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Autore: PitViperOfDoom    08/12/2018    1 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note traduttrice: come al solito mi farebbe piacere sapere cosa pensate! Ricordatevi che è il vostro supporto che ci da la motivazione per andare avanti. A voi non costa niente, tranne il tempo impiegato per scrivere!
Buona lettura ^^
 
Capitolo 5
 


Nessuno si era mai preso il disturbo di dire a Toshinori che insegnare sarebbe stato così… complicato.

Da studente sembrava tutto così semplice. Entrava con la testa vuota e i suoi insegnanti la riempivano. Lui sbagliava e loro lo correggevano.

Ma essere un’insegnante, a quanto pareva, era molto più complicato che essere un pro hero.

L’esercizio “Hero VS Villain” era stato, secondo il suo modesto parere, un relativo successo. Aveva già inquadrato i vari quirk dei suoi studenti dopo aver guardato la lezione di Aizawa del giorno prima, ma ora riusciva a concepirli meglio come potenziali combattenti. Dopotutto c’era un mondo di differenza tra vederli usare i propri quirk per aumentare i loro voti in ambito atletico e vederli usare i loro poteri in uno scontro.

Nonostante il generale successo della sua prima lezione, trascorse la maggior parte della giornata a mettere da parte la fastidiosa sensazione che gli tormentava lo stomaco. Il primo match lo preoccupò, e continuò a farlo per il resto della giornata. Il giovane Iida e Uraraka sembravano stare bene e la loro performance era stata esemplare. Ma per quanto riguardava gli altri due…

Midoriya passò il resto della lezione in infermeria, e Toshinori si beccò una sfuriata da Recovery Girl quando si infilò dentro a controllare le condizioni del suo discepolo e a nascondersi dopo che il suo tempo si fu esaurito.

“Perché hai permesso che si spingessero a tanto?” lo sgridò. “È il secondo giorno di scuola e questa è la terza volta che viene qui!”

“Le mie scuse-“

“Non è con me che ti dovresti scusare!” gli occhi di Recovery Girl si assottigliarono fino quasi a chiudersi da quanto lo stava fulminando con lo sguardo. “Cosa diavolo stavi pensando?”

“Io…” la voce di Toshinori si affievolì mentre girava la testa per guardare Midoriya. Il suo braccio destro era un disastro, floscio e leggermente sformato, scurito dai lividi dove le bende non lo coprivano. One For All era un quirk miracoloso, ma abusava ogni recipiente che non era pronto per contenerlo. Per Toshinori imponeva un duro sforzo al suo corpo emaciato che lo lasciava a vomitare sangue. Per Midoriya, solo un pizzico gli rompeva le ossa.

E sì, aveva ipotizzato che sarebbe andata così mentre stava osservando l’esercitazione; ma dopo che il match ebbe inizio Toshinori non aveva avuto la forza di costringere il giovane a interromperlo per una cosa del genere.

“Credo di aver commesso un errore.” Disse dopo un po’ Toshinori.

“Oh, un errore.” Disse acidamente Recovery Girl. “E quando ti è sovvenuto questo pensiero? Prima o dopo che concludesse l’esercizio polverizzandosi ogni osso del suo braccio destro?”

“Poco dopo aver fatto iniziare lo scontro.” Rispose Toshinori. Recovery Girl sbatté le palpebre, e per un secondo la rabbia lasciò il posto alla sorpresa.

“Oh?”

“È possibile che il primo sbaglio che ho fatto sia stato designare quelle particolari squadre come avversarie.” Spiegò. “La selezione era casuale e non sapevo- Avevo immaginato fossero amici, dopo…” Scosse la testa. “Midoriya di certo non aveva detto nulla.”

“All Might.” Disse Recovery Girl sforzandosi di restare calma. “Non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo.”

“È… difficile da spiegare.”

Il match era iniziato non con un pugno, ma con una presa. Bakugou gli aveva teso un agguato con un’esplosione, e nell’istante in cui Midoriya fu alla sua portata, aveva allungato la mano e l’aveva chiusa intorno all’avanbraccio del ragazzo.

Toshinori si era aspettato di veder partire una scazzottata. Si aspettava che Midoriya rispondesse al colpo, o peggio, che Bakugou attivasse il suo quirk mentre lo teneva ancora fermo. Era un po’ una testa calda, dopotutto.

Ma nell’istante in cui la mano di Bakugou fu su di lui, Midoriya smise di muoversi.

