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Autore: SkyDream    08/12/2018    8 recensioni
Natsu e Lucy sono cresciuti, lentamente si stanno accorgendo di come i loro corpi e i loro spiriti si stiano cercando quasi con disperazione. Proprio quando sembra che tra i due sia sbocciato qualcosa, però, l'ennesima catastrofe minaccia di abbattersi su Magnolia e sulle gilde più potenti.
Non solo Natsu dovrà sacrificare sè stesso, ma capirà quanto un legame d'amore possa unire o distruggere tutto. L'affetto, quel sentimento che aveva sempre visto come la forza che muoveva tutto, gli si ritorcerà contro.
-Dal capitolo 1-
Lucy, qualche giorno dopo, pensò che quella mattina, se avesse saputo come sarebbero andate le cose, si sarebbe permessa di piangere almeno un po’.
Avrebbe chiesto a Natsu di stringerla forte
Perché non dimenticasse mai
Il calore dei suoi abbracci.
[Completa]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 
«Lucy?».
«Non voglio parlarne».
«Dovresti invece».
Lucy si tirò le coperte fin sopra la testa sentendosi un fagotto senz’aria. Non riusciva a respirare bene e la testa le girava come se fosse ancora in carenza d’ossigeno.
Seduto sul letto, con il suo anello rosso tra le dita, c’era Loki. Lo Spirito era vestito con il solito completo nero che gli conferiva un’aria seria e allo stesso tempo funebre.
«Lucy, davvero, saranno tutti preoccupati per te. Esci fuori da queste coperte e vai alla gilda, per favore».
Loki si sforzava di avere un tono dolce e convincente, seppur sapesse bene cosa dovesse provare la sua amica. D’altronde anche lui aveva temuto di non vedere mai più Aries ma, se per lui almeno i sogni avevano la fragranza di possibilità, la stessa cosa non poteva dirsi per lei.
«Lucy, per favore».
«Loki, chiudi il portale. Lasciami sola».
Lo Spirito passò una mano sulle coperte all’altezza della testa della ragazza; le sue parole significavano una cosa, ma il tono della voce ne indicava tutt’altra.
Lucy non riusciva più a piangere, sentiva tremendamente freddo e non era capace di formulare nemmeno una frase lunga di senso compiuto. Perfino i suoi ricordi erano sbiaditi e l’ultima cosa nitida, veramente nitida, era la visione di Natsu che veniva sbattuto contro il muro pieno di muco verde.
Ripensando a quella caverna, la ragazza uscì la testa fuori dalle coperte e prese un profondo respiro. Le mancava l’aria.
Poi, si rese conto, era stato tutto confuso, fino al ritrovamento del corpo di Natsu ormai quasi senza vita.
Il freddo che le aveva gelato il sangue quando aveva toccato quella pelle lievemente tiepida non l’aveva più abbandonata. Era un promemoria infinito.
Aveva sperato, fino all’ultimo secondo, che fosse solo svenuto. No, non che fosse sull’orlo della morte senza che lei potesse nemmeno salutarlo.
Nemmeno un bacio.
La morte di Natsu aveva il retrogusto di rimorso e pentimento, era uno scherzo sadico della Natura che rideva di lei e delle sue misere paure che l’avevano costretta a degli anni omertosi sui suoi sentimenti.
Il Master, poi, aveva detto che l’ultima energia di Natsu aveva abbandonato il suo corpo e che la vita lo avrebbe lasciato a momenti. Nessuna speranza di risveglio.
E lei, quando Makarov aveva steso in lacrime sul suo corpo un velo bianco con il simbolo della gilda, era scappata via e non aveva aperto a nessuno dei suoi amici, barricandosi in casa seppur conscia delle loro preoccupazioni e di essere andata contro le regole del Master.
Nessuno entra e nessuno esce dalla gilda. Soprattutto dopo quello che era successo.
Ma, si era detta, non riusciva a immaginare qualcosa di più brutto. Nulla poteva affogarle il cuore in un nero abisso come la morte del suo amico e amante.
Amante.
