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Autore: DarkYuna    08/12/2018    0 recensioni
È buffo, di come a volte basti una sola frazione di secondo, per mutare totalmente le sorti del destino.
Un respiro, un battito di ciglio... uno sbadiglio, e le tessere del puzzle che formano la tua vita, semplicemente mutano, si mescolano, plasmano un nuovo disegno e tu ricominci daccapo ad assemblare tutti i tasselli per giungere al risultato finale.
Un singolo istante insignificante, che poi renderà importante il resto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12.









 
La figura riflessa negli specchi ubicati in varie angolazioni dinanzi a me, presentano una figura sinuosa, magra e flessuosa, il cui corpo è fasciato da un meraviglioso e costosissimo vestito da sposa.
Immagino che il prezzo sia altissimo, per un simile sfarzo. Il costo sarebbe eccessivo per chiunque, specialmente per le tasche dell'uomo che amo.
L'organza orna lo stile a sirena che si modella come una fresca seconda pelle, lo scollo a cuore risalta il seno morbido e le perline ricamate a mano ricreano un roseto fiorito sul tessuto prezioso. Benché i tatuaggi siano tutti in bella mostra, non fanno un brutto effetto, anzi, danno un'aria stravagante ed originale.
E Dio... sono raggiante. Sorrido da quasi un quarto d'ora, ruotando su me stessa, fulgida come non lo sono stata mai.
 
 
Josephine è venuta dall'Italia per partecipare ai preparativi. È una bella signora di quarantaquattro anni, affetta da acondroplasia, ma non per questo si fa fermare dai limiti della società e i pregiudizi nei suoi confronti. Ha corti capelli biondi, occhi azzurri e una dolcezza fuori dal comune.
Lisa, la madre di Chris è qui e ci sono anche le sue sorelle Carly e Shanna.
Ci sono visi conosciuti, solidali, amici, ma non c'è nessuno della mia famiglia. Mia madre ha smesso di rispondermi da quando ha scoperto che ho iniziato una relazione con una persona famosa e mio fratello non vuole riflettori indesiderati sulla sua vita.
Quelli che hanno il mio stesso sangue, non ci saranno al mio matrimonio, nel giorno più importante della vita. Con Chris l'ho buttata sul ridere, ma non ci voleva di certo un genio per capire il dolore che ho nel cuore. Lui l'ha capito... ha capito tutto, le lacrime dietro il sorriso, la sofferenza nascosta nelle parole e la ferita aperta che non vuole saperne di rimarginarsi. Chris vede ciò che per gli altri è impossibile, vede la mia anima e cosa si dimena al suo interno.
 
 
La commessa che segue l'acquisto si approssima, con un sorriso cordiale.
<< Cosa ne pensate? >>, domanda gentile al gruppo di donne, sedute sul divano che mi scrutano contente.
Siamo attorniate da pizzi, tulle e merletto, nuvole di stoffa candida, che rende il frangente di cui sono protagonista, un vero e proprio sogno ad occhi aperti. C'è un soffice profumo di fiori freschi.   
 
 
<< Perfetto. >>, giudica Lisa, riferita al vestito. Ha gli occhi di Chris, di una dolcezza ineguagliabile. << Lei è perfetta. >>, si corregge poco dopo. << Sarebbe perfetta con qualsiasi cosa. >>, afferma sincera. Non immaginavo che potessi andare così d'accordo con la mia futura suocera e cognate.  
Carly e Shanna sono assolutamente d'accordo.
 
 
<< Una principessa. >>, commenta Josephine in inglese. Non conosce fluentemente la lingua, si sforza il più delle volte e spesso le traduco le conversazioni.
 
 
<< E la sposa che ne pensa? >>, chiede la commessa, salendo sulla pedana dove mi sto specchiando. Per la prima volta mi sembra che il mio giudizio sia quello più importante di tutti, non sono mai stata messa in primo piano ed è assolutamente strano.
Sto per chiedere ragguagli sul prezzo, sarà Chris a pagarlo, vorrei quantomeno partecipare, quando la donna fa un annuncio spiazzante.
 
 
<< Questo è davvero strano e non mi è mai accaduto prima, perché il vestito che ha in dosso è l'identico abito che ha scelto il suo futuro marito. >>.
 
 
<< Cosa? >>, sbotto stupefatta.
 
 
<< Beh... se non è essere in sintonia questo, non so proprio cosa possa essere. >>, aggiunge Shanna, strabiliata dalla notizia impressionante.
 
 
<< Quindi, la nostra magnifica sposa, cosa ne pensa? >>.  
 