C’era qualcosa che non andava. Bakugou era forte, certo, ma aveva afferrato solo un braccio. Midoriya non era intrappolato, neanche lontanamente.

Toshinori aveva guardato le telecamere di sicurezza, sperando di trovare un migliore angolo visivo di quello che registrava solamente la nuca del suo successore, ma non ne trovò. Dannazione, se solo potesse vedere la faccia del giovane!

“Lo sapevo.” La voce di Bakugou era strafottente quando Toshinori la sentì tramite gli auricolari degli studenti. “Qual è il problema, Deku? Pensavo che avessi un quirk adesso. Continuerai a bloccarti come un cadavere?”

La voce di Uraraka squillò all’improvviso, acuta e preoccupata. “Deku! Deku, cosa succede?” Il suo tono divenne accusatorio. “Cosa gli ha fatto?”

“Niente. Non gli devo fare nulla. È un peccato che ti sia stato rifilato lui come partner- cos’è, non sapevi che si scioglie come carta bagnata ogni volta che qualcuno lo afferra?”

E non era vero, aveva pensato Toshinori. Aveva afferrato il ragazzo per le spalle parecchie volte. Aveva visto anche altri studenti farlo, aveva addirittura visto Aizawa intrappolarlo solo il giorno prima. Ma mai prima di quel momento aveva visto il giovane Midoriya che semplicemente smetteva di muoversi.

“Quest’inutile Deku è un debole nerd.” Aggiunse Bakugou. “Lo è sempre stato.”
Uraraka lo tolse dai guai perdendo le staffe e gridando: “Lascialo stare, bullo che non sei altro!”

Midoriya si scosse, come se si fosse svegliato, divincolandosi dalla presa di Bakugou. “Non sono inutile-“ Saltò indietro in ritirata, urlando a Uraraka di correre. Bakugou lo assalì di nuovo, preparandosi a tirare un pugno-

Questa volta, Midoriya era pronto. Toshinori riuscì a malapena a impedirsi di esultare quando scaraventò Bakugou sopra la sua spalla – non bisogna avere dei preferiti, bisogna rimanere imparziali. Dopodiché, Uraraka sparì e Izuku stava di nuovo correndo.

“Hai continuato a mentire tutto questo tempo, vero?” Gli gridò dietro Bakugou con voce rauca. “Hai avuto un quirk per tutto questo tempo e hai raccontato balle a tutti quanti! Torna qui, Deku!”

Nella trasmissione audio, Toshinori poté giurare di aver sentito un singhiozzo disperato.

“Non ero assolutamente intenzionato a farlo, ma non avrei dovuto metterli l’uno contro l’altro così presto.” Disse Toshinori dopo un po’. “Non so i dettagli, ma sembra che abbiano dei trascorsi. Credo che il giovane Midoriya dovesse, uh, risolvere alcune cose.” Aggrottò la fronte. “Esorcizzare fantasmi del passato, suppongo.” Sul lettino Midoriya farfugliò qualcosa e si mosse, ma non si svegliò.

“Beh, fin qui tutto bene.” Recovery Girl fece un piccolo verso di disapprovazione. “Ma se diventerà il tuo successore, All Might, allora non devi dargli corda quando mette a rischio la sua vita o i suoi arti così precocemente nel suo sviluppo.”

“… Beh, però ha vinto.” Fece notare Toshinori.

“Non senza distruggere mezzo edificio e ogni osso nel suo braccio!” Esclamò lei. “All Might, non dovresti essere così ingenuo da lasciare che un ragazzo così giovane si butti in un’esercitazione così violenta quando è così emotivamente vulnerabile!”

“Se lo avessi saputo-“

“Non lo sapevi. Ma non è una scusa per non mettere in pratica del comune buonsenso.” La sua occhiataccia si addolcì, ma solo di un po’. “Sei un insegnante ora, All Might. E in quell’ambito sei un principiante tanto quanto il ragazzo. Hai una responsabilità verso gli alunni, non solo verso te stesso o un vago ideale di pace. Non riuscirai ad andare avanti menandoti con qualcuno e seguendo il tuo cuore. È ora che impari a usare un po’ di raziocinio, tesoro.”