Che parola lasciva - pensò Lucy - così tremendamente inebriante e carica di erotismo. Sì, si addiceva bene ai suoi ultimi ricordi e a quei baci che gli donava mentre dormiva.
Suonava bene la parola Amante. Colui che ama, persona con cui hai una relazione sentimentale, ma non conscia.
«Lucy?».
La voce di Loki la ridestò nuovamente dai suoi pensieri, volse lo sguardo verso di lui non riuscendo nemmeno a metterlo a fuoco.
«Vorrei solo tornare indietro e legarlo a un pilastro della gilda, vorrei non averlo mai fatto uscire da lì.» sussurrò più a se stessa che al suo amico.
«Conoscendolo sarebbe riuscito a liberarsi comunque, lo sai.» rispose l’altro con un mezzo sorriso.
Lucy si sedette sul letto, portò le ginocchia al petto nel tentativo di stringersi in un guscio che non poteva vedere.
«Loki, perché voi Spiriti nel vostro mondo siete immortali?».
«Perché siamo legati alle stelle e alle costellazioni, che sono immortali e producono energia infinita. Nel vostro mondo questo legame viene lentamente sciolto fino ad essere del tutto reciso, per questo non sopravviviamo, l’energia si muove in modo diverso».
Loki tirò su gli occhiali con il mignolo, continuando a guardare Lucy che invece aveva spostato la sua attenzione verso la finestra.
«Credi che si possa fare un legame simile nel nostro mondo?» chiese poi, atona.
«Un legame magico e quindi vitale?». Loki intuì dove voleva andare a parare, seppur non molto contento del risvolto che la conversazione sembrava prendere.
Mano a mano che le sue risposte alimentavano la sete di speranza della ragazza, ecco che lei si liberava prima delle coperte e poi del senso di angoscia.
«Credo di sì, ma ci vorrebbe una persona con un’energia magica enorme e non so se funzionerebbe un legame con…».
«Con una persona quasi morta?».
«Sì».
Lucy portò sul pavimento i piedi scalzi e passò una mano sui capelli biondi che le scivolavano sulle spalle. Non sentiva più nulla, sapeva solo che doveva fare qualcosa al più presto o sarebbe impazzita.
«Devo parlare con il Capo degli Spiriti».
«Lucy, non puoi fare una follia simile, ascoltami!». Loki era balzato giù dal letto inginocchiandosi di fronte a lei per costringerla a fissarlo dritto nelle pupille.
«Una cosa simile - disse con voce decisa e calma - significherebbe mettere a repentaglio tutti. Te stessa per prima e noi Spiriti, non sai cosa potrebbe succedere a Natsu né come si risveglierebbe, è una cosa innaturale e se nessuno l’ha mai provata è perché è una follia».
«Una follia, Loki? E’ una follia voler riavere indietro il mio nakama?».
«Se questo significa strapparlo alla morte sì, Lucy, è una follia».
 
***
«E’ assolutamente una follia, Lucy. Ora puoi tornare nel tuo mondo, devi proteggere gli altri maghi rimasti, i tuoi amici e gli Spiriti».
Il Capo degli Spiriti, così grande e grosso in confronto alla sua minuta mole, si innalzava di fronte a lei e la guardava con profondo dispiacere.
Lucy non si era premurata nemmeno di spazzolarsi i capelli, era andata nel mondo degli Spiriti Stellari così com’era, col pigiama e le ciocche bionde che le scivolavano sulla schiena e sulle spalle.
«Non so nemmeno come mi hai convinta a portarti qui!» esclamò Loki portando una mano alla fronte.
Lucy, che fino a quel momento aveva tenuto il volto abbassato, alzò lo sguardo rivelando i profondi occhi lucidi.
Guardò il Capo dritto nelle pupille, ferma nelle sue idee e con i pugni chiusi e rivolti verso il basso quasi potesse spingersi di più verso di lui.
«Ah, ecco perché…» sospirò Loki girandosi dall’altro lato per nascondere le gote rosse.
«Sei uno stupido, Baffone! Dovresti aiutarmi: ho sempre protetto e amato i tuoi Spiriti, ho sempre compiuto bene il mio lavoro e adesso che ho bisogno di te, mi neghi il tuo aiuto!» Lucy aveva urlato tutto d’un fiato, aveva portato la mano all’elastico dei pantaloni convinta a rinunciare alle sue chiavi.
