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Autore: crissi    08/12/2018    9 recensioni
Il mio lavoro mi costringe a volte a diventare invisibile nelle famiglie; obbligato a rimanere, indesiderato testimone, anche in momenti che intimi e segreti dovrebbero restare. E a restare imperturbabile, saldo, professionale, anche quando il loro dolore diventa mio.
Missing moments molto liberi visti da una personaggio marginale, una figura professionale ricorrente nell’anime, che ho voluto immaginare sempre come lo stesso individuo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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9 inevitabile follia  


Arras, estate 1775

Ho accolto il loro invito.
Su due piedi, nessun altro indugio. Ho scelto di allontanarmi da Versailles per un periodo di vacanza, via dai miei impegni, dai miei pazienti, dalla appiccicosa Cocodans .
Madame Marguerite sta diligentemente osservando le mie raccomandazioni riguardo il riposo dopo il suo malore e, con l'avvicinarsi del caldo estivo ha deciso di spostarsi nella proprietà di Arras.
- Perché non venite anche voi dottore? - ha inaspettatamente proposto la cugina Alexandra cogliendomi di sorpresa, fissando il suo impertinente sguardo nel mio come la prima volta alcune settimane fa.
- Buona idea. - ha prontamente appoggiato Oscar - Io vi accompagnerò, ma non potrò restare... Non ora che Sua Maestà, la Regina, mi ha riammesso in servizio. - ammette -  Sarei molto più tranquilla se sapessi mia madre in vostra compagnia, dottore.
- Non so… - ho tentennato, con poca convinzione - Ho i miei pazienti, l’impegno con la Famiglia Reale…
- Le Loro Maestà godono di buona salute e di decine di medici a disposizione: nonostante voi siate indubbiamente il migliore, sono certa vi potranno scusare per qualche settimana. Dottor Lassonne, perdonate questo mio egoismo, ma davvero mi sentirei più tranquilla sapendovi là con maman. - ha aggiunto  infine, con tono inquieto.
Da quando Maria Antonietta a lei affidata è diventata regina, è tutto molto più gravoso per Oscar; i suoi compiti sono aumentati e tutte le attenzioni che convergono su Maria Antonietta, ora, di riflesso, sono anche su di lei.
Ma, sebbene abbia a cuore il benessere di Madame Marguerite ed i desideri di sua figlia, è molto più egoista il motivo che mi ha spinto ad accettare; un motivo che insiste a fissarmi, con le labbra piegate in un sorriso appena accennato, sfacciato e provocante.
E così, ieri  mi sono ritrovato a viaggiare con le due gentildonne nella lussuosa berlina per i lunghi spostamenti della famiglia Jarjayes. Con noi anche la piccola Rosalie, la fanciulla che Oscar ha deciso di prendere sotto la propria protezione e che, come confidatomi in riservatezza, verrà presentata come una lontana cugina. Oscar e André ci hanno preceduti a cavallo, scalpitanti ed inquieti quanto i loro destrieri, quanto la loro gioventù.
È stato un viaggio interminabile, con frequenti soste per sgranchirci e nonostante ciò, per madame Alexandra è stato un calvario. Cerca di non darlo a vedere, stringe i denti, respira profondamente, artigliandosi la gamba offesa, ma la frattura che suppongo essersi malamente saldata, immagino debba causarle davvero molto dolore.
Quando siamo arrivati, era già buio da ore. Ero sceso per primo ed avevo quindi offerto la mano a Marguerite prima ed a sua cugina poi. Madame Alexandra ebbe un cedimento nello scendere che la spinse ad aggrapparsi alle mie spalle per ritrarsi dopo pochi istanti, irritata forse più con sè stessa, per la propria debolezza.
- Ho solo bisogno di stendermi - aveva chiarito seccata, con lo spirito di colei che non accetta la situazione.
Un valletto si era quindi avvicinato e lei gli aveva permesso di sollevarla, prendendola in braccio per essere portata nella sua stanza.
In fondo, se fatto da un servo, non ha nulla di personale.
Alexandra … E’ così minuta. Penso a cosa deve aver patito, a quale incubo possa essere stato il suo matrimonio. Mi trovo a chiedermi se un giorno troverà sufficiente entusiasmo per cominciare a vivere pienamente. Mi sorprendo a desiderare che accada. Sì, vorrei che accadesse e vorrei essere accanto a lei quel giorno.