Quindi, Toshinori ci provò. Le sue emozioni, i suoi impulsi e il suo istinto lo spingevano a stare dalla parte del suo successore, a occhieggiare il giovane Bakugou con sfiducia e sospetto e andare a fondo della questione seguendo solamente la campana di Midoriya. Ma il suo raziocinio gli fece ricordare lo sguardo pietrificato e inerme sulla faccia del giovane Bakugou quando la battaglia finì. Il suo buonsenso, quieto e docile ma così fastidiosamente nel giusto, gli disse che l’orgoglio esagerato di Bakugou non meritava disprezzo, ma una rettifica. Era un ragazzo come un altro; doveva essere aiutato per le sue mancanze, non punito.

Raggiunse il ragazzo mentre Bakugou arrancava giù per la scalinata principale della scuola, facendogli prendere un colpo senza volerlo visto l’urlo che lanciò. Ops, meglio fare un passo indietro, non doveva farlo correre via prima di avere l’occasione di dirgli qualcosa.

“Bakugou!” iniziò. “Te lo dirò una sola volta! La fiducia in sé stessi è sicuramente una qualità importantissima e non sei in errore a pensare di avere un talento degno di un professionista! Ma da ora in poi-“

Bakugou lo sorprese girandosi di scatto verso d lui e urlandogli di rimando: “Beh, MI È  SERVITO A MOLTO, VERO?”

Toshinori perse alcuni secondi per disincagliarsi dal filo dei suoi pensieri. “Ehm.”

“Oh, meraviglioso.” La voce di Bakugou gocciolava sarcasmo. “Ho talento. Quanto talento dovrei avere se Deku mi ha letto nel pensiero come se fossi un dannato libro e mi ha fatto fare la figura dell’idiota di fronte a tutta la classe?”

Chi diavolo è Deku è il primo pensiero che si formò nella sua mente, prima di ricordarsi che Bakugou lo aveva urlato prima e ragionando sui kanji che formavano il nome del suo successore…. Oh… beh, non era molto carino. “Andiamo, ti da così tanto fastidio?” chiese. “Non dovrebbe, sai. È il tuo secondo giorno e hai così tanto da imparare-“

“Tu non lo conosci!” scattò Bakugou, digrignando i denti. Sembrò rabbia, ma era solo una maschera, e si stava pure sgretolando velocemente. Il ragazzo aveva assaggiato la sconfitta, e lo terrorizzava. “Lo conosco da tutta la mia fottuta vita ed è un debole! È sempre stato debole! Non ha mai avuto un quirk e ora improvvisamente lui-“ le sue parole scemarono per trasformarsi in intellegibili suoni di frustrazione.

La realizzazione gli arrivò di colpo, e si mise le mani sui fianchi. “E ora, improvvisamente,” continuò al suo posto Toshinori. “Lui ti ha battuto a qualcosa.”
Gli occhi di Bakugou lampeggiarono.

“Che ti piaccia o no,” disse Toshinori. “Ti ha battuto. Hai perso, oggi, e a meno che io mi sbagli, perderai ancora molto prima di diplomarti.”
“Deve aver barato.” Soffiò Bakugou. “Ha barato oppure mi ha preso in giro per tutto questo tempo-“

“E anche se l’avesse fatto, che differenza farebbe?” chiese Toshinori. “Hai visto il resto degli scontri, come li ho visti io. Cosa pensi dei tuoi compagni di classe, ragazzo?”

Il suo studente non rispose ad alta voce, ma sollevò le spalle e strinse i pungi mentre il suo quirk scoppiettava come un mucchio di petardi. Toshinori poteva quasi sentire la sua mandibola scricchiolare. Dopo un momento, la risposta di Bakugou arrivò, soffocata e secca mentre guardava per terra. “Non posso batterli.”

“Questo perché, giovane Bakugou, tu stai partendo dal basso.” Lo informò Toshinori. “Come il resto di loro. Il tuo orgoglio non ti porterà da nessuna parte. Non so cosa ti abbiano detto fin’ora, ma questa è la Yūei, l’alma mater di metà dei top hero del paese. Non sei speciale qui.”

Questo strappò una reazione al suo interlocutore. “Beh, e allora?!” esplose Bakugou, e i suoi occhi scattarono verso la faccia di Toshinori. “Non hai ancora visto niente! Mi ha battuto solo una volta! Tutto qui! E quella ragazza con la coda di cavallo e il tizio ghiacciato- fanculo, non importa! Non mi interessa quanto forti siano tutti gli altri, perché diventerò più forte!” I suoi occhi si assottigliarono quando incontrarono quelli di Toshinori. “Li supererò, e supererò anche te. Ti passerò davanti e diventerò il top hero.”