No.
Non lo avrebbe fatto mai davvero, in cuor suo ne era certa. Loro non c’entravano nulla con quella faccenda e metterli in mezzo sarebbe stato inutile e meschino.
Ma doveva far credere di esserne capace. Afferrò il portachiavi e lo staccò dall’elastico del pigiama con un rumore secco.
«Fermati, Lucy, sai cosa stai facendo?» chiese il Capo strofinando le mani con fare grave.
«Sto rinunciando alla mia magia e a quello che sono. Se non posso usare i miei poteri per ciò che ritengo giusto, allora ti restituirò tutte le chiavi e le assegnerai tu stesso a chi ritieni sia degno.» Lucy sentiva i polsi tremare, in realtà tutto il corpo era scosso da brividi incontenibili.
Voleva creare quel legame, a qualunque costo, e dalle parole del Grande Spirito si intuiva che era possibile ma che non lo riteneva lui opportuno.
Lucy invece sì, riteneva opportuno restituire seppur in parte la vita a Natsu, specialmente perché il tutto era cominciato solo per proteggerla.
«Ferma, Maga degli Spiriti Stellari, mi hai convinto, ma non abbandonare i tuoi amici Spiriti o mi si ritorceranno contro per l’eternità».
“E avrebbero ragione.” Pensò Lucy con un mezzo sorriso, ripose le chiavi incastrandole all’elastico dei pantaloni e portò le mani ai fianchi guardando il Capo in cerca di risposta.
«Cucirò io il vostro legame, proprio come faccio nel momento di un giuramento. Non lo legherò come un sottoposto, non eseguirà i tuoi ordini né potrà avere un suo Portale. Natsu vivrà per mezzo della tua magia e resterà nel vostro mondo finchè la tua vita non si esaurirà del tutto».
Loki, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena, si intromise fisicamente tra i due interrompendo il dialogo.
«Lucy, lo so che sei scossa. Lo so che il vostro vero legame andava al di là di qualunque cosa ma, per l’amor del cielo, pensaci un momento!».
«Loki…» aveva sussurrato lei con un gemito, gli occhi ancora lucidi.
«Natsu è un Dragon Slayer e consuma più energia di qualunque altro mago, che razza di vita puoi garantirgli? Finirete per spegnervi entrambi come due candele!» Loki l’aveva afferrata per le spalle senza però scuoterla, anzi, l’aveva poi avvolta in un abbraccio e l’aveva stretta a sé.
Lei gli aveva donato una nuova vita, sapeva cosa significava ricevere la sua benedizione.
Sarebbe stata disposta a morire per proteggerlo, e la stessa cosa stava facendo per Natsu.
«Non puoi chiedermi di non tentare anche l’impossibile, Loki, non puoi chiedermelo».
I due ragazzi si guardarono negli occhi: Lucy scorse lo sguardo triste del suo amico, ben nascosto dalle lenti azzurre, e non potè fare a meno di pensare a quando lui le aveva rivelato che stava per morire.
«Lucy Heartphilia, hai preso la tua decisione?» chiese il Capo spingendo le braccia in avanti come se avesse dovuto prenderla con sè.
La ragazza annuì con la testa e si avvicinò tendendo a sua volta i polsi e aspettando con impazienza. L’altro le prese le mani.
«Vinculum stellarum.» Il Capo degli Spiriti lo disse quasi in un sussurro, eppure la potenze che si scatenò fu incredibile.
Un turbine di stelle e aria fredda avvolse i tre e li costrinse a chiudere gli occhi.
Lucy sentiva una pressione al livello del polso sinistro, lì dove le dita del Capo le stringevano la pelle, aveva la sensazione che un sottile ago le stesse prosciugando il sangue dal corpo.
Solo in quel momento si chiese se davvero la cosa potesse funzionare.
Quando il rito di legame fu terminato, Lucy si ritrovò una banda argentata tatuata sul lato interno del polso sinistro, brillava come una stella.
