aver distrutto la sua patria, provò a distruggere il campo di battaglia con una bomba, che venne fermata da Hermanas stessa e da un nostro compagno a costo della loro vita”, concluse stringendo i pugni. Paolo Martini era morto come un eroe e avevano accettato la sua scomparsa, ma non significava che, quando avrebbero incontrato Astaroth, non gliel'avrebbero fatta pagare. La parola ‘disgusto’ non bastava a descrivere i pensieri degli altri combattenti. Persino Shintaro, da sempre il più calmo del gruppo di OOO, aveva un'espressione di puro disprezzo verso chi avesse potuto osare una simile barbarie nel confronto dei propri alleati. Anche i Greeed avevano maggior rispetto l'uno dell'altro.

“N-Non è possibile…”, sussurrò Ifrit, più a sé stesso che a Marisa. Ma la cosa aveva senso, fin troppo senso. Ripensò allo sguardo accondiscendente del suo padrone, fin troppo limpido per un demone, e in quell’istante vide finalmente la menzogna dietro di esso. Fiamme violacee lo circondarono aumentando di volume e forza fino a quando non si trasformarono in un'immensa colonna, accompagnate da un ruggito di infinita collera del demone, resosi conto di essere stato ingannato tutto il tempo.

“Marisa-chan, se sopravviviamo, ti farò un corso su cosa dire ai cattivi”, commentò Date, facendo ricorso al suo solito sarcasmo per nascondere la paura. Persino Eiji, ancora sotto il tocco di Hina, cominciò a divincolarsi, avvolto da scariche elettriche. Marisa, percependo il potere del demone che continuava a crescere, si avvolse in un'aura protettiva d'acqua, proprio mentre questi faceva sparire la colonna di fiamme e si rivolgeva ai suoi nemici con uno sguardo che prometteva solo dolore.

“Warrior Neptunus, team Birth, e se riesci a sentirmi anche tu, OOO... Poiché l'unico destino che mi aspetta è sparire oggi… VI PORTERO' TUTTI CON ME!”, gridò gettandosi contro i due Kamen Rider avvolto dal fuoco. Date provò a colpirlo ancora una volta col Breast Cannon, ma lui schivò all'ultimo e lo scagliò via con una potentissima spallata, prima di rivolgere un'artigliata contro Shintaro, il quale riuscì fortunatamente ad usare il Shovel Arm per bloccare il braccio dell'avversario.

“Shintaro, resisti!”, lo incitò Marisa attaccando Ifrit con una serie di lame d'acqua e avvicinandosi contemporaneamente per colpirlo alle gambe con una serie di calci. Continuò ad attaccare, ma nonostante l'aria malferma, quelle gambe erano troppo robuste e il demone si limitò a guardare la Warrior come se fosse stata un insetto. Sfoderò nuovamente le sue fruste elettriche e provò a colpire la ragazza, la quale riuscì ad abbassarsi e a lanciarlo poi in aria con un potente geyser; nel frattempo, Shintaro inseriva altre Cell Medal nel Driver.

“Per favore, non deludermi ora. Vai, Birthday Form!”, pregò la propria armatura, mentre in un lampo di luce apparivano tutte le sue armi: oltre al Drill Arm unito al Crane Arm, il Breast Cannon e il Shovel Arm, c'erano le Caterpillar Legs, potenti stivali corazzati che gli arrivavano fino al ginocchio e presentavano cingoli come quelli dei carriarmati e le Cutter Wings, un jetpack dotato di due ali taglienti come lame. Così corazzato, si lanciò contro Ifrit, ferendolo ai fianchi con le armi delle braccia e centrandolo al petto prima con i cingoli delle gambe e poi con un altro colpo sparato dal cannone. Ifrit comunque si rialzò in fretta e si scrocchiò il collo, prima di indirizzare la mano verso Eiji.

“NON OSARE TOCCARLO!”, lo minacciò Hina prendendo il guerriero tra le braccia come a difenderlo, ma non poté impedire che altre tre Core Medal, stavolta una rossa e due arancioni, uscissero dal suo petto per venire assorbite dall'Heartdemon. Le gambe di quest’ultimo rimasero robuste come quelle di un elefante, ma vennero ora ricoperte anche da squame di coccodrillo, mentre sugli avambracci apparivano le stesse protezioni a forma di guscio di tartaruga di OOO, gli artigli sulle mani diventavano più lunghi e spessi che mai e, dietro di lui, si formavano delle code infuocate simili a quelle di un pavone ma fatte di scaglie. Così mutato, Ifrit tornò all'attacco contro Shintaro e Marisa e un vortice di scintille si sprigionò dagli scontri tra le nuove armi di Ifrit e quelle di Shintaro, che ricorreva a qualsiasi vantaggio datogli dalla forma Birthday per contrastarlo, volandogli attorno e colpendolo appena possibile ogni volta che mostrava un punto debole. Dal canto suo, Marisa lo supportava colpendo dalla lunga distanza, ma doveva schivare ogni volta che l'attenzione del nemico si spostava su di lei.

“Levati tu!”, urlò Ifrit a Shintaro, riuscendo a centrarlo con un calcio avvolto da un'aura viola-arancio a forma di testa di coccodrillo, che lo strinse in una morsa dolorosa prima di spedirlo a terra. Il Rider si rialzò in fretta, ma non fece in tempo a fermare Ifrit dal correre verso Marisa, che, per non farsi trovare impreparata, preparò diverse barriere d'acqua e infine una lancia, sperando di trapassargli il cranio. Quando però anche l'ultimo muro venne distrutto, la guerriera di Nettuno si trovò davanti uno sciame di Waste Yummy che Ifrit aveva creato sul momento. Le bastò un getto d'acqua per disintegrarli, ma il loro creatore ne approfittò per aggirarla, ferirle il fianco con gli artigli e infine scaraventarla via contro una macchina con un violento calcio.

“Marisa-chan!”, gridò Hina, mentre lei e Satonaka venivano a loro volta attaccate da vari Waste Yummy, ovviamente intenzionati a prendere il corpo di Eiji. La ragazza afferrò allora un palo della luce vicino e lo sradicò letteralmente dal terreno insieme all’intero basamento di cemento, per poi usarlo come mazza improvvisata contro ognuna di quelle mummie, tenendole momentaneamente a bada, mentre la segretaria sparava a più non posso col suo fucile, ricaricando ogni volta la sua arma con le Cell Medal contenute all’interno di un contenitore metallico che aveva portato con sé. Anche se non potevano fare una vera differenza in quella battaglia terribile, lottavano come due vere guerriere, tanto che persino Ifrit rivolse loro uno sguardo leggermente ammirato.

“Izumi Hina, Satonaka Erika. Voglio farvi un piccolo dono per ricompensarvi per il vostro coraggio. Siccome il mio unico conflitto è con i Kamen Rider e Warrior Neptunus, lasciatemi prendere Hino Eiji e potrete...” Per tutta risposta, Hina gli lanciò contro la sua arma improvvisata dritta in faccia e Satonaka seguì con una raffica di Cell Medal che stavolta il demone non fece in tempo ad assorbire.

“Scusa, bello, ma ci tengo a mantenere il mio posto di lavoro con dignità”, commentò la segretaria ricaricando il fucile.

“E se io te lo lasciassi prendere, non potrei mai più guardare Ankh e mio fratello in faccia!”, concluse l'altra piantando i piedi davanti al giovane uomo mutato, pronto a difenderlo con la vita. Shintaro e Marisa cercarono di approfittarne per attaccare Ifrit con una delle onde di lei, ma lui schivò alzandosi in volo e riatterrando poco distante. I due si piazzarono allora accanto alle loro compagne.