Toshinori sbatté gli occhi. Cielo, me le ha proprio cantate. Per un momento cercò una risposta appropriata, una qualche perla di saggezza educazionale da regalare al giovane, ma il suo cervello era vuoto. Alla fine, tutto quello che poté dire fu: “Non vedo l’ora.”

La conversazione finì lì, lasciando che Bakugou andasse verso casa e Toshinori tornasse nell’aula insegnanti per calmarsi e analizzare i suoi pensieri. Si era già spinto oltre i suoi limiti per discutere con Bakugou e non poteva rischiare di essere visto dagli altri studenti nel suo stato emaciato, quindi probabilmente non avrebbe avuto tempo per intercettare Midoriya e parlarci prima che il ragazzo tornasse a casa.

Aveva fatto bene? Non aveva agito male, giusto? Non gli sembrava di aver rovinato qualcosa.

Lo scopriremo solo vivendo, decise infine. Aveva acceso un fuoco dentro Bakugou, poco ma sicuro. Sperava solo che fosse la cosa giusta da fare, e che riuscisse a fare lo stesso per Midoriya e il resto dei loro compagni.

“Cos’hai?” chiese Aizawa mentre gli passava accanto.

“Insegnare è difficile.”

Ha.” Rise Aizawa, ma non suonava come una risata. “Ha. Ha. Benvenuto all’inferno, Numero Uno. Non hai altri da incolpare che te stesso.”

 
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Nana era sia irritata che colpita.

Guarda caso, Midoriya non riuscì a evitare di stare alla larga dall’infermeria. Infatti, Nana si ritrovò ad aspettare che uscisse per tutto il giorno prima che si mostrasse finalmente di nuovo nel corridoio.

“Bel placcaggio.” Disse, ed era leggermente delusa quando le fece a malapena un cenno invece di spaventarsi come aveva sperato. La sua onnipresente compagna fantasma doveva averlo avvertito in qualche modo. “Peccato per cosa hai dovuto fare per prenderti quella vittoria, porca miseria moccioso, sii più prudente. Continua a sparare One For All in giro in quel modo e finirai per far diventare il tuo scheletro una poltiglia prima della fine dell’anno.” Non la si poteva biasimare in alcun modo se gli parlava così entusiasticamente: quella era la prima volta dopo anni che poteva essere arguta di fronte a un pubblico vivo. Con suo immenso disappunto, il ragazzo continuò a considerarla poco o niente mentre continuava a camminare. Preoccupata, Nana lo raggiunse.

“Ehi, dai, su.” Disse, occhieggiando la fascia che gli adornava il braccio. “Non volevo insinuare nulla. Ehi. Ragazzino. Non mi sono immaginata tu che mi vedevi ieri, vero?”

“Oh, uh. No. Scusi.” Ebbe la decenza di apparire imbarazzato, e Nana notò che aveva scelto la via più lunga per tornare in classe.

“Sarai in ritardo.” Gli fece notare.

“Sono già in ritardo.” Disse lui, troppo stanco per fingere allegria nella sua voce.

Insistente come sempre, Nana si insinuò sotto di lui per dare uno sguardo alla sua faccia. Era scura come una lavagna vuota, ma c’era una tensione nella sua mascella che chiedeva di essere spiegata. “Qual è il problema? È stata una battaglia dura, ma hai comunque vinto, tecnicamente.”

Occhi verdi e lucidi saettarono momentaneamente verso di lei prima di tornare a fissare il pavimento davanti a lui. “Lo so.”

“Stai pure perdendo tempo piuttosto che tornare in classe. Come mai?”

Borbottò qualcosa.

“Alza la voce ragazzino, le mie orecchie sono qui sopra.”

“Non voglio vedere Bakugou.”

“Il dinamitardo? Lui?” Nana cercò di sgomitarlo scherzosamente. “Dai Midoriya, ti sei già fatto valere. Voglio dire, certo, è stata una partenza brusca. Ti sei bloccato, succede. Non vuol dire che tu non lo abbia rivoltato come un’omelette.”

“Non voglio parlargli.”

Quel discorso non la stava portando da nessuna parte. Nana sospirò pesantemente. “Beh, come vuoi. Comunque, vuoi ancora parlarmi?”