«Gli Spiriti Stellari traggono l’energia vitale dal cosmo, sfruttando la tua solo per il combattimento. Natsu invece vivrà per mezzo del tuo respiro e dei tuoi battiti, quella barra argentata rappresenta la tua magia, nel caso si dovesse esaurire e tu volessi tagliare il legame dovrai soltanto recitare la formula di prima e sarà fatto».
Lucy e il Capo si guardarono un ultimo istante, grati l’uno dell’altra e al contempo preoccupati.
«Grazie mille».
***
Natsu, da bambino, aveva aperto un libro illustrato che spiegava come la Terra - un tempo senza magia - fosse stata risucchiata da un buco nero per poi rinascere con nuovi colori e con i primi maghi.
Lui si sentiva esattamente così, risucchiato dall’oscurità e poi rinato e travolto da nuovi colori.
Il sangue aveva ripreso a circolare, il cuore pompava rapido nello sterno facendo tremare perfino i polmoni che si gonfiavano, chiamavano aria e stimolavano il riflesso della tosse.
Natsu aprì gli occhi, non riusciva a mettere a fuoco né a captare alcun segnale, cominciò a sudare e schiuse la bocca in cerca di altra aria.
Era febbricitante.
Quando la coscienza riemerse dall’oscurità, si rese conto di aver visto la morte in faccia.
“No, ricordo di averla abbracciata.” Pensò senza riuscire a muovere i muscoli ancora intorpiditi, gli formicolavano anche le piante dei piedi.
Continuava a tossire, con uno sguardo si accorse di essere coperto da un leggero velo bianco.
“Morte.” Pensò tossendo ancora, non riusciva a sollevare le braccia, le sentiva congelate. Qualcuno entrò in camera aprendo la porta lentamente, sentì i piedi leggeri poggiarsi sul pavimento e raggiungerlo. Qualcuno spostò il velo che gli copriva la vista.
Natsu vide solo una cascata di capelli rossi, poi riuscì a distinguere una lunga veste bianca.
«Lucy?». Era stata la sua ultima parola prima di morire, ed anche la prima appena rinato.
«Dillo ancora…» Erza si chinò a stringergli le mani, ancora fredde, e si avvicinò al suo viso per farsi vedere meglio. Non riusciva a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, scosse il suo amico per cercare di ridestarlo da quella confusione.
«Vogliono farvi del male.» disse Natsu con la bocca secca che chiedeva disperatamente acqua. «Dovete scappare, Lucy!».
Erza, anziché rassicurare il mago, sfrecciò fino al corridoio per richiamare gli altri.
In pochi minuti tutta la gilda si era messa in movimento.
 
***
Lucy stava fissando il tetto candido, aveva una mano che ciondolava dal bordo del materasso ed era rimasta lì, sdraiata sulle coperte ad aspettare impaziente.
Per un momento era stata tentata di correre alla gilda per vedere con i suoi occhi se era tutto vero, se stava funzionando, ma poi preferì evitare.
Se lo avesse fatto, di certo qualcuno avrebbe sospettato che c’era lei dietro quel miracolo inconsueto e lei aveva espressamente chiesto a Loki di non dire a nessuno del loro segreto.
Se Natsu avesse scoperto tutto, in particolar modo dei rischi, avrebbe fatto l’impossibile per rompere il legame.
Certo, condividere la propria energia con un Dragon Slayer era una sfida non da poco e la percentuale di possibilità che entrambi ci rimettessero le penne non era esattamente bassa.
Lucy aspettò ancora, con gli occhi socchiusi per la stanchezza. Sentiva l’energia scivolarle via dal corpo come se avesse addosso una sanguisuga.
Un lieve battito di nocche sulla porta la svegliò.
Aspettò un momento, per evitare di destare sospetti, poi si alzò in piedi e finalmente aprì.
«Lucy, davvero, devi venire alla gilda».
«Cosa succede, Gray?» Lo aveva detto con tono rassegnato, sforzandosi di non sorridere e di nascondere l’immensa gioia che piano piano si stava impossessando di lei.