 
Osservo la faccia stuzzicata dei presenti, poi mi concentro sulla mia che si ritrae allo specchio, mordo il labbro inferiore, con un sorriso che mulina sibillino sulla bocca e, nell'istante in cui sto per dare il responso, avverto un supplizio inspiegabile al centro del cuore, come una pugnalata che lo trapassa da una parte all'altra. Una sensazione terribile risale dallo stomaco e porta in superficie un sapore amaro di desolazione, terrore e panico.
Dapprima mi illudo che sia solo ansia per il grande passo che sto per fare, per la mancata presenza della mia famiglia o per la pressione mediatica che è ricominciata spietata. Una parte di me urla a gran voce che sto sbagliando, che la verità è un'altra ed è così terribile da aver bisogno di un pretesto per non vederla.
 
 
Balzo giù dalla pedana, ho l'espressione più seria mai avuta.
<< Dammi il cellulare. >>, ordino a Josephine in italiano sotto i commenti attoniti delle persone che stanno presenziando all'appuntamento.
 
 
<< Che succede? >>, interroga Lisa, preoccupata dal repentino cambio d'umore.
 
 
Josephine rovista nella mia borsa e, mentre mi passa il telefono, quest'ultimo squilla all'impazzata e la terra trema violenta sotto i miei piedi.
Gli occhi si inumidiscono, provo a convincermi che è solo nella mia testa, che non c'è niente che andrà nel verso sbagliato, che, la gioia, non comporta per forza dolore... però no, però lo so, che non sono degna di essere felice senza pagarne il prezzo salato.  
La mano trema, lo schermo lampeggiante rivela il nome del portatore dell'infausta notizia: Robert Downey Jr. In un estremo atto di coraggio sconsiderato premo il tasto verde per la ricezione delle chiamate e lo porto all'orecchio.
 
 
<< Andria? >>, scoppia, la voce è colma di un rammarico inoccultabile, odo rumori concitati in sottofondo, clacson da traffico e qualcun altro imprecare accanto a lui. << Andria, sei tu? Parlo con Andria? >>. Ha una certa urgenza nelle parole.
 
 
Non riesco a comporre una frase di senso compiuto.
Sono quel tipo di ragazza che non ha mai paura, né di dire le cose in faccia, né di affrontare una brutta esperienza, ho mostrato una temerarietà fuori dal comune quando è morto mio padre, eppure, stavolta non riesco... non riesco a farla quella dannata domanda. Tremo come una foglia, le lacrime sono già traboccate, perché io lo so che è successo qualcosa di grave a Chris.
<< Dimmi che è vivo? >>, chiedo in un filo di voce, temo che non mi abbia udito, invece Robert ha sentito bene. Stanno girando Avengers Endgame ad Atlanta, ci saremmo sposati una volta terminate le riprese, prima del debutto mondiale della pellicola.
 
 
<< Chi? >>, scoppia Lisa, alzandosi in piedi e vicina nel perdere il controllo.
 
 
<< Lo stanno portando in ospedale, Andria. >>. Non rivela nulla, se è ancora vivo, se è morto. << I-io non so come sia potuto succedere, è caduto da un'impalcatura che doveva essere solida, invece... è stato un attimo e poi. >>. Un singhiozzo gli impedisce di continuare.
 
 
<< Dimmi che è vivo Robert! >>, grido e, per la prima volta nella mia vita, smarrisco totalmente me stessa. La terra si apre e mi ingurgita, smetto di respirare.
 
 
<< Non lo so Andria! Non lo so! Non si muoveva più... >>.
 
 
Ho gli occhi sbarrati su Josephine, ma non la vedo realmente, una nebbia ombrosa ha trangugiato il cervello.
Avverto uno scambio agitato di frasi all'interno dell'abitacolo, poi non è più Robert a parlare.
 
 
<< Andria, sono Sebastian. >>, si annuncia. Ha un tono meno burrascoso, sta affrontando la situazione con più calma. Robert è troppo coinvolto per essere obiettivo sui fatti. << Cerca di stare tranquilla, gli hanno dato i primi soccorsi in ambulanza: c'era battito. Era privo di conoscenza, ma il battito c'era. >>.
 
 
<< Sebastian in quale ospedale lo stanno portando? >>.
 
 
<< Summit Urgent Care. >>.
 
 
<< Prendo un diretto per Atlanta, entro mezzogiorno sarò lì. >>. Faccio cenno alla commessa, che incomincia ad aiutarmi a togliere in fretta il vestito da sposa.
 
 
<< Andria? >>, dice Sebastian, prima che butti giù la chiamata per correre in aeroporto.
 
 
<< Sì? >>.
 
 
<< Fai in fretta. >>.
 
