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Autore: Reginafenice    08/12/2018    4 recensioni
Il termine che dà il nome a questa storia indica ciò che serve come sostegno per una nuova impresa, una sorta di conforto o spinta morale utile a non lasciarsi scoraggiare dalle impervietà di un cammino appena intrapreso. Si tratta infatti di una fanfiction che vede come protagonisti i personaggi di Poldark, con i loro complessi viaggi interiori verso la scoperta della vera felicità, ma inseriti in un contesto moderno. Lo sfondo delle vicende rimane tuttavia la splendida Cornovaglia, dove vecchi e nuovi amori si ritroveranno e si scopriranno indispensabili per capirsi meglio, anche a costo di grandi sacrifici e scelte dolorose.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Adesso la scena era tutta sua. Come una moderna Cenerentola, Demelza notò immediatamente l’effetto dell’incantesimo prodotto dal suo arrivo negli occhi intrigati di chi, discretamente oppure in maniera molto più sfacciata, continuava a osservarla con curiosità sempre più crescente. Nonostante si sentisse davvero splendida nel suo abito di velluto smeraldo, consigliatole con immenso entusiasmo dalla sua fata madrina Verity, l’unico sguardo che per lei contava davvero era quello di Ross.

Facendosi strada a fatica tra sete pregiate e chiffon vari, la prima persona che ebbe la sfortuna di incontrare fu George. Il giovane rampollo dei Warleggan ebbe l’audacia di porgerle un flûte di champagne senza neanche conoscerla, fidandosi della prima impressione che quella ragazza così carismatica aveva esercitato non soltanto su di lui, quanto piuttosto sulla maggior parte delle dame e dei signori che potevano vantarsi di detenere il monopolio assoluto del potere sociale ed economico in Cornovaglia. Come loro, anche George non si sarebbe lasciato sfuggire dalle mani l’occasione succulenta di accattivarsi l’amicizia di una personalità di punta, magari scoprendola prima di tutti gli altri e quindi ponendosi in cima alla lista di coloro i quali avrebbero potuto trarre maggiore vantaggio da una simile conoscenza.

“Mi pare di non avere mai avuto l’onore di incontrala, signorina. Eppure, se ci troviamo entrambi qui stasera vuol dire che abbiamo qualcosa in comune di cui ancora ci sfugge l’esistenza.”

“No, infatti.” Demelza non sapeva cos’ altro dire, sentendosi presa alla sprovvista dall’irruenza dell’approccio di George. Si limitò a ringraziarlo per la gentile offerta dello champagne, una dose di coraggio liquido di cui aveva davvero bisogno per non sentirsi a disagio in quell’ambiente sofisticato e completamente estraneo alla sua natura.

“E’ una parente dei Poldark? Oppure dei Chynoweth?”

“Sono solo un’amica di Ross, oltre che del signor Francis naturalmente…” In quel momento si rese conto della rapidissima e quasi impercettibile smorfia fatta da George con le labbra, presto contratte in un finto sorriso a cui Demelza rispose con semplice educazione. Qualcosa nell’espressione generale di quell’uomo era cambiata da quando aveva sentito pronunciare il nome di Ross, tanto che Demelza trovò scontato immaginare una malcelata antipatia tra i due. Mentre George tentava di dischiudere il mistero della sua presenza a quella festa, Demelza si sentì insistentemente osservata da un giovane affascinante, che si trovava all’angolo estremo del tavolo dove sarebbe stato servito il buffet.

La sua pelle d’alabastro, resa ancora più visibile dalla scollatura del suo abito finemente confezionato e per niente volgare, brillava di riflessi dorati fungendo da piacevolissimo contrasto all’acconciatura semi raccolta dei suoi capelli vermigli. Pareva il soggetto di un ritratto preraffaelita a cui fosse stato dato il dono di un’anima, soltanto per diffondere le vestigia di un antico ideale di bellezza ormai eclissato da una moda scadente e di pessimo gusto in un mondo salottiero sì, ma non più mecenate e divulgatore di cultura emozionale di alto livello.

Della rarità di quella creatura, il primo a meravigliarsi fu il giovane nipote di Lord Flamuth, il tenente Hugh Armitage, il quale trovò opportuno congedarsi dalla sua compagnia di conoscenti per avvicinarsi al duo composto da George e Demelza nel più rapido tempo possibile.

Ogni volta che la mancanza di argomenti in comune con George rasentava il limite, Demelza sperava che la si lasciasse libera di riprendere la sua ricerca di Ross, ma l’inaspettato sopraggiungere di quell'altro uomo sembrò allontanarla ulteriormente dal suo obiettivo e accrescere la sua tensione.