«I gatti avranno sette vite, ma ti posso garantire che i Dragon Slayer ne hanno almeno due.» Gray sorrideva spontaneo, per la gioia aveva tolto la maglietta e, dopo aver dato un pugno in testa al suo amico, era scappato per chiamare Lucy.
Nemmeno Lluvia era riuscita a stargli dietro, non l’aveva visto correre così nemmeno alle maratone.
Quando Lluvia vide spuntare dalla soglia sia il suo amato che la sua amica, non potè che squadrarli male per un momento prima di sorridere. La gilda era in festa e tutti stavano brindando con boccali colmi di birra.
Natsu, ancora rintontito e con le guance rosse per la febbre, era seduto e circondato da tutti i suoi amici.
Lucy non riuscì ad avvicinarsi, averlo visto morto tra le sue braccia aveva innescato in lei una tale disperazione che in quel momento non sapeva nemmeno come reagire. Aveva provato troppi sentimenti potenti in poco tempo, le sembrava di andare in tilt.
Natsu si accorse della sua presenza e decise di alzarsi per raggiungerla, tutti i presenti si zittirono e assisterono alla scena senza proferire parola.
Natsu si avvicinò a Lucy, poi la circondò con le sue braccia e portò il volto della ragazza contro il suo petto.
La rivide a terra, priva di sensi, mentre stringeva un lembo dei suoi pantaloni e provò l’impulso di stringerla ancora di più a sé.
«Te lo avevo promesso, neh Lucy?» le sussurrò in modo che solo lei potesse sentire.
Si riferiva alla promessa di rimanere per sempre insieme.
E lei aveva mantenuto la promessa più che mai, fino a essere disposta a condividere quello che restava della sua magia, a qualunque costo.
«Ti sono sempre piaciute le entrate in scena teatrali, Natsu, ma stavolta hai davvero superato ogni limite!» asserì lei, sentendo le lacrime pungerle agli occhi.
Passò una mano sul volto spinoso del ragazzo, sentendo nuovamente la pelle calda sotto le dita e non riuscendo più a trattenersi scoppiò in un rumoroso pianto e si aggrappò alle sue spalle abbracciandolo ancora più stretto.
Natsu poggiò il viso sui suoi capelli e sorrise, seppur si sentisse stanco, e ricambiò ancora l’abbraccio.
Il resto della gilda tornò a far festa, urlando e brindando in nome e alla salute del loro caro compagno.
La sera venne presto, e con sé anche la stanchezza e i problemi.
Molti maghi erano crollati sui tavoli, alcuni come Gajeel e Levi erano andati al dormitorio con i bambini, altri erano rimasti a parlare e a cercare una strategia per scovare Lord Eyeless prima che potesse nuovamente far danno.
«Questa volta siamo stati fortunati, non sappiamo nemmeno quale Dio ci abbia graziati! Ma la prossima volta? Non possiamo più rischiare e nemmeno essere così avventati!» Erza aveva sbattuto i pugni sul tavolo facendo tremare i boccali, perfino il Master era trasalito.
«Dovremmo andare tutti insieme, sono sicuro che non riuscirebbero a tenerci testa!» Natsu, in qualche modo, voleva continuare a mantenere vivo il fuoco della speranza, seppur fosse davvero poco credibile visto che era crollato su un tavolo e non riusciva nemmeno a stare seduto senza che la testa gli girasse come una trottola.
Tornare dall’Oltretomba non era esattamente la più bella delle esperienze.
«Dovreste andare tutti a riposare, è stata una giornata ricca di emozioni e un mago non ragiona bene col cuore caldo d’affetto. Domani mattina sono sicuro che troveremo una soluzione.» suggerì il Master avviandosi verso la sua camera con l’aiuto di una graziosa Mira.
Natsu si lagnò, ma fu presto convinto a dirigersi verso il dormitorio per recuperare le forze.
Spensero tutte le luci e camminarono lungo i corridoi della gilda, Lucy lo accompagnò fino a metà strada poi lo salutò con un cenno e aprì la porta della stanza femminile.
Se Gray e gli altri tirarono dritto, Natsu aspettò un paio di secondi prima di muoversi.