 
 
 
 
 
 
Da Boston ad Atlanta ci vogliono quasi due ore e venti minuti.
Le due ore e i venti minuti più lunghi della mia vita, un'eternità intera trascorsa nel tormento, su un aereo che non giunge mai a destinazione.
Io e Josephine siamo partite per prime, mentre la famiglia di Chris partirà nel pomeriggio, assieme al fratello che non era presente in città.
 
 
L'aeroporto internazionale di Atlanta è pieno di giornalisti che mi attendono all'uscita del gate, come un branco di iene affamate, pronte a divorarmi. Scattano foto deliranti, non rispettano il frangente, non rispettano il dolore, non rispettano niente e nessuno, fanno di tutto pur di accaparrarsi per primi un succulento scoop.
 
 
<< Chi cazzo li ha avvertiti?!? >>, sbraito adirata, coprendo con le mani il viso sfatto, dagli occhi pesti e rossi. Josephine mi è accanto, intanto che proviamo a superarli, ma loro ci bloccano ed impediscono di proseguire.
 
 
<< Lasciateci passare, per favore. >>, prega lei. La statura minuta la ostacola nel camminare. Resta ferma di fianco a me, per paura di perdermi tra la baraonda.
 
 
<< Andria, come sta Chris? Cosa puoi dirci? >>, urla un giornalista, puntandomi un diabolico registratore a due centimetri dalla bocca. Lo chiamano semplicemente "Chris", nemmeno fosse un loro amico di vecchia data, si permettono di domandare, ficcanasare dove non gli compete. 
Le persone all'interno della struttura rallentano per capire cosa sta accadendo.
Non so niente della persona che amo, so solo che è caduto da un'impalcatura, Robert era fuori di sé, io sono ancora più sconvolta di lui, poiché non sono dove dovrei essere a causa di gente invadente e prepotente. "Io devo andare", ripete come un mantra il cervello e la crisi di panico si fa strada tirannica.
 
 
Dalla bolgia fuoriesce una mano che mi afferra per un polso, il viso familiare di Sebastian è come un balsamo lenitivo sulle ferite.
<< Signori, cortesemente, lasciatela andare: c'è bisogno di lei, adesso. >>, strepita, ma ha un tono piatto, autorevole, mirato a chiudere la faccenda in fretta. Mi trascina fuori dall'incubo e, con Josephine, riusciamo ad uscire dall'aeroporto, benché i giornalisti ci siano alle calcagna, tentando in tutti i modi di bloccarci.
 
 
<< Hai il tempismo di incontrarmi giusto un attimo prima che io crolli. >>, dico la stessa frase pronunciata la notte che ha provato a baciarmi, molto tempo fa. Non so perché lo faccio, probabilmente sono gravemente sconvolta. Lui se la ricorda ancora, così come la ricordo io, poiché, prima di entrare in auto, mi lancia un'occhiata penetrante.
Non indossa la cintura di sicurezza, mentre io per azione automatica lo faccio. Mette in moto la macchina, parte spedito verso il traffico di Atlanta, ha tutto sotto controllo, serra la mascella, ha uno sguardo assorbito ed estremamente riflessivo.
 
 
<< Sebastian... >>, sussurro, spaventata dal responso. << Ti prego, sii sincero: è vivo? >>.
 
 
Lancia una fugace occhiata preoccupata.
<< Non ha mai ripreso conoscenza in queste ore, però è vivo. >>.
 
 
<< Come è successo? >>.
 
 
Scuote la testa pianissimo, un gesto quasi invisibile, ci sta ancora riflettendo su.
<< Ti giuro che non lo so. Non era una scena pericolosa, tutte le procedure di sicurezza erano state controllate... ha fatto un volo di dieci metri, ed ha battuto la testa in malo modo. >>.
 
 
Smetto di respirare, ho un tumulto nel torace che impedisce ai polmoni di svolgere la basilare funzione. Ogni palpito del cuore, scandisce un dolore che stavolta non sono in grado di fronteggiare.
Non sono più allenata a soffrire, nell'ultimo anno e mezzo sono stata così felice, che ho dimenticato com'è stare male da non riuscire a vivere.
Il cervello a malapena si accorge del tragitto fino in ospedale, è come se una cappa nera fosse calata sulla ragione e ricomincerà a funzionare solo una volta arrivati da Chris.
L'ospedale è addensato di macchine di ogni genere, ci sono di nuovo i giornalisti, c'è così tanta gente che avverto di nuovo l'attacco di panico ghermirmi per intero.
 
 
<< Voi entrate, mentre io resto a tenerli occupati. >>, si offre Sebastian gentile.
 
 
Lo scruto con una gratitudine sincera.
<< Grazie. >>.
 