Si è fatta mattina e la grande casa è ancora silenziosa, a parte il via vai della servitù. Fuori, la quiete totale della campagna trasforma i minuti d'attesa in ore.
Odo finalmente il rumore di una porta aprirsi al piano superiore.
Alzo speranzoso lo sguardo alla cima delle scale, ma non è lei.
- Dottore, già in piedi? - mi domanda retoricamente Oscar, scendendo con passo allegro la scalinata.
Incrocio le mani dietro la schiena.
- Troppo silenzio. Non sono abituato a tanta quiete.
- Oh, vi ci abituerete e magari vi mancherà quando tornerete a Versailles. - conclude sorridendo.
Annuisco, distratto.
- Gli altri non si alzeranno tanto presto - mormora la mia ospite dopo avermi scrutato. Ed il mio spirito colpevole, si convince che per altri intenda la cugina.
- Oh ecco… Avrei desiderato conoscere le condizioni di madame Alexandra.  Era molto pallida ieri sera…
- È stato un viaggio faticoso e mia cugina é più cagionevole da quando… dall'incidente. - aggiunge vaga.
- Sono a conoscenza della disgrazia, non c'è necessità che….
- Sono fatti che non amiamo ricordare.
- Capisco.
- Ma sono certa starà bene dopo aver riposato e vi chiederà consiglio. Con voi qui, starà ancora meglio. Entrambe staranno meglio. - afferma riacquistando un composto sorriso - Ah ecco André!
- Buongiorno Oscar! Dottore… - ci saluta con un leggero inchino - È tutto pronto, quando vuoi andare… - la informa.
- Perché non si accompagna a noi, dottore? - mi invita Oscar - Una bella passeggiata fino alla cima della collina di Arras. - aggiunge col tono di una lusinga e l’espressione di un bimbo goloso mentre descrive la vetrina di una pasticceria - Con André ci vado ogni volta che veniamo qui. Se le sembra tranquillo questo luogo, si stupirà una volta lassù. Arriveremo a cavallo fino ad una certa altezza e poi continueremo a piedi. Le piacerà. La colazione ha molto più sapore all'aria aperta.
- Non vorrei disturbare…
- Oh, dottore, dopo due bicchieri André diventa di una noia mortale! Si unisca a noi, la prego…
Sorridenti aspettano la mia replica.
Ed accetto: la campagna non ha mai avuto molte attrattive per me e non riuscendo a dormire fino a tardi, qui solo… Che noia. Provvidenzialmente sono già in tenuta sportiva, indosso anche stivali da caccia sebbene non abbia mai premuto un grilletto in vita mia. D’altronde non pretendo che l’abito faccia il monaco: mi basta confondermi un po’ in questo clima così rurale.

Non riesco a comprendere l'entusiasmo di Oscar per tutto questo… verde.
Lungo il tragitto, non ha fatto che indicarmi le varie coltivazioni della loro tenuta: le vigne, i meleti, il bosco di noccioli e quello di castagni. Sì, bello, tutto molto bello, madamigella Oscar.

