Non so da quanto tempo sono seduta qui fuori. Piove, in maniera violenta. Alain mi ha dato il suo mantello, poi mi ha riscossa dalla mia apatia, e mi ha detto in modo brusco, netto " Comandante, non siete la sola che ha perduto qualcuno, oggi".
Lo so, non sono una bambina, sono un soldato. La morte è un'opzione che ho sempre tenuto in considerazione.
Ma non la sua.
Se mi avesse abbandonata al mio destino quando glielo chiesi, mi avesse lasciata andare quando stavo cambiando incarico, se ne fosse andato ad allevare cavalli, o a fare qualunque altra cosa che non contemplasse me, sarebbe vivo.
È colpa mia se è morto.
E io sono viva. Il mio cuore si è frantumato in migliaia di pezzi, ma io vivo. Il mio sangue è gelato nelle vene, ma io vivo. La mia anima è distrutta, ma io vivo.
È come se io fossi stata squartata eppure continuo a respirare, a piangere, a maledire il Fato.
Se continuo a strapazzarmi in questo modo la morte per me arriverà molto prima della data prevista da Lassonne.
Che Dio mi perdoni, io lo spero.
Vorrei con tutta me stessa che la Metempsicosi Pitagorica fosse vera, e che noi due ci potessimo ritrovare un giorno.
Non mi importa in che forma. Non importa se non avremo più mani per sfiorarci, o labbra per baciarci.
Vorrei rinascere filo d'erba e tu rugiada che mi feconda. Oppure diventare montagna che si rispecchia in te lago cristallino.Oppure io dolce salice e tu sfrontato vento di primavera.
Il caos calmo che mi sta divorando tra poco sarà esplosivo come lava. Devo correre, salire su César e sentire la pioggia in faccia. Fare in modo che solo dell'amore mi resti memoria e la morte,per un solo istante, venga trascinata via dalle onde del mare di Normandia.