-Incredibile- pensò il loro avversario. -Io darei tutto per poter sentire anche solo un altro giorno l'aria che respiro, il Sole che illumina la mia pelle e il mio cuore che batte, mentre loro non esiterebbero un istante a prendere un colpo mortale per salvare i loro compagni. È questa forza che ha permesso ai Kamen Rider di ribaltare anche le situazioni più difficili?-, si chiese avanzando verso di loro e fallendo nel notare qualcosa alla sua destra. L'ennesimo laser rosso lo prese di fianco, lanciandolo contro la finestra dell'edificio accanto il quale combattevano.

“Ah, non mi metterò mai più questa corazza se prima non le faranno un aggiornamento come si deve.”, scherzò Date, tornato sul campo di battaglia dopo il volo causato dal tremendo colpo dell’avversario. La sua armatura era quasi sul punto di rompersi, ma doveva continuare, specie considerando che, come Ifrit provò saltando davanti a loro con solo qualche graffio, era stato semplicemente fortunato a prenderlo di sorpresa.

“Congratulazioni, Birth, hai appena vinto un trattamento di prim'ordine da parte del sottoscritto!”, ringhiò l'Heartdemon scrocchiandosi le nocche, mentre Marisa e Shintaro caricavano i loro attacchi in un disperato tentativo di finirla in un colpo solo. Tuttavia, Ifrit bloccò il loro doppio attacco con una barriera generata dai suoi bracciali-scudo e li caricò, desideroso più che mai di ucciderli, ma venne fermato quando una macchia scura partita da dietro di loro si frappose tra il suo pugno infuocato e Date, fermandolo con delle zampe artigliate. La tremenda onda d'urto che seguì l’impatto tra i due arti fu sufficiente ad incrinare tutti i vetri dell'isolato.

“Scusate il ritardo!”, disse Eiji, ancora nella sua forma di Greeed e impegnato a trattenere il colpo con entrambe le mani, sorprendendo tutti.

“Eiji-kun!”, urlò Hina scoppiando dalla felicità.

“Mhh, dovevo saperlo che ti stavi solo riposando, Hino-chan”, commentò invece Date.

“Già, scusate se vi ho fatto prendere troppo tempo, ragazzi. Ora tocca a me”, concluse il Rider, mentre sulla sua vita ricompariva il Driver e tre Medal viola vi si inserivano automaticamente.

“No, non ci credo! Come hai fatto?!”, domandò Ifrit, chiaramente sconvolto e infuriato da quel colpo di scena.

“Prova a capirlo da solo”, ribatté Eiji, illuminandosi di luce viola. “Ptera, Tricera, Tyranno: Pu-To-Tyrannosaurus!”, urlò la voce del Driver e, quando il bagliore si dissolse, Eiji era ora avvolto da una tuta bianca, con gambali viola simili alle zampe artigliate di un tirannosauro, guanti e bracciali dello stesso colore, una corazza pettorale viola con pesanti spallacci dalle protuberanze dorate analoghe alle corna di un triceratopo e due lunghe ali attaccate alla schiena, e un elmo con decorazioni simili alle ali di uno pterosauro e due lenti verdi. Il potere che emanava era incredibile e lo dimostrò colpendo il nemico con un pugno che lo spinse via di svariati metri, prima che riuscisse a riprendere l'equilibrio e tornare a terra. Ifrit provò a sparare una lunga serie di palle di fuoco, ma Eiji e Marisa risposero con altrettanti getti rispettivamente di aria congelante e acqua, che crearono una nuvola di vapore all’impatto con le fiamme.

“Goto-chan, dobbiamo approfittarne”, disse Date e, come rinvigoriti dal ritorno del loro amico, i due Kamen Rider Birth approfittarono della nebbia creatasi per portarsi ai fianchi di Ifrit e colpirlo con gli Arm di Shintaro e i pugni e calci di Date in un intenso scontro ravvicinato che fece mostra della loro conoscenza delle arti marziali. Nel frattempo, OOO aveva tirato fuori una nuova arma: un'ascia dalla lama viola trasparente con una decorazione a forma di testa di tirannosauro e un manico viola diviso in due; spiegando poi le sue nuove ali, identiche a quelle degli pterosauri, si lanciò contro Ifrit, attaccandolo in perfetta sincronia con Date e Shintaro. Per di più, ogni fendente dell’ascia di Eiji lasciava profondi segni e crepe nella corazza del demone, quando anche i colpi più forti di Marisa avevano potuto danneggiarlo seriamente solo dopo ripetuti assalti.

-Ma come fa?- si chiese la Warrior mentre si dirigeva verso i quattro contendenti, prima di comprendere: -Ma certo! Il potere delle Medal viola è distruggere tutto ciò che è legato a desideri e avidità e questo include anche i demoni!- Cominciò quindi a mirare alle ferite provocate dal Kamen Rider, attirando l'attenzione di Ifrit, che scatenò nuovamente il potere del leone, paralizzando per un istante i tre avversari con un’altra ondata di luce e provando poi ad avvolgere la guerriera con le sue fruste elettriche. Lei, in tutta risposta, diede un pugno fortissimo al terreno e scatenò un nuovo geyser stavolta sotto Ifrit, il quale si riprese a mezz’aria con un battito d’ali e cominciò un duello aereo con Eiji, che l’aveva seguito non appena si era ripreso.

“Per favore, basta, Ifrit! Così stai solo soffrendo di più”, lo implorò quest'ultimo, usando stavolta la sua ascia per difendersi dai suoi colpi, prima di allontanarlo con un forte colpo di vento ghiacciato prodotto dalle sue ali. L'Heartdemon venne ricoperto di brina, ma la sciolse velocemente avvolgendosi ancora una volta nelle fiamme e rivolse al Rider uno sguardo accusatorio, riprendendo subito dopo ad attaccarlo con soffi di fuoco, artigliate, calci e persino testate in rapida successione, colpi che Eiji incassava e ricambiava a sua volta con altrettanta foga. Il loro scontro era diventato più simile ad una scazzottata che a un duello tra maestri di arti marziali, entrambi sembravano solo cercare di mettere KO l’uno prima dell’altro. Il corpo di Ifrit, tuttavia, era palesemente più provato di quello di Eiji: la sua corazza era rotta e incrinata in più punti, diversi rivoli di sangue colavano lungo di essa e, di tanto in tanto, piccoli frammenti si staccavano da lui per poi divenire subito cenere. Nonostante questo, il demone era più violento e feroce che mai.

“E allora?! Ormai ho perso persino la fiducia in un padrone che voleva solo sfruttarmi e vengo compatito dai miei stessi nemici!” Accompagnava ogni parola con un colpo e la sua voce diventava sempre più furiosa e disperata. “Quello che ho detto prima, sul continuare a distruggere mondi... Non me ne importa più niente! Se mi fosse concesso di vivere anche col mio originale corpo storpiato o senza poteri, sarebbe una possibilità che prenderei comunque! Perché io voglio solo poter vivere! È così sbagliato essere egoisti, chiedere solo un fottuto piccolo desiderio quando tutto il mondo sembra averti voltato le spalle?! È sbagliato che odi la mia stessa specie?! Come può uno come te, che ha rinunciato a tutto per gli altri, capire?! Rispondimi, Kamen Rider OOO! Hino Eiji!” Si aspettava uno smielato discorso dal suo avversario su quanto fosse importante aiutarsi gli uni con gli altri e liberarsi dell'odio, che i desideri fossero effimeri e che capiva tutto, invece...

“No, hai ragione”, rispose Eiji guardandolo.