Afferrò il polso di Lucy prima che lei potesse entrare in camera e con delicatezza la poggiò al muro per poi sostenersi contro di esso facendo leva con i gomiti.
Lucy, imbarazzata, era intrappolata tra le sue braccia.
«Ho avuto paura, Lucy.» Natsu aveva un ciuffo di capelli che gli nascondeva gli occhi, le guance arrossate lo facevano sembrare non solo febbricitante ma anche ubriaco.
Lei deglutì forte, sospettosa del fatto che lui avesse capito la verità.
«Ne ho avuta tanta anche io, Natsu».
«Tutti mi hanno detto che sono stato sull’orlo della Morte, ma che non ci sono precipitato dentro, eppure ho la sensazione di esserci caduto e di essere stato tirato su.» Il mago alzò la testa, puntando i suoi occhi di fuoco contro quelli dell’amica.
«E’ la febbre alta che ti fa parlare così, Natsu. Se fossi morto davvero, come credi che saresti potuto tornare in vita?».
«E se fossi ancora morto? Se questo fosse solo un sogno?».
Lucy si sorprese, non sapeva cosa rispondere e l’unica cosa che le venne in mente di fare - dopo lunghi attimi di silenzio - fu di prendere tra le mani il viso del suo nakama e fargli sentire le sue mani fredde prima sulla guancia e poi sul collo.
«Credi che riusciresti a riprodurre così perfettamente dei brividi di freddo?» Lucy lo aveva detto con un sorriso, cercando di trascinarsi Natsu di riflesso.
Lui che aveva sempre avuto il sorriso contagioso.
Ed in parte ci riuscì, perché il suo amico distese le labbra fino a mostrare i denti.
Poi, però, si avvicinò ancora contro di lei e unì i loro corpi in modo ancora più intimo. Così intimo che le sue labbra le sfiorarono l’orecchio.
«Non volevo farti spaventare così tanto, Lucy. Mi dispiace».
La ragazza rimase in silenzio ad ascoltare i battiti regolari del suo amico, erano identici ai suoi e si chiese se non fosse un effetto collaterale della magia.
«Lucy, - cominciò lui serio - almeno tu mi credi se dico che sono morto? Io non mi sento vivo, tu sei sempre stata mia complice, almeno tu mi credi?».
«Devi andare a riposare, Natsu. Devi andare a riposare nel tuo letto, ci vediamo domani mattina».
Lucy sgattaiolò fuori da quella strana presa e lo salutò con un sorriso prima di sparire nella sua camera e richiudere la porta. Natsu rimase contro il muro, con il viso ancora rosso e il respiro pesante.
Anche lei si sentiva strana, oltre ad essere stanca non capiva il comportamento del suo amico e la cosa non faceva che spaventarla.
Non riusciva a dargli il supporto che avrebbe voluto, perché lei sapeva che era morto.
Sapeva che era morto e tornato in vita.
Ma non poteva dirglielo, non poteva essere sua complice questa volta.
Non questa volta.
Non questa volta che il suo sentimento per lui la stava davvero prosciugando, si guardò la barra argentata dentro il polso, nascosta da un nastrino, e la trovò a poco meno della metà. Averlo davvero riportato indietro doveva esserle costato un tale dispendio di magia che si chiese come non si fosse già addormentata su un tavolo mentre beveva.
Forse grazie all’euforia del momento.
Momento che era stato sostituito, ora, da un senso di gran confusione.
 
Lucy si sdraiò sul letto e crollò in un sonno profondo
Nei suoi sogni, stranamente realistici
Aveva detto a Natsu di toccarla, toccarla ancora
Di mostrarle quanto fosse vivo
E quanto i suoi sentimenti fossero ancora reali
Perché sentiva il bisogno di sentirsi amata.
Ora più che mai.

Angolo autrice
Salve a tutti, e grazie mille a chi è riuscito a leggere la storia fino a qui! Avete davvero un gran coraggio!
Cosa ne pensate di questa storia a tratti un po' assurda?
Ne vedremo delle belle, per Natsu e Lucy non è di certo finita qui.
A sabato prossimo!
   
 
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