“Quale fortuna ha baciato la mia mano perché potessi ritrovarmi di fronte agli occhi tanta bellezza!”

George si voltò di scatto, notando con un certo fastidio la presenza di Armitage, “La signorina Carne sembra attirare tutti gli uomini come una calamita, caro tenete. Potrebbe aiutarmi lei a convincerla a svelarmi qualcosa di più sul suo conto? E’ un tale peccato essersi accorti soltanto questa sera di lei, che vorrei rimediare in qualche modo.”

“Non sono così importante come crede lei, signor Warleggan. Anzi, vuole sapere la verità? Avevo paura che sarebbe rimasto deluso se avesse saputo chi sono in realtà, perciò ho preferito tenerla sulle spine e rimandare finché lei me lo avrebbe concesso.”

Demelza cercò l’appoggio di Hugh, il quale continuava ad ammirala come se fosse un esemplare unico di un essere divino ancora sconosciuto agli uomini. Le si avvicinò con passo elegante per farle il baciamano, “Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome.
Che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo…

“È molto gentile.” Demelza arrossì in preda al più totale imbarazzo, ma la delicatezza e l’onestà del modo in cui Hugh si rivolgeva a lei colpirono piacevolmente la sua sensibilità. Era una specie di corteggiamento affatto molesto, diversamente dalle occhiate che più di qualcuno aveva avvertito la necessità di lanciarle da lontano.

“Forse farebbe meglio a ringraziare Shakespeare...” Aggiunse George a bassa voce, alquanto seccato da quel patetico tentativo di lusinga.

“Ma se lei è Giulietta, allora chi è il suo Romeo? Non voglio credere che sia sola, sarebbe un affronto troppo grave!”

“Un momento di silenzio, per favore.”

Quando Francis richiamò l’attenzione collettiva per proporre un brindisi in onore della serata e di tutti gli amici che avevano accolto il suo invito, Demelza trovò fortunatamente l’occasione per fuggire dalle grinfie di George, ritrovandosi per contrasto tra le braccia forti e protettive dell’uomo che stava cercando. Ci mancò poco perché non cadesse a terra, a causa della difficoltà con cui ci si muoveva tra tutte quelle persone riunite in una stanza piuttosto stretta, ma la figuraccia che avrebbe potuto fare sarebbe valsa centomila inciampi se solo le avesse garantito quel conforto assoluto del contatto con Ross.

Si sorrisero a vicenda, entrambi con gli occhi lucidi e stregati dalla propria reciproca bellezza. Poi, Ross la prese per mano e la condusse dal suo migliore amico e da Caroline, i quali non aspettavano altro che conoscerla.

“Amici miei, mi dispiace disturbarvi proprio nel momento in cui Francis ha deciso di renderci partecipi della sua felicità, ma ho qui qualcuno che vale notevolmente di più di tutte quelle parole melense che altrimenti otturerebbero le nostre orecchie.”

“Io non ho nulla in contrario alla dichiarazione d’amore di un giovane realmente innamorato, e spero ricambiato, della sua fidanzata. E’ raro di questi tempi, ma sono felice di sapere che l’amore non si sia ancora estinto del tutto.” Le parole di Dwight contenevano una sottilissima ironia nei confronti di Caroline, che presto si accinse a rendere chiara la sua diversa opinione a riguardo.

“Oh cielo, neanch’io ho voglia di affogare nel romanticismo se ne ho la possibilità! Allora, chi è questa meravigliosa creatura che morivi dalla voglia di presentaci, Ross?” Caroline incrociò le braccia al petto, studiando attentamente i delicatissimi lineamenti del viso di Demelza.

Ma, prima che Ross potesse svelare loro il suo nome, Dwight fu preso da un’imminente epifania, “La dottoressa Carne!”

Lo sguardo di Ross prese a vagare con stupore dall’uno all’altra, mentre nel frattempo anche Demelza era riuscita a mettere a fuoco quel volto conosciuto.

“Come ha fatto a ricordarsi come mi chiamo?”

Dwight le rivolse un sorriso molto dolce, “Perché proprio stamattina ho inserito il suo nome tra quelli dei collaboratori che vorrei al mio fianco per il nuovo poliambulatorio dell’ospedale. Da oggi, credo che dovrò iniziare a fidarmi di Ross quando mi dirà di aver trovato una persona speciale che vorrebbe presentarmi!”

   
 
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