“…Cosa?!”

“Allo scavo avevi ragione. Noi esseri umani siamo creature deboli, spesso egoiste, ma non è necessariamente un male. Se ognuno pensasse solo agli altri, nessuno potrebbe essere felice. In preda alla disperazione per quanto avevo sofferto anni fa, ho provato a liberarmi di ogni desiderio personale, fino a quando non ho capito quanto quel pensiero fosse autodistruttivo. Sono i nostri desideri che ci rendono ciò che siamo e ci fanno andare avanti. E senza l'odio, ogni pensiero di amore, allegria e speranza perderebbe il suo significato. Senza il male non può esistere il bene, per questo entrambi i lati devono avere desideri e ambizioni per potersi contrapporre perfettamente. Quindi, Ifrit...fa ciò che vuoi! Senza remore! Io sono qui e accetterò con gioia tutta la tua rabbia!”, concluse atterrando e riprendendo la posizione di guardia, mentre il team Birth e Hina guardavano il loro amico con un certo senso d'orgoglio. Marisa e Ifrit erano invece completamente stupefatti.

“Eiji...”, sussurrò la Warrior, riflettendo sulle parole che aveva appena sentito. Forse non aveva tutti i torti: Kamen Rider, Warrior Planet e quelli come loro non esistevano solo per combattere il male, ma soprattutto per mantenere l'equilibrio tra esso e la propria controparte. Ifrit rise di nuovo, ma era una risata che mancava del sadismo e della rabbia delle precedenti volte, un suono quasi di pace.

“OOO, avevo sentito che la forza di voi Rider non risiede solo nelle vostre armature, ma anche nelle vostre parole e nella vostra empatia. D'altro canto, il potere della Croce di Fuoco ha una natura ambigua”, disse, riferendosi alla fonte del potere di tutti i Kamen Rider e dei loro avversari, per poi atterrare e illuminarsi di una potente aura violacea. “Bene, se è contro di te, credo di poter ricorrere senza rimorsi al mio ‘canto del cigno’!”, concluse emettendo un altro ruggito. A qualche chilometro di distanza, le persone infettate con le Cell Medal si agitarono in preda a convulsioni venendo avvolte dalla stessa aura di Ifrit e, dopo pochi secondi, dai loro corpi fuoriuscirono proprio suddette Medal, cariche di energia, che volarono fino al demone e vennero da lui assorbite.

Quando si dissolsero, questi era diventato alto sei metri, aveva acquisito un altro paio di corna per un totale di cinque e degli artigli ancora più affilati e lunghi e le sue code infuocate erano aumentate di numero. L’aura che lo avvolgeva era a dir poco opprimente e, con quel nuovo potere, Ifrit si lanciò subito contro Marisa, Shintaro, Date ed Eiji, scontrandosi con loro al centro della piazza in un devastante tornado crescente di colpi in cui ogni pugno, calcio, fendente e colpo energetico scatenava un’onda d'urto tale da spaccare il terreno. Tuttavia, malgrado l’immenso potere appena ottenuto, sia Marisa che i Rider percepivano chiaramente quanto il corpo di Ifrit fosse messo a dura prova da esso: sempre più particelle di energia e frammenti della sua corazza si staccavano da lui col procedere della lotta.

“Eiji, è quasi al limite! Se lo blocchiamo, non avrà possibilità di scampo!”, riferì la Warrior creando una sciabola d'acqua per parare un colpo di artigli. “Allora circondalo con una bolla, anzi, molte bolle!”, rispose il Rider preistorico afferrandola e indietreggiando, mentre Shintaro e Date spingevano via l'avversario con un violento doppio calcio prima di raggiungerli. A distanza di sicurezza, Marisa creò quindi intorno al demone una serie concentrica di bolle molto spesse, che vennero poi congelate da un soffio di Eiji, intrappolando Ifrit.

“Se pensate che questo basti, vi sbagliate di grosso!”, ruggì lui rilasciando una potente esplosione di fuoco e riducendo la prigione in frantumi, ma proprio allora qualcosa di inaspettato accadde: un’aura rossa simile a fumo emerse dal corpo di Ifrit e questi si bloccò all’istante, come se qualcosa lo trattenesse.

“C-Cosa?! Ma che mi succede?!” “Succede che hai voluto giocare coi poteri sbagliati, teppistello. Nessuno tocca la mia Medal!”, esclamò una nuova voce dal tono arrogante che fece sobbalzare sgomenti Eiji e Hina.

“Ma questo è…?!”, mormorò il primo, quando, come a volergli rispondere, parte dell’aura rossa che usciva da Ifrit si condensò davanti al demone e formò la figura spettrale di un uomo simile a Shingo, ma con i capelli biondi stirati verso destra e un braccio destro che sembrava demoniaco, rivestito com’era da un esoscheletro rosso e dotato di grossi artigli e di un paio di ali d’uccello variopinte sull’avambraccio.

“ANKH!” Tutti sgranarono gli occhi a quell’apparizione, mentre Marisa rimaneva basita e confusa.

-Quello sarebbe il Greeed che ha aiutato Eiji? Ma come può essere vivo?!- Ankh, o perlomeno quello che sembrava il suo spirito, si voltò verso OOO con uno sguardo di rimprovero.

“Eiji! Possibile che senza di me tu non sappia fare altro che farti prendere a calci in culo? Eppure dovresti saperlo sconfiggere ad occhi chiusi un bamboccio del genere! Tsk! Roba da matti!” Si rigirò verso Ifrit e lo colpì con una rapida artigliata che lo fece urlare di dolore e gli fece fuoriuscire dal petto qualcosa che volò dritta nella mano di Eiji; aprendola, questi vi trovò la Core Medal rossa del pavone assorbita in precedenza dal demone, mentre le code di quest’ultimo svanivano e il suo potere calava. “E ora finiscilo! Non potrò bloccarlo ancora a lungo!”, ordinò infine il Greeed.

“Fai tanto il superiore e poi ammetti di star facendo fatica a tenerlo fermo. Non cambierai mai, Ankh…”, mormorò Eiji trasformando la sua ascia in una sorta di fucile, la cui bocca era il manico viola della forma precedente, e caricandola con la Core Medal appena ricevuta. “Ma ti ringrazio ancora una volta! Forza, ragazzi, chiudiamo la partita!” Per tutta risposta, Shintaro e Date caricarono alla massima potenza i loro Breast Cannon e Marisa creò tra le mani una potentissima sfera d'acqua compressa, pronta a venire sparata. Intanto, il loro leader strisciò il suo scanner sulle Core Medal e, al suono del Driver: “Scanning Charge!”, aprì le sue enormi ali e scatenò una raffica di vento simile alla bora che congelò Ifrit dalle gambe al torso, paralizzandolo del tutto. Infine, i quattro spararono tutto il potere accumulato in tre raggi viola, rossi e azzurro, che si fusero a metà strada in un unico raggio arcobaleno dall'incredibile potere diretto contro Ifrit.

-Ed ecco la fine. Diablo, padre, temo vi siate scelti un boccone troppo duro per i vostri denti-, pensò l'Heartdemon, triste ma privo di rimpianti, aspettando il colpo dei suoi avversari con placida rassegnazione, mentre lo spirito di Ankh svaniva con un’espressione tronfia e tutti i Kamen Rider e la loro amica da un'altra dimensione ruggivano insieme con un'unica voce: “PUTOTYRANNO NEPTUNUS CANNON HISSATSU!”

