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Autore: justasecond    09/12/2018    0 recensioni
(A Big Crossover Of All Books)
Samantha Giulia Fletcher, è una ragazza come tutte le altre, ma l'unica cosa che la differenzia dalle altre è il titolo che porta: la ragazza più intelligente del mondo, ogni due anni cambia scuola, ma continua a studiare, si porta a carico la promessa fatta alla madre: di laurearsi per guarire il cancro, ma poi incontra James, un giovane ragazzo di due anni più grande, poi il suo migliore amico e Grace, una biondina dal carattere più fantasioso e forte che la giovane avesse mai incontrato, ma questi hanno un segreto che pochi hanno il privilegio di possedere. Lei pensava di essere sconosciuta in quell'universo. Quando era il nucleo di tutto.
[dal capitolo 4]
"-l'hai sentita la melodia, è lei- sussurra Grace, cercando di non farsi sentire -lo so, ha anche tatuato i due simboli dopo la Chiave-
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Per un attimo mi sento disorientata, e devo dire che agli spostamenti ci sono abituata, l'aria è in fermento, allegramente accompagnata dal boato delle mille voci di giovani adolescenti delle superiori, ma l'unica voce che non sguazza tra quei timbri così differenti è una sola.

La mia.

Il che sembra rendermi un'asociale, ma credo che sia il fatto che qui non conosco nessuno, o almeno credo, l'unica faccia amica che ho nella mia visuale è quella di Christine, la mia quasi sorella, la sua mano è posizionata sulla mia schiena, fa movimenti verticali, dall'alto verso il basso, come se volesse allentare anche solo di un pochino la morsa che stringe insistente il mio povero stomaco in subbuglio, non sono mai stata nervosa per queste cose; è l'abitudine, Sammy cara, ma quest'anno è come essere a casa in modo diverso...