“Oh, giusto!” alzò lo sguardo e si illuminò di nuovo, sorridendole; anche se si chiese quanto genuino fosse quel sorriso. “Allora… ieri aveva delle domande?”

“Ho mille domande.” Nana scosse la testa. “Prima di tutto, com’è potuto succedere? Com’è che stiamo facendo questa conversazione? Tu sei vivo, io sono morta. Ma tu mi vedi. Come?”

“Come pensa che faccia?”

Gli fece uno sguardo acido.

“Scusi, non dovrei essere ironico.” Midoriya si aggiusto cautamente la fascia che gli teneva il braccio. “Beh, per farla breve è il mio quirk.”

La risposta non sorprese del tutto Nana, ma le fece comunque rivoltare lo stomaco – o qualunque cosa fosse che i fantasmi avevano. “… Quello che avevi detto di non avere, sei mesi fa.” Notò Nana, il tono accusatorio. La sua pietà e preoccupazione erano svanite in fretta.

Midoriya interruppe il contatto visivo e tornò a guardare il pavimento. “… Sì.”

Nana cercò di mantenere il tono di voce normale, ma non ci riuscì del tutto. Era abbastanza arrabbiata, e perché non avrebbe dovuto? Quel ragazzino aveva sfoderato degli occhioni tristi e lacrimosi e raccontato a Toshinori la favoletta del povero piccolo quirkless tenendolo all’oscuro riguardo la verità. Chi si credeva di essere? “Gli hai mentito.” Disse seccamente.

“Non la prenda sul personale. Io mento a tutti.”

Per un momento Nana fu distratta dalla sua lista di domande. Lo aveva osservato solamente da lontano, ma da quanto aveva visto Midoriya era risultato essere ai suoi occhi… beh… non proprio un raggio di sole incarnato, ma ci andava abbastanza vicino. Però in quel momento sembrava quasi… non voleva usare la parola “amareggiato”. Non era nemmeno cinico. Acido, forse? Secco? Stanco?
… Quelle occhiaie di sicuro non se n’erano mai andate.

Nana sospirò, più irritata che incazzata. “Non mi piace che tu gli abbia mentito.” Disse dopo un po’. “Ma posso più o meno capire perché, con un quirk del genere.” Lo guardò di nuovo. “Però, ho sentito tutto quello che hai detto su quanto faccia schifo essere quirkless, e ti credo. Quindi mi sembra che tu stia perdendo un sacco di attenzione, non sbandierando ai quattro venti un quirk del genere.” Fece finta di non vederlo irrigidirsi. “Almeno riusciresti a chiudere la bocca a quel ragazzo bombarolo.”

No.” Fu talmente enfatico che quasi riecheggiò nel corridoio, mentre la piccola poltergeist emanò un basso sibilo. “Io…” Midoriya scosse improvvisamente la testa, come se per liberarla. “Non è che non voglia. Lo voglio fare. ma non posso. Nessuno mi crederebbe in ogni caso.”

“Non puoi saperlo-“

“Invece sì.” La mano indenne di Midoriya si arricciò in un pugno. “Ci sono programmi, dei programmi TV stupidi. Con i sensitivi, ha presente?”

“Oh.” Disse Nana acidamente. “Quelli.”

“Vero? Voglio dire, alcuni di loro sono reali. Le cose minori come leggere nel pensiero sono vere. Per la maggior parte sono persone con quirk deboli e un sacco di artisticità, e quella roba va bene, non fa male a nessuno. Ma poi… Poi ci sono persone che dicono di possedere un quirk come il mio, e… beh, hanno un loro pubblico, ma sono più che altro persone che deridono i sensitivi o chi ci crede.” Midoriya si fermò e si girò verso di lei. “E li ho guardati. Tutti. Ogni episodio, anche di programmi stranieri. Mia madre pensa che io sia pazzo per guardare quella spazzatura, ma a me non piace, io solo… Continuo a pensare che forse…” Una scintilla di disperata tristezza gli attraversò il viso e sparì l’istante dopo. “Ma non sono mai veri. Usano tavole Ouija e sedute spiritiche e cose del genere, e ogni volta stanno parlando al nulla oppure i fantasmi gli stanno ridendo in faccia.” Fece una pausa, singhiozzando, e si asciugò gli occhi con la mano buona. “E-e so che se cercassi di parlarne con qualcuno penserebbero solamente a questo. Solo a bugiardi sulla TV. Quindi non posso dirlo a nessuno. Nemmeno a All Might.” Incrociò i suoi occhi e qualunque tipo di disapprovazione avesse in cuore si sciolse di fronte a quanto le si stesse spezzando il cuore. Sembrava così esasperatamente giovane e piccolo e solo. “Mi dispiace di avergli mentito. Mi- mi sembra di barare ad avere due quirk.”