L'attacco infine esplose sul suo obbiettivo con tanta potenza da sprigionare un mini-fungo atomico multicolore, impedendo a tutti di vedere cosa stesse succedendo. Dopo secondi che parvero interminabili, Ifrit uscì dal fumo, nuovamente nella sua forma e grandezza normali, ma zoppo, con ali e corna ormai rotte, la corazza distrutta, particelle nere che lasciavano ormai in massa il suo corpo e le Core Medal di Eiji strette nel pugno. Tutti i presenti abbandonarono le loro trasformazioni e gli vennero incontro, ormai non più spaventati, ma solo desiderosi di dirgli addio.

“Ifrit, io...”, cominciò il vagabondo, ormai tornato normale, ma Ifrit lo interruppe.

“Non importa, Hino Eiji. Io sono venuto qui per catturarvi o uccidervi, pensando che la mia volontà di vivere mi avrebbe permesso di sopraffarvi... Ma alla fine è stato il vostro desiderio di vivere e proteggere i vostri cari a vincere su di me. D'altronde, così come la Croce di Fuoco, anche la vita è fonte sia del bene che del male.”

“La Croce di Fuoco?”, chiese Marisa, guardando con uno sguardo di pietà Ifrit, il quale, nonostante tutto, sembrava intenzionato almeno ad andarsene in piedi.

“L'incarnazione dei poteri dei Kamen Rider e dei mostri loro nemici, un'energia che accomuna le loro origini. Se Diablo riuscisse ad assorbire tutti i Rider come da suo obiettivo, potrebbe diventarne un avatar. Ma forse anche voi Warrior Planet siete collegate ad essa in un certo senso”, commentò lui, riprendendo per un attimo il suo tono beffardo.

-Non ha tutti i torti- pensò l'azzurra. -Dopotutto i primi demoni erano angeli caduti, e la maggior parte di noi ha ottenuto i propri poteri fondendosi con i Pater Spiritus millenni fa.- Ifrit, nel frattempo, aveva allungato la mano con le Core Medal verso Eiji, restituendogliele; tra queste, Marisa notò con la coda dell’occhio una Medal rossa spezzata in due e sfregiata, capendo che doveva essere quella di Ankh.

“Prima ho assorbito per caso anche la sua Medal, ma siccome mi era sembrata inutile così ridotta, non vi ho prestato attenzione e questo mi è stato fatale. Che errore madornale, aveva ragione a dire che sono un bamboccio”, fece il demone, autorimproverandosi. “Ah, prima che svanisse, mi ha chiesto di riferirvi che non vede l'ora di tornare e che gli dovete un camion di gelati per essersi sacrificato in quel modo, oltre che per avervi di nuovo salvato il culo”, concluse, mentre ormai la parte destra del suo corpo era sparita quasi totalmente, tra le lacrime di tutti. Eiji gli strinse quindi la mano rimasta, guardandolo con un’espressione determinata.

“Li avrà... E mi assicurerò anche che Astaroth paghi per ciò che ha fatto a te e ai tuoi fratelli”, promise con la decisione che aveva caratterizzato la stirpe dei Kamen Rider per generazioni. Accanto a lui, Shintaro e Date annuirono concordi: non l'avrebbero lasciato solo in quella lotta.

“Allora non ho più rimpianti. Me ne vado dopo una battaglia degna di un vero re e aver affrontato avversari degni e nobili come voi. È bello disperdersi nel vento in una giornata così bella. Addio anche a te, Warrior Neptunus, e ricorda: non abbandonare mai il tuo desiderio di vivere fino a quando non sentirai che è davvero giunto il tuo momento”, concluse infine Ifrit con un'espressione serena, dissolvendosi in una nuvola di particelle libera nel vento. Eiji guardò i suoi resti fino a quando non sparirono, mentre Marisa e Hina gli si affiancavano e lo guardavano sorridenti, in un silenzioso funerale per quel nemico tanto forte quanto tragico. Sia lui che l’azzurra caddero poi in ginocchio, i loro stomaci che brontolavano.

“Vi prego, andiamo a mangiare qualcosa o stavolta svengo davvero.”

                                                                                                                                               *****

“…Vero che avevo detto che volevo mangiare… Ma era davvero necessario…TUTTO QUESTO?!”

“Che domande, Marisa-chan! Mi sembra ovvio! Come potevo farmi sfuggire un’occasione simile?!” A risponderle era stata la proprietaria del Cous Coussier, Chiyoko, dopo che la Warrior, insieme ad Eiji e agli altri meno Satonaka, era ritornata al locale per farsi un’adeguata quanto meritata abbuffata di cibo. Solo che di certo non si aspettava il locale rimodellato interamente a replicare quella che era apparentemente…la Roma dei tempi di Giulio Cesare?!

“Era già da tempo che volevo fare un’ambientazione italiana, ha così tanta storia quel Paese dietro di sé! E tu mi hai fornito la scusa perfetta per farlo oggi!”, continuò a spiegare Chiyoko, allegra come non mai. Era pure vestita intonata, con un abito verde lungo fino a terra con una sola spallina retta da un grosso fermaglio dorato. Insieme a lei c’era pure il fratello di Hina, Shingo, vestito come un console romano con tanto di toga bianca a una spallina e un mantello blu che copriva l’altra spalla e scendeva fino a terra. “Erika e il presidente Kougami mi hanno informata prima che sareste venuti qui a mangiare, così io e Shingo-san abbiamo dovuto preparare tutto di fretta, ma credo che il risultato sia più che buono! Tu che dici, Marisa-chan?”

“…Direi che è venuto piuttosto…bene…”, rispose lei sorridendo in modo tirato. La risposta esatta sarebbe stata “dannatamente bene”, visto che sembrava davvero di stare in un antico edificio romano, ma era così sorpresa e a disagio che le parole stentavano a uscirle dalla bocca. Con uno scatto, si avvicinò alle orecchie di Eiji e Hina sussurrando: “Sul serio, ma come diavolo hanno fatto? Non avranno avuto nemmeno un’ora di tempo per preparare tutto!” Entrambi gli risposero con un sorriso e la frase: “La proprietaria non è una tipa qualunque!” in tono basso ma sicuro, come se fosse un dato di fatto. Marisa non riuscì a non sgranare gli occhi e deglutire. -Sicuri che sia umana almeno…?- pensò tra sé e sé prima che Chiyoko schiaffasse qualcosa in mano a ciascuno dei presenti. Abbassando gli occhi, vide che era un abito identico a quello che portava la proprietaria, solo di colore blu.

“Ho un abito anche per tutti quanti voi! Non possiamo non essere a tema, no?”, esclamò Chiyoko. “Hina-chan, Shintaro-kun, Eiji-kun, una volta vestiti, mi dareste una mano a portare i piatti del buffet? Akira-san, tu potresti prepararci un paio di tavoli? Dobbiamo far sentire la giusta ospitalità a Marisa-chan!”

“Non-non è il caso di fare tanto, davvero…”, cercò di protestare la figlia di Nettuno, stordita da quella eccessiva quanto improvvisa espansività. Nemmeno a Luna Spenta o Moon City lei e le sue compagne avevano mai ricevuto un trattamento così caloroso.

“Sciocchezze! Oggi sei nostra ospite! E poi, era da tanto che non ci riunivamo tutti insieme, con anche Eiji-kun per giunta! Bisogna festeggiare!”, replicò Chiyoko sparendo poi in cucina. Eiji si affiancò alla spiazzata Marisa e parlò in tono gentile: “Ritengo che tutti abbiano bisogno di momenti di svago, soprattutto dopo momenti difficili come questo che abbiamo appena affrontato. Ricorda che non ti stai approfittando, tutto ti è stato offerto senza che tu chiedessi e anche per la gioia di tutti, quindi non preoccuparti o sentirti in colpa, Marisa-chan.” Lei lo guardò sorpresa per un istante, ma alla fine sorrise. In fin dei conti anche l'Ammiraglio Moonlein, per quanto professionale, spingeva i propri subordinati a rilassarsi quando possibile (possibilmente facendo fuori diverse tonnellate di pizza alla sua pizzeria preferita).