Mi congratulo con la mia dolcissima coscienza al supporto emotivo, mi piacerebbe parlare con qualcuno, ma solitamente i miei dialoghi più interessanti sono stati mandati in via mondiali per le conferenze dell'UE, o altri eventi che comprendono politica e scienza a livello globale, e credo che nessuno di queste anime giovani e vivaci possa interessare il calo produttivo in uno stato importante, quelle poche abitudini fisse che ho sono quelle di riuscire a distinguere una lingua, e ora traduco una lingua che non è la mia lingua madre: l'italiano, ora entra l'inglese in scena, la lingua che ho imparato per prima (forse ho imparato prima l'inglese che camminare), la scuola, l'ambiente riconosciuto come “luogo di culto” per la mente, dove si impara ogni genere di cosa, le lastre grandi di marmo lattiginoso parlano chiaro cosa porta a studiare “G. Washington High School”, la gente che cammina per la piazzetta asfaltata della scuola pullula, e devo dire che non mi sentirò sola quest'anno. i miei pensieri vengono interrotti dall'allegro e pimpante trillo della campanella, qui in America è diverso il suono, è leggermente più trasparente, le mani di Christine mi prendono per le spalle e ora il suo viso è difronte al mio, si inginocchia, mi sistema il colletto della maglia color lavanda pastello (il colore più rilassante che io abbia mai visto in vita mia), mi sistema una ciocca bruna sfuggita alla presa dell'elastico, mi sorride, il suo classico sorriso da “andrà tutto bene”, -ci sei, Piccolo Genio?- le sorrido, cercando di convincere anche me stessa che il sorriso che sto facendo non è falso -credo che più che esserci, sono presente fisicamente- ride -dai, c'è l'hai sempre fatta, non mi dire che una semplice scuola superiore ti intimorisce- ridiamo -no, sono più per il fatto che mi dovrò abituare alle streets e alle avenue- annuisce -vedrai, Piccolo Elfo, c'è la farai- l'abbraccio -ti voglio un mondo di bene, sorellona- mi sfiora la testa con le labbra, poi mi bacia la fronte -e io di più, Piccola Creaturina Dei Boschi...- -non un Seelie- ridiamo -vado, ho l'aereo a l'una, ciao!- la saluto con un movimento fulmineo della mano e scompare, prende il taxi, metto lo zaino sulle spalle, entro e devo dire che il detto “l'apparenza inganna” fa al caso giusto: da fuori sembrava piccola e tozza, ma ora che sono entrata, sono letteralmente rimasta senza parola, le pareti sono di un colore bianco opaco, abbinate a un parquet nero, i finestroni sono aperti sul soffitto e fanno entrare luce e un piacevole tepore, i ragazzi scorrono veloci, e a quanto pare, tutti diretti nella stessa direzione, -hi guys!- esclama uno dietro di me, mi scanso verso destra e vedo un ragazzo molto alto andare in contro a un gruppo di studenti, la cosa mi fa sorridere, poterla fare una cosa del genere con degli amici veri, poi vedo un ragazzo venirmi in contro, -sei tu Samantha Giulia Fletcher?- annuisco confusa -vieni con me, devo farti da accompagnatore- lo guardo confusa mentre la mia testa fa segno di “si”, lo seguo e arriviamo a un salone strutturato come i teatri greci, la trasparenza nei suoi occhi riflessi nelle lenti degli occhiali, scendiamo i gradoni e arriviamo alla fila centrale, mi fa accomodare, poi lui si siede di fianco a me -scusa i miei modi sgarbati, io mi chiamo James, sono del quarto anno- sorrido timidamente e porgo la mano, la stringe delicatamente, il che è strano visto che sembra forte, il ciuffetto color bruno gli copre appena l'occhio destro, non ha una pelle scurissima, ma non è bianco, solo qualche lentiggine qua e la, lineamenti fini, non spigolosi o troppo sporgenti, il suo Pomo d'Adamo è abbastanza esterno, vedo quando deglutisce, mi ricorda qualcuno, ma non mi ricordo chi, andiamo piccolo cervellino, fruga tra gli archivi... -non so dirti, ma sembra già di conoscerti- dico schietta, lui sorride -mi piace fare ricordare alle persone ad altre persone, in questo caso direi che la frase “io ricordo a un sacco di persone un sacco di persone” sia più che opprtuna, non credi?- annuisco, -oh per l'Angelo...- -hai detto per l'Angelo?- annuisco -è un po' che lo dico, Shadowhunters, lo conosci?-annuisce, -ovvio, Durat Lex Sed Lex- gli sorrido, -pochi ricordano questa frase, mi sorprende che tu la ricorda, tra tutte le altre...- -ma è una bella frase, dovrebbe essere in tutti i tribunali del mondo- sorrido, poco dopo una signora sale sul palco in fondo al salone, piano piano della confusione ne rimane un soppresso mormorio -buongiorno a tutti, studenti, come molti di voi sapranno, io sono la preside Julia VanCasler, e voglio darvi il benvenuto nella nostra scuola per il nuovo anno...- prendo un block notes piccolino e segno il nome della preside in bella grafia -segnerai tutto per filo e per segno ogni cosa che dirà?- sorrido -se lo sai perché me lo chiedi?- lo sento ridere, -bene, voglio fare una piccola lezione, come un prologo a questa lunga avventura narrata nel corso di questi mesi, voglio anticiparvi che siamo in classifica nella top five delle scuole d'America, arrivati secondi l'anno scorso grazie al team di ricerca...- partono degli applausi, anche James applaude, io lo seguo -ciò sta a dire che dovrete tenere alto il nome di questa scuola- annuisco, -okay, voglio dirvi che qui, prima dell'università, sono venuti a studiare alcuni dei più bravi chirurghi, oncologi e cardiologi del Paese, perché loro hanno rispettato le regole, e hanno studiato a dovere, portando in alto il nostro onore, e noi...- indica il corpo insegnante seduto dietro di lei -non vogliamo, ma pretendiamo la perfezione da ognuno di voi- annuisco -retoricamente, questo discorso lo ripete uguale ogni anno, credo che lo reciti anche sotto la doccia- mi sussurra Jam, io sorrido -shh, non voglio essere ripresa- sorride -okay, Piccolo Genio- arrossisco, -Piccolo Genio? Come sai che è il mio soprannome?- fa spallucce -non lo sapevo, credo che il caso sia stato a mio favore- rido leggermente -bene, ora voglio che qualcuno di voi mi di un esempio di valore- una mano scatta su dalle platee anteriori, la preside si avvicina e gli porge il microfono -il rispetto- la voce è femminile, acuta e squillante, risuona nella platea come un'onda d'urto -bene, il rispetto, dovete portare rispetto in ogni momento che sarete dentro questa scuola, per le persone e per le cose-, la penna scorre veloce e segno tutto, passiamo poi la seguente mezz'ora a elencare i vali valori del codice scolastico, -bene, ora...- un professore si alza e intima qualcosa alla preside, le si illumina il viso -ora... chi si ricorda del progetto che ha aderito la nostra scuola?- qualcuno nelle platee indietro alza la mano, prende il microfono -il progetto I.S.E.O., preside- sorride mostrando le leggere zampette di gallina ai lati degli occhi, -bravo, ora, il progetto consisteva a mandare in una scuola del paese una ragazza o un ragazzo tra la top five più intelligente del mondo, ora voglio un vostro parere, che posizione è lo stuedente o la studentessa che è arrivata?- -posso dirlo?- mi sussurra James, sorrido e lo contagio -come vuoi, Mister Il Caso è A Mio Favore- mi da uno schiaffetto al braccio e tira su a scatto la mano, la preside lo nota -signor Williams, vuole rispondere?- si alza e si spazzola i jeans -molto volentieri, Signora Preside- lei lo guarda con un sorriso, lui si alza e inizia a scendere le scale -dovete sapere che, lo studente o la studentessa in questione ha qualcosa di più di una mente super sviluppata che è un mostro ai kangaroo o alle coppe di Pitagora, ma una persona incredibile, non dobbiamo dargli o darle etichette, lei o lui è come noi, solo che invece di avere il QI di una sedia rossa ha il QI della sedia nera, forse molte sedie nere...- nel teatro tutti ridono alla frase, io lo guardo confusa, lui mi fa l'occhiolino, sorrido con un misto di divertimento e confusione, -chi di voi diventerebbe l'amico del computer quantistico che avremo a scuola per un anno?- alcune mani, forse la metà, si alzano e anche la sua, cosa che mi fa sorridere appena -ebbene, signori e signore con il QI di una sedia rossa...- ridono di più -abbiamo tra noi il computer quantistico umano più intelligente al mondo, ed è una mia conoscente, un applauso caloroso da sedie rosse per Samantha Giulia Fletcher!- tutti applaudiscono, alcuni fischiano, lui mi fa cenno con la testa di raggiungerlo, mi alzo e gli vado accanto.

Ecco perché mi conoscono. Non perché sono una comune ragazza. Ma per il titolo che porto. Mi conoscono solo per questo.

   
 
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