 
Grava una mano sulla mia.
<< Si riprenderà Andria, abbi fede. >>.
 
 
"Abbi fede".
Fede in cosa? Non ho mai avuto fede, non credo in Dio, non credo che avverrà un miracolo, in fondo non è successo per mio padre, perché dovrei essere graziata adesso? Perché una sorta di forza superiore, dovrebbe essere così benevola da lasciarmi accanto l'unica persona che io abbia mai amato in vita mia?
Perché?
 
 
Ad attendermi alla reception c'è Mark Ruffalo, evidentemente scompaginato. Nel riconoscermi balza dalla sedia della sala d'aspetto e, a passo spedito, viene ad abbracciarmi.
<< Andria! Avrei voluto vederti in un contesto diverso. >>, dice, stringendomi forte, per donarmi un po' di conforto.
 
 
<< Anche io. >>, balbetto a stenti. Cammino in bilico su una fune fragile, basterà un nulla per crollare nell'oblio.
 
 
<< Vieni, è in terapia intensiva. >>. Fa strada verso l'ascensore.
 
 
<< P-perché terapia intensiva? >>, balbetto... Dio, sto balbettando. Non ho più alcun potere sulle azioni, né parole o su me stessa.
 
 
<< Ha avuto un trauma cranico, Andria.  Il resto, le costole rotte e le contusioni, guariranno. >>.
 
 
Le porte scorrevoli dell'ascensore si aprono ed entriamo al suo interno. Josephine è silenziosa, si sforza di comprendere ciò che stiamo dicendo, però non osa intromettersi, di tanto in tanto mi guarda compassionevole, temendo che il peggio possa distruggermi.
 
 
<< Quanto è grave? >>.
 
 
Scuote le spalle, la bocca è piegata all'ingiù.
<< Non lo so. È privo di coscienza da sei ore circa, i dottori non si pronunciano, però gli hanno dato la priorità e tutte le cure che gli servivano: è in buone mani. >>. Sorride bonario per tranquillizzare, però ce l'ha scritto a caratteri cubitali in faccia che non ha la più pallida idea di come andrà a finire.
 
 
Arriviamo al quarto piano, c'è un via vai calmo per il corridoio, molte persone sono raggruppate in fondo, sento un chiacchiericcio vivace, allegro, fin troppo entusiasmato.
Ho un tuffo doloroso al cuore, non riesco a frenare la brutale speranza che sta sbocciando d'improvviso, Mark ricambia lo sguardo acceso, stiamo pensando la stessa cosa. Accelero il passo, spinta da una forza violenta che devo assecondare, lasciando alle spalle Mark e Josephine.
Ci sono quasi tutti, Benedict, Tom Holland, Scarlet, Josh Brolin, i fratelli Russo. Si accorgono del mio arrivo, fanno spazio, stanno ridendo: è buon segno.
Si fanno da parte, lasciandomi entrare nella stanza e Chris è lì, sveglio, sta parlando, ha il busto fasciato, una flebo al braccio, sul petto nudo vi sono collegati dei macchinari. Lo schienale del letto è stato rialzato, per dargli modo di stare più comodo... ed è vivo, anche se pieno di lividi, è vivo. Vivo!
Forse, in fin dei conti un Dio c'è e, questa volta è stato magnanino con me.
 
 
<< Chris! >>, fremo con una matassa in gola che non riesco a disfare. Sto piangendo e ridendo al contempo, sono così felice da poter morire in qualsiasi istante.
 
 
<< Ehi Chris, guarda chi c'è! >>, proclama Robert sollevato, ha l'aria più serena, il peggio è passato.
 
 
Chris volta il viso verso di me, socchiude appena gli occhi per mettermi a fuoco, increspa le sopracciglia ed inclina leggermente la testa.
<< Ci conosciamo? >>.










Note:
Chiedo di nuovo scusa per averci messo di nuovo tanto, ma ero in attesa del trailer perché mi serviva il titolo di Avengers 4 e rendere completa la ff. Quindi ora che ce l'ho, vi beccate il capitolo.
Beh, era abbastanza ovvio che le gioie ve le faccio vedere con il binocolo, mica poteva andare tutte rose e fiori, no?
Credo che siano anni ed anni che ponderavo di voler scrivere una cosa del genere e, se non si fosse capito... sì Chris ha perso la memoria e non riconosce più Andria.
Il mio sadismo è dunque venuto fuori. 

Pubblicherò sicuramente qualche altro cap prima di Natale, non vi lascio in sospeso così, tranquilli. 

Ringrazio ancora chi sta seguendo questa storia. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Un abbraccio.
DarkYuna. 

 
  
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