“Beh, se la metti così…” Poco dopo, tutti erano abbigliati per l’occasione e stavano davanti la tavola da buffet più imbandita di piatti italiani che avessero mai visto -Marisa compresa, malgrado le sue origini-. Hina portava un vestito come quello di Chiyoko e Marisa, nel suo caso rosso, mentre Eiji, Shintaro e Date portavano gli stessi abiti da console di Shingo. “Magnifico! State tutti una meraviglia, proprio come pensavo!”, dichiarò compiaciuta la proprietaria.

“Beh, che state aspettando ora? Dateci dentro!” Mai frase venne più assecondata di quella, visto che tutti, la figlia di Nettuno per prima, si gettarono sul cibo come un’orda di locuste affamate su un campo di grano. A pochi minuti dall’inizio del pasto, le porte del locale si aprirono e fecero il loro ingresso il presidente Kougami in persona e Satonaka, la quale portava con sé un pacco avvolto con un nastro colorato.

“Vogliate scusare il disturbo, signore e signori miei, ma ci tenevamo anche noi a festeggiare l’arrivo della nostra ospite e nuova collaboratrice”, spiegò l’uomo con tono affabile e cortese.

“Kougami-san! Ci mancherebbe altro! Lei e Erika siete sempre i benvenuti! E… Un momento, collaboratrice? Marisa-chan l’ha forse aiutata con qualcosa?”, chiese Chiyoko, di colpo confusa.

“Assolutamente. Lei insieme a Eiji-kun e tutti i presenti mi hanno aiutato prima a risolvere un grave problema della mia azienda, dunque mi sembrava il minimo per ringraziare e ripagare tanta generosità”, rispose Kougami con una sicurezza e una calma che sorpresero la Warrior, preoccupatasi nel momento in cui sembrava che Chiyoko stesse per scoprire le loro identità segrete.

“Oh capisco! Marisa-chan è davvero una ragazza speciale allora!”, fece la proprietaria, gioviale.

“Accomodatevi pure! Io intanto recupero qualche altro piatto per voi!” E sparì verso la cucina del Cous Coussier. In quel momento, tutti si volsero verso il presidente.

“La sua non è una visita solo di piacere, vero, presidente Kougami?”, chiese pacato Eiji. “Non ha definito Marisa-chan la nostra nuova collaboratrice per caso, vero?”

“Molto perspicace, Eiji-kun”, rispose sorridendo Kougami. “Forse non è altro che una formalità ormai, ma ci tenevo ad avanzare comunque una proposta ufficiale di alleanza verso Tonussi-kun e la sua fazione.” Si voltò verso la Warrior in questione. “Ho visto e ascoltato il vostro scontro col demone Ifrit e, considerando ciò che è stato detto, è palese che lui non era altro che una prima battaglia. Una nuova guerra è iniziata, una guerra contro un nemico potente che sento di poter dire con certezza che nessuno di noi può battere da solo, per questo è essenziale ora più che mai unire le forze. Perciò, Warrior Neptunus Marisa Tonussi, le domando ufficialmente: pensa che lei, le sue compagne e la sua fazione accetteranno la nostra alleanza contro tale nuovo e comune nemico?” Marisa fissò l’uomo per qualche istante, poi spostò lo sguardo nell’ordine su Eiji, Hina, Date, Shintaro, Shingo, Satonaka e di nuovo Eiji, ricambiando infine il sorriso incoraggiante di quest’ultimo. Non aveva certo bisogno di pensarci, in effetti: l’aveva già deciso da un bel pezzo e sapeva che anche le altre sarebbero state pienamente d’accordo. Quindi, riportò lo sguardo su Kougami, ma, prima che potesse rispondere, qualcosa di inaspettato avvenne: una voce prese a uscire dalla vita di Eiji, per la precisione dal Driver nascosto sotto la toga che indossava.

Una voce che Marisa conosceva anche troppo bene: “Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”. Il silenzio divenne sovrano, mentre il gruppo ascoltava le notizie portate dalla compagna cyborg delle Warrior e le risposte delle altre Warrior stesse e dei loro nuovi compagni Kamen Rider, finché, quando Marisa si unì al coro de: “Non osare mancare!” delle sue amiche, Eiji non resistette ad aggiungere: “Tranquilla, le proteggeremo noi. Vero, signori?” E rivolse un sorriso gentile a Marisa, la quale lo guardò prima sorpresa poi con lo stesso sorriso, grata della premura del Rider per lei e le sue amiche. “Ovvio, per un detective la sicurezza del suo cliente è una priorità”, concordò con lui il Kamen Rider che aveva capito chiamarsi Shotaro e che, a quanto pareva, aveva incontrato e aiutato la sua più vecchia e cara amica Elena. Anche se i loro rapporti non sembravano essere dei più amichevoli… -Tipico di Elena. Provo quasi pena per quel tipo…- si ritrovò a pensare, trattenendosi dal ridere ripensando al loro primo incontro con Shizu.

Non ritenendola degna di essere la loro leader, l'avevano sbeffeggiata e la guerriera di Urano si era ritrovata schiacciata dal peso di Gabriel. Fortunatamente Silvia, da brava mamma, aveva risolto tutto. Quando, dopo quell’ultimo commento, la comunicazione si chiuse, Marisa tirò un sospiro di sollievo e trattenne a fatica le lacrime di gioia, gioia nel sapere le sue compagne sane e salve e di poterle rivedere presto, per poi tornare a rivolgersi al presidente Kougami: “Beh, credo che dopo questa conversazione, lei abbia già capito quale sarà la mia risposta, vero, presidente Kougami? Io, le altre Warrior Planet e i nostri compagni saremo più che lieti e onorati di affiancare voi e gli altri Kamen Rider in questa guerra!”

“SPLENDID!”, esplose Kougami con la sua solita voce roboante ed estasiata, tanto intensa da far venire i brividi lungo la schiena di tutti i presenti. “In tal caso, permettetemi di augurarvi HAPPY BIRTHDAY!” Satonaka lo affiancò e scartò il pacco, rivelando al suo interno una torta di crema, cioccolato e panna a triplo strato con sopra scritto in lettere di glassa: “‘Per la nascita dell’alleanza tra i Kamen Rider e le Warrior Planet’!” Marisa rimase interdetta per diversi secondi, finché Eiji non la riscosse dicendo solo: “Te l’avevo detto che era un tipo particolare. Comunque, fidati: sa sempre quello che è giusto fare. E anche cucinare” aggiunse con un occhiolino.

La ragazza rispose con un cenno riconoscente e tornò a godersi la festa con lui e tutti gli altri. Su suggerimento del gruppo, Marisa passò la notte a riposarsi al Cous Coussier e, il mattino successivo, si riunì ad Eiji, il quale aveva preparato la moto di OOO, un bel modello nero con decorazioni color oro, insieme ai loro zaini per il viaggio verso Osaka che li aspettava. Insieme a lui c’erano anche tutti i suoi nuovi compagni, tutti sorridenti.

“Vi ringrazio davvero per tutto”, disse. “Se non ci foste stati voi, non avrei mai potuto farcela a sopravvivere e a riunirmi ai miei cari. Grazie infinite.”

