Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: vaniglia_lovefantasy    08/12/2018    0 recensioni
«Ma la pianti?! Non sono una bambinetta da difendere!» a quel punto mi alzo in piedi, fregandomene del resto di quelli che ci osservano «okay, ci passiamo quasi dieci anni, ma sai che c’è? Non è questo il problema, il tuo problema è che hai paura»
Nota-Vorrei solo specificare una cosa, ovvero che il luogo che ho "descritto" esiste davvero, solo che non si trova a Maccarese
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Dobbiamo parlare”, due parole che so che possono far sudare freddo un uomo se a scriverle è una ragazza, e, infatti, non ci mette più di cinque secondi per rispondermi.

“Di cosa?”

“Di tante cose. Sono a Maccarese per i 100 giorni, se ti do l’indirizzo puoi raggiungermi?”

“Mezz’ora e sono da te”

Sorrido soddisfatta, anche se sto morendo dentro per la conversazione che sto per avere, quando un mio compagno di classe mi si avvicina.

«Tutto bene?»

«Sì, certo. Sto aspettando una persona, è un problema se viene qua?»

«Va bene, ma resta per la notte? Perché non penso che ci siano rimasti molti letti a disposizione, l’ultimo l’ha preso la ragazza di Daniele»

«Non penso proprio che resterà a dormire, anzi, non so quanto resterà, ma non penso molto…» mi rabbuio nuovamente, non è una cosa che voglio fare.

«Okay… Abbiamo finito la birra comunque, io, Dario e Carlo stiamo andando a comprarne dell’altra, puoi aprire il portafogli da rappresentante e darmi i soldi?»

«Sì, è in casa» detto ciò entriamo e andiamo velocemente nella stanza che divido con le altre ragazze della classe e un paio di fidanzate. Gli allungo un paio di banconote e richiudo il portafogli nel trolley col lucchetto legato al letto che usiamo come cassaforte, non per mancanza di fiducia, ma perché non si sa mai.

Mentre aspetto faccio due passi sulla riva del laghetto nel giardino della casa che abbiamo affittato, e mi siedo fissando l’orizzonte, godendomi il sole che sta lentamente calando.

Dopo un po’ sento Daniele che mi chiama, così mi alzo e vedo accanto a lui una faccia nota.

«Sof, lo conosci?»

«Sì, tranquillo. Gli ho chiesto io di venire. Ciao Ale…» gli rivolgo un timido sorriso, sono passati alcuni mesi dall’ultima volta che ci siamo visti.

«Sof…» abbozza un sorriso per poi abbracciarmi d’impeto, e per un momento mi sciolgo nel suo abbraccio inspirando il suo profumo. Sa di pelle, muschio e sigaretta, un aroma inconfondibile. Passato il momento, però, mi stacco.

«Andiamo a fare due passi»

«Ti seguo»

«Ci vediamo dopo Daniele» gli sorrido per fargli capire che va tutto bene, e m’incammino di nuovo verso il lago. Resto in silenzio per poi sedermi sulle radici di un albero piantato poco lontano dalla riva, appoggiandomi al tronco e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Ale si siede accanto a me, appoggiandosi con la spalla contro il tronco.

«Avete scelto proprio un bel posto, complimenti»

«L’ha trovato la fidanzata di quel ragazzo che hai visto poco fa»

«Ah, bene»

C’è qualche secondo di silenzio, poi mi giro a guardarlo.

«Ti rendi conto che questa situazione è assurda? Passano mesi prima che riusciamo a vederci, tu mi dai sempre buca all’ultimo, a volte sembro la persona più importante per te e a volte sembra che non te ne freghi nulla di me, ogni tanto sparisci e non ti fai sentire… Ti rendi conto che questa cosa non va bene?»

Si prende un istante prima di rispondermi.

«Hai ragione»

Aspetto che continui la frase in qualche modo, ma lo vedo tirare fuori le sigarette con calma.

«Tutto qua? Ho ragione? Non hai altro da dirmi? »

«No, hai ragione. Tu sei sempre nei miei pensieri, e sai che questa cosa non mi piace. Non è da me, capisci? Io sono il tipo che gira in moto, col giacchetto di pelle e i tatuaggi, uno che si fa le canne con gli amici, che fuma, che viola le proprietà private, che ruba, uno di quei cattivi ragazzi da cui dovresti stare lontana mille miglia. Sof, lo hai visto il tuo amico prima? Tuttora ci stanno fissando da una finestra di casa, li vedo. Non mi va bene il fatto che tu, una ragazza così semplice e pura, che fa volontariato coi bambini, che si ferma per accarezzare qualunque cane le passi accanto, che restituisce in tempo i libri della biblioteca, stia con uno come me, quindi sì, sono assente, non ci vediamo mai, ma no, di te m’importa eccome. Credo che lo dimostri il fatto che sono qui ora» non ha staccato gli occhi da me un secondo, e mi brucia l’anima da quanto è intenso il suo sguardo.

Con lui è sempre stato così, mi ha conquistata con quei due occhi marrone scuro. Finge di essere cattivo, ma solo io l’ho visto per com’è davvero.

«E allora cosa vorresti fare?»

«In questo preciso istante vorrei prenderti il viso fra le mani, baciarti, accarezzarti, passare la mano fra quei meravigliosi capelli biondi che ti ritrovi e scordare anche il mio nome, ma non è la cosa giusta da fare» nel frattempo mi accarezza le labbra con un dito, e un brivido mi attraversa la schiena «non posso sporcarti con la mia influenza, sei così piccola e fragile che non sarebbe neanche giusto…»

«Ma la pianti?! Non sono una bambinetta da difendere!» a quel punto mi alzo in piedi, fregandomene del resto dei miei compagni che osservano la scena da dentro casa «okay, ci passiamo quasi dieci anni, ma sai che c’è? Non è questo il problema, il tuo problema è che hai paura, e non devi» mi abbasso nuovamente al suo livello prendendogli il viso fra le mani «lo sai che con me non devi, ma ti prego, ti scongiuro, non tenermi in sospeso come hai fatto negli ultimi mesi, perché sono stata davvero uno schifo…»

«Sof, non poss…» a quel punto sono io a tappargli la bocca con un dito.

«Lo so che è difficile, ci remeranno tutti contro, potrebbe finire con un disastro su tutta la linea, ma non importa, okay? Io ormai sono innamorata di te, e non puoi fare nulla per cambiare tutto ciò, ormai siamo in questo casino insieme»

A questo punto sospira e chiude gli occhi, poi li riapre e ci leggo una nuova decisione che prima non aveva.

«Se deve essere un casino che casino sia» e di sorpresa mi afferra un fianco con una mano, passandomi l’altra fra i capelli mentre mi bacia con una passione e una disperazione che non aveva mai avuto.

Gli stringo le braccia al collo mentre sento in lontananza delle grida e degli applausi, e mi giro rossa come un peperone notando la mia classe al completo radunata poco distante a fissare la scena. Nascondo il viso sulla spalla di Alessandro che continua ad accarezzarmi i capelli e la schiena ridacchiando.

«Mi sa che abbiamo dato spettacolo…» le mie parole sono attutite dal suo giacchetto di pelle nera che ha un odore familiare e rassicurante, e ci strofino piano il naso.

«Ah sì?» tiro fuori il viso dalla sua spalla imbarazzatissima, sorridendo però come un’ebete.

«Abbiamo fatto trenta… Resti a cena?»

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: vaniglia_lovefantasy