Nana cercò di mantenere l’espressione seria per un altro po’; infine sospirò e scosse la testa. “Beh… Non devi preoccuparti di averne due.” Disse. “Solo il cielo sa quanto tu ti stia preoccupando abbastanza per tutto il resto, non vale la pena di perderci il sonno. Non è barare, e non sei certo il primo.”

Nana sapeva di non essersi immaginata la nota di sollievo nel modo in cui si rilassarono le sue spalle. “Comunque è abbastanza inutile.” Disse lui. “Voglio dire, per un hero. Tutto quello che posso fare è… vedere e sentire cose che non possono influenzare nessun’altro. Non posso usarlo in combattimento o per guarire. Quindi non è un grande vantaggio. Sto comunque andando avanti solamente con le mie forze.”

Nana gli sparò il suo sorriso da supereroina e insieme ricominciarono a camminare. “Questo è lo spirito. Prossima domanda: chi è la tua amica?”

Midoriya lanciò uno sguardo alla bambina fantasma. “Oh, lei? Si chiama Rei. Voglio dire, non so il suo vero nome, non me l’ha mai detto, quindi la chiamo Rei e sembra che le vada bene.” La bambina sorrise, come se il nomignolo fosse un regalo molto apprezzato di cui vantarsi. “L’ho incontrata quando avevo sette anni. Si era nascosta nel mio armadio e aveva cercato di spaventarmi, quindi le ho prestato i miei giocattoli e siamo migliori amici da allora. Non so se ha qualche problema irrisolto, ma sembra che le vada bene semplicemente seguirmi in giro.” Rei annuì vigorosamente, i capelli scuri che le cadevano davanti al viso. “Può uscire dalla TV come Sadako*.”

“Oh… capisco.”

“Una volta la stavo ignorando e ha deciso di uscire dal mio 3DS.”

“… Forte.” Nana si schiarì goffamente la gola. “E, ultima domanda per ora: ieri mi hai chiesto se avevo bisogno di aiuto per qualcosa…?”

Midoriya si illuminò. “Sì! Ne ha bisogno?”

“Nnnnnon che io sappia, mi stavo solo chiedendo cosa intendevi.”

“Per molti fantasmi è quello il problema.” Spiegò Midoriya. “Alcune volte il motivo per cui restano è perché hanno davvero, davvero bisogno di fare qualcosa che non sono riusciti a fare prima di morire. Per esempio, un’ultima cosa da dire a qualcuno, oppure hanno perso qualcosa, o c’è un problema che devono risolvere e hanno bisogno di un paio di mani. Ecco perché chiedo sempre appena incontro un nuovo fantasma. Qualche volta riesco ad aiutarli. O a volte hanno semplicemente bisogno di parlare con qualcuno che non sia un altro fantasma.”

Nana lo fissò, momentaneamente senza parole. “Questo… è un carico molto pesante per un ragazzo così giovane.”

“Sì, ma lo posso fare.” Midoriya si strinse nelle spalle. “Forse sono l’unico che può farlo. Quindi lo faccio. E ho incontrato un sacco di persone interessanti, il che è fantastico perché non ho mai avuto degli amici prima di venire alla Yūei. Amici vivi, almeno.” Esitò, corrucciandosi un po’. “Questa è una delle ragioni per le quali voglio diventare un hero. Aiuto persone morte tutto il tempo. Vorrei impedire la morte di qualcuno, tanto per cambiare.”

Nana guardò la sua faccia e non poté evitare di evitare di scuotere lentamente la testa per la meraviglia. Le scappò una risata.

“Cosa c’è di così divertente?”

“Stavo solo pensando.” Nana ghignò. “Sei un ragazzino dannatamente strano, ma penso che Toshi abbia fatto un’ottima scelta con te.” Accorgendosi dello scivolone distolse lo sguardo e si tirò un calcio mentalmente. “Uh. Voglio dire, All Might.”