“Non dirlo nemmeno, Marisa-chan”, rispose Hina avvicinandosi e prendendole gentilmente una mano. “Ti saremo sempre grati per il tuo aiuto e per ciò che hai fatto per Eiji-kun. Ti prego, continua a supportarlo anche per me. Per tutti noi.”

“Lo farò, te lo prometto.”

“È stato un onore combattere al tuo fianco, Tonussi-san, e non vedo l’ora di poterlo fare ancora”, fece Shintaro. “Voi precedeteci ad Osaka, noi vi raggiungeremo non appena la nave del vostro Ammiraglio verrà a prenderci.”

“Mi raccomando, non finitevi tutti i nemici prima del nostro arrivo! Altrimenti finiremo solo per fare la figura delle zavorre!”, aggiunse Date col suo solito tono scherzoso e allegro.

“Sono più che sicuro che il nostro incontro non è stata una casualità, Marisa Tonussi”, disse Kougami. “Posso dire con certezza che forze sconosciute aleggiano sia intorno ai Kamen Rider che alle Warrior Planet, dunque era probabilmente destino che vi sareste incontrati prima o poi e questa alleanza influenzerà senza ombra di dubbio il futuro dei nostri mondi. Tuttavia, confido che saprete mostrarci e indirizzarci nella giusta direzione da percorrere perché le vostre volontà risuonano all’unisono con le nostre. Per questo e per il bene di tutti, dico che sono onorato di averla conosciuta e le auguro buona fortuna. Anche a te, Hino Eiji. E ricordate: non perdete mai di vista i vostri veri desideri!”

“Non accadrà mai, presidente Kougami, non si preoccupi. E sappia questo: noi Warrior Planet non ci arrendiamo mai quando si tratta di creare un futuro luminoso per il nostro mondo!”, dichiarò Marisa stringendo un pugno davanti a sé. “SPLENDID!”, urlò raggiante l’uomo, facendo sobbalzare tutti, Satonaka a parte, come al solito. Marisa si limitò stavolta a scuotere la testa, quasi divertita.

“Davvero, grazie per tutto, amici miei. Spero di rivedervi un giorno”, concluse la figlia di Nettuno con un profondo inchino. Hina, intanto, si era avvicinata ad Eiji e lo guardava con aria preoccupata.

“Mi raccomando, stai attento, Eiji-kun. Mi fido di Marisa-chan e degli altri Kamen Rider, ma mi spaventa sempre l’idea di saperti in battaglia. Temere che tu possa di nuovo…finire come…” Eiji la fermò prendendole le mani.

“Non accadrà mai più, Hina-chan. Credo di essermi finalmente liberato per sempre di quella piccola parentesi nella mia vita. E te lo prometto: io tornerò, sano e salvo. Tornerò sempre da te e da tutti gli altri. Sempre.” E la attirò in un tenero quanto intenso abbraccio che lei ricambiò subito con piacere.

“E mi raccomando anche un’altra cosa: proteggi e supporta a tua volta Marisa-chan, come farà lei con te”, gli disse Hina quando si separarono.

“Ovvio! Ho già detto che la proteggerò, no?” Eiji si rivolse poi agli altri: “Noi ci dirigiamo ad Osaka per ricongiungerci agli altri Kamen Rider e alle altre Warrior Planet. Vi attenderemo lì. A presto, amici miei, e grazie infinite di tutto, come sempre.” Si scambiò un inchino e una stretta di mano cameratesca con Shintaro e Date, un inchino con Shingo, Kougami e Satonaka e un ultimo sorriso con Hina prima di salire sulla sua moto. “Sei pronta, Marisa-chan?” La ragazza salì con un balzo sul veicolo e gli strinse le braccia intorno alla vita.

“Mai stata così pronta, Eiji! Andiamo! Destinazione: Osaka!”

“Come desiderate, signorina!” E con quel grido, il motore della moto ruggì e i due si ritrovarono a sfrecciare lungo la strada, diretti verso la loro meta.

                                                                                                                                        *****

Una raffica di colpi energetici costrinse Tsukasa, nella sua forma base di Decade, a dare gas alla sua moto e saltare così a diversi metri d’altezza per evitarla. A mezz’aria, il guerriero saltò giù dal mezzo ed estrasse la sua arma in modalità pistola per poi sparare a sua volta una raffica di colpi verso il nemico; quando i colpi vennero respinti dalle ali di pipistrello di quest’ultimo, Decade atterrò in piedi sul terreno polveroso e si voltò a guardarlo, sospirando pesantemente.

“Tu sei uno che non molla mai, vero?” Con un battito d’ali, Diablo scese verso terra a pochi metri da lui, tenendo Abraxas ancora fumante stretta in pugno. I due si trovavano in una grande radura stepposa, vuota e desolata se non per qualche pianta rinsecchita e alcune rocce e massi sparsi.

“Dopo quel nostro primo ed emozionante scontro, credevi davvero che sarei stato soddisfatto, Decade-senpai? Con una semplice schermaglia?”, chiese il demone e Tsukasa fu certo che sotto la maschera si trovasse un ghigno assetato di sangue. “La mia anima di guerriero e demone richiede molto di più per essere saziata! Un duello ancora più emozionante del primo, uno dove stavolta sarò io a vincere!” Fatta sparire Abraxas e comparire Malphas, Diablo si scagliò sul proprio obbiettivo, il quale non ebbe altra scelta se non cambiare la sua arma in modalità spada e rispondere agli attacchi. I due si scambiarono una serie di colpi rapidi e potenti, fendente contro fendente, affondo contro affondo, stoccata contro stoccata, ma nessuno riuscì a penetrare la difesa dell’altro. Un ultimo scambio li fece finire con le spade incrociate e i volti a breve distanza l’uno dall’altro.

“Ti fai ogni volta più forte, eh, kouhai?”, commentò Tsukasa, più scocciato che preoccupato.

“Ho un compito importante, Decade-senpai, che richiede costanza e dedizione, sempre e comunque. Ovunque siano, sono sicuro che neanche le Warrior Planet si stiano rigirando i pollici, dopotutto”, replicò il demone liberando la sua arma e spingendo indietro Decade con un calcio. A quel punto, estrasse una delle sue croci.

“Ho ancora così tanti poteri che voglio provare con te!” E la inserì nella cintura: “Kamen Rider Abomination: Wizard! Flame, Please! Hi-Hi, Hi-Hi-Hi-Hi!” La sua corazza divenne a piastre rosso scuro sul petto e più lucida e nera su braccia e gambe, mentre due lembi di mantello nero spuntavano sui suoi fianchi e la parte superiore della sua testa venne racchiusa da un elmo rosso scuro con larghe visiere separate da linee di metallo. Il demone toccò poi la sua cintura: “Copy, Please!” Una seconda Malphas comparve quindi da un cerchio di luce scarlatta con strani simboli sopra, formatosi sulla sua mano sinistra. Così armato, Diablo assalì Decade, sferrando attacchi tanto rapidi e numerosi con le due armi che il Rider riuscì a difendersi solo per pochi secondi, poi venne centrato da un doppio fendente al petto e scagliato indietro.

“Che razza di teppista!”, sbottò Tsukasa rialzandosi e infilando una delle proprie carte nella cintura per poi attivarla: “Kamen Ride: Den-O!” Con un rumore simile a quello dell’arrivo di un treno, la sua armatura divenne una spessa corazza pettorale rossa con spallacci argentei sopra una tuta nera, bracciali bianchi, gambali metallici e un elmo con due enormi lenti oculari rosse e un comunicatore altoparlante davanti la bocca. Inoltre, spostata la sua spada originale nella mano sinistra, nella destra gliene apparve una seconda ma dalla forma simile ad una spada lunga occidentale. “Vieni avanti, imitatore!”