Lasciamo i cavalli sotto un gruppo di ciliegi ancora privi di frutti e a piedi ci avventuriamo sul pendio che, ad ogni passo, diventa sempre più ripido e roccioso. Non è una vera scalata, ma in alcuni punti devo aiutarmi con le mani per non scivolare.
Loro sono di casa: credo abbiano percorso questo cammino molte e molte volte. Ha tutta l'aria di una tradizione, un rito. E finalmente arriviamo sulla cima della collina. Ai nostri piedi, da un lato la cittadina, dall'altro la sterminata piana della Normandia. Ammetto che è un panorama notevole: mi fa sentire piccolo e, allo stesso tempo, parte dell’immenso.
- Guardi! Si vede tutta la campagna francese da qui e, in giornate terse, all'orizzonte si scorge l’alone blu della costa. Se chiude gli occhi e si rilassa, può anche sentire il profumo di sale nella brezza. È un luogo che sa di pace, di infinito. Ci riposerei in eterno quassù.
La guardo socchiudere gli occhi. Com'è diversa dal rigido ufficiale che si muove silenzioso per la reggia. I due volti di Oscar. Ma non c'è nulla di dispregiativo in questo mio pensiero, niente che riferisca a doppiezza d'animo.
A volte mi domando “e se invece…”.
Se il generale non avesse fatto quella scelta vent'anni fa, se lei non avesse fatto la sua.
Penso che forse ora non avrebbe quest'aria serena, libera. Penso che non sarebbe così forte, volitiva. Penso ad Alexandra, penso che Oscar avrebbe potuto incorrere nello stesso destino. Penso che potrebbe essere lei fragile e minuta come un uccellino dalla zampa spezzata, logorata da anni di maltrattamenti.
Ma c'è un ma. Alexandra era sola, lontana, senza alcuno su cui contare. Senza un angelo custode. Per fortuna Oscar ha André.
Ed io penso troppo.
- Io non lo sento…
- Cosa?
- Il profumo di sale.
Ride.
Noto la stessa impertinenza nello sguardo, uno spirito vivo, guizzante come fiamme. Lo spirito indomito dei Jarjayes, che mi ha così colpito, attratto e temo già incatenato. In Oscar è più brillante e forte, più contenuto in sua cugina, ma sempre lì.
Sento André arrancare sul pendio.
- Siete certo di non volere aiuto?
- Non preoccupatevi, dottore, ho tutto sotto controllo! - esclama riprendendo l'equilibrio che per un istante lo aveva abbandonato.
Lo guardo posare la sacca voluminosa ai piedi di una grande e solitaria quercia, quassù chissà da quanto, e cominciare a disporre per la colazione al sacco. Riconosco molti piatti preparati dalla governante e non so come riusciremo a finire tutto questo ben di dio.
Eppure ce la facciamo. È proprio vero che l'appetito aumenta con l'aria buona. Ed è piacevole la loro compagnia. Oscar è scherzosa, racconta avventure della loro infanzia, della loro adolescenza, stuzzica André che si difende, e spiega, e ride e qualche volta ammette, ma…
Sorrido. Il mio pensiero torna a quel primo giorno, al primo incontro con loro bambini. Alla domanda che mi posi sulla loro amicizia. Se sarebbe sopravvissuta. Pare proprio di sì. Nonostante ciò che so, l'amicizia è salda. Forse perché André è bravo a nascondersi.

Siamo ormai sazi, anche di più. André si è appisolato sull'erba; il sole, già alto, gioca tra le fronde sul suo viso giovane e sereno.
- Che le dicevo? Non lo regge proprio il terzo bicchiere! A sua difesa devo ammettere che i cesti di Nanny non sono mai “leggeri”, in nessun senso. - scherza Oscar.
Si stende a sua volta, mani incrociate sotto la nuca e socchiude gli occhi.
- Già, è proprio un gran bel posto per riposare… - Il volto si fa serio - Dottore, secondo lei, com'è l'aldilà?
Il malore di sua madre deve avere innescato una serie di interrogativi. Succede sempre così. Traggo un profondo respiro: domanda breve per una risposta complessa.
- Vi confesso di non credere, Madamigella Oscar. Ho aperto così tanti cadaveri che erano solo corpi in cui una volta scorrevano sangue, aria, calore. Sono testimone di troppo dolore per credere in un'entità superiore e benevola.
- Capisco … Ma … Se ci fosse, come sarebbe il vostro?
Esito un poco. Da tanto evito di pormi simili interrogativi.
- Con le persone care, coi corpi sani, le menti serene. Ed il vostro?
Per qualche istante intorno a noi solo il silenzio totale, finché un russare improvviso proveniente da André, spezza la serietà, strappando un sorriso ad entrambi.
- Con André suppongo. Già, temo mi seguirebbe anche lì. - dice con una nota affettuosa in quel temo. - Ed immagino potrebbe assomigliare a questo posto, ad una giornata come questa. Ecco, questo potrebbe essere il paradiso: una bella giornata, un buon bicchiere di vino, una bella compagnia.
La guardo lì nell'erba, distesa a pochi passi da André. Lo stesso sole li carezza sulle palpebre chiuse,  la stessa erba li circonda delicatamente, lo stesso vento caldo li sfiora, ma …” la differenza”… Il muro invisibile è lì.
Un brivido di paura, inaspettato e fuori luogo vista la serenità del momento, mi coglie, come un triste presagio.









   
 
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