Nana continuò a guardare avanti, ma sentiva gli occhi del ragazzo su di sé. Era un tipo curioso, realizzò con un sussulto. Un ragazzino curioso e fan di All Might, per niente una buona accoppiata per un ragazzino che poteva vederla e sentirla.

“Allooora… Conosce All Might?” chiese Midoriya.

Nana esalò un sospiro. “Sì lo conosco, ma penso che tu lo sapessi già, il che rende quella domanda abbastanza inutile, non credi?”

“Uh. Sì.”

“Farò qualcosa di scorretto.” Continuò Nana, fermandosi in mezzo al corridoio e girandosi verso di lui. “Ma devo chiederti di non assillarmi con domande riguardo a questo argomento. Ci sono… ci sono cose di cui non penso lui sia pronto a parlare, e io sono un fantasma, ragazzino. Sono morta stecchita, e questo significa-“ dovette fermarsi un momento quando le parole le vennero meno. “Questo significa che non faccio più parte della sua storia. Ho mantenuto i suoi segreti perché era impossibile per me fare altrimenti, ma ora che è possibile vorrei continuare a custodirli. Ti dirà lui certe cose, spero, quando sarà pronto; quindi non cercare informazioni da me prima di allora.”

“Questo… non è scorretto.” Disse Midoriya. “E non lo farò. Lo prometto. Uhm. Però devo dire che, uhm, so che dev’essere molto triste seguirlo quando non lui non può vederti o sentirti… quindi. Se avrà mai, non so. Bisogno di parlare con qualcuno? Anche se è solo riguardo al tempo… o a una barzelletta che ha sentito. Io di certo- è solo un’offerta. Non deve per forza farlo. Ho solo pensato di dirglielo…” la sua voce di affievolì per l’imbarazzo.

Nana rise di nuovo, scuotendo la testa. “Diavolo. Hai proprio un cuore d’oro, Midoriya. Non fartelo mai portare via da nessuno, capito?”

“Oh, uh, va bene.”

“Beh, bella chiacchierata. È meglio che io vada. Ci vediamo in giro, ragazzo.” Nana si girò per andarsene.

“Aspetti, uhm, signora Shimura?”

Lei si fermò. “Sì?”

“Avrei una domanda, e, uhm, non deve rispondere per forza se non vuole.” Midoriya spostò il peso da un piede all’altro, a disagio. “Ma… aveva menzionato One For All, quindi deve sapere almeno qualcosa a riguardo. E mi stavo chiedendo se lo conoscesse prima di morire? E di quanto fosse a conoscenza? perché se la risposta fosse , e molto, allora lei potrebbe, non lo so, darmi qualche consiglio?” Si strinse al petto il braccio maciullato. “Così che questo non accada di nuovo.”

Nana ponderò la questione per un momento. Il suo essere insegnante non era sempre esistito: si era creato con e per Toshi e ora Nana poteva sentirlo scalpitare per uscire. Il desiderio di prendere quel piccoletto sotto la sua ala protettrice e dirgli tutto quello che sapeva dello One For All era forte. Ma…

“Non posso, davvero.” Disse riluttante.

La guardò con la più totale mortificazione negli occhi. “Non può o non vuole?”

“Non dovrei.” Rispose. “Come ho detto, ci sono delle cose di cui non posso parlare senza menzionare altre cose che so che Toshi- All Might ti direbbe quando sarà pronto. O quando sarai pronto tu.” Lo guardò mestamente. “Sono morta, piccolo. Lui è il tuo insegnante, non io.”

“Beh… se è sicura…” Midoriya la stava guardando come se fosse un cucciolo che Nana stava lasciando in una scatola di cartone bagnata sul bordo della strada. “È sicura di non poter darmi, non lo so, un suggerimento?”

Nana chiuse gli occhi e pregò che qualcuno le prestasse della pazienza. Non avrebbe dovuto farlo. Non dovrebbe usurpare una posizione che non era più sua- una posizione che aveva gettato via come un’idiota.

Però… gli occhioni erano sempre stati una sua debolezza, e Midoriya li sfoggiava con precisione letale. Forse un solo suggerimento…? Una piccola spintarella…?

“Beh…” disse dopo un po’. “Non sono sicura di cosa poterti dire riguardo a One For All, ma immagino di poterti dare una dritta verso la giusta direzione. Hmm… Gran potrebbe aiutarti.” Sorrise, congratulandosi mentalmente con sé stessa. Gran poteva aiutarlo di sicuro. A Midoriya non sarebbe piaciuto come, ma non aveva specificato che dovesse essere facile.
Era meglio lasciare che se ne occupassero i vivi.