“Con immenso piacere!” I due duellanti si scagliarono l’uno contro l’altro, incrociando le spade a metà percorso e sferrando una serie di colpi veloci e micidiali, usando entrambe le proprie armi con incredibile maestria e creando un vero e proprio vortice di lame intorno a sé. Sia Tsukasa che Diablo colpirono il proprio avversario diverse volte, senza riuscire a prevalere sull’altro… Almeno fino a quando Tsukasa non riuscì a spingere indietro con un fendente Diablo, abbastanza da attivare una nuova carta: “Kamen Ride: Faiz!” Linee rosse luminescenti pervasero il suo corpo, trasformando la sua corazza in una nuova formata da una tuta nera attraversata da strisce rosse, con piastre metalliche sul petto, placche su braccia e gambe e un elmo con due lenti semicircolari di colore oro e due piccole antenne rosse. La sua spada lunga venne inoltre sostituita da una curiosa spada a una mano la cui ‘lama’ era costituita da un lungo bastone cilindrico terminante in una punta.

Con una pressione su un pulsante dell’arma, però, quel bastone venne avvolto da un’energia rossa luminosa che la rese del tutto simile ad una spada laser. E con essa, Decade colpì con un potente fendente la seconda spada di Diablo, tagliandola in due, e centrando poi il proprietario con una stoccata della sua altra arma, mandandolo al tappeto.

“Volevi un duello eccitante? Ecco qui!”, disse Tsukasa attivando un’altra carta: “Form Ride: Faiz Axel!” La tuta divenne blu scuro e le linee si colorarono di argento, mentre le placche sul petto si aprivano e spostavano sulle spalle a formare degli spallacci, rivelando un complicato sistema di circuiti e processori pettorali al di sotto di essi; infine le visiere da gialle divennero rosse.

“Sì, così, Decade-senpai! Ora si che mi diverto!”, esclamò Diablo rialzandosi e prendendo un’altra delle sue croci. Prima che potesse attivarla, però, Tsukasa lo anticipò e attivò fulmineo una terza carta: “Attack Ride: Auto Vajin!” Un istante dopo che quelle parole ebbero risuonato nell’aria, il demone si sentì colpire alle spalle da una serie di proiettili ad alta velocità che lo fecero barcollare in avanti e Tsukasa ne approfittò per premere un pulsante rosso su un orologio dall’aspetto altamente tecnologico apparso sul suo polso sinistro.

“Start Up”, disse una voce robotica maschile e un conteggio alla rovescia da 10 secondi apparve sullo schermo dell’orologio. Subito dopo, Decade assalì Diablo a velocità più che supersonica, fendendo ripetutamente il suo corpo con la spada laser prima di lanciarlo in aria con un fendente ascendente. A mezz’aria, il demone si vide sovrastato da quello che sembrava un enorme robot umanoide armato di due mitragliatrici al posto delle mani, che lo colpì con entrambe le gambe corazzate e lo mandò a schiantarsi a terra. Il robot atterrò invece vicino a Decade, il quale ripremette il pulsante sull’orologio e, al suono di “Time Out”, il Rider tornò alla sua forma di base e il robot si trasformò nella sua moto.

“Maledetto bastardo…! Hai usato il tuo veicolo per attaccarmi alle spalle e riuscire così a prendermi di sorpresa!”, ringhiò Diablo faticando a rialzarsi. Quella raffica di colpi era stata devastante.

“Spiacente, kouhai, ma devi imparare ancora tante cose quando affronti uno del mio calibro”, ribatté Tsukasa in tono spavaldo e presuntuoso, pulendosi le mani.“Ad esempio, ad aspettarti sempre un attacco da dove meno te l’aspetti e, soprattutto, ad usare più rapidamente le tue carte, o croci nel tuo caso. Più forte o no, continui a essere sempre troppo lento!” Mentre parlava, una distorsione spazio-temporale si formò alle sue spalle e gli si avvicinò.“Bene, la lezione odierna è finita. Vedi di fare bene i compiti a casa!”, concluse il Rider prima di rimontare sulla moto e sparire nella distorsione con un rapido colpo di gas.

“Aspetta! Fermati subito, bastardo!”, urlò Diablo sforzandosi a rimettersi in piedi, ma poté solo guardarlo sparire nel nulla e scoppiare in un grido di pura rabbia e frustrazione, disintegrando le rocce vicine con un’esplosione di aura. Ritornato alla sua forma originale e calmatosi, il demone si toccò il petto offeso e vide le sue dita macchiarsi di sangue scuro. “L’ho sottovalutato di nuovo. È già la seconda volta che mi sfugge e mi mette pure al tappeto. Non posso andare avanti così, devo cambiare strategia o trovare un modo per poterlo anticipare.”

“Allora forse io posso esserti d’aiuto”, disse di colpo una nuova voce. Voltandosi, Diablo si trovò davanti un uomo di mezza età vestito con un lungo impermeabile marrone chiaro sopra un completo elegante e un cappello dello stesso colore, volto rasato e occhi nascosti dietro un paio di occhiali da vista rotondi. Aveva un'espressione aperta, cosa che ci si aspetterebbe da qualcuno di disponibile, ma c'era qualcosa in essa che ricordava all'Heartdemon dei propri simili.

“E tu saresti?”, domandò quest’ultimo, sospettoso.

“Il mio nome è Narutaki. E come te, Diablo-san, sono un nemico di Decade…”

(1) La squadra protagonista della saga principale, ambientata nel 2998 e capitanate da Angelica.
 
Eiji Hino, aka Kamen Rider OOO: protagonista indiscusso della serie ‘Kamen Rider OOO’ e dodicesimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Figlio di un importante politico giapponese, Eiji era in principio solo un ragazzo normale che viaggiava per il mondo insieme al nonno, ma la sua vita cambiò quando, durante un suo viaggio in Africa, provò a organizzare una raccolta fondi. I soldi vennero però rubati e usati per finanziare una guerra civile, in cui Eiji si trovò coinvolto. Durante il conflitto, il villaggio dove si trovava venne distrutto, una ragazza con cui aveva fatto amicizia venne uccisa e lui catturato per chiedere un riscatto. Anche se il riscatto venne pagato ed Eiji liberato, la disperazione per non essere riuscito a salvare la sua amica pur avendola davanti a sé e il disgusto per la famiglia, che sfruttò questa tragedia per ottenere supporto pubblico e rafforzare la posizione politica del padre, fece perdere al ragazzo ogni desiderio personale e lo indusse a viaggiare stavolta da solo per il mondo, in cerca di più persone possibili da aiutare. In questi viaggi, Eiji si trovò infine a Tokyo, dove venne suo malgrado coinvolto nella guerra tra i Greeed e la Fondazione Kougami per il possesso delle Core e Cell Medal quando incontrò ciò che restava dell’anima di Ankh, il Greeed uccello. Desideroso di salvare le persone messe in pericolo dagli Yummy e dai loro padroni Greeed, Eiji accettò di allearsi con Ankh e ricevette da lui l’OOO Driver e le Medal che gli permisero di trasformarsi in Kamen Rider OOO e affrontare i nemici, supportato oltre che da Ankh, anche dalla Fondazione Kougami e dalla nuova amica Hina Izumi, il cui fratello moribondo Shingo era stato posseduto da Ankh per tenerlo in vita e dare un corpo intero di supporto all’anima frammentata del Greeed. L’assenza di desideri personali si rivelò una potente risorsa per Eiji, permettendogli di sfruttare i poteri delle Medal, che si nutrivano di desideri e ambizioni, senza i rischi di perdita di controllo che avevano le altre persone, ma divenne poi un’arma a doppio taglio quando le Medal viola, rappresentanti il nulla, vennero attirate da lui e penetrarono nel suo corpo iniziando a renderlo incontrollabile e a trasformarlo in un Greeed. Solo quando, alla fine, Eiji realizzò di avere sempre avuto un desiderio, ovvero di possedere il potere per potere sempre afferrare le mani delle persone in difficoltà, la sua anima acquisì il potere per controllare tutte le Medal e di distruggere il suo ultimo e più terribile nemico, al costo però della vita di Ankh. Così, Eiji partì per un altro viaggio per il mondo, in cerca di un modo per riparare le Medal e riavere così il suo amico. Uno spirito caritatevole e coraggioso, Eiji non si ferma davanti a niente e nessuno pur di salvare qualcuno, che si tratti di un amico o di uno sconosciuto, ed è in grado di capire i veri desideri e il dolore degli altri solo standoci a contatto per un po’ di tempo. Al contrario, ha ben poca cura del suo benessere e questo spesso lo mette in pericolo o difficoltà davanti ai nemici, ma sa comprendere l’importanza del continuare a vivere per portare avanti i propri sogni, avendo finalmente trovato una sorta di equilibrio. Sua curiosa abitudine, ereditata dal nonno, è quella del portarsi sempre dietro nei viaggi un paio di mutande pulite e pochi spiccioli al motto: “Mi basta avere qualche soldo e le mutande per domani”. Inizialmente per nulla violento o tagliato per il combattimento, Eiji sviluppò presto con le sue battaglie contro i Greeed un’incredibile abilità combattiva sia a mani nude che all’arma bianca che, unite alla sua maestria nell’usare le Medal fornite da Ankh e ai poteri incredibilmente vari e versatili delle loro Combo, gli permette di essere un avversario temibile contro qualunque nemico, persino il più potente e crudele.

