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Autore: fotone    08/12/2018    0 recensioni
Gli opposti si attraggono? Forse. Certo è che, talvolta, la passione può essere nascosta dietro i litigi può acidi. Talvolta, la tenerezza maggiore può arrivare da chi sa tenerti testa. Talvolta, l'unica cosa che ci può rassicurare è una carezza da chi di solito ci propone solo risposte provocatorie.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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“Forse non sei così intelligente.” Dico ad Alessandro, sorridendo divertita. Penso che sia molto intelligente, ma non posso ammetterlo. “E se lo fossi più di te?” mi domanda lui, alzando le sopracciglia e avvicinandosi anche troppo a me, con un sorriso sornione. Provo a pensare che sa che non è così, che vuole solamente innervosirmi. Ma se non fosse così? “Non mi sembra proprio.” Gli rispondo, con un’espressione di compatimento, avvicinandomi ancora di più, finché non sono che pochi millimetri a separarci. Mi sembra di entrare nei suoi occhi verdi, che mi guardano dall’alto al basso, con il capo alzato; i suoi capelli quasi neri – pettinati in modo elegante – sembrano come una corona con cui mi schiaccia. Lui ride. Veramente snervante. Gli dico di smetterla una volta per tutte di provarci con me. Lui ride ancora un po’, prima di dirmi, sempre ridendo: “Suvvia, non cadere in certi bias mentali! Smetti di fare proiezione!”. Io allora indietreggio, per organizzare i miei pensieri. Lo guardo negli occhi e gli parlo seriamente, pur non convincendo neppure me: “No, ascolta. Ciò che dici mi lascia basita, mi fa proprio pensare. Ti rendi conto che ciò di cui tu mi accusi è proprio ciò che è più evidente tu faccia con me, in continuazione? Ti comporti come se cercassi di impressionarti, ma è ovvio che sei tu a farlo; mi chiedi di smettere di imitarti, ma a me pare che sia tu che imiti me; asserisci che tu mi piaccia, ma è evidente che mi fai solo arrabbiare e che sono io ad interessare a te.”. Lui si avvicina a me, ed io sbatto gli occhi, preoccupata. Quando giunge a pochi centimetri dal mio viso, mi guarda intensamente e mi dice: “Io non ho mai detto che tu voglia impressionarmi. Non è che magari è solo una cosa nella tua testa?”. Detto ciò, abbassa lo sguardo sulle mie labbra. Io rimango con la bocca aperta e mi siedo, sconvolta. Ha vinto. Aveva ragione. Io sono l’unica che ha proiettato. Mentre tutto mi sembra irreale, riesco ad analizzare il mio corpo e a riconoscere gli alti livelli di adrenalina che potenziano le mie pulsioni sessuali e aggressive, oltre alla scarica di serotonina che mi fa amare questo nostro gioco, questa nostra continua sfida. Lui si siede vicino a me, e mi dice, con voce bassa e meno aggressiva: “Amanda, io ti ho già detto che non nascondo l’interesse e l’attrazione che provo per la tua mente. Se qualche volta hai sentito che si fosse indebolita e ti sei sentita tradita, non devi credere che il nostro legame sia mai sceso. Hai troppa paura, io non voglio che ne abbia. Accetta questo legame, non temerlo. Riconosci la tua attrazione, come io ho riconosciuto la mia”. Dice queste ultime parole con la mano destra sulla mia guancia sinistra. Ma io non voglio tutto questo… a me non importa di lui, mi ripeto. Sono totalmente distaccata da questo individuo. Mi alzo, confusa su cosa fare. Lui si alza con me, mi prende per il bracco e mi gira bruscamente, ponendosi nuovamente molto vicino al mio viso. La sua alta figura mi sovrasta, in un modo che mi dà sui nervi; sento una strana sensazione alla pancia, ma come se galleggiasse fuori, di fronte ad essa: questa incomprensibile sensazione di calore si espande anche nel petto, nelle braccia, nella faccia, come le radici di una pianta, non facendomi capire più niente. Prima di potermene rendere conto, lo sto baciando e gli sto accarezzando le braccia, con il viso coperto da lacrime. Lui mi ferma e mi asciuga le lacrime, sussurrandomi dolcemente: “Non avere paura”. Piango ancora di più. “Non ho paura. Sono solo arrabbiata, perché mi hai delusa. Sei più stupido di quanto pensassi.” Abbozzo io, rendendomi conto anche io stessa di starmi arrampicando sugli specchi. Posa ancora le sue labbra sulle mie, per un dolce e casto bacio a stampo, in modo da mettere fine ad ogni mio disperato tentativo di salvare la mia dignità, in modo da offrirmi la possibilità di essere piccola e indifesa tra le sue braccia. Mi accarezza la testa, mentre le nostre lingue incominciano ad intrecciarsi, mentre i nostri corpi sono stretti l’uno contro l’altro. Sento la sua figura grande e protettiva che mi ingloba, quasi. Accarezza il mio corpo, delicatamente, stringendomi la vita e accarezzandomi i fianchi e il sedere. Mi rendo conto di averlo sempre desiderato, che ogni suo tocco è per me come una boccata d’aria fresca, che quando le sue dita sfiorano il mio corpo io posso sentirmi veramente bene. Gli tolgo la giacca, accarezzandogli le braccia. Lui inizia a baciarmi il collo con la passione che abbiamo sempre messo nelle nostre discussioni, mentre io gli stringo i capelli e porto una sua mano ai miei seni. Sorrido e gli passo un dito dalla tempia alla mascella, per sentire sotto di me i suoi lineamenti seducenti e definiti. Lui risale lungo il mio collo, sopra il mento, sfiora le mie labbra con le sue, rimanendo staccato per qualche istante, affinché possiamo aggrapparci l’uno al debole e desideroso respiro dell’altra. Ci guardiamo negli occhi intensamente, io mi mordo il labbro proprio prima che le nostre labbra si incontrino. Mi accarezza ovunque, prima di farmi sdraiare sul divano e salirmi sopra. Si poggia sui suoi gomiti, sovrastandomi come mi sovrasta quando siamo in piedi. Continuo a baciarlo delicatamente, mentre gli tolgo la cravatta, mentre gli tolgo la camicia. Accarezzo le sue spalle e le sue braccia, per poi tempestargli il petto di candidi baci. Questa situazione è ridicola, sono il gatto che coccola il cane, ma non posso fermarmi. Inizia ad accarezzare il mio ventre, da sotto la maglietta, ed io inarco la schiena verso di lui, cercando il suo tocco, cercando di più. Accarezzo la sua mascella marcata, sulla quale vi è appena un filo di barba. Mi fermo un attimo per dirgli: “Non… non può funzionare.”, ma lui mi ignora e si avvenuta di nuovo sulle mie labbra, affamato di me. Se non mi aiuta a fermarmi, non posso fermarmi. Maledetto. Gli salgo sopra, a cavalcioni, e mi stringo a lui mente mi toglie la maglietta, mi abbassa il reggiseno ed inizia a leccare e mordere i miei capezzoli. Aderisco il più possibile il mio corpo al suo, accarezzandogli le spalle e stringendogli i capelli. Tutto questo non sarebbe dovuto neanche iniziare, ma non riesco a farlo finire. Forse non sarebbe dovuto iniziare proprio perché ora non riesco a farlo finire. Mi piace troppo.
   
 
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