“Gran?” le fece eco Midoriya.

“Intendo Torino. Un vecchio amico di All Might.” Nana gli fece un occhiolino. “È uno dei più forti pro che ci siano in circolazione, ma è un vecchiaccio riservato ed è difficile da trovare, e non alzerà un dito a meno che non creda che ne valga la pena.”

“Allora come posso fare affinché mi aiuti?” La pressò Midoriya. “Non ho nemmeno mai sentito di nessuno con quel nome.”

“Semplicemente lui funziona così. Tutto quello che devi fare è cercare un modo per attirare la sua attenzione: ho il presentimento che saprà cosa bolle in pentola quando lo vedrà.” Si picchiettò pensosamente il mento. “Il Festival dello Sport potrebbe andare, quindi dovresti avere un po’ di tempo per trovare il tuo ritmo.”

“Non saprei…” Midoriya abbassò lo sguardo verso il braccio martoriato. “Mi ci sono voluti sei mesi per ricevere One For All. Il Festival dello Sport-“

“-non gira solo intorno chi molla il pugno più forte.” Lo interruppe Nana, senza riuscire a fermarsi. “E ringrazia la tua buona stella che sia così, giovane, altrimenti dovresti distruggerti di nuovo da solo per avere una possibilità.” Lui trasalì. “Ehi. Un idiota può lanciare pugni a caso. E tu, piccolo Midoriya, non se un idiota.”

“Questo è da vedere.” Disse seccamente Midoriya.

“Davvero? Ho visto il mostro di melma. Non è stato un colpo fortunato: tu hai mirato agli occhi, non è così? Sapevi esattamente quello che stavi facendo.”

“Sì, e guardi com’è andata-“

“Esattamente come ti serviva che andasse, ed è quello di cui hai bisogno ora: hai attirato l’attenzione della persona giusta.” Impulsivamente, Nana allungò la mano per scompigliargli i capelli e fu piacevolmente sorpresa di scoprire che ci riusciva. La sua mano arruffò i suoi ricci selvaggi invece di passargli attraverso come un miraggio, e Nana riusciva a sentirli. “E in aggiunta ha tenuto te e il tuo amichetto vivi abbastanza a lungo da permettere ai rinforzi di arrivare.”

“Mm.” Midoriya aggrottò la fronte, pensieroso, e non necessariamente nel senso buono.

“Ehi. Ragazzino. Hai capito qualcosa? Me l’hai chiesto tu.” Nana inclinò la testa, studiando l’ultimo custode di un potere che una volta era stato suo. Era piccolo, ancora più piccolo di com’era Toshi alla sua età. Un nanerottolo gracile che sembrava non avesse dormito bene per una settimana. Eppure, c’era una scintilla in lui che non poteva ignorare. “Sei un novellino, lo so. Non sei abituato a essere così forte. Lavora per abituarti a questa sensazione, lavora per diventare più forte, ma non dimenticare quello che hai già.” Quando lui alzò lo sguardo, Nana gli diede un buffetto carico di significato sulla fronte. “Continua a tenere in esercizio anche quel muscolo. Intesi?”

“Io… penso di sì.” Disse Midoriya. “Penso di riuscire ad arrangiarmi.”

“Bene.” Nana si mise le mani sui fianchi. “Sei ancora un principiante, ragazzino. Ogni tanto ‘arrangiati’ sarà il miglior consiglio che riceverai.” Gli fece un occhiolino. “Ci vediamo in giro.”

Svanì, guizzando via per trovare Toshi. Il senso di colpa si agitava in un angolo della sua testa: voleva dargli solo un indizio e aveva finito per fargli un intero discorso motivazionale.

Nana si disse, fermamente, che non lo poteva fare più. Doveva lasciare che Toshi fosse il suo insegnante, soprattutto dal momento che non aveva idea che lei fosse ancora in circolazione per aiutare. Ma il ragazzino gliel’aveva chiesto direttamente, e non aveva potuto dire di no a quel viso.

Ma doveva dire di no. Non sarebbe stato giusto, altrimenti.




*Sadako è il nome del personaggio su cui è basato quello di Samara; in pratica è la ragazzina fantasma che esce dalla TV nel famosissimo horror The Ring.

 
   
 
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