Akira Date, aka Kamen Rider Birth Prototype: uno dei coprotagonisti e Kamen Rider secondari della serie di OOO. Un medico militare che ha prestato servizio in tutto il mondo, Akira Date si trovò però costretto a ritirarsi dalla professione sul campo a causa di un colpo di pistola subito durante una missione, che gli lasciò un proiettile incastrato nella parte posteriore bassa del cervello e conseguenti tremendi dolori alla testa e sensi annebbiati. Deciso a sopravvivere, Date accettò la proposta di Kousei Kougami di testare e sviluppare per loro il sistema Birth per combattere la guerra contro i Greeed, divenendo così il primo Kamen Rider Birth con l’obiettivo di guadagnare i 100 milioni di yen necessari per l’operazione di rimozione del proiettile dal cervello. Dopo essere riuscito a racimolare il denaro necessario, pur rischiando più volte di essere ucciso dai Greeed, Date lasciò la Fondazione, cedette il sistema e l’eredità di Birth a Shintaro Goto e si ritirò dalla guerra per affrontare la delicata operazione chirurgica. Dopo il successo di quest’ultima, tuttavia, accettò di tornare per combattere le battaglie finali contro i Greeed al fianco di Eiji e Shintaro, indossando e usando il prototipo del sistema Birth per diventare Kamen Rider Birth Prototype. Date è un uomo dalla personalità energica e allegra, sempre in movimento e con la tendenza ad essere impulsivo in battaglia, correndo spesso grossi rischi per guadagnare più rapidamente. Nonostante sia un medico militare, non apprezza molto manuali e regole e tende ad apprendere le cose sul campo, inoltre, non ha paura ad ammettere di temere la morte e di combattere la guerra semplicemente per guadagnare il denaro necessario all’operazione per salvarsi la vita. Date è e rimane però un tipo gentile e generoso, che corre spesso pericoli e rischi per salvare gli altri, amici e non, anche se di solito si giustifica in modo scherzoso dicendo che è deformazione professionale. In battaglia, usa uno stile di combattimento che mescola diverse arti marziali a mosse di wrestling professionistico, che unito alle armi di Birth si rivela incredibilmente efficace, ma nel contempo il suo disprezzo per i manuali gli fa spesso dimenticare le vere potenzialità del sistema e finisce per riscoprirle solo sul campo. Dopo aver superato l’operazione ed essere tornato, inizia ad utilizzare il sistema Birth Prototype e, malgrado il suo possedere meno del 50% del potenziale del sistema completo in quanto solo un prototipo, è in grado di sfruttarlo magistralmente e in perfetta sincronia col nuovo Birth, ovvero Shintaro.

Shintaro Goto, aka Kamen Rider Birth: un altro dei coprotagonisti e Kamen Rider secondari della serie di OOO. Originariamente un poliziotto, Shintaro divenne poi il capo della squadra motociclisti degli agenti speciali della Kougami Foundation, con l’obiettivo di sventare la minaccia dei Greeed e delle Medal e salvare il mondo. Malgrado le sue intenzioni nobili, tuttavia, la sua impazienza e la sua smania nel seguire le regole rallentarono i suoi progressi e il suo lavoro, fino a fargli perdere il diritto iniziale di testare e usare il sistema Birth in battaglia, diritto poi passato ad Akira Date. Nonostante la delusione, Shintaro imparò col tempo a capire le stramberie e i discorsi strani ma saggi del presidente Kougami e ad apprezzare sia Eiji Hino che Akira Date, inizialmente da lui ritenuti inadatti ad essere Kamen Rider, diventando così un loro preziosissimo alleato e supporto nella guerra. Alla fine, quando Date dovette ritirarsi per affrontare l’operazione al cervello, Shintaro ereditò finalmente il sistema Birth e divenne il nuovo Kamen Rider Birth, aiutando Eiji fino alla loro vittoria finale contro i nemici. Una persona rigorosa e fissata coi regolamenti, Shintaro aveva inizialmente una personalità chiusa e troppo seria, al punto da non riuscire a capire le decisioni apparentemente assurde di Kougami o le sue stesse debolezze in battaglia e nella vita( non mancando comunque di allenarsi), arrivando addirittura a sentirsi inadeguato e incapace di realizzare la sua ambizione di salvare il mondo dai Greeed, prima di ritrovare il coraggio e la determinazione grazie a Chiyoko, Hina e agli stessi Date ed Eiji. Da qui, Shintaro divenne una persona più responsabile e comprensiva, arrivando a riconoscere gli altri Rider come amici e supportandoli con tutto sé stesso, finché lo stesso Date, nel momento del suo ritiro, lo riconobbe infine come suo degno successore per diventare Birth. In battaglia, si rivela essere un’eccezionale pilota e cecchino, capace di usare sia armi leggere come le pistole che pesanti come i fucili e i bazooka, ma è anche incredibilmente abile nelle arti marziali e, quando ottiene il sistema Birth, rivela presto di riuscire ad usare le sue piene potenzialità persino meglio dell’originale possessore Date.
 
Salve a tutti, ragazzi, scusateci enormemente per il ritardo. Non è stato già di per sè un capitolo facile da scrivere, e alcuni impegni si sono messi davanti a noi. Speriamo comunque che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e ringraziamo per essere giunti fin qui. Io e Xephil ci impegniamo costantemente per migliorarci a vicenda(io in particolare sto facendo molta pratica grazie a lui), ma per farlo sono necessarie anche le critiche, quindi invitiamo tutti a recensire e darci la vostra recensione sulla storia. Cercheremo di tornare col nuovo capitolo prima di capodanno, ma non sarà semplice, nel caso auguriamo buone feste in anticipo.

Prossimo capitolo: ' Warrior Uranus e il detective con due anime, W'.
  
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